lunedì 27 giugno 2011

Secondo logica.


"Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco...all'assistenza morale e materiale" (Codice Civile)

Si ha: 
  • se é  necessario il marito DEVE pagare le spese (vitto, alloggio, vestiario, assistenza medico-sanitaria, ecc) a favore della moglie e viceversa;
  • le spese mediche possono essere (in parte) detratte dall'imposta da pagare;
  • la moglie NON ha imposta da pagare
quindi, secondo logica fiscale, 
  • il marito NON PUO' detrarre le spese dall'imposta che lui deve pagare.

Può però farlo se la moglie è fiscalmente a carico, ma

la moglie ha:
  • reddito troppo alto per comportare  pagamento d'imposta;
  • reddito troppo basso per essere fiscalmente a carico del marito;
quindi, secondo logica fiscale,
  • le spese mediche non possono essere detratte da nessuno perché è troppo ricca e troppo povera.

Quanto vale per le spese mediche vale anche per  le spese di ristrutturazione dell'
alloggio con un'eccezione: le spese possono essere detratte dal famigliare "convivente".
"Dal matrimonio deriva l'obbligo...alla coabitazione." (CC)
per cui:

  • si dovrebbe presumere che marito e moglie coabitano, siano cioè conviventi salvo dimostrare il contrario;
quindi, secondo la logica fiscale,
  • marito e moglie NON SONO CONVIVENTI anche se sono inseparabili ma non risultano anagraficamente residenti nello stesso Comune (magari uno a est e l'altro a ovest?).

"La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale." (CC)
Può tuttavia succedere che vivendo da pensionati sei mesi in A e sei in B la moglie consideri sua dimora abituale A e il marito B.
Uno non è nella sua residenza quando è in A, l'altra quando è in B, ma se avessero la stessa residenza ne sarebbero entrambi fuori o in A o in B dove non hanno medico, non possono votare, ecc.ecc.: peggio degli italiani all'estero o degli stranieri in Italia: un po' anacronistico con i mezzi di telecomunicazione attuali ma perfettamente consono alla logica statale.


Naturalmente anche per la tassa RAI vale la stessa logica:
  • la moglie residente in A è titolare dell'abbonamento RAI;
  • si porta un apparecchio in B (anche se non lo porta la RAI lo dà comunque per esistente);
quindi, secondo la logica fiscale,
  • NON è più lei la titolare dell'abbonamento per quell'apparecchio ma dev'essere il marito, ovviamente considerato non convivente, e si deve pagare un secondo canone.

"Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia." (CC)
per cui:

  • il marito può contare sul reddito della moglie e viceversa
quindi, anche secondo la logica fiscale,
  • il reddito familiare oltre il quale non si ha più diritto ad agevolazioni si calcola sommando i redditi dei coniugi, senza badare se sono fisicamente o anagraficamente conviventi.
È l'eccezione che conferma la regola, ovviamente rispettando la logica fiscale di adottare sempre la soluzione più favorevole al fisco e più onerosa per il contribuente: coerentemente  i limiti di reddito sono immutati dal 1993, indifferenti a inflazione e aumento del costo della vita.

Nel calcolo del reddito familiare eccezionalmente la logica fiscale coincide con la logica comune, ma ponendo 100 il limite di reddito familiare, si ha:
  • famiglia di due o tre persone con reddito familiare 102, pro-capite 51 o 34;
  • singolo con reddito familiare 99, pro-capite 99;
quindi, secondo logica fiscale,
  • il singolo ha diritto ad agevolazioni, gli altri no.
Per equità e tutela dei più deboli.
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Costituzione
ARTICOLO 29
1- La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Codice Civile.
ARTICOLO 143 Diritti e doveri reciproci dei coniugi.
Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.

ARTICOLO 143 bis Cognome della moglie.
La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito e lo conserva durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze.


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venerdì 24 giugno 2011

A ciascuno il suo merito.

Per scoprire che i politici non sono tutti eremo e parlamento ci voleva un abile magistrato, le moderne tecnologie spionistiche e una montagna di soldi nostri. Ma il merito è un po' anche di noi cittadini che smaniamo per il pettegolezzo e siamo felici che qualcuno origli e spii dalle fessure (ora si dice intercettare) e corriamo a comperare il giornale che pubblica quelle "notizie" avute a nostre spese.
I giornali ci prosperano, i giornalisti pure e i magistrati hanno trovato il miglior modo per usare il loro tempo e il nostro denaro e magari dare un aiutino a qualche persona o azienda che si occupa di telefonia ed elettronica. Tranne quei pochi tirati in ballo e i fessi che pagano le tasse, tutti ci guadagnano: non c'è alcun motivo per non lasciare le cose come stanno.
Checché ne dicano, l'Italia è un paese democratico: parlamento e giornali, parlamentari e giornalisti sono il pane della democrazia e in questo paese sono tanti.
A me in verità sembrano anche troppi, sia i parlamentari che i giornalisti. Per i primi il merito è anche nostro che con un bel referendum abbiamo voluto che tanti erano e tanti rimanessero. Per i secondi quelli che vivono senza sovvenzioni statali facciano quello che vogliono, gli altri preferirei che facessero lo stesso. Però ...
Sicuramente sono tutti bravi giornalisti, ma non è detto che se nel mondo tutti sono bravi parrucchieri tutti possano vivere facendo il parrucchiere: forse qualcuno sarà più bravo e qualcuno meno, il più bravo faccia il parrucchiere e gli altri cambino mestiere.
Anche nella più aperta delle democrazie le idee da sostenere, da difendere, da far conoscere non sono infinite: se sono una cinquantina potrebbe bastare una cinquantina di giornalisti per i fondamentali e un'altra cinquantina per le variazioni sul tema, diciamo - ad abundantiam - 150 giornalisti e 150 parlamentari più occasionalmente qualcun altro cui viene una nuova idea.
Da quello che vedo e sento invece sono in molti a dire e ridire le stesse cose - sui giornali, in TV, in rete - quando non dicono la stessa cosa sulla stessa persona: l'immancabile Berlusconi Silvio, variamente detto. Mi sembra uno spreco, ma il merito è anche di tutti noi che compriamo il giornale, guardiamo la TV o navighiamo in rete.



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giovedì 23 giugno 2011

Onestà

Molti - nel loro piccolo - se possono cercano di non pagare imposte e tasse, ma tutti condannano e deprecano chi le evade. 
Io sono convinto che sia giusto pagare per quello che si riceve (lavoro, acqua, servizi, ecc.) ma anche altrettanto giusto non pagare più dell'equo o per quello che non si riceve (giustizia, sicurezza, buone leggi). Se al mercato uno mi propone una merce e trovo giusto il prezzo, la prendo e pago; ma se uno m'impone l'acquisto o mi ferma, mi minaccia e pretende che gli dia i miei soldi cerco di oppormi come meglio posso. Se so che in quel mercato sicuramente troverò chi mi vuole rapinare cercherò di non andarci; se proprio devo farlo cercherò di portare con me solo i soldi necessari e quei soldi cercherò di nasconderli nei posti più impensabili. Anche se so per certo che i rapinatori  non mi prenderanno tutto perché io possa continuare a vivere e lavorare e guadagnare e tornare e essere nuovamente rapinato, io cercherò il modo di nascondere quanto più posso.
Forse non è vero, ma molti cittadini italiani possono avere l'impressione che lo Stato Italiano più che un venditore che voglia giustamente essere pagato per quello che dà si comporti come il prepotente che impone il suo prezzo o il rapinatore che pretende i tuoi soldi
e si comportano conseguentemente. Non è che il rapinatore i soldi se li mangi, ma li spende come meglio crede per avere ciò che più gli aggrada: a qualcuno finiranno, incrementeranno gli affari di qualcuno o qualcuna. Così lo Stato rapace prelieva il massimo che può senza farti morire, ma qualcuno in ogni caso ci guadagna anche se spende malamente.
In teoria lo Stato siamo tutti noi, ma se questo fosse vero tutti sarebbero felici di arricchire lo Stato perché arricchirebbero se stessi. In pratica qualcuno decide chi arricchire e chi impoverire. Naturalmente chi decide pensa prima di tutto a sé medesimo. I nostri politici e i nostri giudici, chi fa le regole e chi le applica, sono fra i meglio pagati d'Europa: probabilmente si ritengono fra i meglio d'Europa. Sono convinto che se la remunerazione dei politici fosse meno appettibile, a fare politica forse non sarebbero i migliori  ma sicuramente quelli che davvero la fanno per "il bene del Paese" :  per spirito di servizio e amore civico si sacrificherebbero per qualche tempo per poi tornare al proprio lavoro e guadagno. E chi non lo fa andrebbe ringraziato per il suo disinteresse o condannato se si accerta che rimane solo per suo interesse. Sì dice che la democrazia costa, ma da noi costa più del ragionevole, molto più che altrove e non credo sia perché abbiamo i politici più bravi del mondo con la Costituzione più bella del mondo. 
Si preleva all'operaio che ha appena di che vivere in casa d'affitto e si danno incentivi a chi mette i pannelli solari a casa sua: si aiuta il più ricco e si arricchisce chi vende i pannelli. Può anche succedere che il povero sia proprietario della sua casa e solo grazie a questo possa sopravvivere con un reddito talmente basso da non dovere - meno male - pagare imposta: non potrà avere nessun degli incentivi concessi agli altri proprietari  perché non ha imposta da cui scalarli. È troppo povero e perciò dovrà o sobbarcarsi la spesa intera o continuare a spendere di più per l'energia e sovvenzionare il risparmio energetico altrui.
Non è onesto chiedere ai cittadini di essere onesti contribuenti se poi i soldi vengono sprecati e usati in modo clientelare: come possono sentirsi moralmente obbligati a dare metà del loro reddito per permettere ad altri un reddito superiore, magari due tre dieci volte immeritatamente superiore? Non è onesto prendere i soldi a chi deve mantenere la sua famiglia per elargirli a chi quando non è nullafacente danneggia le cose altrui o a chi è bravissimo a vantare i suoi diritti ignorando ogni suo dovere, toglierli a chi lavora almeno 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana per 48 settimane all'anno per pagare lo stipendio a chi gli fornisce un servizio per un tempo pari alla metà di tutto.

Non è onesto fare norme talmente ambigue da indurre in errore anche il più coscienzoso dei contribuenti per poterlo poi sanzionare pesantemente; non è onesto fare le cose complicate per far prosperare commercialisti, patronati, CAAF. Se poi uno per essere onesto deve pagare più del dovuto non può meravigliare che cerchi di pagare meno del dovuto, per pareggiare i conti.

Non è onesto considerare una "famiglia" quando questo può danneggiare il cittadino e non più tale quando tornerebbe a suo vantaggio: si sommano i redditi di marito e moglie per ecluderli da benefici, ma non si possono sommare le spese per detrarle dall'imposta del coniuge capiente;
si pagano due canoni RAI perché si considera la "famiglia anagrafica" e non quella prevista dalla Costituzione: due  tasse TV rivalutate  per vedere cose già viste (rewind), mentre i limiti di reddito delle agevolazioni fiscali sono rimasti quelli del secolo scorso, quando tutto costava la metà.

Non mi piace pagare per i molti che non pagano, ma lo Stato che dà del disonesto al cittadino mi ricorda il bue che dà del cornuto all'asino.



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giovedì 16 giugno 2011

Precari

Trovo: 
"precario: agg. Instabile, temporaneo, incerto: impiego p.."

Credo che "precario" non sia una persona instabile ma una con un lavoro provvisorio, incerto come incerta è la vita di tutti. Forse non è nemmeno questo e alcuni "precari" sono invece persone che un lavoro sicuro ce l'hanno, magari un lavoro che gli lascia un sacco di tempo per lamentarsene ma senza la garanzia assoluta di stipendio, tempo libero e pensione dei dipendenti pubblici di ruolo. Molti di quelli che gli pagano lo stipendio lavorando nel privato stanno peggio. 

Moltissimi anni fa anch'io avrei potuto definirmi "precario": lavoravo in un ente pubblico, con buone ferie, buon orario e stipendio decente (per quel tempo, oggi sarebbero considerati inaccettabili) ma "a tempo determinato", con la speranza ma non la certezza di passare "di ruolo". Ho cercato e trovato un altro lavoro, lontano da casa, più impegnativo, meno garantito di un lavoro pubblico, più faticoso e non molto meglio retribuito: ma non ero più "precario" e non avevo più la sensazione di essere pagato con soldi tolti alla povera gente.


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mercoledì 8 giugno 2011

Azzardo

E = ELETTORI aventi diritto al voto
V = VOTANTI = S+N
S = SI, votanti sì
N = NO,votanti no
A = ASTENUTI

Con E=100 in pratica:

se (S+N)=50 si ha S=(S+N)-N e N=(S+N)-S+A
se (S+N)=51 si ha S=(S+N)-N e N=(S+N)-S


È evidente che - rimanendo immutato S - il valore di N può diminuire se aumenta anche di un solo voto: un controsenso.
Ne consegue che per il SI si deve sempre votare, per il NO si deve azzardare se votare o astenersi.
Soluzione democratica: abolire il quorum e
vince chi ha più voti o abolire il NO e vince il SI se supera un ragionevole quorum.


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martedì 7 giugno 2011

Referendum Abrogativi di giugno 2011

Il 12 e 13 giugno dovremo decidere se andare a votare per dire sì o no a quattro quesiti referendari.
Sono andato a vedermi il testo di tali quesiti, quello che presumibilmente troverei scritto sulla scheda.

Riporto da Wikipedia.

Primo quesito

  • Colore scheda: rosso
  • Titolo: Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione
Volete voi che sia abrogato l'art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall'art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», e dall'art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea», convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?

Secondo quesito

  • Colore scheda: giallo
  • Titolo: Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma
 Volete voi che sia abrogato il comma 1 dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale», limitatamente alla seguente parte: «dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito»?

Terzo quesito

  • Colore scheda: grigio
  • Titolo: Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare
Volete voi che siano abrogati i commi 1 e 8 dell'articolo 5 del decreto-legge 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?

Quarto quesito

  • Colore scheda: verde
  • Titolo: Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale
 Volete voi che siano abrogati l'art. 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, e l'art. 2 della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante «Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza», quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 13-25 gennaio 2011 della Corte costituzionale?

Letto il testo non ho capito molto, tranne il fatto che mi viene dato del "voi", come ai bei tempi, come quando si dava del "Vu" al marito, al padre e al nonno. E capirei ancor meno leggendolo per la prima volta nella cabina elettorale, senza documentazione e senza molto tempo (nessuno credo vuole rimanere mezz'ora lì dentro).  
Anche con la più buona volontà difficilmente una persona qualunque riesce a capire esattamente cosa decide votando SI, NO o astenendosi dal voto rifiutando la scheda o standosene a casa.
Ci si deve fidare di quello che dicono pro o contro politici e giornalisti: e io non mi fido molto.


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lunedì 6 giugno 2011

Referendum

Nel giugno del 2005 scrivevo:

"Così come sono, le regole sui referendum non possono che dar luogo a controversie e furbizie: se non si raggiunge il 50% dei votanti gli uni contestano che si considera "no" anche l'impossibilità di votare, se lo si supera e vince il "sì" gli altri contestano che non si tiene conto dei contrari che si sono astenuti per non far raggiungere il quorum.
Forse sarebbe opportuno cambiare queste regole.
Si deve necessariamente presumere  che la maggioranza parlamentare rappresenti legittimamente il Paese e che una legge approvata dal Parlamento sia,fino a prova contraria, approvata dal Paese. Il referendum serve a fornire questa prova.  Si deve anche ritenere che chi si astiene dal voto o approva  la legge oppure si rimette alle decisioni di chi vota. Nel primo caso vale la percentuale di "sì" sul totale degli aventi diritto al voto, nel secondo la percentuale di "sì" sul totale dei voti validi.
Se si presume che chi non vota non intende cambiare la legge, basta fissare la percentuale di "sì" necessario per approvare il referendum, prevedendo nella scheda elettorale solo il "si" e la scheda bianca, a tutela della segretezza del voto. Se invece si presume che chi si astiene si rimette alla decisione dei votanti la scelta rimane quella attuale. In tutti i casi non si considera il quorum dei votanti.
In entrambe le ipotesi chi vuole modificare la legge deve attivarsi, ma nella prima non si scomoda se non lo vuole, giustamente, chi ritiene che vada bene com'è.
Per evitare referendum banali si dovrebbe elevare il numero di "richieste", ma anche facilitare la loro autenticazione e permettere il voto fuori dal comune di residenza, cose non impossibili con le moderne tecnologie."


Da allora non sono cambiate le cose ed io non ho cambiato opinione.






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Naufragi.

Il "Titanic" era una nave di lusso, nel suo naufragio perirono 1523 persone in maggioranza ricche e famose. Avvenne tra il 14 e il 15 aprile 1912 e tuttora se ne parla.

Copio e incollo:
4 giu 2011 ... LAMPEDUSA - È giallo sulla tragedia avvenuta mercoledì al largo della Tunisia, costata probabilmente la vita a oltre 250 disperati fuggiti ... dalla Libia e affondati con i due pescherecci che avrebbero dovuto portarli in Italia."
3 gennaio 2011 TRAGEDIA Yemen, due barconi affondati annegano 80 immigrati.
8 maggio 2011 - Un barcone con 300 migranti si e' incagliato in prossimità del porto di Lampedusa e i migranti a bordo si sono gettati in mare.
28 mag 2011 ... IMMIGRAZIONE: I 347 PROFUGHI SALVATI DA MOTOVEDETTE, BARCONE AFFONDATO ...
mercoledì, aprile 6, 2011 “Alcuni superstiti hanno raccontato che sull’imbarcazione rovesciatasi al largo di Lampedusa erano in 350, quindi i dispersi sono almeno 250?
martedì 29 Marzo 2011 - Cronaca. Salvati 200 eritrei dal barcone affondato Sono 454 i migranti arrivati a Lampedusa nella notte. I primi 190 sono sbarcati ...
31 Marzo 2011 I clandestini hanno raccontato di una piccola imbarcazione con a bordo una ventina di persone, rovesciatasi nel Canale di Sicilia. Nella presunta tragedia sarebbero morte undici persone tra le quali un bambino.
31/03/2009 I due barconi affondati che trasportavano 500 clandestini diretti in Italia sono naufragati nelle coste libiche. In 300, secondo l'Afp ( l'Organizzazione internazionale per le migrazioni) risultano dispersi nel Mediterraneo. 

e mi fermo.

Chissà se fra cento anni si ricorderanno anche di queste vittime di naufragi. Quante sono o saranno nessuno lo saprà mai, ma temo più delle 1523 del Titanic. Vittime non ricche e importanti, non annegate nelle gelide acque del Nord Atlantico, non durante un comodo viaggio di piacere, non a causa di imprevisti eventi seppur prevedibili, ma vittime per le quali nessuno avrà risarcimenti, annegate in mare meno freddo, durante un disperato viaggio verso un paradiso promesso, a causa di incolpevole imprevidenza propria e criminale azione altrui.

Magari lasciano un inferno, ma colpevole è chi li illude che basti pagare e salire su una barca per raggiungere il paradiso. Il medico pietoso fa la piaga virulenta; dire che sì, in fondo si può, una soluzione si trova una volta in mare, se la barca affonda veloci veloci arriveranno a salvarti ed a portarti dove vuoi arrivare fa pensare che sì, il rischio c'è ma è minimo. E affollano le barche e affondano le barche, barche già destinate alla demolizione, barche a perdere, persone a perdere. E si perdono barche e persone. La speranza è l'ultima a morire ma è sbagliato alimentare illusorie speranze, illudere la gente. Se un arto deve essere amputato, va amputato senza pietà, se si è certi che non c'è speranza si accetta l'inevitabile, se con durezza si dimostra che è inutile partire solo pochi partiranno lo stesso. Quando in mare c'è burrasca i bagnini issano bandiera rossa e chi si ostina a fare il bagno in quelle condizioni non lo fa solo a suo rischio e pericolo ma può mettere in pericolo anche altri e non è da tollerare ma da punire.
Se l'Italia, se l'Europa ha davvero bisogno di tanti africani si organizzino trasporti decenti dall'Africa all'Europa, se non ne ha bisogno si dica chiaramente e si faccia chiaramente capire che è inutile mettere a rischio la propria vita per fare i "furbi", per non mettersi in fila ad aspettare il proprio turno e chi tanto parla di rispetto della legalità dovrebbe essere il primo a dirlo.
Diverso è il discorso per i "profughi", per chi fugge da inferni: ma è evidente che l'Italia  non può accogliere tutti i profughi del mondo e tanto meno lo può Lampedusa e si dovrebbe fare di tutto per evitare che finiscano nelle mani di delinquenti, per fargli capire che non possono, non devono azzardare sfide a elementari leggi della natura senza un minimo di precauzioni.



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mercoledì 1 giugno 2011

500 euro, anche meno

Notizia recente afferma che 50 pensioni su 100 non arrivano a 500 euro al mese. Significa che un pensionato su due ha un reddito che non supera 6500 euro annui e non può quindi avere Irpef da pagare e conseguentemente beneficiare di eventuali detrazioni fiscali, concesse invece ai più abbienti. In pratica - per esempio - se per ristrutturare il condominio in cui possiede l'appartamento dove vive vengono addebitati 10000 euro a ciascun condomino, a lui costerà 10000 euro mentre per tutti gli altri più ricchi di lui la spesa effettiva sarà di 6400 euro, potento detrarre negli anni 3600 euro dall'Irpef da pagare. La stessa cosa succede per le spese sanitarie (prestazioni chirurgiche, analisi, prestazioni specialistiche, acquisto medicinali, ecc.) delle quali non potrà avere rimborsato il 19% sotto forma di diminuizione dell'imposta da pagare, come invece hanno i più ricchi.
Non va meglio se il pensionato (di solito la donna che - spesso nel passato - "non lavorava" per badare alla famiglia) è componente di una famiglia che - complessivamente considerata - l'Irpef la paga abbondantemente, perché i familiari che la pagano non possono considerlo fiscalmente a carico se la pensione supera i 218.5 euro mensili (2840.51 euro annui). È da notare che il limite corrisponde a 5.500.000 lire, il che significa che è quello lì da prima dell'adozione dell'euro, presumibilmente da molto tempo prima come tutti i parametri attualmente in vigore. Nel frattempo quello che allora costava 1000 lire come minimo costa 1 euro (1936,27 lire), elettronica esclusa: anche solo considerando buono l'indice ISTAT, il costo della vita è aumentato del 50%, ma quei limiti sono rimasti fermi al secolo scorso.

Ma mentre il pensionato singolo (single) o non legalmente sposato può beneficiare delle esenzioni dalle tasse sanitarie (ticket) in quanto a tal fine viene considerato solo il suo reddito, nel caso di famiglia - marito e moglie - è la somma dei redditi che non deve superare il limite stabilito nel 1993 e immutato da 18 anni. Ma arriveranno le famiglie di nuovo tipo, con più mogli o mariti o senza mogli o mariti: quelle sì sanno farsi sentire ed ascoltare e le cose potrebbero cambiare.
Per ora la classe politica è in tutt'altre cose impegnata: chi a difendersi dagli attacchi dei pm, chi a occuparsi della raccolta, salute e  benessere dei foresti, tutti ad adeguare le loro indennità al proprio tenore di vita e tutti a dire che si preoccupano delle classi sociali più deboli. Purché non siano troppo deboli.



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