martedì 1 agosto 2023

Progressisti

Con la consueta impareggiabile faccia tosta ora a sinistra dicono che la destra deve smetterla di attaccare la magistratura. E che loro difendono la magistratura dagli attacchi della destra, non che usano la magistratura per combattere la destra. Molti decenni fa  a sua madre che chiedeva "vuoi un panino grande così" mio figlio bambino rispendeva "no, piccolo così" indicandone uno più grande, Da allora so che le parole possono non avere il significato c me noto. 

Si dicono antifascisti e impediscono con la forza di parlare a chi non la pensa come loro, come facevano i fascisti. Ne deduco che per loro fascista è chi non fa come loro e che quindi essere tacciato  da fascista non è un'offesa ma un complimento.

Si dicono progressisti, ma per loro il progresso è in molti casi tornare agli usi delle civiltà precristiane, un regresso di duemila anni: eugenetica, eutanasia, aborto, divorzio, vizi sessuali, prevalere del più forte sul più debole.

Insorgono per la stretta sul reddito di cittadinanza. Ma allora lo sanno che ci sono centinaia di migliaia di italiani che non lavorano! Ma se lo sanno perché vogliono accogliere dal mondo altre migliaia di disoccupati?  Qualcuno magari sarà sfruttato per pagare il reddito di cittadinanza agli italiani ma molti altri sfrutteranno gli italiani che lavorano, come quelli che indebitamente hanno reddito di cittadinanza.


 

 

venerdì 28 luglio 2023

Progressività

Sarà pure la più bella del mondo ma non è stata dettata a Mosè sul Monte Sinai e nemmeno al Profeta in Arabia. Se la sinistra tornerà al governo magari sarà sostituita dal Corano, immutabile e superiore legge divina, ma per ora è così solo per una minoranza tanto amataE dagli stessi amanti della Costituzione.  E posso criticarla. 

I progressisti sì chiamano così perché adorano che nella Costituzione italiana sia  scritto "Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Se Tizio lavorando un certo tempo,  con una certa abilità e un certo impegno guadagna 100 di lordo e paga 20% d'imposta, per loro l'ideale sarebbe che  se Caio lavorando il doppio di tempo o con doppia abilità o doppio impegno guadagna 200 dovrebbe pagare 60% d'imposta,  ma si accontentano del 30%, l'ideale sarebbe che entrambi percepissero 80 di netto ma si accontentano che Tizio abbia 80 e Caio 140, meno del doppio. 

Se poi una tassa si paga quando si supera 195 Caio dovrà pagarla, non solo limitatamente alla differenza tra il suo reddito lordo e il limite ma per qualsiasi importo essa comporti. Una bella progressione. In pratica se Caio paga 20 di tassa, Sempronio ha 190 di lordo e per entrambi l'imposta è 30% il netto per Sempronio sarà 133 e per Caio 120 con grande gioia dei progressisti.

Ancor meglio con l'inflazione. Se il reddito nominale di Tizio passa da 100 a 200 e i prezzi al consumo da 100 a 220 il suo reddito reale passerà da 80 a 55 pagando più imposte con meno reddito: una vera goduria per i progressisti.

Succede che per essere curato chi ha già pagato imposte deve pagare ticket mentre chi nulla ha pagato  nulla paga. Doppia progressività, gioia dei progressisti, Un bell'incentivo ad evadere il più possibile. Sarebbe più giusto fare il contrario: più uno ha già pagato meno deve pagare, ma si disincentiverebbe l'evasione.  

Si dice che se i soldi non bastano si deve far pagare ai ricchi. Ma il servizio o è gratuito per tutti o per nessuno, se il servizio è gratuito ma i soldi non bastano si aumentino le imposte per tutti, sia pure di più per i ricchi. Anche se il ticket fosse pagato solo dai ricchi sarebbe ingiustamente pagato solo dai ricchi malati. In realtà oggi è pagato anche da chi ha avuto un aumento del reddito nominale con diminuzione  di quello reale. Una goduria per i progressisti. 


 

 

martedì 4 luglio 2023

Se dixea

 ℓ e

Me mama dixea

   "Ah signor dae texe! Gaveo un poche de noxe e i sorxi m'in ga magnà mexe"
"Ah Signore del sottotetto, avevo un po' di noci e i topi me ne hanno mangiate mezze"
Così si lamentava quando qualcosa non andava come voleva
.
   "Finiso de broar su"
"finisco di lavare i piatti" Chissà se si dice ancora, magari usando la lavastoviglie.
   De chi proprio non podea soportare me mama dixea
"Mai pì gh'in nassa de sta bruta rassa"
Mai più ne nascano di questa brutta razza

   "Ndemo a pisacan"
In primavera era abbastanza normale: andiamo a tarassaco. C'erano i campi e nei campi i "pisacan". Mi pare ci siano tuttora, ma chissà se si va ancora a raccogliere "pisacan".

   "Xe ndà xo de raboto"
Quando la parte posteriore della scarpa si piegava e non teneva più il tallone al suo posto. Capitava spesso, specialmente con le scarpe ereditate dai fratelli maggiori ,,,

   Se dixea
"El sa da brustolin"
e Brustoeon vendeva geeati. Capitava spesso, usando la stufa a legna e usando pentole non particolarmente sofisticate, che quel che si cucinava prendesse un po' sapore di fumo, di bruciato, "savesse de brustolin". Capitava anche che tale sapore non fosse del tutto sgradito, perfino che fosse gradito
   "El xe na bronsa cuerta"
Una brace coperta di cenere. Un persona ipocrita, che sembra brava e buona ed è tutt'altro. Uno bronsa cuerta sembra inoffensiva ma se la tocchi ti brucia: decisamente non era un complimento.

   "Poro can, poro gramo"
Poverino, poveretto e poteva essere  offensivo o amorevole e altro: di pendeva tutto dal tono con cui si diceva. Letteralmente: povero cane, povero gramo misero, meschino). Frmminile: pora cagna, pora grama. Ma si diceva anche pora bestia, poro omo, pora dona. Poro (povero) da solo non si usava, si diceva poareto e poareta ma anche poro stupido, poro cretin, poro semo, poro diavoeo, eccetera.
   "Fiol d'un can"
Figlio di un cane, ma quasi mai era o era percepito come un'offesa. Lo diceva il padre o la madre al figlio e naturalmente se era o no offensivo dipendeva dal tono e dal contesto. Certo che un foresto lo poteva prendere male.

Me nono dixea
   "vien do daea teda"
Dizione campagnola, io avrei detto "vien xo daea texa", scendi dal fienile. Il fienile era un posto pericoloso e di regola era vietato salirci senza validi motivi. Sarà stato per questo che io ci salivo quasi tutti i giorni con la scala a pioli.

   "varda che toeo ea scuria"
"Attento che prendo la frusta". La minaccia era frequente, ogni volta che non ci comportavamo secondo le regole, ma non ricordo che alla minaccia sia mai seguito il fatto.
   "varda che ciapo ea viscia"
"Guarda che prendo la verga" Come con la "scuria", solo minacce. La "scuria" aveva il manico di vimini intrecciati e una striscia di cuoio intrecciato legata in cima, la "viscia" era qualsiasi semplice sottile ramo flessibile che lasciava il segno dove colpiva.
   "Iii .... Ooo" al musso
El musso capiva sicuramente sti do comandi, ma forse anca qualche aktro. "Iii", va: e partiva; "Ooo", fermate: e se fermava. In latino "i" é "va", imperativo di ire, andare. "O" penso sia solo un suono molto diverso da "i".

   "No ve butare sui marei"
Non buttatevi sui mucchi di fieno. Quando era momento mio nonno "segava la spagna", falciava il trifoglio. Era un campo, dietro il cimitero. Non era molto, solo quanto poteva bastare per due mucche e un asinello. Ma doveva usare la falce per una lunga giornata, solo fermandosi di tanto in tanto "par uarla con la piera" che teneva nell'acqua, in corno di vacca attaccato alla cintura. Si fermava, estraeva la pietra per affilare dal corno, la passava sulla lama con movimenti regolari, la riponeva nell'acqua e tornava a tagliare l'erba. Ad ogni modo quando lui tutto solo aveva finito sul campo c'erano file di erba tagliata che le zie sparpagliavano per farla asciugare al sole. Poi alla sera perché non si bagnasse veniva raccolta in mucchi, in invitanti "marei" di fieno sui quali tuffarci. Qualche tuffo magari si faceva, ma era severamente vietato: rovinava il lavoro della giornata.  

   Aea stasion el dixea
"pianxì, pianxì putei che ea mama ve da i schei"
Alla vecchia stazione delle FerroTramvieVicentine, davanti a Campo Marso, c'era un ambulante che vendeva croccanti e altri dolciumi nella sala d'attesa e poi anche sui treni in attesa di partire. E per vendere i suoi prodotti si rivolgeva non a chi li pagava ma a chi li desiderava.  "Piangete, piangete bambini che la mamma vi da i soldini": la cosa funzionava e lui vendeva.

   D'inverno se dixea
"Femo na slisegaroea"
Le strade del paese, tranne forse la Vicenza-Bassano, non erano molto trafficate e ci si poteva tranquillamente giocare. Per fare una slisegaroea bastava gettare un secchio d'acqua ai margini della strada per avere il mattino seguente un tratto ghiacciato su cui "slisegare".

Se dixea
"Oh Maria Vergine Santisima de Monte Berico"
Ogni occasione era buona per dirlo con ogni tono possibile: dolore, piacere, gioia, tristezza ...

I dixea
"Pedaea, pedaea che te ciapi la rua davanti"
   "D.O.M, Done e Omini Marideve"
Stava scritto sulla facciata di qualche chiesa per Deo Optimo Maximo (A Dio, il più buono, il più grande),  

   I dixea
"Coe de dedun"
Dizione campagnola per "code di digiuno", noi solo "coe", code. Sono le radici amare, una varietà di cicoria  dal sapore amarognolo, seppur unico. Sono decenni che non ne mangio. Penso si mangiassero in quaresima:

Me xie dixea
   "Doman femo ea broa, doman femo ea lisia"
"Domani facciamo il bucato".Ma non era una cosa semplice come oggi. La broa non si faceva molto spesso e quando si faceva era un giorno speciale, molto impegnativo. Le robe si lavavano frequentemente, ma quando si faceva la broa si lavavano anche le lenzuola, i nisoi. A quanto ricordo, quello che si doveva lavare veniva messo in un capace mastello e coperto con un  telo. Sopra il telo si metteva la "senare", la cenere, e sopra vi si versava acqua bollente (da cui "broa") e si formava la liscivia (da cui "lisia"): broa e lisia erano termini solitamente equivalenti. In casa non mancava la "senare" dato che non mancava il focolare e il fuoco a legna, unico modo possibile per avere il fuoco. Si cominciava presto, perché a queste prime operazioni seguiva il lavaggio vero e proprio, poi la risciacquatura e finiva con tutta la broa, tutta la lisia, tutto il lavato steso al sole su corde sostenute da pali. 

   Me popà dixea
"No'l xe farina da far ostie"
Non è farina da far ostie, non è uno santo e pio, uno buono e servizievole con cui è facile convivere

   Scarpe, scarpe:e, scarpie no e gera gnanca parenti
Scarpe, croste agli occhi, ragnatele non erano nemmeno parenti

   ... e a un serto punto el piron xe deventà forchetta
Ad un certo punto "piron" è diventato "forchetta". dal dialetto all'italiano

Me mama dixeva
"Pitosto che roba vansa crepa pansa"
Negli anni 40 nessuno pensava di mettersi a dieta dimagrante e quando c'era da mangiare si mangiava.
Nessuno diceva "Che beo magro che te si" per fare un complimento, anzi.


Nelle parole in dialetto la lettera elle è qualcosa di ambiguo. Tutti sanno che c'è ma normalmente non si pronuncia o suona come una breve e.  Ma nel dire la stessa parola capita anche di pronunciarla come elle: non c'è regola fissa, dipende dal momento, dalla persona on cui si parla, da come viene da dirla. 

   "El me ga bravà"
Penso che non siamo molti a ricordare cosa si voleva dire


Serve traduzione?
https://docs.google.com/spreadsheets/d/1BwljkArdJVXATgGUGOF-wpKAXVU7TGi-lSHpVKJ3m2c/edit?usp=sharing

lunedì 12 giugno 2023

Over

 Nel 1994 gli ultra65enni non pagavano la tassa sanitaria  se avevano un reddito familiare sotto 70 milioni di lire lorde annue. Per non spaventare la gente la tassa fu detta "ticket" e tutti così la nomarono.  Riferendosi al reddito familiare i singoli pagao ticket  se sono over il limite mentre ai coniugi basta la metà,  perché si adempisse quanto detto dall'art. 31 della Costituzione. 

Trent'anni dopo, nel 2023, gli over65 non pagano ticket se hanno reddito lordo annuo under 36151,98 euro o 18076 medio pro-capite se sposati, ossia pagano il ticket avendo circa la metà della capacità contributiva di chi doveva pagarlo nel 1994, perché si adempisse quanto detto dall'art, 53 della Costituzione.

E così per non pagare il ticket un over65 deve avere sempre meno reddito reale ossia capacità contributiva.

 

 


 

 

Sicuramente

 Non so se sono maggioranza, ma sicuramente anche nel PD ci sono persone intelligenti e oneste. Credo che queste persone non si meritino di avere in capo al partito quelli che hanno ma qualcuno di meglio. Non mi pare molto intelligente considerare gli italiani tutti dei bambinoni da terrorizzare col babau perché  ti vengano fra le braccia , non si può andare avanti per mesi evocando il pericolo fascista prima e quello autoritario dopo sapendo benissimo che il fascismo è morto e sepolto da decenni e che quello che fa il governo "fascista" è stato fatto fino ieri da governi antifascisti. Lamentare che in Italia va male questo e quello quando si è governato fino a ieri è darsi la zappa sui piedi dato che in massima parte non può dipendere che dai governi precedenti.  

Voler far passare  Fratelli d'Italia per un partito fascista mi sembra illogico: se qualche tempo fa era sul 4% e ora è sul 30%,  supponendo che allora erano tutti fascisti o il 26% dei votanti è diventato  fascista o i fascisti in FdI sono solo  il 13%. E che allora fossero tutti fascisti e che un quarto dei votanti lo sia diventato in pochi anni resta da dimostrare.

Il PD era un tempo il partito dei lavoratori e si dice "democratico", cioè dalla parte del  popolo. Ma in realtà più che alla democrazia sembra ispirarsi all'oligarchia. È elitario e difende solo i diritti delle minoranze, di tutte le minoranze e  privilegia gli stranieri. Difende  le borseggiatrici rom, i rom che vivono nell'illegalità,  gli immigrati illegali, chi abusivamente occupa le case.
La lotta per i diritti degli operai è sostituita da quella per i pretesi diritti dei diversi praticanti varianti sessuali
, la tutela dei poveri con prole da quella dei ricchi omosessuali che la vogliono comprare. Una comunità arrogante e odiosa, egoista e egocentrica, una minoranza che non vuole parità ma supremazia, vuole essere rispettata ma non rispetta,  non vuole essere offesa ma offende,  vuole imporre il suo pensiero a tutti e non ne tollera altri. Una maggioranza che non riconosce i diritti della minoranza è male ma una minoranza che non riconosce i diritti della maggioranza è peggio,
Giustissimo che nessuno s'intrometta su quello che fanno in privato, senza obbligare nessuno possono fare liberamente ciò che preferiscono, ma in pubblico dovrebbero avere un minimo di rispetto per gli altri. 



 

 

venerdì 3 marzo 2023

Progressività

Art. 53.Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Questo si legge nella Costituzione della Repubblica Italiana che parte degli italiani dicono la più bella del mondo, perfetta e immutabile ma da loro modificata (in peggio) e osservata solo quando a loro conviene.

Viene da pensare che "criteri di progressività" significhi che se Tizio ha doppia capacità contributiva di Caio deve pagare più del doppio di imposte e tasse. Per me sarebbe giusto che pagasse semplicemente il doppio, per altri la progressività non è mai abbastanza progressiva e  la tassazione dovrebbe essere tale da rendere uguali i netti di lordi diseguali. 

In pratica può succedere che si debba concorrere alle spese pubbliche in ragione inversa della capacità contributiva, capita che la tassazione aumenti con capacità contributiva diminuita.

Quando vi è inflazione avviene che:
se il valore nominale del reddito resta immutato diminuisce il valore reale della  capacità contributiva e parimenti quello della tassazione:
se il valore nominale viene completamente rivalutato resta la stessa capacità contributiva reale  ma può aumentare la tassazione reale;
se il valore nominale viene parzialmente rivalutato diminuisce la capacità contributiva reale  ma può aumentare tassazione reale.

Infatti non vengono rivalutati limiti di reddito oltre i quali aumenta la tassazione o cessano le agevolazioni, limiti calcolati decenni prima non più corrispondenti alle reali capacità contributive. Capisco che questo vada bene per la sinistra sempre affascinata da maggiore tassazione e maggiore progressività, ma mi aspetto che non vada bene per la destra ora al governo.

Una coppia di sposi con pensione media lorda di 16584 € (circa 1250 netti mensili) è esente per reddito dalla tassa sanitaria (ticket). Con inflazione al 9% se l'anno dopo le pensioni vengono interamente rivalutate del 9% il totale supera il limite e devono pagare il ticket: la capacità contributiva non aumenta, la tassazione sì. Con pensione media 17053 € e rivalutazione solo del 6% si avrebbe più tassazione con meno capacità contributiva, checché dica la Costituzione. Pare che la cosa non interessi alla destra ma sicuramente piace alla sinistra.

Nota
16584*1.09=18076 € lordi annui =  1217 € netti mensili
 



 

 

Fasce

"Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia" (Lc 2,12). A Natale così viene ricordata la nascita di Gesù.
Ma chissà quanti si ricordano o almeno sanno che fino a non moltissimo tempo fa i bambini magari non venivano adagiati in una mangiatoia ma tutti venivano avvolti in fasce. Non pannolini usa e getta ma lavabili, lavati e riutilizzati. Sole o pioggia si dovevano cambiare e d'inverno capitava che asciugassero nell'unica stanza riscaldata della casa, riempiendola di umidità. Messi i pannolini, i bambini venivano fasciati: completamente, dai piedi al collo, comprese le braccia (o magari no). Sicuramente ho visto così i miei fratelli più giovani, nati a metà degli anni 40. Anche il mio primo figlio è stato fasciato, almeno inizialmente.

A quanto pare la cosa durava da almeno duemila anni. Oggidì credo sia rimasto solo il nome "fasciatoio", ma penso non siano moltissimi a sapere perché si chiama così.