mercoledì 28 novembre 2012

Classe dirigente

Cosa possiamo aspettarci da una classe dirigente di persone nemmeno capaci di usare parole italiane. Se avessero idee proprie le chiamerebbero nella propria lingua e invece importano concetti e termini stranieri e non fanno nemmeno lo sforzo di cercare il corrispondente italiano non perché non esiste ma solo perché loro non lo conoscono e non faticano per trovarlo. Per questo politici e giornalisti dicono sempre e solo welfare, stalking, election day, surgery, day hospital, spending review, fiscal compact, question time, spread, default, ticket (va con tutto, come il prezzemolo), convention, endorsement, on line, establishment, class action, road map,  eccetera. Con quale esattezza di pronuncia lo si dovrebbe chiedere a inglesi o americani, secondo le preferenze.
Ripetono a pappagallo frasi e termini sentiti per la prima volta in inglese perchè non li conoscono in italiano o li hanno dimenticati o li ritengono plebei, sono dei "miserioni", direbbe mia madre, cioè pigri che non vogliono fare la fatica di cercarli oppure si vergognano a usarli e costringono i connazionali a cercarseli nel dizionario inglese-italiano. Un vecchio contadino che conosceva benissimo come dire in dialetto lavori, utensili e tutto quanto gli era usuale si sforzava di trovare il termine italiano quando parlava con i "foresti" e viceversa cercava il termine dialettale quando parlava ai suoi di cose apprese in italiano: solo se non c'era o non lo conosceva nessuno usava quel termine come l'aveva udito. 

Pare che la nostra classe dirigente non conosca un sacco di cose, non le sappia chiamare col loro nome o con uno che ne renda l'idea: se lo sapesse con gli italiani userebbe il termine italiano e il termine straniero con gli stranieri o magari entrambi per ampliare le conoscenze altrui e manifestare le proprie.
E invece capiterà che la vecchia cara mamma sarà solo mom perchè così la chiamano le figlie di Obama e visto che non valgono più le regole di pronuncia nostrane non ci sarà più Jésus ma Gìsus, non viceversa ma vais-verso, non Diàna ma Daiàna,
non Janus ma Genas (avevamo gennaio), non mobile ma mobail e plas oltra.

lunedì 26 novembre 2012

Se invece

Se invece di fare le primarie si facessero le eliminatorie?

Considerato che i partiti in Italia sono più o meno tanti quante le squadre ammesse al torneo finale e che le legislature durano più o meno quanto una squadra resta campione del mondo, forse per designare chi per cinque anni deve governare e chi stare all'opposizione si dovrebbe adottare la procedura prevista nel calcio per stabilire chi per quattro anni è campione del mondo e chi vicecampione.
Beh, più o meno sappiamo tutti come funziona il campionato del mondo di calcio.

Facciamo lo stesso con la politica: suddividiamo a sorte tutti i candidati in 8 gironi elettorali, mettiamo al posto di "partita" confronto elettorale diretto e al posto dei gol i voti presi. In verità i candidati possono essere più d'uno per ogni partito, ma per comodità supponiamo che siano 32 e chiamiamo partito ogni "corrente".
Con 32 candidati  in ogni girone sono 4 e i confronti sono 6, in totale 6 x 8 = 48 confronti e 48 è il numero massimo di voti esprimibili da ciascun votante nella fase a gironi. Se si fa un confronto al giorno servono 48 giornate elettorali, ma si possono fare in tre giornate dove ogni candidato si oppone ad un unico avversario, in una sola giornata dove si oppone a tutti tre gli avversari nel girone o altrimenti. Si può far pagare 2 euro una tantum per tutte le elezioni o 2 euro per ciascuna elezione o per ciascun voto espresso e così magari eliminare il finanziamento pubblico ai partiti. In ogni confronto chi vince ha 3 grandivoti, chi pareggia 1, chi perde 0. I primi due candidati con maggior numero di grandivoti in ciascun girone passano alla fase ad eliminazione diretta: ottavi di finale (16 candidati e 8 confronti), quarti (8 e 4), semifinale (4 e 2), finale 3°||4° (2 e 1) e finale 1°||2° (2 e 1), in tutto altri 16 confronti, 16 elezioni, 16 voti ed eventualmente 16 2euro. Complessivamente 64 confronti con relativa votazione.

Alla fine l'ultimo vincitore sarà Presidente del Consiglio dei Ministri e il suo partito avrà il 52,5% dei seggi mentre l'ultimo sconfitto sarà capo dell'opposizione e avrà il 40% dei seggi, il terzo classificato ne avrà il 7,5%.

Semplice, o no?


venerdì 23 novembre 2012

Patrimoniali

In principio era ICI, Imposta Comunale sugli Immobili. Venne Prodi e ne ridusse il peso, venne poi  Berlusconi che la abolì per tutte le prime case non di lusso: molti dissero, dicono, sostengono, ripetono che Prodi l'abolì per i poveri e Berlusconi per i ricchi, ma nessuno finora mi ha provato e fatto capire che fu così. Idearono una nuova imposta detta IMU, che tutti dicevano significare Imposta Municipale Unica ed essere quello che significava. Ma prima che fosse applicata venne il Salvatore che lasciò l'acronimo IMU ma cambiò tempi, fine e titolo: ora significa Imposta Municipale Propria ed è già in vigore. Perchè si chiami Propria io proprio non lo so e non lo capisco, considerato che non pare proprio che appartenga tutta ai Municipi. Non so nemmeno perché non sia più Comunale ma Municipale: io penso ancora che Municipio sia la sede del Comune, ma dicono che a Roma le circoscrizioni si chiamano municipi.
Ad ogni modo, tanto per non negare dubbi e incertezze ai cittadini, nel mio comune questa imposta non si chiama IMU ma IMUP, appunto Imposta MUnicipale Propria.


mercoledì 21 novembre 2012

Andrea

Il nome greco originario Andréas rappresenta la forma abbreviata di nomi greci composti con anér-andròs, che significa "uomo, individuo di sesso maschile, guerriero", oppure un derivato di andréia "forza, coraggio virile".L'onomastico ricorre il 30 novembre in ricordo di s. Andrea martire. VEDI 
La Cassazione dà il via libera al nome "Andrea" anche per le bambine VEDI


Per me, uno, se vuole, il figlio può chiamarlo Femminuccia e la figlia Maschiaccio,  magari guadagnadosi così la loro riconoscenza eterna. Ma se la regola è che i maschi abbiano nomi maschili e le femmine nomi femminili da noi Andrea è maschile e Andreina femminile. Dire che se in Germania ci sono donne che si chiamano Andrea così si possono chiamare anche in Italia forse è perchè s'ignora o non si considera che là i maschi non si chiamano Andrea ma Andreas e non mi risultano donne che si chiamino Andreas: è come dire che se in Italia voglio latte freddo lo chiedo kalt, perchè così in Germania capiscono che non lo voglio caldo ma di frigo.
In casa poi la chiamino come meglio credono (Andrea, Aa, Drea, Rea, A), ma nei documenti italiani - stando alle regole - dovrebbe risultare un nome inequivocabilmente femminile, almeno fino a quando non si dovrà usare solo il codice fiscale o non verrà abolita ogni distinzione di genere. Ma si sa, in Italia le regole sono fatte per non essere osservate e - coi tempi che corrono - dobbiamo rinunciare alla nostra sovranità (come dice il nostro capo di stato),  alla nostra lingua, alla nostra identità e ai nostri nomi.

mercoledì 14 novembre 2012

Colori e numeri

I più civili si preoccupano di eliminare gradini e mettere piani inclinati, di togliere ostacoli nei percorsi pedonali, di usare segnali acustici agli incroci, insomma di agevolare la vita a chi soffre qualche menomazioni. Si agevola chi non può camminare, chi non può vedere, chi non può sentire ma mai che si pensi a chi ha difficoltà a distinguere i colori.
Agli incroci si deve guardare il colore del semaforo, per la raccolta differenziata il colore del cassonetto, per il traffico il colore del codice, per il percorso da fare (es. ospedale) il colore del tracciato e così via. Magari per il semaforo uno sa alto=rosso=fermo, medio=giallo=attendere, basso=verde=passare ma per il resto se non è accompagnato da persona "normale" può avere delle difficoltà dove la maggioranza delle persone trova invece agevolazione. Anche chi non distingue facilmente i colori è a suo modo "diversamente abile" e non sarebbe per nulla complicato venirgli incontro. Basterebbe integrare i segnali a colori con un numero (o altro): 1 nel rosso, 2 nel giallo, 3 nel verde ecc. Chi è aiutato dai colori ed abituato ad essi continuerebbe come prima ignorando il numero, chi coi colori poco o tanto si perde vedrebbe il numero ignorando il colore.
Passerà quando si accende 1 e non passerà quando vede 3, saprà che la carta va nel cassonetto 1 e no nel 4, seguirà il percorso indicato con 6 e non quello con 5, saprà che il traffico è intenso con codice 4 e agevole con codice 0, e così via. 

Non è detto di fare tutto e subito, ma ci si potrebbe almeno avviare su questa strada.