venerdì 30 dicembre 2011

RAI

E ora per un mese la Rai ci ossessionerà con l'invito a pagare l' imposta RAI e poi per un altro mese e più per ricordare che il tempo è scaduto ma si può sempre rimediare pagando una piccola sovrimposta.

Stando a quanto m'insegnavano a scuola, non di tassa ma d'imposta si tratta, essendo tenuti a pagarla praticamente tutti a prescindere dall'utilizzo o meno dei canali RAI o dall'uso o meno dell'apparecchio posseduto.

L'insistenza con cui la RAI ne chiede il pagamento mi fa pensare che non tutti però la pagano e che - come per le altre imposte - invece di far pagare chi non ha mai pagato fanno pagare di più quei fessi che l'hanno sempre fatto. 


Io devo essere doppiamente fesso: oltre a pagare da 50 anni il canone intestato a mia moglie ora mi fanno pagare un secondo canone intestato a me perchè, secondo loro, avendo residenza anagrafica diversa non siamo una famiglia , nulla valendo il fatto che di recente abbiamo festeggiato i 50 anni di matrimonio, di vita insieme.

Da inesperto non capisco perché la gente spenda tanti soldi per pagare avvocati e ottenere divorzi quando basta chiedere la residenza nel Comune vicino perché il matrimonio sia considearto nullo e la famiglia inesistente: potrebbero anche continuare a vivere sotto lo stesso tetto purché uno dichiari di entrare dalla porta nel Comune A e l'altra da quella nel Comune B.


È sicuramente così perché, dato che tutti tutelano la famiglia e che basta un canone per famiglia anche se si hanno 50 televisori nella casa in città e 20 in quella al mare, devo convincere mia moglie che non siamo una famiglia, che la nostra famiglia non esiste perché "Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare".


Naturalmente visto che pago doppio mi spettano almeno due trasmissioni dello stesso programma: per questo hanno inventato il "rewind" e generosamente lo concedono a tutti quelli che lo desiderano, anche se pagano un solo canone o nessuno. 

A me sembra come se pagassi quattro volte la stessa mela, ma magari mi sbaglio.


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martedì 13 dicembre 2011

Confronti

Con riluttanza, ma forse i nostri parlamentari sono  disposti a rinunciare a un pochettino dei loro privilegi, magari ad avere lo stesso trattamento degli eurodeputati o dei parlamentari meglio pagati dei paesi europei o della media.
Anche i dipendenti pubblici pretendono retribuzioni europee, normalmente quelle percepite nei paesi più generosi: non hanno come i parlamentari e altri la facoltà  di attribuirsi essi stessi lo stipendio ma ci provano.
Il fatto è che per pagare stipendi, imposte e contributi di chiunque venga retribuito con pubblico denaro
i soldi arrivano da tutti gli altri cittadini che pagano tasse e imposte. A parer mio il confronto va fatto con questi e non con gli omologhi europei. 
Se la Germania produce un pezzo al costo di un euro, l'Italia lo deve produrre al costo di un  euro e possibilmente meno. Ha poca importanza che l'operaio tedesco guadagni 2000 euro al mese e quello italiano 1000, importa a quanto si può vendere quel pezzo e l'italiano potrà pretendere di guadagnare quanto il tedesco solo se il pezzo potrà essere ancora venduto a 1 euro, meglio a 98 centesimi. Perché questo possa avvenire o si fanno più pezzi o si riducono le spese, meglio se entrambe le cose lavorando di più, razionalizzando l'organizzazione aziendale, apportando innovazioni tecniche, migliorando i servizi pubblici, eliminando le spese inutili. Fra quest'ultime si possono considerare le imposte pagate senza contropartita, ma le imposte non dipendono dalle aziende.
Fatta salva la congruità con l'utilità e qualità del lavoro svolto, i compensi elargiti dagli Enti pubblici più che con quelli esistenti in Europa  andrebbero confrontati con quelli percepiti da chi li deve pagare. Se facendo bene il mio lavoro guadagno 100 non mi par giusto dovere rinunciare a buona parte del mio reddito perché un pubblico dipendente prenda 110 o 200 per fare magari male il mio stesso lavoro. Se gli altri italiani non godono del benessere dei tedeschi nemmeno i dipendenti pubblici italiani possono essere trattati come quelli tedeschi, specialmente quando il servizio che rendono al paese è inferiore. In regime concorrenziale uno può fissare come vuole il prezzo della sua prestazione, ma chi deve pagare è libero di scegliere un altro o di rinunciare alla prestazione. I dipendenti pubblici lavorano invece in regime di monopolio, i cittadini non hanno scelta e i parlamentari si fissano come vogliono la retribuzione: chiunque sia eletto non rinuncerà alla prerogativa, al massimo voterà contro l'aumento o pro la riduzione di benefici solo quando è certo di trovarsi in minoranza. Forse tutti loro pensano di meritarsi pienamente molto più di quanto si danno, io lo dubito: "dal frutto infatti si conosce l'albero" (Matteo,12,33) ......



Wikio

lunedì 12 dicembre 2011

A proposito di equità

Supponiamo un lavoro a 25000 euro lordi annui. Se Aldo lavora in regola e Berto metà in regola e metà in nero, Aldo avrà netto 18010 euro e Berto 10237 più 12500 in nero totale 22737 euro. Mettiamo che quando vanno in pensione questa sia il 50% della retribuzione lorda: Aldo avrà 9005 e Berto 5118 euro annui, cioè 692 e 393 euro lordi per 13 mensilità. 
Berto ha ricevuto per 42 anni 4727 euro netti in più di Aldo in totale 198534 euro che potrebbe avere accantonato. Se vanno in pensione a 65 anni e vivono fino a 99 Aldo percepisce 692 euro lordi e Berto 393 più 449 netti (198534/34/13). Anche ipotizzando che nessuno dei due abbia ritenute fiscali sulla pensione,  per 34 anni Aldo avrebbe 150 euro al mese meno di Berto.
In questo caso sarebbe equo rivalutare la pensione di  Berto e non rivalutare quella di Aldo?



Wikio

martedì 6 dicembre 2011

Tributi.

Chi non paga il pizzo è un eroe, chi non paga le imposte è un mascalzone: ma come la mettiamo se le imposte sono viste come il pizzo pagato allo Stato?
Se un traghettatore mi chiede di pagare il traghetto meno di quanto mi costerebbe fare il giro passando per il primo ponte è giusto e pago volentieri, se invece un prepotente si pone sul ponte da sempre di uso pubblico e vuole che paghi per lasciarmi passare è una rapina e considero mio diritto e mio dovere fare il possibile per non pagare.
Se lo Stato chiede molto più di quanto valga quello che offre la considero una rapina, se chiede a me di sacrificarmi per consentire ad altri di vivere agiatamente non la considero solidarietà ma sopruso, se con me si comporta disonestamente non gli riconosco il diritto di chiedermi di essere con lui onesto, se mi tartassa solo perché ha la forza di farlo appena posso cerco di evadere. La lotta all'evasione fiscale - a parere mio - deve passare anche per la lotta a tutto ciò che a una persona onesta può apparire solo oppressione fiscale. Un Fisco iniquo può contare solo sulla sua forza impositiva, uno equo può anche contare sulla lealtà dei cittadini onesti
.
Rimarranno sempre i disonesti per natura, quelli che anche le imposte giuste ed eque vogliono farle pagare solo agli altri, giustamente da punire.
Forse non tutti coloro che s'indignano contro gli altri sono onesti reali (bisognerebbe abolire la trattenuta alla fonte per saperlo) ma un fisco accettabile farebbere emergere gli onesti potenziali.

Contro l'evasione fiscale tutti avevano promesso mari e monti, alla fine abbiamo solo mari o monti.


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lunedì 5 dicembre 2011

La norma è uguale per tutti

Equità secondo Monti.

Tutte le pensioni vanno calcolate sui contributi versati.
Esempio ipotetico:
Età 62 anni, contributi versati più interessi maturati al 1/1/2012, pensione mensile per 13 mensilità:
Tizio contributi 150000 euro, pensione  770 euro
Caio  contributi 200000 euro, pensione 1030 euro

Se solo la pensione di Tizio viene rivalutata al tasso 2,75% annuo, dopo 11 anni sarà 1037 euro mentre quella di Caio rimasta a 1030 euro forse sarà pure portata a 1037 euro. 


E tanti saluti alla regola di pari calcolo per tutti.


Pare che il blocco degli adeguamenti delle pensioni superiori al doppio del minimo sia provvisorio, ma esperienza insegna che da noi niente dura più del provvisorio e più alta sarà l'inflazione più lo Stato ci guadagnerà e i pensionati ci perderanno, come già tutti ci perdono per il mancato adeguamento dei parametri per le agevolazioni fiscali fermi al secolo scorso.

Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare.


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domenica 4 dicembre 2011

Amo l'euro

Amo l'euro! Non l'ho scelto io: qualcuno l'ha fatto per me, ma l'amo. Abbiamo dovuto pagare per essere accolti nel Club e l'abbiamo fatto volenti o nolenti. Sono stati bravi e diligenti: hanno diviso stipendi, pensioni, conti bancari, conti titoli, parametri fiscali, eccetera, tutto esattamente per 1936.27. Così tutte le cifre dell'attivo sono diventate circa la metà. Ci hanno fornito anche piccole calcolatrici e tutti sono stati bravi a fare la divisione. Tutti o quasi: i negozianti sono noti per non avere dimestichezza con l'aritmetica e così non sono riusciti a dividere i prezzi esposti per quel complicato 1936.27. Sono stati capaci solo a sostituire nel cartellino del prezzo "mila" o "000" con "euro" o "€" o mettere una virgola: il prezzo da 1.000 è passato a 1€, da10.000 a 10 euro, da 999 a =,99€, da 9999 a 9,99 euro, 55 (mila) è rimasto 55 (euro).
Passando da valori espressi non più in migliaia di lire ma in euro, con le cifre della pensione dimezzate e i prezzi immutati, per amore dell'euro potevo comprare la metà di quello che potevo comprare prima e poi  sempre meno col crescere dei prezzi e la stasi della pensione.
Ora sembra che il Club chiuda e si farà l'operazione inversa: se passeremo alle Nuovelire moltiplicheranno per 1000 le cifre di stipendi, pensioni, conti attivi mentre i negozianti impareranno subito far di calcolo e moltiplicheranno per 1936,27 il prezzo delle merci, anzi per praticità lo moltiplicheranno per 2000 e così con la mia pensione potrò comprare meno della metà della metà di prima di conoscere euro: cosa non si fa per amore .... e per il bene del Paese!



Wikio

martedì 29 novembre 2011

Ridere e piangere

Euro 36151,98 è il reddito massimo familiare per esenzione da tasse sanitarie (ticket).
Riporto: "ESENZIONE DALLA PARTECIPAZIONE ALLA SPESA SANITARIA PER PRESTAZIONI SPECIALISTICHE, FARMACEUTICHE E DI PRONTO SOCCORSO PER MOTIVI DI REDDITO" spetta a "SOGGETTO <6 ANNI O >65 IN NUCLEO CON REDDITO <= 36151,98 EURO │ CODICE ESENZIONE E01".

Euro  2840,51
è il reddito massimo per essere considerato "Soggetto fiscalmente a carico di altri".

Euro   185,92 è il limite di reddito da "terreni" massimo per l'esonero dalla presentazione della dichiarzione dei redditi con pensione di 7500 euro.

Euro 28158,28 è il limite massimo di reddito per compensi derivanti da attività sportive dilettantistiche per l'esonero dalla dichiarazione dei redditi.

Euro  9296.22
è il limite massimo per il non assoggettamento a IRPEF dei compensi erogati per lavori socialmente utili.

Non mi meraviglia se uno Stato che usa simili parametri si becca all'estero qualche risolino, essendo inimmaginabile che i calcoli fatti per stabilire un discrimine tra chi può e chi non può avere diritto a un beneficio siano talmente scientificamente precisi da arrivare al centesimo di euro all'anno: a mio parere per quanto ben calibrati non potranno mai essere equi, al massimo sperabilmente meno iniqui.

Vedendo quelle cifre, a chi è vissuto solo nell'era euro viene da ridere: le considera il frutto della fantasia di un buontempone in vena di scherzi.


A chi invece è vissuto anche nell'era della lira viene da piangere, pensando che sono frutto della divisione per 1936,27 di importi tondi che se potevano essere equi nell'ultimo decennio del secolo scorso non lo possono certamente essere nel secondo decennio di questo secolo, ammesso e non concesso che il divisore fosse perfetto.

Ora il governo Monti vuole distinguersi per sobrietà e equità, quindi mai più parametri ridicoli e iniqui: staremo a vedere.



Wikio

sabato 19 novembre 2011

Perché no

Non so se le prossime elezioni saranno sotto la neve o il solleone, con le foglie verdi o gialle, non lo so e non m'importa saperlo: in qualsiasi stagione saranno credo che non andrò a votare.
Avrei voluto votare per chi avesse adeguato al costo della vita i limiti di reddito giudicati equi vent'anni fa o eliminato iniquità evidenti, ma nessuno dei politici - sempre in altre faccende affaccendati - l'ha fatto e non voterò.
Non voterò perché il mio voto, ogni voto è inutile. La maggioranza degli elettori sceglie da chi vuole essere governata, ma qualche magistrato decide se permettergli di governare.
Non voterò perché chi viene eletto non si assume le sue responsabilità e qualcuno decidendo per tutti chiamerà qualcun altro a fare il suo lavoro.
Non voterò perché con qualsiasi legge elettorale il mio voto è ininfluente: scelgo un partito, ma chi viene eletto poi non rispetta il programma di quel partito; scelgo una persona, ma questa non ha nessun obbligo di restar fedele alle promesse fatte, anzi se gli conviene si allea con chi ha fatto promesse contrarie.
Non voterò perché a chiunque vada il mio voto a parole dirà di fare tutto per il bene del Paese ma in pratica farà tutto per il suo bene o per quello del suo paesello.
Non voterò perché comunque governerà chi vuole la magistratura o la BCE o il Capo dello Stato, naturalmente nel rispetto formale delle regole e solo perché gli eletti non sanno e non vogliono lavorare per il Paese: tutti d'accordo nel tutelare i propri vantaggi, in disaccordo su tutto il resto.
Neve, sole, afa, pioggia: qualunque cosa sia quando andranno a votare a me non interessa, salvo imprevisti.



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lunedì 14 novembre 2011

Doppia imposta

Provo a fare un po' di conti teorici.

In un anno guadagno 1000, pago 20% d'imposta diretta, mi restano 800. Faccio acquisti per 500, più IVA 20%, totale 600, mi restano 200.

A. Investo 200 al  2%. Dopo un anno ho 4 di interesse lordo, 1,08 di imposta al 27%, netto 2,92.
Considerando l'inflazione annua al 3%, il risparmiato 200 vale 194 che diventa 196,92 con gli interessi. Su una perdita di 3,08 pago 1,08 d'imposta: c'è chi lo ritiene iniquo perché troppo poco.

B. Con 200 pago il mutuo della casa in cui vivo. Per disporre di 200 ho già pagato 50 d'IRPEF e per l'acquisto della casa ho pagato l'IVA: c'è chi ritiene iniquo non pagare l'ICI sul valore della casa e ovvio non pagare nulla se invece di comprare la casa spendo 200 con le meretrici.

Un gruppo di 10 persone va al bar, spesa 120. Democraticamente scelgono fra ognuno paga la propria quota e chi può paga per tutti. Nove hanno 100, uno ha 200. 

Risultato della votazione: 9 a 1. Uno paga per tutti.


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domenica 30 ottobre 2011

Il telefono

Odio il telefono, e anche i telefonini. Lo odio perché di chi mi parla sento le parole ma non vedo come le dice, come si muove, non vedo il contesto: conosco la voce e ignoro tutto il resto, so quello che dice ma non quello che fa. Lo odio perchè è prepotente, lo odio perché non riesco a non esserne succube, a ignorarlo se suona.
Ho vissuto molti anni senza telefono in casa: lo dovevo usare in ufficio per lavoro e la fine del lavoro era fine delle telefonate. Lo odio perchè (di solito) squilla prepotentemente e quasi con riflesso pavloviano la gente allunga la mano e risponde. L'ho sempre odiato: ero impegnato con qualcuno al bancone e quello squillava, per farlo smettere dovevo alzarlo e non potevo dire sono occupato, mi limitavo ad essere il più breve possibile e intanto la persona al bancone aspettava. Lo odio quando sono io l'utente e l'impiegato allo sportello risponde al telefono: perché non vengono di persona e aspettano il proprio turno come gli altri? Capisco che basterebbe staccare il telefono quando non si può rispondere o magari mandare a quel paese chi t'interrompe, ma chi lo fa? Siamo succubi del telefono o almeno io lo sono: lo odio ma è più forte della mia volontà. O meglio lo era. Ora non lavoro più e il mio telefono è sempre silenzioso: rari quelli che mi chiamano, rari quelli che chiamo. Ma continuo ad odiarlo quando negli uffici o dal medico devo aspettare che chi è occupato con me mi trascuri per dare la precedenza a quell'importuno. E ora ci sono i telefonini e la cosa può capitare ovunque: per strada, al bar, in chiesa. Chissà perché la gente non può vivere senza parlare continuamente con qualcuno: li odio, i telefonini. Quando passo vicino alle persone col telefonino all'orecchio mi viene voglia di fischiettare, di parlare ad alta voce, di disturbare, di fingere di ascoltare quello che dicono: ma dovrei continuare a farlo perché non c'è nessuno o quasi che se ne stia in santa pace, magari a pensare, invece di emettere e ascoltare parole, parole, parole. E così mi limito a metter una mano sull'orecchio e fingere un'inesistente telefonata, per non essere troppo notato.


Wikio

venerdì 28 ottobre 2011

Ecologico

Magari mi sbaglio, ma non sono i "verdi", gli ecologisti che vogliono l'energia alternativa, fotovoltaica o eolica?
Ma costoro hanno visto cosa significa? 

Magari qualche bel pilone con le pale che girano è anche piacevole da vedere se non proprio da sentire e se i piloni non sono un esercito. Ma i "prati solari", non quelli con i gira-sole ma quelli neri di pannelli solari opportunamente orientati e inclanati, a parer mio sono proprio un obbrobrio. Esteticamente preferisco una bella centrale nucleare e 100 (1000?) campi verdi e poi ognuno per il proprio mestiere e al proprio posto: le centrali per l'energia e i prati per piante e fiori, le centrali dove non avvengono catastrofici terremoti e i prati ovunque dove sono.


Wikio

lunedì 17 ottobre 2011

Preferenze

Sembra che - Berlusconi e crisi a parte - il guaio maggiore dell'Italia sia la vigente legge elettorale definita "una porcata" dal suo principale autore e ribatezzata "porcellum" per via del sostituito "mattarellum", un bastardino frutto d'incrocio tra proporzionale e maggioritario attuato dal ministro Mattarella.
Non passa giorno che qualcuno non l'additi al pubblico ludibrio come la madre di tutti i mali italiani. Senatori e deputati la considerano responsabile del fatto che i parlamentari non sono eletti ma nominati: una vergogna, che però sopportano stoicamente e che non impedisce loro di rimanere in Parlamento e a volte cambiare casacca. Sono degli eroi, cosa non farebbero per il bene del paese! Si fanno schifo ma non si dimettono, in compenso sono infedeli al Principe che li ha nominati: un'ipocrita sceneggiata.
Ora la parola d'ordine è "cambiare la legge elettorale" sostiduendola con nessuno sa cosa se non che dev'essere il contrario di quello che vogliono gli avversari, ma non si sa cosa vogliono e necessita un governo ad hoc per fare un'impossibile legge elettorale perfetta o per fare quello che potrebbero fare in quattro e quattr'otto se solo sapessero cosa vogliono fare: una proposta di legge possibilmente concordata, una votazione ed è bell'e fatta, qualsiasi sia il governo.
Tutti affermano che si deve ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e reintrodurre la preferenza (più di una sarebbe un tacón pexo del sbrego). A me tutta questa storia sa un po' di truffa, come la storia dell'ICI che  Prodi - dicono ma non dimostrano - avrebbe abolito per i meno ricchi o come il preferire "ha governato 8 anni su 10" al parimenti vero "1 legislatura su 2". Sbaglierò, ma penso che il voto di preferenza in molti casi - sicuramente nel mio - non viene dato in piena scienza e coscienza. Solo pochi conoscono vita e miracoli di tutti i candidati; magari i militanti possono conoscere abbastanza bene quelli del loro partito, ma gli altri devono accontentarsi di quello che passa il convento, dei candidati che i partiti fanno meglio conoscere o di quello che mettono in un collegio uninominale. Se devo dare la preferenza a caso o scegliendo per data e luogo di nascita o su consiglio dell'amico dell'amico di un conoscente o in base alla foto o solo perché è l'unico che ho visto in TV tanto vale che mi attenga alle scelte altrui sperando che siano più ponderate delle mie.
Alla possibilità di esprimere una  preferenza fra persone praticamente sconosciute per eleggere qualcuno che poi fa quello che più gli aggrada "senza vincolo di mandato" e si allea con persone e partiti che mai avrei votato, preferisco di gran lunga la possibilità di scegliere fra conosciuti chi e con chi governerà. Non sceglierò un singolo parlamentare ma se sono esperto potrò scegliere la squadra più affidabile o limitarmi a scegliere chi sceglie la squadra, il più affidabile. Così quando acquisto un'auto se sono esperto scelgo quella con le migliori componenti, se non lo sono mi limito a scegliere la marca che ritengo più affidabile: se non mi soddisferà la prossima volta cambierò marca.


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domenica 16 ottobre 2011

Esistere

      Centocinquantun anni fa dicevano "l'Italia non esiste": chi con disprezzo, chi con rammarico e chi con ignoranza.
      Il signor Alemanno afferma che "la Padania non esiste": non l'ho udito e non so che tono abbia usato, non so se ne sia felice o dolente o se non sa dell'esistenza di un fiume chiamato Po. 
      Riporto da wikipedia.
Presso i Liguri era detto Bodinkòs, da una radice indoeuropea (*bhedh-/*bhodh-) che indica "scavare", la stessa da cui derivano i termini italiani "fossa" e "fossato".
Il nome latino Padus - da cui l'aggettivo "padano" - deriverebbe secondo l'opinione più diffusa dalla stessa radice di Bodinkòs; secondo un'altra versione deriverebbe dalla parola celtoligure pades, indicante una resina prodotta da una qualità di pini selvatici particolarmente abbondante presso le sue sorgenti.
Il nome italiano Po deriva appunto dalla contrazione di Padus (Padus > Pàus > Pàu > Pò); in diverse lingue europee, soprattutto slave (ceco, slovacco, polacco, sloveno, serbo, croato) ma anche in rumeno, il fiume è ancora oggi chiamato Pad."

      Sicuramente la Padania non esiste come Stato, non esiste politicamente o burocraticamente, come non esisteva l'Italia 151 anni fa. Ma affermare tout court che "la Padania non esiste" significa affermare che non esiste tutto ciò che è detto padano, cioè attinente al Po. Il bacino del Po è detto da sempre val padana, il territorio della val padana è quindi territorio padano, gli abitanti di quel territorio sono cittadini padani, i cittadini padani abitano la Padania come i cittadini campani o lucani abitano la Campania e la Lucania. Padania è un nome con il quale si indica la regione del Po come la Renania (Rheinland in lingua tedesca) è il nome generico con il quale si indica la regione geografica appartenente alla Germania che si estende su entrambe le rive del Reno.
      Se non esiste la Padania non esistono i fiumi padani, gli affluenti  del Po fra i quali (* da sinistra e  ** da destra) il Ghiandone*, il Pellice*, il Varaita**, il Maira**, il Banna**, il Tepice**, il Chisola*, il Sangone*, la Dora Riparia*, la Stura di Lanzo*, il Malone*, l'Orco*, la Dora Baltea*,la Stura del Monferrato**, la Sesia*, il Rotaldo**, il Grana del Monferrato**, il Tanaro**, lo Scrivia**, l'Agogna*, il Terdoppio*, il Curone**, la Staffora**, il Ticino*, il Coppa**, lo Scuropasso**, la Versa**, l'Olona*, il Tidone**, il Lambro*, la Trebbia**, il Nure**, il Chiavenna**, l'Adda*, l'Arda**, il Taro**, la Parma**, l'Enza**, il Crostolo**, l'Oglio*, il Mincio*, la Secchia**, il Panaro** . 
E non esistono il grana padano, la nebbia padana, il riso padano, il Gazzettino padano, le strade Padana Superiore e Padana Inferiore, la bassa padana, eccetera.
      Se non esiste il bacino del Po (o Padania) non esistono Val d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna. Comprendere nella Padania anche il Triveneto è naturale: da sempre si considera quella padano-veneta un'unica pianura, un'unica Val Padana anche se fiumi del Veneto non finiscono nel Po ma nel comune bacino dell'alto adriatico. Anche la Liguria è padana almeno per la parte non sul versante marino di Alpi e Appennini e sicuramente con la Padania ha sempre vissuto e commerciato anche se la maggior parte dei liguri vive sulla costa.
      Si può dire che non esiste un Ente,  uno Stato, un soggetto politico o burocratico di nome Padania,  si può esserne felici o dispiaciuti, ma non si può affermare che "la Padania non esiste" senza provocare un risentimento di molti che nella padania vivono e lavorano. A Roma non sanno che la padania esiste, ma  a Milano nessuno dubita che esista il  Mezzogiorno (a casa mia è quando si mangia e non si lavora) o Meridione: da almeno 60 anni sopportano il costo di un suo sempre futuro decollo. 
      Affermava F. S. Borrelli che è dovere della collettività esistere, esistere, esistere (ma forse ricordo male e forse non si riferiva alla collettività padana).


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venerdì 7 ottobre 2011

Civiltà.

Un tempo in chiesa, a scuola e altrove le donne erano da una parte e gli uomini dall'altra, gli uomini con gli uomini e le donne con le donne; c'erano conventi, collegi, lavori maschili e conventi, collegi, lavori femminili; militari e poliziotti erano tutti uomini,  lavandaie e ricamatrici tutte donne. Solo nel matrimonio uomini e donne erano fianco a fianco, gli uomini si sposavano con le donne e le donne con gli uomini e facevano figli.
Ora nei paesi civili uomini e donne sono sempre ovunque fianco a fianco fuorché nel matrimonio: donne sposano donne, uomini sposano uomini e i figli li comprano in laboratorio o nei paesi "incivili".



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martedì 4 ottobre 2011

Fiducia nella Giustizia.

Forse si può avere fiducia nella giustizia, un po' meno nei giudici che umanamente possono sbagliare. I cittadini sono garantiti da tre gradi di giudizio, sono così garantite anche tre possibilità d'errore. A maggiore garanzia dovrebbe prevalere non il giudizio posteriore ma quello che ha avuto almeno sei sentenze favorevoli e due in più del giudizio opposto: 6 a 4, 7 a 5, 8 a 6, come era un tempo nel tennis. Naturalmente nessun limite di tempo per la durata dei processi e sempre carcerazione preventiva. Con tanti giudizi i giudici possono sbagliare senza rimorsi, tanto se sbagliano qualche altro giudice può alla fine rimediare. Senza mai dovere pagare per i loro errori (se si accertano paga il contribuente) può anche succedere che sentenziano  basandosi su chiacchere intercettate, ipotesi e teoremi più che su fatti e prove inconfutabili. Forse alcuni magistrati pensano  che sia troppo complicato acquisirle: bisogna lavorare seriamente ed essere competenti, ci vuole dedizione, fatica e tempo. Quello altrui è irrilevante anche se passato in carcere, ma il proprio può essere meglio utilizzato, sebbene comunque deve passare per arrivare allo stipendio, alle ferie, alla pensione.
Se però le probabilità di una sentenza giusta alla fine rimangono sempre 50 e 50, tanto vale decidere subito gettando la monetina: costa molto meno.



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sabato 1 ottobre 2011

Nebbia in Valnoncè

Quest'inverno per i meteorologi niente nebbia in Valpadana: non potendo eliminare la nebbia elimineranno la Padania, ordine del Capo dello Stato. E nei negozi di alimentari niente più Grana Padano: solo Grana Nonesiste o il formaggio della Reggia presidenziale, il Parmigiano-Reggiano. I fiumi che scendono dalle Alpi e dagli Appennini giungeranno nell'Alto Adriatico attraverso il nulla, un paese inesistente abitato da esseri inesistenti, non persone come lo erano un tempo gli schiavi: semplici fattori di reddito. Il popolo padano non esiste, ma non s'illudano i padani: pur non esistendo dovranno continuare a lavorare per permettere l'esistenza di altri popoli italici. "La Padania non esiste, la Sicilia esiste" afferma Claudio Fava: "lo sappiamo, con tutto quello che ci costa!" pensano i non esistenti. Tutti al mondo sanno che esiste Napoli, da anni appare in TV con i suoi monticcioli urbani e tutti possono immaginare i suoi profumi; della Padania non sanno nulla. È normale che un Presidente si preoccupi di non perdere la parte in attivo della sua società, quella che gli garantisce lo stipendio, ma è anche normale che quella parte si preoccupi di non dissipare l'utile che produce. Pare che il Presidente trovi giusto che in Europa il Nord pretenda rigore dal Sud, ma chissà se pensa che - nel piccolo - la stessa cosa possa valere anche in Italia.
La Padania non esiste perché non c'è nella Costituzione Italiana, nemmeno il sole o la luna ci sono: non esistono. Si potrebbe cambiare la Costituzione o magari i non esistenti potrebbero farsene una in cui esistono e trattare da pari a pari con i già esistenti. Certo che se l'unità d'Italia viene imposta con la forza è tutt'altra cosa dell'unità degli italiani e il popolo inesistente si sentirebbe ancor più popolo oppresso. L'Inghilterra non avrebbe mai voluto rinunciare alle colonie americane o indiane, ma alla fine ha dovuto accettare la loro indipendenza: a quei tempi si cedeva solo alla forza, ma i tempi potrebbero essere cambiati, se davvero "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli" senza arrogarsi l'arbitrio di decidere quali lo sono.



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lunedì 26 settembre 2011

Aspettando

Forse non sarà il momento più adatto, ma in quasi vent'anni sembra non  ci sia mai stato il momento adatto - chiunque fosse al governo - e quasi certamente il momento adatto non ci sarà mai nemmeno nei prossimi vent'anni, né con questo né con i governi futuri.
So che è tempo perso, ma non mi costa nulla perdere il mio tempo:  quello che invece finirà per costarmi è il tempo che passa senza che si provveda a cambiare le cose.
Nel secolo scorso (credo 1993) si stabilirono per legge dei parametri: 70 milioni, 5.5 milioni, 360 mila, ecc. Naturalmente i valori erano espressi in lire, moneta corrente in Italia a quel tempo.
Ora quei valori sono diventati gli equivalenti 36151.98, 2840.51, 185.92 espressi in euro - attuale moneta corrente - e probabilmente rimarranno cosi fino a quando non ci sarà un altro cambio della valuta circolante. Nel frattempo l'indice del costo della vita ha avuto da gennaio 1993 ad agosto 2011 una variazione del 58% (VEDI). In altri termini 70 milioni, 5.5 milioni, 360 mila lire del 1993 corrispondono 57120.12, 4488.01, 293.75 euro di oggi e questi dovrebbero essere i giusti parametri attuali. Se invece si dice che sono giusti quelli attualmente vigenti si deve ammettere che per anni sono stati applicati parametri sbagliati. Tuttavia se erano giusti nel 1993 lo sono stati sempre meno negli anni seguenti, ma può anche essere fossero sbagliati allora e siano più sbagliati ora.
La cosa più strana è che i redditi che nel 1993 erano 70% dei parametri se nel frattempo sono aumentati del 45% (cioè meno del 58% di inflazione) ora sono sopra i parametri pur avendo ora un minore potere d'acquisto.
Secondo il ministero competente (o almeno interessato) "la questione dell'adeguamento dei limiti al variato potere di acquisto è da tempo all'attenzione del ministro" e credo che tale rimarrà all'infinito: di tanto in tanto ci darà forse un'occhiata, sicuramente senza prendere alcun provvedimento, non so se perché interessa troppe persone e quindi comporta costi insostenibili o se perché ne riguarda troppe poche e quindi con scarso effetto elettorale.
Comunque sia fra quelle poche ci sarò anch'io, in attesa che qualcuno risolva la cosa secondo equità e meriti il mio voto: se sarà nessuno, per le prossime elezioni faccio fin d'ora dichiarazione di non voto.



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domenica 25 settembre 2011

Amici

Facebook, tutti ne parlano, tutti lo conoscono, tutti lo usano. Sono un po' curioso e sono andato a vedere: non ho capito come funziona e il perché della sua fama. Sicuramente è solo colpa mia e un po' di mia mamma che mi ha messo al mondo troppi anni fa: potrei sperare di migliorare con la pratica, ma ho forti dubbi in proposito.
Quello che mi ha colpito è l'uso del termine amici: chiunque può essere amico di chiunque, basta un clic di conferma. Sono all'antica, del tempo in cui si diceva "chi trova un amico trova un tesoro": o c'è una grande quantità di tesori o amico è inflazionato e non vale molto. Forse perché sono orso, ma nella mia vita non ho avuto molti amici, una merce rara: come faccio ad essere amico di uno di cui nemmeno conosco il  nome, che non ho mai visto in faccia, che di lui so solo quanto vuole farmi sapere? Già fatico a chiamare amico e sentirmi amico di una persona che ho frequentato per molti anni, che non saprò esattamente come sia ma so come si è comportata in certe circostanze, una persona con cui ho spartito pane e companatico: come faccio a chiamare "amico/a" qualcuno del tutto virtuale o che al massimo conosco molto relativamente?
Non credo  che  cercherò amici in facebook, per me amicizia è qualcosa di importante. 

Perché invece di amici non usano il termine contatti, conoscenze, conoscenti, trovatelli (trovati in facebook) riservando il termine amici ai soli amici? Qualche contatto potrei anche accettarlo, col tempo potremmo anche diventare amici, ma non è detto.


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lunedì 19 settembre 2011

Gli onesti.

Tutti ce l'hanno o dicono d'avercela con i disonesti che non pagano i tributi, imposte o tasse che siano. In realtà a pagare le imposte sono una minoranza, intendo quelli che le pagano (1) volontariamente, di propria iniziativa, per senso civico. I lavoratori dipendenti - che si escludono dai disonesti - semplicemente ricevono la retribuzione al netto delle imposte che il datore di lavoro è tenuto a pagare a loro nome, non un pagamento ma una minore entrata. Può capitare che nemmeno si voglia conoscere la retribuzione lorda ma solo la netta e per i dipendenti pubblici netto e imposte sono a carico dei contribuenti. Tutti invece pagano l'IVA, quando non possono farne a meno.
Per verificare se davvero i lavoratori dipendenti sono onesti, ognuno dovrebbe ricevere tutti i soldi che il datore di lavoro spende per lui e quindi pagare - cioè sborsare di tasca propria - assicurazione, previdenza, imposte .
Tutti uguali di fronte alla legge e di fronte al fisco: se chi ora ce l'ha con i disonesti fosse onesto le entrate tributarie resterebbero tali e quali. Penso che invece si ridurrebbero di molto e allora non sarebbe possibile allo Stato (inteso in tutte le sue diramazioni) fornire i suoi servizi e sparirebbero anche gli sprechi. Chissà se allora quelli che attualmente beneficiano dei servizi forniti a spese degli altri penserebbero di mettersi tutti d'accordo e contribuire equamente per riavere i servizi soppressi. Se tutti pagano, tutti tirano fuori i loro soldi, probabilmente pochi sarebbero disposti a farlo senza una contropartita e senza pretendere che non siano sprecati: magari tutti pagherebbero onestamente e volontariamente solo per avere servizi utili e chi vuole quelli inutili se li paghi.

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(1) pagare [pa-gà-re] 
Versare una determinata somma di denaro per acquistare un bene, ottenere la prestazione di un servizio (da Hoepli)


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sabato 17 settembre 2011

Lettura e ascolto.

Mi è capitato di sentire un politico dire con tono soddisfatto "Siamo gli unici in Europa", parlando di qualcosa fatto dalla sua parte politica e che ritiene giusta, bella, da imitare, qualcosa di cui vantarsi.
Mi è capitato di sentire lo stesso politico dire con tono disgustato "Siamo gli unici in Europa", parlando di qualcosa fatto dalla parte avversa e che ritiene sbagliata, brutta, da evitare, qualcosa di cui vergognarsi.
Se nell'ipotetico verbale di intercettazione di quel politico appare in entrambi i casi semplicemente "siamo gli unici in Europa", in base a quanto scritto si può capire il contrario del vero: dal tono della voce capisco quando "essere gli unici in Europa"
per lui è bene e quando è male, dalla trascrizione no.


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martedì 13 settembre 2011

Giornalisti

Se fossi un giornalista italiano per il pubblico italiano scriverei in italiano. Alla radio, in TV o sulla stampa vorrei non usare - per quanto possibile - voci straniere, per farmi capire da tutti gli italiani anche da quelli che per qualsiasi ragione non parlano inglese o magari lo parlano troppo bene per capire il mio. Eviterei termini  stranieri a meno che non siano talmente specifici di quella lingua da essere intraducibili: non me ne viene in mente nessuno e non credo siano moltissimi.
Usarli senza necessità potrebbe voler dire che io non ne conosco il significato o non so renderlo in italiano, manifestando la mia ignoranza ma anche pigrizia (perché non mi curo di conoscerlo e farlo conoscere) ed egoistico spreco del tempo altrui obbligando molti a fare quello che potrei fare io per tutti.
Oppure si potrebbe pensare che saprei benissimo esprimermi in italiano ma trovo più prestigioso e distinto farlo in lingua straniera: una mia vanità, un vezzo ma anche arroganza e disprezzo verso chi mi ascolta o legge, ritenendo che chi non mi capisce non merita di capirmi.
Ai giornalisti può anche succedere che importi meno farsi capire dai loro lettori che chiedere ed ottenere la sovvenzione statale. Non vale la pena  sfaticarsi per trovare la parola italiana evitando il copia e incolla dei termini inglesi: quel lavoro lo possono fare i lettori se vogliono e se non vogliono peggio per loro, tanto le imposte le pagano comunque e le sovvenzioni arrivano.
Dovendo leggere i giornali italiani con accanto il dizionario inglese-italiano, tanto varrebbe che imparassi l'inglese e leggessi The Times. Non lo farò e continuerò a sorbirmi dai giornalisti italiani anche "exit strategy", sperando che loro imparino l'italiano.




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sabato 3 settembre 2011

Differenze.

Perseguitare si può, fare stolchingh è reato. 

Persecutore è uno che dovrebbe finire in prigione, stolcher è uno che finisce in prigione.


Fare la spesa è un dovere, fare shoppingh è un piacere.

Nota: preferisco sh a sc[i] per non essere tentato di pronunciare la [i]


Non è obbligatorio usare lo shopper solo per prodotti voluttuari e il sacchetto, la busta o la sporta per i generi alimentari.



C'è chi usa il carrello al supermercato e il trollei per strada.

C'è chi difende la propria praivasi e chi rispetta l'altrui privatezza.


Se nel fine settimana si lavora non é un bel uichend.
P.S. Chissà perché la fine della settimana si dice il "fine settimana", forse perché il fine della settimana lavorativa sono i due giorni finali di riposo.

 
La lobbi dell'avversario è consorteria.


La tassa sui medicinali si chiama ticchet per addolcire la pillola.


Lo stato assistenziale è una brutta cosa, l' uelfar stæt è una cosa bellissima.


L'Italia è tuttora una Repubblica fondata sul lavoro, il Ministero del Lavoro lo chiamano Ministero dell'uelfar quindi l'Italia è una Repubblica fondata sull'uelfar.

Nota: welfare 
  • n.
  • 1 benessere m., bene m.
  • 2 (aid to promote well-being) assistenza f., previdenza f.
  • 3 (spec. Am) (financial support) sussidio m. statale, assistenza f. finanziaria.

 
Condividere la bici con un amico è amicizia, condividerla con molti sconosciuti è baich shaæringh.

Frequentare la biblioteca pubblica è fare buch shaæringh.

Conoscevo le Autorità civili, militari, religiose (quelle con i posti a sedere riservati) e l'Autorità portuale; ora ci sono molte Autòriti che non so bene cosa facciano, ma penso  siano lautamente pagate in  dollari o sterline.

Old mæn non so se è un uomo vecchio (e stanco) o un vecchio uomo (arzillo).

Chissà cosa mai si possa tagliare con un catter e non con una taglierina. 


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lunedì 29 agosto 2011

Se ...

Se si dimezza lo stipendio dei parlamentari non si salva l'Italia; se si da anche a me lo stipendio da parlamentare non si rovina l'Italia; se ogni italiano mi da un euro non diventa povero; se ogni italiano mi chiede un euro non diventa ricco, ma io dove trovo 60 milioni di euro?


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Irene e Carolina

Una cronista coerente.
Certa che nessuno avrebbe capito se diceva "Airin"  una sola telegiornalista ha detto con coerenza "l'uragano Irene è arrivato sulle coste della Carolina": per tutti gli altri Irene era arrivata in Carolaina.



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venerdì 26 agosto 2011

Mistero.

In un paese perfetto lo Stato chiede solo il giusto e il cittadino trova che è bellissimo pagare i tributi. Chissà se esistono davvero paesi così, ma sono quasi certo che così non è da noi. Lo Stato (inteso in tutte le sue componenti) spende più per vizi che per servizi e per i vizi i soldi non bastano mai. Non sono pessimista per natura, ma credo che non siano molti gli italiani lieti di pagare i tributi e i molti che se la prendono con gli evasori lo fanno più per invidia che per senso di giustizia: sono onesti solo perché o solo quando gli è impossibile non esserlo.
D'altro canto se lo Stato mette un'imposta del 40% nel presupposto che il cittadino ne evada la metà, al cittadino non resta che adattarsi e dichiarare il 50% del suo reddito e chi non lo può fare paga il doppio del giusto. Se sei ingiustamente considerato disonesto diventi disonesto: se sai che il cliente pretende sempre il 10% di sconto gli chiedi l'11% di più, se sai che il fornitore ti chiede sempre l'11% di più pretendi il 10% di sconto, così si paga il 100%. Non so se i cittadini giustamente evadono perché lo Stato li considera evasori o se sono giustamente considerati evasori perchè evadono, la solita storia del gatto o cane che si morde la coda.
Giustamente o ingiustamente, per servizi o per vizi, comunque sia lo Stato ha bisogno di soldi e i soldi li ha dai tributi, e i tributi non sono quello che dovrebbero perché c'è evasione.  Non quella di chi scappa dalle carceri - quella non è molto diffusa e poi per i condannati ci sono mille modi legali per uscirne, meno per gli innocenti o presunti tali - ne quella dal tran tran quotidiano:  c'è molta evasione fiscale. A me pare che si sia fatto molto per incentivarla: se uno dichiara meno reddito non solo paga meno Irpef ma può beneficiare di molte altre agevolazioni. Con la fissazione di punire i ricchi quasi sempre si deve pagare "in ragione del reddito", col risultato che chi evade ci guadagna doppiamente. Io resto del parere che un servizio o è gratuito per tutti o non lo è per nessuno: una volta che il ricco ha pagato il giusto va trattato come il povero che, anche se l'imposta non fosse progressiva, ha pagato meno. Capisco distinzioni per età o per altro, ma non per reddito. Sovrabbondanza
di limiti e di regole dà possibilità ai furbi di raggirarle, a commercialisti e patronati di viverci sopra, ai povericristi di pagare più del dovuto per non rischiare di pagare meno e incorrere in sanzioni. Se le tasse (ticket) mirano a disincentivare abusi vanno pagate da tutti (per le eccezioni ci penseranno i servizi sociali); credo però che si avrebbero migliori risultati con altri controlli - possibili con i mezzi attuali - e con altre sanzioni. Non mi pare invece molto efficace introdurre limiti reddittuali al fine di ridurre i costi: se oltre i limiti è il 90% della popolazione tanto vale far pagare a tutti e gestire l'eccezioni; se lo è solo il 10% più ricco il risparmio è minimo e probabilmente nullo considerato che i più ricchi non si valgono del servizio pubblico; se lo è il 50% diventa un'ingiustizia per molti. Se i soldi sono scarsi, le spese irriducibili e il servizio indispensabile  è meglio aumentare le imposte e abolire le tasse: una specie di premio assicurativo obbligatorio.
Meglio ancora non aumentare le imposte a chi le paga e farle pagare a chi non le paga: e torniamo alla lotta all'evasione. Già sarebbe qualcosa se lo Stato non la incentivasse premiandola con altri benefici, ma si potrebbe ostacolarla anche rendendo vantaggioso ai contribuenti non favorire l'evasione altrui. Se il cittadino potesse detrarre le spese documentate probabilmente esigerebbe la documentazione, ma se le spese non sono detraibili per loro natura o per mille altri motivi (familiare non a carico o non convivente, reddito insufficiente, ecc.)  il cittadino comune non ha nessun interesse a ostacolare l'evasione del fornitore, tranne un'ipotetico e molto improbabile "se paga anche lui pago meno io". Se invece avesse un qualche interesse tangibile, magari molti piccoli evasori non sarebbero più tali e le forze dello Stato potrebbero meglio dedicarsi ai grandi evasori. Potrebbe anche succedere che cessa la concorrenza sleale, tutti pagano il dovuto, tutti vogliono continuare ad avere il loro guadagno netto, tutti aumentano i prezzi e alla fine a pagare saranno sempre i soliti, sia pure per interposta persona: ma lo Stato avrebbe più soldi e magari pensare d'averne troppi.
Mettiamo che per ogni spesa sia consentito detrarre dalle imposte da pagare (o venga rimborsato a chi non ne ha) il 50% dell'IVA.
Se la spesa è 120 di cui IVA 20, l'acquirente Tizio paga -10 di imposta e il venditore Caio con +100 di imponibile paga +25 d'imposta. Lo Stato riceve +20 da Tizio via Caio (IVA) -10 da Tizio +25 da Caio, totale +35: perderebbe metà dell'IVA attuale, ma se l'evasione è alta quanto dicono penso ci guadagnerebbe.

A Caio conviene sempre non far fattura, ma perché convenga anche a Tizio deve fare uno sconto più alto e convincerlo che non è vero che pagherà meno imposte perché tutti le pagano, che gli conviene essere disonesto.
Non c'è governo di destra, di sinistra o ambidestro che non proclami lotta all'evasione e agli evasori: del perché della detraibilità delle spese se ne parli da sempre e non se ne faccia mai nulla
per me resta un mistero.


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venerdì 19 agosto 2011

Riflessioni

Andamento Borsa. Se:
Lu -10%, Ma +10%, Me -10%, Gi +10%, Ve -10%
Lu +10%, Ma -10%, Me +10%, Gi -10%, Ve +10%
Risultato: in due settimane -4,9%.
O no?

Opposizione.
"Questo governo non è all'altezza, ci vuole un altro governo, ci vuole discontinuità: elezioni, elezioni!"
Ma si rendono conto che a furia di chiedere di governare magari poi gli capita di doverlo fare davvero?


Manovra differita.
Dicevano che l'operazione più pesante veniva scaricata sul governo futuro, cioè sull'opposizione. Non capisco: se il governo sposta i sacrifici sul futuro governo per non perdere le elezioni, se le vince non li scarica su se stesso? se vuole scaricarli sull'opposizione non dovrebbe invece fare il possibile per perderle?


Onestà.
A un cittadino che vuole essere onesto é possibile in questo paese potere rispettare tutte le regole e dare allo "Stato" il dovuto senza sbagliare o dare più del dovuto?



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sabato 13 agosto 2011

Deduzioni

Secondo logica.

Esempio 1:

 20 = A, percentuale d'imposta
 20 = B, detrazioni spettanti
 10 = C, spese detraibili

Con reddito R=50 si ha:
-10 = I, imposta dovuta  (I=R*A/100-B)
   0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0)
   0 = S, spese rimborsabili (se P=0 è S=0)

Con reddito R=100 si ha:
   0 =
I, imposta dovuta  (I=R*A/100-B)
   0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0)
   0 = S, spese rimborsabili (se P=0 è S=0)

Con reddito R=200 si ha:
 20 =
I, imposta dovuta  (I=R*A/100-B)
 10 = P, imposta da pagare (P=I-C)
 10 = S, spese rimborsabili (S=C)

Secondo logica: lo Stato aiuta i più bisognosi, Reddito50 e Reddito 100 sono più bisognosi di Reddito200, quindi lo Stato aiuta Reddito200

Esempio 2:
A, B, C = come Esempio 1
 60 = L, limite di reddito per coniuge a carico

Con reddito R=50 si ha:
-10 =
I, imposta dovuta  (I=R*A/100-B)
   0 =
P, imposta da pagare (se I<0 è P=0)
 10 = S, spese rimborsate a coniuge (se R<L)

 Con reddito R=100 si ha:
  0 = I, imposta dovuta  (I=R*A/100-B)
  0 = P, imposta da pagare (se I<0 è P=0)
  0 = S, spese rimborsate (se R>L e P=0)

Con reddito R=200 si ha:
 20 =
I, imposta dovuta  (I=R*A/100-B)
 10 = P, imposta da pagare (P=I-C)
 10 = S, spese rimborsabili (R=C)

Secondo logica: lo Stato aiuta i più bisognosi, Reddito100 è più bisognoso di Reddito200, quindi lo Stato aiuta Reddito200

Esempio 3:
100 = limite massimo di reddito familiare per esenzioni da tasse sanitarie
R50, R60, R90 = persone oltre 65 anni con reddito 50, 60 e 90

Se R50, R60, R90 non sono sposati  l'esenzione
spetta a TUTTI
Se R50+R60 sono coniugi l'esenzione spetta solo a R90
Se R50+R90 sono coniugi l'esenzione spetta solo a R60
Se R60+R90 sono coniugi l'esenzione spetta solo a R50

Secondo logica: lo Stato aiuta la famiglia, la famiglia è fondata sul matrimonio, quindi lo Stato aiuta chi non è in matrimonio.

Esempio 4:
Anno 1993:
100 = indice del costo della vita
100 = importo pensione di Caio
130 = limite di reddito per benefici fiscali
Anno 2011
150 = indice del costo della vita
140 = importo pensione di Caio
130 = limite di reddito per benefici fiscali

Secondo logica: lo Stato aiuta i più bisognosi, Caio è diventato più bisognoso, quindi lo Stato non aiuta più Caio.

Se questa logica vale per tutte le norme si possono dedurre le logiche conseguenze.



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giovedì 11 agosto 2011

Tassa ricovero

Leggo che si pensa di far pagare 10 euro (al giorno?) per i primi tre giorni di ricovero ospedaliero: mi sembra giusto pagare qualcosa, almeno quello che si spenderebbe per  vivere a casa e non si spende.
Non vorrei che poi vi fossero le solite esenzioni in ragione del reddito, perché sono quasi certo che in pratica sono in ragione della furberia.

Ritengo che  esenzioni in ragione del reddito siano possibili:

  • in un paese dove il reddito è certo;
  • se non sono "tutto o niente", cioè tutto con reddito è X e niente con X+1;
  • se X è calcolato come reddito pro-capite medio familiare;
  • se X viene rivalutato in base all'inflazione;
  • se spettano solo a chi ha la cittadinanza.

Se altissima è la percentuale di evasione fiscale altissimo è il numero di persone delle quali non si conosce il vero reddito.
Se una tassa 10 non si paga con reddito 100 e si paga con reddito 101, in realtà il povero disporrà di 100 e il ricco di 91.
Se il limite di reddito per pagare o non pagare una tassa era ritenuto equo non lo è più dopo anni di inflazione: se era equo 100 perché con 100 si poteva vivere, quando per vivere serve 105 è equo 105 (o era iniquo prima).
Se si considera il reddito personale o il reddito familiare senza tener conto del numero di persone che  vivono di quel reddito, non paga chi ha reddito 100 tutto per sè e pagano due coniugi che vivono con  pensioni di 50 e 51.
Non sono misoxeno, ma mi pare giusto evitare che  stranieri vengano attratti in gran numero dalla gratuità di servizi, forniti  solo grazie ai tributi e ai sacrifici di generazioni di locali.

Se chi ha più reddito paga più imposte, non vedo perché debba pagare anche più tasse. Si facciano pagare le imposte e poi le tasse per i servizi richiesti le paghino o non le paghino tutti senza discriminazioni reddittuali: sarebbe più semplice, più equo e non si premierebbero i più furbi.

Se tutti devono pagare una tassa, chi non la vuol pagare rinunci al servizio (penso alle mense scolastiche). Se non si può rinunciare al servizio (penso al servizio sanitario) a chi è povero venga addebitata e la pagherà quando sarà ricco o non la pagherà mai se morirà  povero.  


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giovedì 4 agosto 2011

Di questo e di quello.

Credibilità.
Dicono che l'Italia non è credibile nel mondo: non so se non sono credibili il governo, l'opposizione o tutti gli italiani. L'opposizione accusa il governo, il governo accusa l'opposizione, metà degli italiani accusa l'altra metà. Forse basterebbe che tutti - secondo le proprie possibilità - cercassero di lavorare e di far bene il proprio lavoro.

Lavori.
Meno un credito è garantito e più si deve pagare d'interesse per averlo.
Meno un lavoro è garantito e più dovrebbe essere pagato.
È normale che venga retribuito il rischio, di perdere il capitale o il lavoro.
Succede invece che chi ha un lavoro garantito sia anche meglio retribuito: perché ha il sindacato più forte, la controparte più debole, può ricattare o recar più danno, lavora in regime di monopolio, è politicamente protetto, ecc. e sopratutto perché non rischia nulla a pretendere troppo.

Alternative.
Un giorno sì e l'altro pure sento dire "Faccia un passo indietro", "Serve discontinuità", "Deve dimettersi". E il giorno dopo l'Italia guadagnerebbe la fiducia del mondo e dei mercati.
Se io fossi l'oggetto di quelle frasi direi: "Va bene: faccio un passo indietro, mi dimetto e venga la discontinuità. Prendete voi le redini in mano. Però sottoscrivete un documento per cui se il giorno dopo o dopo una settimana o dopo un mese i mercati non vi premiano e il paese non è felice ognuno torna al suo posto". Non vorrei che all'Italia succedesse come a Napoli, che in cinque giorni doveva diventare un paradiso e invece ....

Il tetto.
Propongono di mettere un tetto alla retribuzione dei dirigenti pubblici: non deve superare quella dei parlamentari. A me piacerebbe che anche la retribuzione dei parlamentari fosse parametrata alla pensione minima dei comuni cittadini. Che so, 10 volte la pensione minima: se lo Stato non è in grado di aumentare le pensioni minime non può permettersi di aumentere lo stipendio dei parlamentari. E alla pensione minima dovrebbero essere parametrate anche le retribuzioni di tutte le funzioni pubbliche, salvo un premio di effettiva produttività per i dipendenti più efficienti.



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venerdì 29 luglio 2011

La trappola.

Talvolta credo che la normativa fiscale italiana sia pensata come una grande trappola nella quale far cadere gli ingenui permettendo ai furbi di evitarla. Non sempre. Nella trappola Amato probabilmente ci sono caduti quasi tutti, ma resta fra le pensate più inique: un'imposta aleatoria, più o meno alta a seconda se il giorno prima sul c/c si erano fatti versamenti o prelevamenti e tuttora mi chiedo cosa avranno mai fatto quel giorno il signor Giuliano e i suoi parenti o amici. 
Ho spesso l'impressione che le norme non siano fatte per essere rispettate da tutti ma fatte in modo tale che chi le vuole rispettare incappi sempre in qualche involontario errore e possa essere per questo sanzionato mentre chi invece le vuole evadere possa sempre trovare la scappatoia volutamente o no lasciata dal legislatore.
Prendiamo per esempio la norma sulle tasse sanitarie (ticket). Ne sono esenti i bambini fino a 6 anni e gli anziani oltre i 65 con redditi familiari sotto i 36.150 euro annui. A parte l'evidente iniquità di non considerare il  numero dei componenti della famiglia (non si può certo affermare che a parità di reddito complessivo il tenore di vita può essere lo stesso in famiglie di 1, 2 o 5 persone), tale limite è immutato da 18 anni. Può capitare che inizialmente uno verifichi se il reddito della famiglia superi tale limite. Costatando che è ben al di sotto, se negli anni seguenti non succede niente di nuovo, se il suo tenore di vita non migliora o se peggiora, poi non pensa nemmeno di controllare se continua ad esserlo. Nel caso di figli  può essere raro che non si controlli: si è giovani, si può avere un aumento di stipendio contrattuale o ad personam, si può trovare un altro lavoro o tornare a lavorare e altro. Nel caso di pensionati difficilmente ci sono queste varianti: se si vive della sola pensione e questa basta sempre meno, magari nemmeno si pensa che anno dopo anno essa aumenta, di poco ma aumenta e, restando immutato il limite, alla fine lo raggiunge mentre si continua ad essere convinti di avere diritto all'esenzione. E si cade nella trappola, e si viene sanzionati.
Se l'obiettivo non fosse questo basterebbe non chiedere l'autodichiarazione. Tutti i cittadini italiani hanno il loro bravo codice fiscale fin dalla nascita: 3 caratteri per il cognome, 3 per il nome, 5 per la data di nascita, 4 per il comune di nascita, 1 per controllo. Sedici caratteri che ti identificano e che finiscono ovunque: in base a questi lo Stato (ossia Agenzia delle Entrate, Servizio Sanitario, Regione, Comune, ecc. secondo competenza) sa o può sapere tutto quello che riguarda un cittadino e sa o dovrebbe sapere quale entrate e uscite considerare per diritti o doveri.  Bastano, credo, buoni programmi (software), collegamenti in rete, buone norme per evitare abusi e farle rispettare e tutto potrebbe funzionare presto, bene, anonimamente e automaticamente, salvo documentate rettifiche. Questo non ci salverebbe da norme inique, ma volendo, anche queste potrebbero essere meglio graduate, senza bruschi passaggi dal tutto a niente per piccole differenze di reddito.

Perchè chiedere ad un cittadino una dichiarazione che potrebbe essere "infedele", non per sua volontà ma per l'intricata selva di norme che deve e non riesce a conoscere, quando si può sapere tutto prima, con la stessa precisione e competenza che si ha contestandola dopo? Mi viene naturale pensare che sia per farlo cadere nella trappola e poterlo sanzionare o per il sadico gusto di complicargli la vita.


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giovedì 28 luglio 2011

Punti di vista.

Per loro è un vanto, per me è una vergogna. È una vergogna che, per non rischiare di essere compromesso, un partito ripudi persone che stimava brave, fedeli e fidate, che le abbandoni al proprio destino sapendole innocenti o non si assuma le proprie responsabilità pensandole colpevoli, che faccia questo per continuare ad apparire perfetto e vantarsi della propria superiorità morale. 
Mi ricordo di tempi in cui quasi quotidianamente si aveva notizia di importanti membri che si autoaccusavano, facevano autocritica, si addossavano ogni infamia e finivano in manicomio, in carcere, nei gulag o sul patibolo coperti di ignominia: ma il Partito restava immacolato. Non succedeva in Italia, ma succedeva e non mi pareva cosa di cui vantarsi. 
Penso anche ai film in cui l'agente sotto copertura mai dirà per chi lavora, ai ragazzi imbottiti di dinamite mandati a morire per la Causa, ai genitori che mandano minorenni a rubare confidando nella loro impunibilità e omertà,  pronti comunque a disconoscerli: sicuramente non è il caso delle vicende attuali, ma a questo penso per associazione d'idee.
Passando di sigla in sigla qualcosa è andato perduto del vecchio Partito, ma qualcosa è anche rimasto e non scordo il Primo che si sacrificò per esso, il Greganti.


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mercoledì 20 luglio 2011

Dilemma.

Mentre si sta discutendo se accogliere o no la richiesta d'imprigionare il signor Alfonso Papa mi pongo un dilemma.

Non mi piace assolutamente la carcerazione preventiva, specialmente in questo paese dove la giustizia è lenta e la prevenzione lunga e vorrei avere la sicurezza che sempre avvenga solo quando c'è pericolo di fuga o pericolo di reiterazione del reato o pericolo di turbamento delle indagini. 

La mia fiducia nella magistratura mi consente solo la speranza e non la certezza che  così sia. 
Mi piacerebbe che chiunque imputato di qualche reato potesse essere magari tenuto in carcere per lo stretto tempo necessario per accertare che non esiste alcuno dei tre pericoli citati,  liberato se non esiste, processato entro ragionevoli tempi europei e che se definitivamente condannato scontasse interamente la pena. 
Tutte cose d'un altro mondo.

Il dilemma è però questo: visto che in questo paese tutti rischiamo di subire ingiusta carcerazione preventiva, quando per qualcuno può essere evitata si deve evitargliela o no?

Io penso che se si può evitare anche una sola ingiustizia va evitata: se al signor Alfonso Papa può essere evitata l'ingiusta carcerazione va evitata anche se non è possibile farlo per tutti gli altri.

Ma penso anche che se quelli che fanno le leggi non ne subiscono le conseguenze non si preoccupano delle sofferenze che provocano: il deputato Alfonso Papa andrebbe quindi incarcerato affinché tutti i deputati temendo il trattamento che tocca ai comuni cittadini si adoperino per migliorare questo trattamento.


Non "mal comune mezzo gaudio" ma "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te"

Nel frattempo la Camera ha deciso.



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lunedì 18 luglio 2011

La parabola del figliol prodigo

La parabola del figliol prodigo la conosciamo un po' tutti: Gennaro dopo avere chiesto, ricevuto e sprecato la sua parte di eredità tornò a casa del padre che, felice del ritorno, macellò il vitello grasso e fece festa suscitando le proteste dell'altro figlio Ambrogio, rimasto sempre con lui a curare l'azienda. 
Ma non finì  lì. 
Finché c'era il padre Ambrogio lavorava e mugugnava, Gennaro adulava e faceva la bella vita, tutta la famiglia (mogli, sorelle, figli piccoli, vecchie zie, servitù) continuava a vivere più o meno serenamente in casa.
Ma un brutto giorno il padre morì.
Ambrogio disse chiaramente al fratello che così non poteva continuare, che non era possibile che tutti vivessero alle sue spalle, che si decidesse anche lui a lavorare e non a passare il tempo parlando con questo e con quello, di questo e di quello, parlamenti senza costrutto senza mai combinare qualcosa di utile, che doveva anche smetterla di lasciare rifiuti ovunque nella casa obbligando la famiglia - cioé lui, Ambrogio -  a pagare qualcuno per raccoglierli. 

Gennaro disse che sì, che aveva ragione, che sarebbe cambiato, ma non lo fece. Era più grosso, più forte, meglio nutrito e meno affaticato del fratello: gli impose di passargli ogni mese del denaro e continuò a fare la bella vita. La somma imposta era il 50% di quanto Ambrogio ricavava dal suo lavoro. Ambrogio non poteva opporsi alla volontà del prepotente fratello, ma non gli andava proprio di continuare a sgobbare per avere solo metà del guadagno e vedere Gennaro che sperperava i suoi denari. Così comincò a non dire al fratello di certi lavori fatti a sua insaputa, ad addurre spese mai sostenute, a falsare un po' i documenti che Gennaro voleva controllare. Ricevendo meno denaro e smanioso di maggiori lussi Gennaro s'insospettì e accusò il fratello di eludere i suoi controlli e di evadere dai doveri verso la famiglia: di ridurre le proprie spese e di mettersi a lavorare nemmeno parlarne. Per qualche tempo Ambrogio tenne duro cercando in ogni modo di dare il meno possibile al fratello sprecone, ma diventando la cosa sempre più difficile vendette la proprietà, prese con se tutti i soldi - nulla dovendo al fratello che la sua parte di eredità l'aveva avuta e dilapidata - e andò con i suoi in un paese lontano, dove tutti vissero laboriosi, ricchi, felici e contenti.
Tranne Gennaro, nessuno in paese biasimò Ambrogio
.


Lo Stato è simile a una famiglia, ......



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sabato 9 luglio 2011

La Legge di Gresham

La Legge di Gresham afferma che la moneta cattiva caccia quella buona. Adattandola  alla lingua italiana si avrebbe che la parola cattiva caccia quella buona, ossia la parola inglese caccia quella italiana.
Ci faceva ridere l'insegnante di chimica quando diceva "saggiamo lo stallatico", ora direbbe "testiamo lo stallatico" e nessuno penserebbe di assaggiare il letame.
Nessuno dice più "stato sociale" ma solo "welfare", la "tassa" sanitaria è per tutti "ticket" e tutti quelli che fanno spese o acquisti fanno "shopping".
Non si dice più "vertici" ma solo sammit (summit). Se non sono  generiche "autorità religiose, civili e militari" sono solo "autority" di questo e di quest'altro. La riservatezza, il privato delle persone sembra non più esistere ma tutti parlano di pràivasi (privacy). Rivolgendosi in Italia a italiani quasi nessuno parla di "prodotto italiano" o di "fatto in Italia" ma di "made in Italy" e nel Parlamento italiano non sento di "
interrogazioni e interpellanze" ma di "question time" .
Siamo dei barbari che non conoscevano istituzioni come ambulatori, nidi per l'infanzia, negozi, borse per la spesa prima che arrivassero dai popoli civilizzati surgeruy, nursery, shop, shopper e tuttora non sappiamo come scrivere e leggere queste novità e molti di noi non sanno che il "plus" dei nostri trisavoli si dice "plas". Non usiamo più "computare" e non so se nelle scuole s'insegna ancora "computisteria" ma inorridiamo se qualcuno  chiama calcolatore il "compiuter" (computer). Se chiedi a qualcuno di "compitare" il suo cognome resta imbambolato e devi chiedergli di "fare lo spilling (spelling)".  
Mia nonna diceva figura,  aspetto, vestito, completo, insieme, presenza, vedere e altro: ora sento dire solo "luc (look)". 
A casa erano "le fiore", a scuola "le monachine" ma non sono certo che fosse questo il nome di quello che tutti oggi chiamano solo pop-corn.  
Per dire la stessa cosa con sfumature diverse c'erano tante parole, ora una parola estranea  udita o letta vale per tutte. Subito non ne capisco il significato, poi a furia di sentirla me ne faccio un'idea, trovo il termine italiano (ma perchè l' ignorano?) e alla fine la uso come tutti: la parola "cattiva" caccia quelle "buone".


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giovedì 7 luglio 2011

Misteri.


Adeguamento pensioni


Sento dire che con la manovra le pensioni non saranno adeguate più al costo della vita al 100%.
A me sembrava che già fosse così. Trovo infatti:

"Per l’anno 2011 la percentuale di aumento delle pensioni per variazione del costo vita sarà:
100% = 1,40 %   fino a € 1.382,91 (3 volte il minimo)
 90% = 1,26 %   da € 1.382,92 a € 2.304,85
 75% = 1,05 %   oltre euro 2.304,85 (5 volte il minimo)"

La manovra prevede sì un sensibile abbassamento delle percentuali di adeguamento, ma perchè si lascia intendere che prima erano adeguate al 100%? Mistero.

Tasse sanitarie (ticket)


Sento dire che saranno reintrodotte le tasse sanitarie (ticket).

Se i "ticket" erano aboliti perché nel sito della mia Regione trovo:
"Giovedì 28 Aprile 2011. Partirà tra non più di due mesi la nuova campagna promossa dalla Regione Liguria per l'autocertificazione dell'esenzione dal pagamento del ticket sui farmaci."


L'ultima volta che ho fatto una visita specialistica (tempo fa) ho dovuto firmare l'autodichiarazione per l'esenzione e lo stesso ha dovuto fare recentemente mia moglie (reg. Piemonte). Forse le cose sono cambiate, altrimenti che senso ha l'esenzione da ticket inesistenti? Mistero.
 



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lunedì 4 luglio 2011

Nostalgia

"Grillo ha in sostanza detto che in Val di Susa il regime sta facendo prove di dittatura, che siamo ormai alla guerra civile e che i No Tav faranno una rivoluzione che li renderà, appunto, degli eroi."

Ho nostalgia del Grillo Parlante di Pinocchio: gentile, generoso, saggio, preoccupato, riluttante, severo ed intelligente.




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domenica 3 luglio 2011

Auto elettriche.

Le auto elettriche sono considerate "ecologiche", rispettose dell'ambiente, non inquinanti.
Consumano energia elettrica: se l'energia elettrica viene prodotta inquinando, non inquineranno in città ma inquinano, inquineranno meno ma inquinano. O no?
Usano batterie: se le batterie si esauriscono dovranno essere smaltite, non sarà un  problema come per le centrali atomiche, ma è un problema. O no?
Devono essere costruite, per costruirle ci vuole energia: consumare energia è inquinante o no?
Se le fabbriche abbisognano di esseri umani questi dovranno recarvisi con mezzi di trasporto direttamente o indirettamente inquinanti, o no?
Se le fabbriche usano solo robot per fare i robot ci vuole energia e il discorso si ripete, o no?
Le auto elettriche sono davvero assolutamente ecologiche o solo più ecologiche e più care o solo un affare?
Ad ogni modo credo siano più silenziose e sono le benvenute, ma senza altoparlanti fracassoni.




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lunedì 27 giugno 2011

Secondo logica.


"Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco...all'assistenza morale e materiale" (Codice Civile)

Si ha: 
  • se é  necessario il marito DEVE pagare le spese (vitto, alloggio, vestiario, assistenza medico-sanitaria, ecc) a favore della moglie e viceversa;
  • le spese mediche possono essere (in parte) detratte dall'imposta da pagare;
  • la moglie NON ha imposta da pagare
quindi, secondo logica fiscale, 
  • il marito NON PUO' detrarre le spese dall'imposta che lui deve pagare.

Può però farlo se la moglie è fiscalmente a carico, ma

la moglie ha:
  • reddito troppo alto per comportare  pagamento d'imposta;
  • reddito troppo basso per essere fiscalmente a carico del marito;
quindi, secondo logica fiscale,
  • le spese mediche non possono essere detratte da nessuno perché è troppo ricca e troppo povera.

Quanto vale per le spese mediche vale anche per  le spese di ristrutturazione dell'
alloggio con un'eccezione: le spese possono essere detratte dal famigliare "convivente".
"Dal matrimonio deriva l'obbligo...alla coabitazione." (CC)
per cui:

  • si dovrebbe presumere che marito e moglie coabitano, siano cioè conviventi salvo dimostrare il contrario;
quindi, secondo la logica fiscale,
  • marito e moglie NON SONO CONVIVENTI anche se sono inseparabili ma non risultano anagraficamente residenti nello stesso Comune (magari uno a est e l'altro a ovest?).

"La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale." (CC)
Può tuttavia succedere che vivendo da pensionati sei mesi in A e sei in B la moglie consideri sua dimora abituale A e il marito B.
Uno non è nella sua residenza quando è in A, l'altra quando è in B, ma se avessero la stessa residenza ne sarebbero entrambi fuori o in A o in B dove non hanno medico, non possono votare, ecc.ecc.: peggio degli italiani all'estero o degli stranieri in Italia: un po' anacronistico con i mezzi di telecomunicazione attuali ma perfettamente consono alla logica statale.


Naturalmente anche per la tassa RAI vale la stessa logica:
  • la moglie residente in A è titolare dell'abbonamento RAI;
  • si porta un apparecchio in B (anche se non lo porta la RAI lo dà comunque per esistente);
quindi, secondo la logica fiscale,
  • NON è più lei la titolare dell'abbonamento per quell'apparecchio ma dev'essere il marito, ovviamente considerato non convivente, e si deve pagare un secondo canone.

"Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia." (CC)
per cui:

  • il marito può contare sul reddito della moglie e viceversa
quindi, anche secondo la logica fiscale,
  • il reddito familiare oltre il quale non si ha più diritto ad agevolazioni si calcola sommando i redditi dei coniugi, senza badare se sono fisicamente o anagraficamente conviventi.
È l'eccezione che conferma la regola, ovviamente rispettando la logica fiscale di adottare sempre la soluzione più favorevole al fisco e più onerosa per il contribuente: coerentemente  i limiti di reddito sono immutati dal 1993, indifferenti a inflazione e aumento del costo della vita.

Nel calcolo del reddito familiare eccezionalmente la logica fiscale coincide con la logica comune, ma ponendo 100 il limite di reddito familiare, si ha:
  • famiglia di due o tre persone con reddito familiare 102, pro-capite 51 o 34;
  • singolo con reddito familiare 99, pro-capite 99;
quindi, secondo logica fiscale,
  • il singolo ha diritto ad agevolazioni, gli altri no.
Per equità e tutela dei più deboli.
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Costituzione
ARTICOLO 29
1- La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Codice Civile.
ARTICOLO 143 Diritti e doveri reciproci dei coniugi.
Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.

ARTICOLO 143 bis Cognome della moglie.
La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze.


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