venerdì 27 febbraio 2015

Tasse

Pagare le tasse (e imposte) non è così bello come diceva il ministro Pàdoa (=Padova) Schioppa. Forse il suo seguace Padoàn (=padovano) pensa più realisticamente che il bello è riscuoterle, farle pagare agli altri e beneficiarne. Pagarle non piace a nessuno, ma si può ben accettarle quando non sono esagerate e sproporzionate ai servizi forniti. Il peggio però è pensare, anzi sapere per certo, che si pagano anche per i molti che non le pagano, non pagano imposte, IVA, biglietto dell'autobus, tassa sanitaria, canone RAI, ecc.: va bene, è giusto pagare imposte e tasse, ma perchè io sì e altri no? Giorni fa ho sentito affermare in tv che l'90% di chi usa gli autobus a Roma non paga il biglietto. Un tempo c'era l'autista e c'era il bigliettaio, per risparmiare hanno abolito il bigliettaio: un bel risparmio se è vero che il 90% dei biglietti dovuti non vengono pagati. Per carità, c'è l'automazione e magari un bigliettaio intimidito e senza il supporto di una scorta non riuscirebbe a fare pagare il biglietto alla metà dei passeggeri, come insegnano le esperienze dei controllori in altre città. Resta il fatto che quel 10% che paga il biglietto più che onesto si sente il babbeo che paga per il 90% che viaggia gratis. Se per continuare a fornire il servizio a quegli scrocconi l'azienda aumenta il prezzo del biglietto a pagare è solo quel 10%, se il bilancio viene ripianato dal Comune con le imposte pagate dai concittadini sono essi a sopportarne il peso, se quanto pagato dai concittadini non basta e il Comune viene sovvenzionato con le imposte pagate dai cittadini italiani sono tutti gli italiani a rimetterci e i tedeschi di Germania hanno tutte le ragioni del mondo a chiamarsene fuori, visto che possono. Se davvero il 90% di furbi si fa pagare il viaggio dal 10% di gonzi la cosa più giusta da fare è abolire il biglietto (si dice ticket?) e tutti viaggiano gratis. Se non si è in grado di far pagare il biglietto al 90% dei viaggiatori tanto vale non farlo pagare: o tutti o nessuno. Così se non altro non ci sono furbi gongolanti e babbei avviliti: basta fare pagare con equità le imposte, ma questo è un altro discorso. Se poi uno non vuole usare l'autobus affari suoi, il servzio è offerto a tutti. Così come invece stanno le cose io non so se devo vantarmi o vergognarmi per avere fatto tre chilometri a piedi quando mi sono accorto che il bus non sarebbe partito in tempo per arrivare prima dello scadere dei 90 minuti di validità del biglietto e non avevo i soldi per acquistarne un altro.

lunedì 16 febbraio 2015

Equità fiscale


Domanda - Se Aldo ha 70 anni, Berto 70 anni, Carla 70 anni e il reddito lordo annuo di Aldo è 18076€, di Berto 18076€, di Carla 18076€ (1054€ netti mensili), perchè esenti dalla tassa sanitaria (ticket) sono Aldo no, Berto sì, Carla no?
Risposta - Perché Aldo e Carla sono marito e moglie.

Domanda - Se sono sposati Dario con Franca e Gino con Lina e percepiscono netti mensili Dario 1054,35€, Franca 1054,35€, Gino 1054,40€, Lina 1054,40€, perchè devono pagare la tassa sanitaria Dario e Franca no, Gino e Lina sì?
Risposta - Perché Gino e Lina percependo 1€ lordo annuo più di Dario e Franca sono molto più ricchi.

Domanda - Se a dicembre 1994 percepivano lorde annue Gino 23.026.313£ e Lina 23.026.313£ e rivalutando il loro reddito secondo l'Indice Nazionale delle variazioni dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati ora percepiscono Gino 18077€ e Lina 18077€ perchè nel 1995 non  dovevano pagare la tassa sanitaria e nel 2015 sì?
Risposta - Perché nel 1995 la somma dei loro redditi era 46.052.626£ (34,21% sotto il limite 70.000.000£) e ora ora è 36154€ (0,005587% sopra il limite 36151,98€), essendo stati rivalutati i loro redditi sì e il limite no.


sabato 7 febbraio 2015

Progressività

"Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."
Io capivo  "più si è ricchi e più si paga", in misura più che proporzionale. In realtà capita anche che "più si è poveri e più si paga": per esempio le tasse sanitarie (vulgo ticket).
Secondo la normativa vigente, per ragioni di reddito sono esentati dal pagamento della tassa i bambini fino a sei anni e gli anziani oltre i sessantacinque se il "reddito familiare non supera 36151,98 euro lordi annui". Sembrerebbe rispettare l'art.53 della "costituzione più bella del mondo", ma è una balla. In realtà se il reddito supera mettiamo di 100 euri quella cifra e si deve pagare 150 euri annui di tassa, chi ne aveva 100 lordi in più si trova con 150 netti in meno e quindi con minore capacità contributiva di chi ne aveva 100 in meno dei fatidici 36151,98. Non 36000 o 36152 euri: "36151,98 euro lordi annui". Sembra una cifra ridicola e lo è, solo che quella cifra ridicola conferma la progressività del "più si è poveri e più si paga".
Nel 1994 quando furono stabiliti i limiti di reddito valevoli dal 1/1/1995 erano Lit. 70.000.000, settanta milioni di lire italiane. Quando fu adottato l'euro il cambio ufficale era 1 euro = 1936,27 lire e quindi 70000000/1936,27=36151,982936 euri, arrotondati (si fa per dire) a 36151,98. La famiglia che disponeva allora di 69.999.999 lire (una bella cifra per quel tempo) se ora dispone di 36152 euri è più povera di allora, ma deve pagare la tassa che allora non pagava: a conferma della regola "più si è poveri e più si paga".
Regola ancora più evidente se si considera che 36151,98 valgono sia per famiglie composte da una sola persona che per quelle composte da 2 o più persone. Mi pare del tutto evidente che se la famiglia dispone di quel reddito le sue capacità contributive sono diverse se è composta da una sola o da dieci persone. Nel primo caso una persona è esente dalla tassa con un reddito annuo lordo di 36151 euri, nel secondo solo se dispone di 3615 euri di reddito annuo lordo medio pro capite. Per il supero del limite di due conviventi non si sommano i redditi, di due sposati sempre. 
Naturalmente anche chi nel 1995 era molto lontano da quel limite, anche con adeguamenti di salario o pensione inferiori all'inflazione finisce prima o poi per superarlo pur diventando più povero. E se non pensa di essere diventato nominalmente più ricco,  di averlo superato e di doverlo dichiarare viene considerato un delinquente che non paga il dovuto. Sono passati più di vent'anni da quando è stato calcolato quel valore: se era equo allora non lo può essere ora e viceversa. E fra vent'anni sarà peggio.
A me pare un'indecente iniquità, ma nessuno se ne preoccupa: non so se perché interessa pochissimi votanti o perchè una norma più giusta riguarderebbe moltissimi beneficiari e costerebbe come qualche spreco pubblico che non si vuole eliminare.
A dire il vero non è del tutto così: da molti anni si può leggere nel sito del Ministero della salute che "il problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita è da tempo all'attenzione di questo Ministero e del governo tutto". E chissà per quanti decenni dovranno pensarci prima di risolverlo.

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Nota -  Quanto citato tra virgolette è riportato a memoria