martedì 8 ottobre 2013

Equità all'italiana

Sarà per l'evoluzione della lingua che "matrimonio" da uomo+donna diventa A+B che possono essere qualsiasi cosa, che "ricco" diventa chi vent'anni fa era sotto un limite di reddito che ora supera vivendo peggio di allora, che "equo" non ha più niente da spartire con giusto.
Se A guadagna e
lavora il doppio di B per equità deve pagare più del doppio d'imposta, se paga più del doppio d'imposta ha diritto a meno della metà dei servizi, sempre che dichiarino onestamente il proprio reddito. Se invece B guadagna il doppio di A ma ne dichiara la metà viene premiato con la riduzione delle tasse sui servizi e altri benefici, un bell'incentivo all'evasione.
Si dice e si ripete che l'evasione fiscale italiana è la più alta del mondo o quasi, però si ostinano a considerare la dichiarazione dei redditi la base su cui calcolare con equità benefici e agevolazioni, col risultato che l'onestà è doppiamente punita e la giustizia va a farsi benedire.
Per equità chi ha un reddito che supera di un euro il limite deve contribuire alle spese pubbliche con ben più di un euro in più di chi quel limite non supera: in pratica va sotto il limite ma senza averne i benefici.
Si dice e si ripete che si deve rivedere il catasto, ma si continua a volere far pagare le tasse sulla casa in base a quei redditi catastali che considerano falsi. Così capita che chi a torto o a ragione ha avuto la sfortuna di avere la rendita valutata più di 750 euro, secondo qualcuno dovrebbe pagare l'IMU dopo avere pagato finora più di chi ha avuto la fortuna di averla valutata a meno di 750 euro, che per equità ne sarebbe esente. Anche ammettendo che i redditi catastali siano assolutamente congrui è sicuramente equo - nel significato di ingiusto - che chi ha un appartamento con reddito catastale 751 paghi una caterba di euro di IMU mentre se è 749 non paghi niente.
Se l'IMU è un'imposta patrimoniale - e non c'è dubbio che lo sia - allora si dovrebbe basare esclusivamente sul valore reale del patrimonio senza intromissioni di variabili estranee quale il reddito dichiarato (a sua volta incerto). Penso che l'unico fattore compatibile è il numero degli abitanti: diverso è disporre di 100mq in dieci o in uno. Però, considerato che i politici si riempiono la bocca di "meno fortunati", "classi meno abbienti", "persone più sfavorite" e via così, mi viene in mente il caso di una signora che ha una pensione di 480 euro mensili e un appartamento di 80mq, costruito intorno al 1970, con rendita catastale di 800 euro. Secondo alcuni geni quell'appartamento è un immobile di lusso. Si prendono il lusso di definire lussuoso un appartamento con infissi di plastica, in un condominio di 25 tra appartamenti e miniappartamenti,
situato al limite di un comune di 4000 abitanti, restaurato e reso un po' decoroso addebitanto alla signora 20000 euro, che non ha potuto minimamente detrarre dalle imposte per incapienza. Essendo lontano dal centro ha in compenso un bel prato che costa un occhio mantenerlo decentemente. A me pare del tutto equo - nel senso suddetto - far pagare l'IMU a questa ricca signora.