mercoledì 22 dicembre 2010

Problemini

1. Una botte ha la capacità di 100 litri, contiene 90 litri di vino ed nel secchio ne ho ancora 7 litri.
Domande:
a) se nella botte metto tutto il mio vino, quanta vino altrui dovrò aggiungere per riempire la botte?
b) se nella botte metto 10 litri di vino altrui, quanto vino mio resterà nel secchio?

2. Un'azienda può occupare 100 dipendenti, impiega 90 dipendenti locali e nel paese ci sono ancora 7 disoccupati.
Domande:
a) se assume i 7 locali quanti potrà assumerne dai paesi limitrofi?
b) se ne assume 10 dai paesi limitrofi, quanti rimarrano disoccupati nel paese?

3. Una botte ha la capacità di 100 litri, contiene 90 litri di vino buono ed ho ancora 7 litri di vino scadente.
Se voglio riempire la botte con vino buono e buttare quello scadente:
a) quanto vino buono altrui dovrò aggiungere?
b) quanto vino scadente dovrò buttare?

4. Un'azienda può occupare 100 dipendenti, impiega 90 dipendenti locali e nel paese ci sono ancora 7 disoccupati, ma non vogliono fare i lavori che quell'azienda offre.
Se l'azienda vuole avere tutti i dipendenti possibili:
a) quanti lavoratori dovrà assumere dai paesi limitrofi?
b) quanti lavoratori locali rimarrano disoccupati?

Nota: sembra che in Italia gli stranieri siano circa 10% e i disoccupati circa 7% 

R. 1a=3,  2a=3, 3a=10, 4a=10, 1b=2b=3b=4b=7
  


Wikio

domenica 19 dicembre 2010

Tempi moderni.

Tutto cambia: un tempo si aggiustavano le cose vecchie con pezzi di ricambio e le persone vecchie erano sostituite dai figli nuovi, ora si aggiustano le persone vecchie con pezzi di ricambio e le cose vecchie vengono sostituite da cose nuove.

Wikio

giovedì 16 dicembre 2010

Repubblica condominiale.

I problemi nostrani non derivano solo dal porcellum - un dannoso virus elettorale - ma anche dagli acciacchi dell'età , com'è naturale capiti, di cui soffre la Costituzione.
La sovranità spetta al popolo, che elegge i parlamentari, che una volta eletti possono agire come gli pare: la Costituzione è soddisfatta, il Popolo meno.
Se i parlamentari non devono essere coerenti col partito di appartenenza, liberi di abbandonarlo quando non ne condividono la linea, passare ad altro partito o farsene uno ad immagine e somiglianza, allora non è il caso che i partiti esistano e si votino.
Tutti i pretendenti senatori e deputati si candidano, si iscrivono nella lista degli eleggibili in una data circoscrizione, vengono votati sulla base delle loro personali idee, vengono eletti, propongono o non propongono  approvano o non approvano le leggi in parlamento e alla fine del mandato si ripresentano agli stessi che li hanno eletti per essere confermati o definitivamente cacciati.
Il cittadino vota Tizio perché lo ritiene degno della sua fiducia, si fida delle sue capacità, gli da delega in bianco e poi giudicherà se ha fatto bene o male, se rinnovare o negare la fiducia. In questo caso non esistono liste blindate di partito ma solo preferenze individuali.

Se invece gli elettori votano un partito per le idee che esso afferma, allora chi si presenta nelle liste di un partito deve rispettarne la linea, quella che viene (o dovrebbe essere) discussa al suo interno e approvata dalla maggioranza. Chi vota si fida del partito. Il voto di preferenza é sì e no indispensabile. Si conoscono le idee del partito, ci si fida di chi lo guida, si lascia a lui la scelta delle persone più idonee e si giudicano i risultati, come per comprare un'auto di solito si sceglie marca e prestazioni e non le singole componenti. 

Oppure si scelgono le persone (conoscendole a fondo) confidando nella loro capacità di influire positivamente sulla linea di partito, che comunque sosterranno.
Se alle elezioni si presentano due, tre,  cinque liste di partito, se a queste liste i voti danno un certo numero dei 1000 parlamentari, se i parlamentari di un partito devono attenersi alla linea decisa al suo interno, allora si assegni a ciascun partito tanti millesimi di parlamento (o di Camera e di Senato) e alle votazioni si presenti un solo delegato per partito e il suo voto varrà quanti sono i millesimi che rappresenta: come in un'assemblea condominiale. Così non ci saranno traditori, voti a sorpresa, franchi tiratori, malati assenti e parti in aula: basterebbe rendere trasparenti le linee di ciascun partito e come nascono, il Parlamento non sarebbe un parlamento ma un votificio legislativo e chi vuole parlare lo fa in TV, come adesso.

In un paese di convergenze parallele e poli equatoriali può starci anche una Repubblica condominiale.


Wikio

giovedì 9 dicembre 2010

Menomati

Ora usa dire "diversamente abili". Sono persone che non hanno abilità fisica perfetta, dalla nascita o per eventi subiti nel corso della vita. Giustamente la società civile si preoccupa di rendere normale la vita a queste persone evitando di creare ostacoli insignificanti per la maggioranza delle persone ma non per loro, aiutandoli a superarare le loro difficoltà o semplicemente tenendone conto evitando, quando è possibile, situazioni per loro problematiche. Diversamente abili o menomati non è esattamente la stessa cosa: un mancino è sicuramente un diversamente abile, un daltonico è menomato. Qualche volta si pensa anche ai mancini - che solitamente devono adattarsi ad un mondo pensato per i destri - ma, che io sappia, mai ai daltonici. Eppure per loro non sempre sono problemi da poco. Luci rossi e verdi che per tutti gli altri sono facilmente distinguibili per loro lo sono molto meno, magari lo sarebbero di più luci gialle e blu. Sono proprio il rosso e il verde i colori che più confondono; eppure quasi tutte le distinzioni si basano su questi due colori: destra e sinistra, passa e fermati, buono e cattivo sono spesso segnalati con questi a volte indistinguibili colori e cercano di adattarsi come possono.

Charles

 Tutto questo affannarsi dei vari Fini, Casini, Rutelli mi sembra solo l'agitarsi dei vari Carlo d'Italia stufi di essere come Charles Philip Arthur George . Non hanno evidentemente la sua flemma britannica e scalpitano: erano giovani politici ambiziosi, ma molti anni fa; ora giovani non lo sono più e le ambizioni sono rimaste cose inutilmente ambite. Il tempo passa ed Elisabetta non sembra proprio intenzionata a lasciare il regno a Carlo, eterno principe; il tempo passa e i nostri non vogliono trovarsi come Carlo e non dicono più "largo ai giovani" per non vedersi superare da questi.
Mi sembrano quei ciclisti pur bravi cui è capitato di correre in tempi in cui un qualche Merx vinceva sempre e potevano al massimo aspirare al secondo posto e quando il Merx non correva più erano troppo vecchi per competere con i nuovi campioni.
Rutelli, Casini e Fini forse come Carlo, nonostante gli auspici di Elisabetta (Tulliani).

martedì 7 dicembre 2010

Etimologia

Fra poco sarà solstizio d'inverno e le giornate cominceranno ad allungarsi.
Solstizio cioè "arresto del sole" - dal latino sol (sole) e sistĕre (sisto, sistis, stiti, statum, sistĕre = stare fermo, arrestarsi, fermarsi) - perchè il sole sembra fermarsi (cessando di abbassarsi a mezzogiorno e di  sorgere o tramontare
sempre più a sud) e poi riprendere il cammino nel senso opposto (sempre più alto a mezzogiorno e più a nord l'alba e il tramonto).
Così in Italia la Giustizia si dice Giustizia - dal latino iūs (diritto) e sistĕre (sisto, sistis, stiti, statum, sistĕre = stare fermo, arrestarsi, fermarsi) - perché è talmente lenta che sembra fermarsi pur senza mai cambiare direzione.

Wikio

venerdì 3 dicembre 2010

Chissà

La Costituzione della Repubblica Italiana
Art. 1. ......
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 67.
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
Art. 88.
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola
di esse.
------------
Chissà perché ognuno tende a ricordare e a richiedere il rispetto di quello che gli conviene ed ad ignorare quello che non gli conviene.
Chissà se le norme della Costituzione hanno tutte uguale valore o se quelle che vengono prima prevalgono su quelle che vengono dopo o invece se quelle che vengono dopo annullano quelle che vengono prima.


Wikio

venerdì 26 novembre 2010

Con juicio

Siamo democratici, ma vogliamo il bene del popolo. Non diciamo che il popolo sia stupido (qualcuno lo pensa), ma sicuramente ha dimostrato di non sapere scegliere bene, di non sapere agire per il suo bene. Noi da persone responsabili, noi eletti (anche se notoriamente "nominati") possiamo trovare tra noi un accordo e fare un governo per il bene del Paese. Noi vogliamo che il popolo possa indicare chi nelle nostre liste preferisce, ma non possiamo lasciare che scelga chi lo deve governare: questa scelta è più saggio e opportuno lasciarla a noi, ai partiti che sanno di volta in volta, ogni cinque o sei mesi, adeguarsi alle circostanze e fare il governo giusto per il Paese.
Siamo democratici, ma "con juicio". 


Wikio

lunedì 22 novembre 2010

È giusto

È giusto concedere a uno condannato per tentato omicidio gli arresti domiciliari, per vedere se completa l'opera e poterlo accusare di omicidio.
È giusto spostare i capi mafia al nord per vedere se mettono radice nel territorio,  come si fa con le piante di vivaio.
In Italia è giusto e opportuno. 


sabato 13 novembre 2010

Non è un cubo

Sono piuttosto ingenuo, ma se mi dicono che la luna è un grosso cubo non mi convincono: mi basta guardarla in una notte di plenilunio per capire che non lo è.
Ora ci raccontano la storia del "governo massante". Dalle mie parti i massanti erano quelli che nelle freddi albe invernali andavano nelle case di campagna a macellare il maiale. Il nuovo governo dovrebbe macellare il "porcellum" e fare una legge elettorale senza i difetti di quella attuale: "governo norcino" direbbero altrove. In due anni di governo non l'hanno fatto, quindi ci vorranno più di due anni: mi pare palesemente una scusa per governare fino al 2013 senza chiedere il parere degli elettori.


Sembra che non si possa votare con questa legge perchè ha gravi difetti:
  • il premio di maggioranza;
  • l'assenza delle preferenze.


Il premio di maggioranza.
Dicono che consente ad una coalizioni di avere la maggioranza anche solo con il 30% dei voti ma non grantisce stabilità.
È vero: il governo Prodi che grazie a questa legge poteva avere una maggioranza discreta alla Camera e risicata al Senato - per via delle modifiche volute dal Presidente della Repubblica in ossequio alla Costituzione - è durato due anni, il governo Berlusconi sembra non possa durare molto di più.
Credo che solo eleggendo una sola persona con poteri assoluti seppure limitati nel tempo la stabilità potrebbe essere garantita in questo Paese. Se i vincitori fossero due prima o poi non si troverebbero d'accordo e si avrebbe una crisi di governo. Se fossero venti si dividerebbero in bande e magari una si unirebbe ai perdenti per fare una nuova maggioranza che a sua volta si dividerebbe per crearne un'altra, con i vari capibanda vogliosi di primeggiare. Figurarsi cosa succede se i vincitori sono la maggioranza di un migliaio di eletti: con qualsiasi legge elettorale.
Il premio di maggioranza favorisce le colizioni, ma se le coalizioni sono solo ammucchiate o in malafede non serve: se una pietanza fa schifo quasi mai è colpa del recipiente. Ma c'è chi preferisce tornare ai molti partiti di un tempo, pronti a fare e disfare alleanze, fare e disfare programmi, fare e disfare governi che non durino più di una stagione.


L'assenza delle preferenze.
Qualcuno forse sogna una lista unica con i nomi di tutti i candidati tutti, così ogni cittadino ha ampia possibilità di scelta, magari basandosi esclusivamente sulla foto o la data e il luogo di nascita. I più coscienziosi invece potrebbero scegliere leggendo vita e miracoli di ciascuno, i più fiduciosi basandosi su quanto ciascuno di loro dice o scrive in campagna elettorale, altri scegliendo in base all'estro del momento o al risultato di una conta: ai, barabai, cicì, cocò ... Non sarebbe ancora scegliere i parlamentari fra tutti gli eleggibili ma fra i disponibili e sarebbe un buon passo avanti, anche se poi chi si sceglie sarà - come vuole la Costituzione - liberissimo da ogni mandato.
Altri pensano ai collegi uninominali dove ci mettono chi vogliono e l'elettore si limita a scegliere fra i partiti o fra le persone scelte dai partiti: non mi sembra moltissimo.
Oppure si dovrebbe tornare a scegliere un nome in una delle liste compilate dai partiti in gara: la scelta è più ampia, ma pur sempre limitata. Con questo sistema dicono che le campagne elettorali costano di più e i criteri di scelta potrebbero essere gli stessi sopra descritti. 
Certo è preferibile poter scegliere, ma a volte è più pratico scegliere  il pasticcere, lasciare a lui la scelta degli ingredienti e giudicare la torta.


Non lo si dice espressamente ma il difetto più grande della legge attuale è permettere di governare a persone antipatiche e indegne.

giovedì 4 novembre 2010

Riforme

Se in una famiglia si fatica a soddisafare i desideri di tutti, si pensa a cambiare il modo di vivere, si riformano i progetti, si ridimensionano i desideri. Può anche capitare che si cerchi un lavoro meglio retribuito per aumentare le entrate e mantenere il modus vivendi, ma se non si trova si cerca di limitare le spese, di adeguarle alla disponibilità.
Sembra invece che per qualsiasi cambiamento nella cosa pubblica necessitano invariabilmente nuove risorse e che se non ci sono soldi tutto rimane immutato, spese comprese quando non aumentano.
La Giustizia non funziona? Non è pensabile chiedere agli addetti maggior impegno, utilizzare meglio le risorse disponibili, ma è indispensabile avere nuove risorse da continuare a sprecare nel modo consueto, garantendo gli stipendi più alti e la produttività più bassa d'Europa. Più o meno è sempre così: le riforme non si fanno perché costano o toccano privilegi intoccabili, se un recipiende forato perde acqua non si chiude il foro ma si immette più acqua.


Gli italiani.

Chissà perchè quando una donna esprime la sua opinione capita spesso che tiri in ballo tutto l'universo femminile e quando un politico esprime la sua si senta in diritto di parlare in nome di tutti, anche di quelli che non l'hanno votato e nemmeno lo conoscono.
Sento dire dalle donne  in TV: "le donne fanno questo e/o quello, noi donne la pensiamo così e/o cosà".
Sento dire dai politici in TV: "gli italiani vogliono questo e/o quello, gli italiani pensano così e/o cosà".
Non sono donna e non so se davvero le donne che parlano lo fanno a nome di tutte, ma sono certo che i politici che esprimono il pensiero di tutti gli italiani non mi hanno mai chiesto cosa penso in proposito: o io non devo considerarmi italiano o sono loro troppo presuntuosi.
Credo che una persona normale direbbe "penso che gli italiani - o meglio "che molti italiani" - vogliano questo e/o quello" o indicare statistiche in merito. 

Questa è la mia opinione,  quella degli italiani non la conosco: ma se anche tutti gli altri la pensassero diversamente non sarebbe il pensiero degli italiani ma solo della loro stragrande maggioranza.

giovedì 28 ottobre 2010

Famiglie

Tutti o tanti dicono di pensare alle famiglie, che bisogna tutelare la famiglia. Che poi alle parole non seguano i fatti è più che naturale, ma vorrei almeno capire cosa s'intenda per famiglia.

La nostra Costituzione, altrettanto a parole strenuamente osservata e difesa, sembra chiara in merito: "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio."

In realtà quando si parla di famiglia e di familiare non è sempre facile capire a cosa ci si riferisca.

Per il mod. 730 (denuncia dei redditi) il coniuge va indicato anche se non fiscalmente a carico. E non è a carico se ha un reddito superiore a € 2840,51 (cioè 5.500.000 lire, dal secolo scorso) mentre se ha un reddito di pensione non superiore a 7.750 euro non è tenuto a fare la dichiarazione perchè nulla deve d'imposta. Con  reddito tra i 2840.51 e i 7750 euro, eventuali spese detraibili non possono essere detratte dalla famiglia: non dal coniuge perchè non fiscalmente carico e non da se stessi perchè non ci sono imposte. La famiglia "costituzionale" non è la "famiglia fiscale".

Sempre dall'istruzioni per il mod. 730 trovo:
"Spese per il recupero del patrimonio edilizio - Ha diritto alla detrazione anche il familiare convivente del possessore o detentore dell'immobile ...". Non è scritto, ma si deve intendere che convivente non è chi vive insieme, ma chi risulta avere residenza nello stesso comune (anche a qualche km di distanza?) o forse - meglio - risulta nello stesso "stato di Famiglia" anagrafico. Non più "famiglia fiscale" ma "famiglia anagrafica".

Per l'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket) si fa riferimento al reddito famigliare e non è semplicissimo sapere cosa sia.
L'Asl2 Savonese dice:
"Per reddito familiare si intende il reddito imponibile IRPEF dichiarato l'anno precedente da tutti i componenti il nucleo familiare (fiscale)".
Cosa sia il nucleo familiare fiscale non è detto, cercando altrove trovo:
"Circolare della DRS prot. n.8407/SPS/Amm/Pcsam dd. 13/04/05 13/05/05.
“NUCLEO FAMILIARE”
Per l’individuazione del nucleo familiare, ai fini della dichiarazione di esenzione dal pagamento del ticket per età/reddito, viene preso in considerazione il criterio fiscale e non quello anagrafico......Il coniuge ed i figli possono anche non convivere con il dichiarante e risiedere altrove."
Naturalmente se si va a prenotare una prestazione sanitaria e ti chiedono di firmare sui due piedi la dichiarazione sul "reddito familiare" nessuno ti spiega quale sia, forse perchè nessuno lo sa.

Per l'imposta (canone) RAI si torna a far riferimento alla famiglia anagrafica. Infatti
"..marito e moglie che abbiano residenze differenti costituiscono famiglie diverse e sono pertanto abbligati .. a pagare canoni separati .."

La "famiglia anagrafica" non è quella "costituzionale" nè quella "fiscale" e se non bastasse c'è la famiglia allargata, la famiglia di fatto,  la famiglia gay e non so quali altre famiglie: tutto piuttosto complicato.

Ma c' è un modo certo per sapere se fai parte o meno della famiglia cui si riferisce una norma: se facendone parte ci rimetti ci sei dentro, se ci guadagni sei fuori.





martedì 26 ottobre 2010

Sovranità

Secondo l'immutabile, perfetta, inemendabile ed eterna Costituzione della Repubblica Italiana:
"Art. 1. ....La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
e in una democrazia parlamentare come la nostra può esercitarla solo esprimendo un voto
"Art. 48. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età."
che in qualche modo serve a formare il Parlamento, al quale spetta sia il potere legislativo in quanto
"Art. 70. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere."
sia approvare il potere esecutivo, poichè
"Art. 94. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere."

Ma una volta eletto, qualsiasi sia la legge elettorale vigente,
"Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." e ha tutto il diritto di infischiarsene altamente di quello che i suoi elettori si aspettavano da lui: al massimo potrà non essere rieletto e doversi accontentare dello stipendio da parlamentare per il periodo necessario a garantirgli una cospicua pensione.

Il popolo ha un altro modo per esercitare la sovranità: il referendum. Bellissima cosa, solo che una volta che il popolo ha espresso il suo pensiero sempre i suoi pseudo rappresentanti trovano il modo di far si che rimanga solo pensiero, un voto augurale.

Il popolo sovrano si è espresso per l'abolizione della sovvenzione ai partiti? Se ne prende atto e la sovvenzione non si chiama più sovvenzione ma "rimborso spese", la sovvenzione non c'è più e le spese rimangono. Spese per le ripetute campagne elettorali e spese per i giornali di partito. Ma non basta: pochi leggono i giornali e molti guardano la TV, i partiti abbisognano di una TV e naturalmente pensano alla TV di Stato, una TV pagata obbligatoriamente da tutti, ad una tassa, al canone RAI che non è una tassa per usufrire dei programmi RAI ma una vera imposta da pagare anche se i programmi RAI ti fanno schifo e non li guardi. Capita anche di doverla pagare due volte perché "marito e moglie che abbiano residenze diverse sono obbligati a pagare canoni separati", pur convivendo indifferentemente nell'una o nell'altra.

Il popolo può quindi esercitare una sovranità limitata e indiretta solo su due dei tre poteri dello stato di diritto: il potere legislativo, il potere esecutivo. Nulla può invece sul terzo potere, il potere giudiziario. In teoria questo dovrebbe essere soggetto alla legge, espressione del potere legislativo. In pratica sembra soggetto solo a se stesso, libero di interpretare la legge - qualsiasi legge - con assoluta discrezionalità, rispondendo delle sue azione o mancanze solo ad una derivazione di se medesimo. Ipocritamente mostra di essere soggetto alla legge che impone l'obbligarietà della'azione penale: si potrebbe pensare che così tutte le azioni penali siano perseguite, che un magistrato sia costretto a rinunciare a sonno e ferie per adempiere al suo dovere ed evadere tutte le pratiche. In realtà alcuni non rinunciano a niente, lamentano mancanza di fondi,
le pratiche si accumulano e scelgono le quelle che più gli convengono, quelle che richiedono meno impegno o danno maggiore pubblicità. È come se l'obbligo di osservare il codice stradale significasse obbligo di osservare solo le norme che ci convengono. Anche in questo campo la sovranità popolare si è espressa per responsabilizzare la categoria: naturalmente il voto referendario è rimasto come sempre soltanto un voto, un auspicio inascoltato. 

domenica 10 ottobre 2010

Che tempi!

Fino a qualche decennio fa nella felice Italia non c'erano killer e fino a poco tempo fa nessuno subiva stalking: per secoli solo omicìdi, assassìni, sicàri e si veniva molestati, importunati, perseguitati, tormentati.
O tempora o mores! 

giovedì 7 ottobre 2010

Audience

Dal TG apprendo e vedo che mentre la madre è in collegamento con "Chi l'ha visto" la conduttrice della trasmissione le comunica che hanno ritrovato il cadavere della figlia. Non seguo "Chi l'ha visto", ma certamente non la seguirò in futuro. Capisco che in diretta si possa comunicare la vincita di un premio o qualche lieta notizia, ma mi sembra indecente dare in quel modo una notizia tragica ad una madre disperata: tutto per qualche "audience" in più!

martedì 5 ottobre 2010

Estraneo

Man mano che il tempo passa sempre più mi sento estraneo al parlare che mi circonda. Non tanto per quella bolla in cui si trova l'anziano signore della pubblicità, quella che scoppia grazie all'apparecchio pubblicizzato: un po' forse ma molto più perché le parole che sento sono sempre meno quelle d'un tempo. Capisco, o credo di capire, il senso di quello che si dice ma il modo in cui viene detto non è quello cui ero abituato, quello che userei. È come mangiare una pietanza che non ha più il gusto che aveva un tempo, fatta con ingredienti che non hanno più lo stesso sapore, da mani che non sono più quelle di allora.
Molte parole sono state sostituite da termini foresti che dicono la stessa cosa, altre hanno assunto un diverso significato: parole che capisco ma che sono estranee a un pezzo della mia vita. Se devo raccontare di mia madre fatico a dire che alla mattina faceva shopping: per tutta la sua vita e per gran parte della mia andava semplicemente a fare la spesa. Se poi dicessi che "usciva con Giovanni e faceva shopping" molti penserebbero che aveva una relazione adulterina con Giovanni di notte e andava per boutique di giorno mentre vorrei solo dire che "quando Giovanni usciva di casa per andare al lavoro, lei usciva per fare la spesa giornaliera".
Sembra - ma la cosa per me resta incerta - che quando si dice che qualcuno esce con qualcuna in realtà s'intenda dire che insieme entrano in un ristorante, in un una camera, in un letto. Rifacendomi al significato ereditario del verbo, per me vorrebbe semplicemente dire che escono a fare una passeggiata: omnia munda mundis.
Un'altra cosa che da molto tempo mi disorienta è sentire frasi del tipo  "sarà aperto un tavolo, presieduto dal prefetto", "Chiuso il tavolo della farmaceutica." o "Guatemala: rotto il tavolo di dialogo in tema minerario".
A casa mia apro e allungo il tavolo quando abbiamo ospiti a pranzo; andando per campeggi aprivo il tavolo quando arrivavo e lo chiudevo quando partivo: non mi è mai capitato di rompere volontariamente un tavolo.
Invece sembra che quando personaggi importanti devono riunirsi per discutere di qualcosa prima devono aprire un tavolo: non credo sia come quello che usavo in campeggio (di solito sono in molti) e le sedie sono già aperte o non sono pieghevoli. Una volta aperto il tavolo rimane così per diverso tempo e quando hanno finito di discutere se si lasciano amichevolmente lo richiudono per la prossima volta, altrimenti lo rompono; mai che rompino le trattative, le discussioni, le riunioni: quelle magari continuano ma rompono il tavolo. Loro rompono e noi - spesso - paghiamo.  

sabato 2 ottobre 2010

Scelte fasulle.

Non so se sono io a non capire o se sono loro a non spiegarsi bene o se semplicemente per i politici è normale non essere conseguenti.
Affermano che il "porcellum" è un obbrobrio antitemocratico perché non consente ai cittadini di scegliersi chi mandare in parlamento. Quello che dicono è vero, o almeno metà di quello che dicono: che non consente la scelta. Non altrettanto vero mi sembra quello che con l'altra metà vogliono far credere, che cioè solo da quando c'è questa legge non posso scegliere chi mi rappresenta. Sarò un'eccezione, ma mi è sempre toccato di scegliere fra molta gente che non conoscevo, che mi veniva proposta da questo o quel partito, in pratica dalle persone che in quel partito avevano voce. Non avendo elementi per scegliere fra le persone, sceglievo fra i partiti sulla base di quanto i loro esponenti più in vista nei media dicevano e della simpatia che m'ispiravano. Non mi pare che si facesse il possibile per rendere "libera" la scelta delle preferenze: mettevano i candidati che volevano preferiti in testa alle liste o nei collegi sicuri, si sono anche usate le preferenze multiple per messaggi in codice e voti di scambio. 

Si spendevano anche molti soldi per le propagande personali, credo più generosamente per chi si voleva favorire. In sostanza la libertà di scelta rimaneva molto limitata: dovendo scegliere fra i soliti noti - cui sicuramente arrivavano copiose preferenze, in più collegi - e i molti ignoti qualche volta per sfizio guardavo nome o età o luogo di nascita, scegliendo in base ai dati che leggevo nelle liste, preferendo Bevivino a Bevilacqua, il più giovane o il più vecchio, un veneto o un pugliese. Può darsi che tutti gli altri milioni di elettori si informassero su vita, opere e misfatti di ciascun candidato, scegliendo a ragion veduta il nome da scrivere sulla scheda: io non lo facevo.
Anche ammettendo che prima di questa legge i parlamentari venissero liberamente scelti dagli elettori e che così tornerebbe ad essere con una nuova regola, dopo avere proclamato che senza il diritto di scegliere i nostri rappresentanti non viviamo in un paese democratico, dopo avere deprecato la defezione dalla politica della gente che non si sente rapprentata, quegli stessi che così sentenziano ci vengono a dire che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato."
È quanto dice l'Art. 67 della nostra Costituzione, che deve valere ora e sempre.
Non capisco perché debba preoccuparmi di scegliere un candidato che mostri idee simili alle mie e dica che si occuperà dei miei problemi se poi, una volta eletto, farà esattamente il contrario di quello che mi aspetto da lui. Visto che tutti indistintamente rappresentano la Nazione devo aspettarmi che tutti lo facciano nel modo migliore: uno vale l'altro e non serve non solo scegliere la persona ma nemmeno il partito, non servono elezioni ma basta quando finisce una legislatura sorteggiare i fortunati che siederanno in Parlamento, fare una bella lotteria con ricchi premi in stipendi, pensioni, privilegi. E sperare.
Sicuramente è colpa mia se non capisco, ma non ha senso pretendere di scegliere il mio rappresentante in Parlamento sapendo che questi non mi rappresenterà per niente.


giovedì 23 settembre 2010

L'imposta matrimoniale.

Fra le norme della Costituzione che anche i più accaniti sostenitori della sua immutabilità e rispetto sembrano ignorare trovo:


"Art. 29.
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
.....
Art. 31.
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
....."


In realtà non solo non esistono adeguate misure per rendere più equo il prelievo fiscale dalle famiglie numerose, ma esistono norme per penalizzare il matrimonio: le prime forse arriveranno pensando agli immigrati, le seconde non rimarranno pensando alle coppie di fatto.


In una famiglia numerosa può capitare che lavori solo il coniuge con l'impiego più redditizio mentre l'altro si deve occupare dei figli: la tassazione per quell'unico reddito è maggiore di quella che sarebbe se a quel reddito concorressero più familiari e ancor più se si considerasse la capacità contributiva di ogni familiare dividendolo fra tutti.


Per potere beneficiare di esenzioni dal pagamento di alcune tasse (ticket) si considera il reddito famigliare lordo annuo che deve essere inferiore a certi limiti fissati decenni fa e mai aggiornati. Se il limite è fissato a 36151,98 euro (non c'è da ridere, è l'equivalente di 70 milioni di lire, tondi tondi) per beneficiare dell'esenzioni uno non sposato può disporre anche di 36151 euro mentre due persone unite in matrimonio non ne beneficiano se dispongono di 18076 euro ciascuno.


In pratica:
i componenti di una famiglia che "godono" di un certo reddito guadagnato da un genitore pagano più imposte dei componenti di una famiglia che "godono" dello stesso reddito guadagnato da due genitori e più ancora dei singoli individui che godono di eguale reddito guadagnato da loro stessi;
per beneficiare delle esenzione dai ticket le persone sposate devono godere della metà del reddito goduto da quelle non sposate.


Per loro non vale la Costituzione che recita:


"Art. 3


Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."

martedì 21 settembre 2010

Dire e fare

A Milano si ruba, a Roma si rubba: ci sarà un motivo.
Per molti il sabato è giorno di riposo: il sabbato inizia il venerdì.
Se Luigi si dice Luiggi, come farò a dire oggi?
Esiste ancora una distinzione tra grande e grosso, tra bravo e buono?
Stiracchiarsi era spesso maleducato, fare stretching è sempre sportivo.
Tormentare la gente non è reato, lo stalking (detto stolchingh) sì.
Mia madre andava a far spese, mia figlia fa solo shopping.
Una donna spendacciona fa XXL-shopping?

martedì 7 settembre 2010

Auto: controcorrente?

"Vendite auto in picchiata: mai così basse da 17 anni"
Ma perchè mai dovrebbe essere diversamente? Dopo ripetute "rottamaziani" chi aveva necessità o solo lo sfizio di un'auto nuova se la sarà comperata, credo. Si incolpa come asociale chi non usa l'auto all'ultimo Euro, chi ogni anno non cambia auto per averla conforme all'ultima direttiva CEE: lo considero una specie di terrorismo ecoligico. Non bastando la pressione morale per obbligare a cambiare auto anche quando non se ne ha alcun bisogno, si inventano divieti di accesso per le auto vecchie di qualche anno (EURO fuori corso) o in qualche giorno dell'anno, magari uno dei pochi in cui si userebbe l'auto, in cui si avrebbe necessità di usarla. Dicono per la salute dei cittadini, per la qualità dell'aria, come se si inquinasse di più facendo 1000 km all'anno con una vecchia vettura invece di 100000 con un trasatlantico terrestre girando per ore per posteggiare o mettendolo dove capita capita.
Le auto sono senz'altro utili, forse anche necessarie ma vedo le strade della mia città tutte bordata di vetture, vedo automobilisti che passano e ripassano aspettanto che qualcuna se ne vada e mettersi al suo posto e penso quanto mi piacerebbe che così non fosse; vedo cataste di auto rottamate, distese di auto nuove appena arrivate in porto e penso che a tutto ci dovrebbe essere un limite: dobbiamo proprio disporre di tre auto a testa, dobbiamo proprio cambiare più spesso l'auto delle scarpe?
"Vendite auto in picchiata: mai così basse da 17 anni": era ora!

martedì 21 settembre 2010

Dire e fare

A Milano si ruba, a Roma si rubba: ci sarà un motivo.
Per molti il sabato è giorno di riposo: il sabbato inizia il venerdì.
Se Luigi si dice Luiggi, come farò a dire oggi?
Esiste ancora una distinzione tra grande e grosso, tra bravo e buono?
Stiracchiarsi era spesso maleducato, fare stretching è sempre sportivo.
Tormentare la gente non è reato, lo stalking (detto stolchingh) sì.
Mia madre andava a far spese, mia figlia fa solo shopping.
Una donna spendacciona fa XXL-shopping?


lunedì 6 settembre 2010

Imposte inique

Checché ne dicano quelli che vorrebbero tassare tutto e di più, trovo scandaloso mettere imposte indiscriminate sulla casa dove si abita, sugli interessi bancari, sui frutti di investimenti.
Con "indiscriminate" mi riferisco a imposte che non distinguino tra investimenti speculativi e investimenti cautelativi. Chi ricava il suo reddito da speculazioni finanziarie è giusto che paghi imposte su tale reddito, naturalmente al netto di eventuali perdite: è in qualche modo un reddito da lavoro o d'impresa e come tale va tassato.
Ma quando si fa un altro lavoro - qualsiasi altro lavoro - e il reddito derivante viene giustamente tassato non vi è giustificazione per ulteriori imposte.
Se uno spende tutto quello che guadagna in pranzi, alberghi, gioielli, vino, liquori, divertimenti o per i suoi vizi nessuno si sogna di fargli pagare altra Irpef oltre all'IVA compresa nel prezzo di qualsiasi bene o servizio acquisti. Se invece risparmia e i suoi soldi li spende per malta, mattoni, tegole, muratori, artigiani vari, per tutto quello che serve per farsi una casa
comprese le relative tasse e imposte, perchè mai dovrebbe poi pagare un'imposta per il solo fatto di averla?
E se invece affida i suoi risparmi a una banca o a un agente finanziario perchè deve pagare imposta sulla parte di reddito risparmiato che riesce a sottrarre all'inflazione? Non solo non dovrebbe subire ulteriore tassazione ma lo si dovrebbe premiare per il contributo che dà agli investimenti produttivi del paese e ai conseguenti prelievi fiscali sui redditi che produranno; gli si dovrebbe anche riconoscere un rimborso dell'imposte pagate sugli importi non sottratti all'inflazione, un reddito fasullo. Invece non solo si tassano le "non perdite" dei redditi risparmiati ma si colpiscono anche quelli correnti -
non adeguando i limiti per aliquote, esenzioni, detrazioni - considerandoli più consistenti, più ricchi e quindi più tassabili se solo limitano la perdita del loro potere d'acquisto,
Se lo Stato facesse bene il suo dovere di far pagare a tutti le giuste imposte e tasse non si troverebbe a pretenderne di ingiuste né a distinguere tra ricchi e poveri nel fornire i suoi servizi: se tutti hanno pagato il dovuto in ragione al reddito percepito tutti hanno diritto a beneficiare dello stesso trattamento senza ulteriori distinzioni,
evitando così di appesantire la burocrazia e favorire i furbi.

domenica 18 luglio 2010

Questo caldo

Dicono che gli italiani hanno imparato a parlare l'italiano grazie alla TV o perlomeno hanno imparato ad usare tutti le stesse frasi, magari un tempo abituali in alcune regioni e sconosciute in altre. Forse la TV serve ad avere un linguaggio comune, ma quasi sicuramente fa disimparare l'italiano. Non si sente dire "persecuzione" ma "stolchingh", non "riservatezza" ma "praivaSi" e così via usando parole che sicuramente non si scrivono come si sentono. Forse per fare i giornalisti in TV è necessario dare l'impressione di conoscere l'inglese ma sicuramente non deve essere richiesto di conoscere l'italiano, probabilmente considerato lingua moribonda. Parlando del clima - e non c'è estate che non parlino del caldo o inverno che non parlino del freddo - ho sentito più volte dire frasi del tipo " ... caldo torrido, temperatura percepita 35°", spiegando o avendo già spiegato che la temperatura percepita dal corpo umano è superiore a quella percepita dal termometro per via dell'umidità dell'aria. Quanto più l'umidità è elevata tanto maggiore è la differenza tra la temperatura indicata dal termometro e quella percepita. A parte il fatto che io non percepisco la temperatura in gradi Celsius ma in grado di insopportabilità, più o meno elevato e spesso non condiviso, trovo strano che - da quello che dicono - più c'è umidità e più il caldo percepito è torrido. Io associavo il caldo torrido al deserto, alla siccità, finanche alla torrefazione: caldo sì, termometro che segna temperature elevate, ma secche. Mi era incomprensibile che il caldo possa essere torrido per effetto di alta percentuale di umidità e sono andato a verificare in Internet,
http://www.treccani.it.

"torrido
tòrrido agg. [dal lat. torrĭdus, der. di torrēre «disseccare,
asciugare»]. – Secco, bruciato per il gran caldo; più spesso, con
valore attivo, che dà impressione di caldo secco, intenso, ardente:
una giornata t.; un clima t.; temperature torride. In geografia, zona
t., ciascuna delle due zone terrestri situate una nell’emisfero nord,
compresa tra il tropico del Cancro e l’equatore, l’altra nell’emisfero
sud, compresa tra il tropico del Capricorno e l’equatore (o, anche,
l’intera zona compresa tra i due tropici), caratterizzate da un forte
squilibrio termico diurno-notturno, da una scarsa oscillazione termica
annua, e dall’altezza del Sole sull’orizzonte sempre molto elevata."

Evidentemente i cronisti TV usano un altro italiano, il new italian.

sabato 3 luglio 2010

Italia/Europa

Sento giornalisti, magistrati, politici affermare che l'Italia non può avere leggi come quelle dei paesi europei perché qui è potente la criminalità organizzata. Magari occasionalmente, sono però inclini a non rispettare le leggi che li riguardano, di fatto contribuendo a creare la mentalità diffusa di rispetto per l'illegalità. Se i privilegi non si toccano, se la forza della casta prevale sull'equità, se le norme sono fatte solo per i fessi, allora possono prosperare furbi e prepotenti: si creano norme che complicano la vita ai soliti che le rispettano mentre gli altri - al peggio - si sentono più bravi.

venerdì 2 luglio 2010

Preti

Dicono che i preti sono pochi, ma non è facile saperlo: quei pochi o tanti sono invisibili. Vivo in una città di provincia, sono sempre vissuto in una qualche città della provincia italiana: dove ora vivo (e penso non solo qui) non si vedono preti. Eppure sono certo che ce ne sono, pochi ma ce ne sono. Forse sarà perché non sono un assiduo praticante, ma in chiesa ci vado e in chiesa durante le celebrazioni vedo vescovo, parroci, coadiuvanti (quelli che un tempo chiamavo cappellani). Ma quando non ci sono funzioni sacre nemmeno in chiesa vedo preti, vestiti da prete cattolico: vedo uomini in abiti comuni che si comportano come in casa propria e guardandoli un po' meglio posso riconoscere qualcuno che ho visto dir messa, un prete. Non ne ho visti in bermuda, pinocchietti o canzoncini corti: calzoni lunghi con giacca o senza, con pullover o senza, camicie a manica lunga o corta, con cappotto o giacca a vento d'inverno, una piccola croce forse. Un tempo erano visibili, si potevano amare o odiare ma esistevano e proclamavano la loro esistenza, talvolta per vantaggio, talvolta per corraggio.
Tranne qualche raro prete vecchissimo, per le strade non vedo nessuno in abito talare. Un giorno in piazza ho incrociato un signore che mi pareva conoscere, vestito con giacca e pantaloni scuri: era un po' trasandato e questo mi ha fatto riconoscere il precedente vescovo della diocesi.
Non sono aggiornato sui canoni ecclesiastici; ai miei tempi i preti erano sempre vestiti da prete e anche se per qualche particolare motivo (che so, ricovero ospedaliero) non portavano la "tònega" si vedeva che erano preti per via della "cèrega", la piccola tonsura circolare grande come uno o due euro che avevano sopra la nuca.
Che sono consacrati lo sanno loro, che sono sempre e comunque preti lo sanno loro e qualche fedele particolarmente istruito e praticante: per il resto della gente sono uomini come tutti gli altri, cui non vale proprio la pena raccontare i fatti propri (confessare peccati): si comportano come gli altri senza scandalizzare e senza raccontarlo alla gente. I paramenti sacri delle funzioni religiose, l'abito da prete usato solo in quell'occasione qualcuno può considerarlo come il costume di scena di un attore, indossato solo per recitare quella parte: se fossero sempre in abito "sacro", non sarebbe recitare ma vivere da prete. Saranno cambiati i tempi, sarà che sono invecchiato e come tutti i vecchi ripenso ai tempi andati ma, sicuramente sbagliando, preferivo quando i preti erano sempre preti per tutti, amati o odiati. L'abito non fa il monaco, ma aiuta.

lunedì 21 giugno 2010

Pensionate

Tempo fa leggevo titoli scadalizzati perché la metà dei redditi dichiarati dagli italiani è sotto i 10000 euro annui, evidenziando mendacità ed evasione fiscale. Non ho letto gli articoli, ma mi meravigliavo dello scandalo considerato che in casa mia è realtà: il mio reddito è sopra ma quello di mia moglie ben al di sotto di 10000 euro, uno su due come nello scandalo. Forse nel testo avrei potuto capire che erano esclusi i redditi esenti da "dichiarazione".
Ora trovo che il 72% dei pensionati (altra fonte dice 8 milioni) riceve meno di 1000 euro al mese (46% meno di 500 e 26% tra 500 e 1000: media meno di € 9000 all'anno) e che mediamente le donne percepiscono 5200 meno degli uomini, cosa che può rattristare ma non meravigliare. Le donne vanno in pensione cinque anni prima degli uomini e questo "diritto irrinunciabile" ha il suo costo: una pensione inferiore almeno del 10%. Inoltre, molte delle donne attualmente pensionate non hanno "lavorato" sempre: matrimonio e famiglia erano una cosa seria e importante e hanno preferito o dovuto privilegiare la famiglia rispetto al lavoro retribuito. Tutti invocano la Costituzione, ma ricordano solo gli aticoli che gli convengono: chi cita l'art. 21 non cita l'art.15 o viceversa e l'articolo che prevede la tutela della famiglia è quasi dimenticato. Non c'era denatalità, non c'erano asili nido né tutti gli elettromestici e aiuti d'oggi, non tutte avevano una madre cui affidare i figli, non tutte trovavano lavoro: se il marito aveva un impiego che permettesse di vivere con parsimonia, potevano preferire badare alla famiglia, alla casa, crescere "bene" i figli occupandosene personalmente e, perchè no, curarsi del marito permettendogli di sacrificarsi nel lavoro e guadagnare di più. Questo può oggi apparire impensabile, ma - basandomi sulla mia limitata esperienza personale - penso che allora ci fosse meno egoismo, meno "necessità" di consumare, divertirsi, stordirsi, drogarsi e più spirito di sacrificio, senso di responsabilità, solidità e solidarietà familiare.Il marito lavorava e loro erano "casalinghe" cioè facevano un lavoro gravoso e impegnativo senza retribuzione e contribuzione, magari potevano versare contributi volontari, ma la pensione maturata restava bassa. Giustizia vorrebbe che, avendo concorso al "benessere" della famiglia e permesso al marito di guadagnare stipendio e pensione ne fossero contitolari e partecipi. Questo in pratica succede nella mia famiglia e credo in molte altre, in tutte quelle intese come "unità" con impegni, doveri e rispetto reciproci. Ma non è previsto e nemmeno tutelato dalla legge, per la quale non esiste un diritto della famiglia ma tanti diritti individuali. Prevede sì, almeno per ora, la pensione di reversibilità riconoscendo in qualche modo la compartecipazione di un coniuge alla formazione della pensione dell'altro, ma non riconosce un "reddito" familiare se non per penalizzare. Una famiglia di 5 persone con reddito 50000 dovrebbe essere tassata come 5 persone con reddito 10000, indipendentemente dal numero dei componenti che concorrono con entrate e spese a formare quel reddito; invece si tiene conto del reddito familiare solo se permette l'esclusione da esenzioni o riduzioni di tasse (ticket). Naturalmente dovrebbe essere ben chiaro cosa s'intendende per famiglia meritevole della particolare attenzione della Costituzione, con giustizia equità chiarezza e senza finzioni burocratiche esclusivamente formali, magari precisando se il matrimonio ha tuttora valore legale o è solo occasione di risate (da risi/risa), mangiate, bevute e gogliardate.
Si parla di conflitto generazionale, si dice che i giovani pagano per i vecchi e che staranno peggio di loro. Sarà vero, ma forse è solo parzialmente vero. Molti dei pensionati attuali hanno cominciato a lavorare giovanissimi, anche a meno di 14 anni, con scarsa retribuzione e nessuna contribuzione, 48 ore di lavoro alla settimana, due settimane di ferie e 17 festività all'anno; la pensione di vecchiaia a 55 anni per le donne e 60 per gli uomini pare meritata.
Certo fra i pensionati ci sono anche quelli che lavoravano una ventina d'ore alla settimana, avevano tre mesi di ferie e vacanze varie all'anno, si lamentavano per il basso stipendio e sono andati in pensione prima dei 40 anni: è sempre dura rifiutare o abolire privilegi.

domenica 20 giugno 2010

Speranze

Le frasi fatte mi provocano una sorta di irritazione allergica, specialmente quando penso siano sbagliate.
Capita spesso di sentire alla TV politici, giornalisti, persone importanti constatare, condannare, auspicare, promettere, dire "una svolta a 360 gradi", intendendo un capovolgimento, un testa-coda, un ribaltamento, un dietro-front, un'inversione dell'andamento precedente.
Io ho preso il goniometro ed ho provato: partendo da zero dopo avere contato 360 gradi mi sono ritrovato al punto di partenza. Non credo sia questo che vogliono dire quelle meritevoli persone: chissà se un giorno qualcuno - magari un figlio piccoletto - spiegherà loro che trecentossessanta gradi è sì il massimo, ma è un "angolo giro" e che la nuca si trova a soli 180 gradi dalla fronte. Centottanta è forse troppo modesto per loro, ma più giusto: si accontentino.

sabato 12 giugno 2010

Dicono

Dal 2000 al 2007 il reddito medio è aumentato meno del 24% per i dipendenti privati e più del 47% per i pubblici che si indignano se gli negano altri aumenti nel prossimo biennio e dicono di essere gli unici a pagare e confrontano i loro stipendi con quello dei tedeschi e la loro produttività con quella dei greci e dimenticano che i soldi che prendono e le imposte che versano sono pagate dagli altri lavoratori italiani con meno privilegi e col diritto di poter dire "abbiamo già dato".
Grosso modo in dieci anni quello che costava mille lire costa almeno un euro, le spese sono aumentate più del 100%, gli stipendi pubblici più del 45%, quelli privati più del 25% e la mia pensione meno, ma i limiti di reddito per godere di benefici fiscali sono aumentati ben dello 0%.
Nelle istruzioni per la compilazioni del mod.730/2001 trovo "Coniuge e familiari a carico...Sono considerati fiscalmente a carico se nel 2000 non hanno posseduto redditi ...per un ammontare superiore a lire 5500000 pari a euro 2840,51 ..."; in quelle del mod. 730/2010 la dicitura è identica, manca solo "lire 550000 pari a".
Nel 2000 erano esenti da tasse sanitarie "Bambini sotto i 6 anni - Anziani sopra i 65 anni di età con redditi familiari fino £.7000000 (€ 36151.98)", nel 2010 invece è "fino € 36151.98". In questo caso oltre al ridicolo limite arrotondato al centesimo c'è la trovata del "reddito familiare", cioè del nucleo familiare che comprende "il cuniuge, non legalmente ed effettivamente separato, anche se non convivente con il dichiarante". Peccato che analoga norma non valga anche per le spese sostenute: alcune sono detraibili solo se il coniuge è fiscalmente a carico, per altre deve essere convivente. Capita che con il reddito sotto i limiti fissati nel secolo scorso un coniuge non possa (se poteva) sopravvivere senza l'aiuto dell'altro; capita che il suo reddito superi i famosi (dopo così tanti anni) € 2840.51 ma non € 7500 euro: eventuali spese non saranno riconosciute alla sua famiglia perchè è troppo povero per dover pagare imposta e troppo ricco per essere a carico del coniuge. Capita che da persona all'antica non pensi nemmeno al divorzio e viva sempre col coniuge, che se ci sono soldi ci sono per entrambi, se si deve riparare la sua casa si fa; sono previste agevolazioni fiscali di cui possono benificiare tutti, ma non loro: uno è escluso perché troppo povero, l'altro perché è sì convivente per sé, per la lingua italiana, per tutti ma non per il fisco che scrive "convivente" e legge "con residenza angrafica nello stesso comune" e capita che loro l'abbiano in comuni diversi.
Si diceva che l'inflazione è la tassa più iniqua, subdola e odiosa; con l'euro e relativi impegni, anche da noi non è terrificante come un tempo ma l'inflazione c'è ed è disonesto non cambiare nominalmente nulla e di fatto tassare di più redditi in realtà scemati: un reddito che dieci anni fa una famiglia considerava un sogno oggi è un incubo, maggiormente tassabile.
Di queste iniquità, di queste nefandezze ne parlo da anni ma - pare - sono il solo a farlo.
Ministri, parlamentari, sindacalisti: nessuno se ne lamenta, loro e il loro stipendio - opportunamente adeguato - è al di sopra di queste piccolezze. Eppoi di questi tempi meglio non parlare di queste cose: magari diminuirebbero di pochissimo l'entrate dell'erario, meno di quanto uno dei tanti sprechi ne aumenti l'uscite, ma creerebbero un pericoloso precedente di equità. Meglio mantenere le cose come sono, fra dieci anni nessuno si troverà a poter beneficiare di agevolazioni che andavano bene nel XX secolo, nessuno potrà lamentarsi perché gudagnando un centesimo in più di un altro ne deve prendere qualche centinaio in meno (limiti non graduali) et similia.
E così ogni anno di questa stagione devo controllare che la somma delle nostre pensioni, con cui si compra sempre meno ma vengono rivalutate - non adeguatamente - per l'inflazione, non sia arrivata a superare i 70 milioni di lire (pardon, € 36151.98) lordi, obbligandoci a spese maggiori col crescere dell'età e il diminuire della salute.
Dicono di pensare alle famiglie, ai lavoratori, ai pensionati, alle "fasce più deboli". In realtà pensano solo alla poltrona, ai lauti compensi a spese di chi dicono di difendere. Sì pensano alla famiglia, alla loro famiglia, a come assicurare seggi o "careghete" a sé, mogli, figli, parenti e magari amanti e amici, anche e specialmente quelli che gridano al conflitto di interessi.
Pretendono (non disinteressatamente) che il cittadino sia onesto con il fisco: se ci fosse reciprocità forse non avrei dubbi a considerare mai l'evasione fiscale come legittima difesa.

La chiavetta

Magari mi sbaglio, ma penso proprio che la colpa sia della chiavetta, la chiavetta USB, la pendrive. Te lo vedi un cronista, cui è stato dato accesso ai faldoni delle intercettazioni, copiarsi a mano in uno sgabuzzino del tribunale migliaia di pagine, milioni di parole per poi leggersele con calma, trarne un sunto (credo impensabile altrimenti) e mandarlo al linotypista? Questo sarebbe successo un tempo, ma poi arrivarono le fotocopiatrici e già andava meglio. Con i nuovi mezzi i faldoni nascono da bit, da dati binari, da 0/1, da cariche elettriche +/-, facilmente memorizzabili, facilmente trasferibili in supporti sempre più capienti e sempre meno ingombranti. Oggi in una chiavetta ci sta tutto, il risultato di mesi, anni di intercettazioni su vasta scala (beh, forse no: la necesssità di intercettare sembra non avere limiti): basta inserirla per poco tempo nel computer giusto e si ha tutto in mano e tutto immediatamente stampabile. Solo il costo della carta forse obbliga ad un lavoro di taglia-incolla o forse un senso di pietà verso i lettori meno appassionati delle privatezze altrui.

mercoledì 9 giugno 2010

Province

Non so se sia bene o male abolire le province, tutte o solo alcune. Pare che verranno abolite quelle con meno di 200 mila abitanti e noto una stranezza. Vercelli che fino a 15-20 anni fa era una provincia con circa 360 mila abitanti è ora divisa in quelle di Biella e di Vercelli, ognuna con meno di 200 mila abitanti. Fosse restata unica non rischierebbe di sparire, invece le due attuali dovrebbero confluire in quelle limitrofe: penso Novara per Vercelli e Torino per Biella. Biella però potrebbe sopravvivere perchè prevalentemente montana e annettersi Vercelli: si tornerebbe così all'antico, ma con ruoli invertiti. Tutto un po' strano.
Se l'ente è inutile vanno abolite tutte le province, se è utile può non esserlo quando comprende Biella e Susa lontana 150 Km oppure, come si è ritenuto, Vercelli (agricola) e Biella (industriale).
Non vedo poi un gran risparmio nell'accorpamento di sole 4 province né uno scandalo nella loro sopravvivenza: ben più scandalosi sono i privilegi delle varie caste (politici, magistrati, giornalisti, burocrati, ecc.) e delle regioni a statuto speciale. Queste sì che mi piacerebbe fossero abolite, non come regioni ma come speciali. Se poi Valle d'Aosta (regione-provincia con 127 mila abitanti) e Trentino-Alto Adige vogliono essere Francia e Austria sempre Europa sono, se Sardegna e Sicilia vogliono diventare africane pazienza, spero che Friuli-Venezia Giulia resti Italia.

Una volta che le regioni italiane avranno pari diritti e doveri, se diventeranno responsabili delle loro entrate e spese potranno giudicare ed essere giudicate dai loro abitanti sull'opportunità o meno di creare o abolire province: se la Sardegna può permettersi di avere Carbonia-Iglesias (130 mila abitanti), Medio Campidano (103 mila), Ogliastra (53 mila), Olbia-Tempio (154 mila) forse anche il Piemonte può tenersi Vercelli (180 mila), Biella (187 mila), Verbania-Cusio-Ossola (163 mila) senza chiedere nulla ad altri, né pareri né quattrini.

lunedì 7 giugno 2010

Spiagge

Sei una turista straniera, arrivi in Italia, vai in spiaggia e mentre ti stai godendo il sole arriva qualcuno che vuole venderti qualcosa che non t'interessa e gentilmente rispondi "No, grazie". Se sei fortunata quello altrettanto gentilmente ti saluta e se ne va, se non lo sei insiste, insiste ma alla fine capisce e cambia aria. Ti appresti a goderti la giornata di sole e subito arriva qualcun altro a proporti le stesse cose o qualcos'altro e la scena si ripete. Vigili urbani appostati chissà dove vedono la scena e non intervengono: è vietato vendere quella merce? Sì e loro lo sanno, ma non intervengono per impedire che avvenga: aspettatano che la malcapitata stanca o impietosita alla fine compri qualcosa per precipitarsi e farle una multa di 1000 euro, ritenendo molto più possibile incassare da una presunta ricca turista che da un povero venditore abusivo. Penso che questo succeda solo nel nostro bel paese, in qualsiasi altro cercherebbero di proteggere i turisti dai fastidi che li fanno preferire altri lidi, fermerebbero l'importunatore (ben visibile, in piedi, con tutta la merce in mostra, vestito fra tanti nullafacenti stesi seminudi), lo sanzionerebbero e magari lo rispedirebbero donde è venuto. Sei straniera e pensi che l'Italia sia un paese civile, non ti passa quindi per la mente che possa esistere una norma assurda, che non si punisca il ladro ma il derubato, non l'importunatore ma l'importunato: se è permesso vendere merce sotto gli occhi di vigili, carabinieri, poliziotti, guardia di finanza, guardiamarina, bagnini, bagnanti pensi che dev'essere lecito comprarla, ma così non è. Qui capita che chi lascia i giocattoli dei figli sul pavimento o resiste allo scippo sia più colpevole del ladro che v'inciampa o dello scippatore che cade, che chi è troppo povero viene escluso dai benefici statali, che non si punisce chi trafuga notizie riservate ma chi le riporta. Se la turista si fosse informata prima su questo bel paese, forse sarebbe andata altrove.

Io non sono donna e sono un po' all'antica; non conosco le "griffe" e non mi va portare marchi ed etichette; non compro borsette, ma penso che se dovessi comprarne una guarderei solo se mi serve e se mi piace: se compro una borsa da dieci euro è perchè non sono disposto a spenderne 300 e non ne comprerei mai una a quel prezzo, ma se proprio ne volessi una che valesse tanto non la comprerei in spiaggia. Ma non sono donna.

Un bell'impiccio

Per carità, il mio parere vale meno che niente: ma lo dico lo stesso. Non capisco tutta 'sta moda, questa ossessione di molte donne di aumentare artificialmente gli attributi sessuali secondari. A me pare che costituiscano un bell'impiccio: qualcuno metterà l'accento su bel, altri sull'impiccio, ma rimangono un bell'impiccio. O no?
Scritto il alle 19:55

sabato 5 giugno 2010

Contropensieri.

Contro gli sprechi. Centinaia, migliaia di persone sprecano il proprio tempo e il denaro altrui per condannare gli sprechi degli altri.
Pagare le tasse. Pagare le tasse per avere servizi comuni è un dovere morale: ma quando le tasse alimentano sprechi pubblici, ricchezze private e magari criminalità organizzata, resta un dovere morale?
Disoccupati. Circa tre milioni di italiani disoccupati, circa sei milioni di stranieri occupati in Italia: senza gli stranieri altri tre milioni di italiani dovrebbero fare due lavori.
Rendite finanziarie. I guadagni in borsa vanno tassati, ma per equità in caso di perdita l'imposta va rimborsata. Se qualcuno ci guadagna qualcun altro ci perde e la tassazione equivale al rimboso: tanto lavoro per nulla?
Crescita. Il governo deve incentivare la crescita economica, creare nuovi posti di lavoro che i giovani italiani non vogliono fare e accogliere nuovi immigrati regolari. Se per ogni immigrato regolare utile ne giungono quattro di inutili o dannosi, pazienza.
Creatività. Voglio creare un giornale politico, una fondazione, un partito, un ente culturale, voglio fare un film, voglio inventare un "lavoro socialmente utile": tutto questo non servirà a nessuno, ma io voglio avere i contributi statali.
Sacrifici. I sacrifici degli altri sono sempre i migliori.

giovedì 3 giugno 2010

Segnaletica.

Dicono che si devono pagare imposte e tasse perchè i servizi costano, ma se i servizi che costano non servono tanto varrebbe abolirli e abolire le imposte, specialmente in tempi di vacche magre. Non voglio parlare di Giustizia che quando arriva arriva tardi (fuori tempo massimo si direbbe al Giro e al Tour), tiene in carcere presunti innocenti che libera quando ne accerta la colpevolezza, è pronta alla pubblicità e lenta alle sentenze, costa nella realtà e resta un sogno. Non voglio parlare di politici sovrabbondanti, inefficienti se non "pro domo sua", sempre affamati di poltrone e prebende, prova vivente che "l'appetito vien mangiando". Mi limito alla segnaletica stradale. Abbiamo imparato a sostituire i semafori con le "rotonde": ce ne sono di belle, ampie con buona visibilità e altre troppo piccole o pensate più per favorire l'ambizione e le clientele di qualche politico che la viabilità dei cittadini, con alberi e monumenti (a volte magari belli) che impediscono la visibilità ma consentono di spendere il pubblico denaro. Dovremmo imparare ad usarle (chissà perché chi è lontano dalla rotonda si sente in diritto di entrarvi prima di chi é al suo limite, purchè lo faccia velocemente e non troppo distanziato da chi lo precede) e a farle al meglio. Non sempre prima della rotonda sono indicate le destinazione delle strade che vi confluiscono e non sempre sono logiche. Sulle strade francesi c'è l'indicazione della destinazione ultima e di volta in volta quella più vicina per ognuna delle strade che confluiscono nella rotatoria: si seguirà l'indicazione per A finchè non si trova l'indicazione per B. Sulle nostre strade, mettiamo, si trova l'indicazione per Casale, alla rotonda successiva non c'è più Casale ma c'è Torino, dove sarà Casale? Si pensa che Torino é a ovest e Casale a sud, non si prende per Torino, si gira nella rotonda, si vede l'indicazione per Vercelli e in fondo la città, si continua nella rotatoria e si prende per Torino, sperando nella buona stella: alla rotonda successiva sparisce Torino e c'è Alessandria; si sa che Casale è in quella direzione e si va fino alla prossima rotonda dove sparirà Alessandria e tornerà Casale. Più o meno così è la segnaletica sulle nostre strade comuni; non mancano poi cartelli con limiti di 30 km orari dimenticati in un cantiere chiuso da anni e altre stravaganze.

Si dirà che ora c'è il navigatore satellitare: per chi lo usa e per chi conosce la strada le indicazioni sono inutili, per gli altri sono spesso ingannevoli. Se sono inutili o inservibili tanto varebbe abolirle del tutto, ma sicuramente anche su esse qualcuno ci guadagna. E qualcun altro paga.

giovedì 20 maggio 2010

Da 31/01/2010 a 20/05/2010

Senza telefono

"Non voglio che i Magistrati siano privati di strumenti indispensabili per scoprire i reati, condannare i colpevoli e far trionfare la Giustizia: non voglio che sia abolita la tortura né limitata la carcerazione preventiva, perché è meglio un innocente in prigione che un delinquente in libertà. Anzi, meglio incarcerare tutti gli italiani perchè sicuramente hanno commesso qualche reato o lo commetteranno se restano liberi. Magistrati esclusi."

Scritto il 20/05/2010 alle 20:58 nella Politica


Capire

Alla mia età è un po' dura. Non mi ritengo tanto vecchio da vivere fuori dal mondo e solo di ricordi, ma mi è sempre più difficile capire quello che la gente dice o scrive. Non perché sia tonto, sordo o cieco (bastano gli occhiali per leggere) ma perché ogni giorno m'imbatto in parole sconosciute. A volte sono parole nuove per concetti nuovi, il più delle volte però non spiegati. Chi scrive forse dà per scontato che chi legge sappia il significato o forse non gli interessa farsi capire. Se fossero parole italiane potrei magari trovarne uno approssimativo basandomi sulla radice comune ad altre parole dal significato noto. Sono invece parole angloamericane e spesso acronimi o termini composti in quella lingua. Come Internet, ma meno male che c'è: quando leggo un termine sconosciuto posso sempre cercarlo lì e trovarne la spiegazione. Non è detto che se poi lo sento dire, subito lo riconosca. Abituato alla grafia italiana, su quelle parole ho l'unica certezza che non si pronunciano mai come sono scritte: ogni altro modo potrebbe andar bene. Non ho studiato inglese in gioventù e dopo non mi ha mai attratto quella lingua, parlata sì nell'intero mondo ma forse proprio per questo imbastardita e storpiata come credo sempre sia stata una lingua franca. Di molte parole scritte ho imparato il significato ma di nessuna sono certo di sapere l'esatta pronuncia. Una pubblicità mostra persone anziane che non capiscono i discorsi altrui: si suggerisce di acquistare un apparecchio acustico, ma magari abbisognano di un traduttore simultaneo.
I termini per nuove cose materiali o immateriali necessariamente ci arrivano da chi per primo queste cose scopre o inventa e per infiniti motivi chi le inventa usa la lingua inglese. Non sarebbe male che chi scrive in italiano, per farsi capire dagli italiani non specialisti della materia usasse termini nostrani o ne spiegasse il significato.
Invece capita non solo che nessuno fa il minimo sforzo in tal senso, ma l'indolenza degli scriventi è tale che - forse per ignoranza - il più delle volte usano termini per capire i quali non è necessaria Wikipedia ma basta benissimo un dizionario inglese-italiano. Loro non lo usano, lo devono fare i lettori.
Così oggi tutti parlano di welfare, di ticket o di trolley come se in italiano non fossero mai esistite parole perfettamente idonee a significare la stessa cosa, parole antiche in un'accezione moderna. Magari non sanno né scriverle né pronunciarle correttamente, ma moltissimi usano solo parole straniere e forse moltissimi, almeno fra gli anziani, faticano a capirle e a volere cake per dolce.
Perfino in chiesa il vecchio caro Jesus Christus è ora detto Gisas Craist: anche l'idea di rendere la liturgia più comprensibile abolendo il latino sta andando a farsi benedire.

Scritto il 23/04/2010 alle 18:11 nella Lingua


Un'imposta gradita.

Non amo particolarmente imposte, tasse e regole difficilmente applicabili, però ....
Però non mi spiacerebbe che fosse messa un'imposta del 500% sulle bombolette spray che tanti buontemponi usano imbrattando case, muri, monumenti. Forse in questo modo se ne venderebbero di meno e il ricavato dell'imposta potrebbe essere destinato al risarcimento delle spese per ripristinare lo status quo ante. Naturalmente la sovrattassa non andrebbe applicata sugli acquisti per usi più intelligenti, basta trovare come.

Scritto il 05/04/2010 alle 18:44 nella Ambiente


Prima o poi.

Prima o poi si arriverà al matrimonio gay e al riconoscimento delle coppie di fatto: finalmente anche loro potranno "godere" delle discriminazioni e di tutti gli svantaggi riservati alle coppie regolarmente sposate.
O magari finalmente verranno abolite le penalizzazioni e considerato il quoziente familiare: loro gridano più forte i loro "diritti" e si fanno ascoltare.
Sempre che le famiglie di vecchio tipo siano equiparate alle nuove.

Scritto il 05/04/2010 alle 13:26 nella Politica


Non votano

E poi si meravigliano che la gente non va a votare. Si è passati dal 70,5 del 2005 al 64,2 del 2010: meno 6,3% sul totale degli aventi diritto, ma in pratica delle persone che hanno votato nelle precedenti elezioni regionali dieci hanno votato anche nel 2010 e una no, una diminuizione del 10%.
Ma anche il lamentarsi del calo della partecipazione forse fa parte di quello che dicono ai telespettatori, ma in cuor loro sono felici di poter "lavorare" rendendo conto al minor numero di persone possibile, di fare i loro interessi senza troppi controllori.
Fatico non poco a fidarmi di gente che mi vuole convincere della verità che in un metro quadrato ci stanno comodamente dalle dieci alle venti persone, come affermano spudoratamente ogni qual volta organizzano una qualche adunata in piazze romane circondate da antichi palazzi e non da camper pronti a spostarsi a seconda del numero dei partecipanti dichiarati.
Questo prima delle elezioni. Ad elezioni avvenute invece tutti hanno vinto, o meglio tutti ci dicono d'avere vinto. Mi piacerebbe sapere se quello che dicono in TV al popolo bue lo ripetono nelle riunioni di partito: se cosi fosse potrebbero passare di sconfitta in sconfitta credendosi vittoriosi. Se hanno avuto una diminuizioni di consensi rispetto alle precedenti consultazioni trovano sicuramente un'elezione in cui sono andati peggio e confrontano i risultati con quella, se hanno perso qualche milione di voti ma hanno vinto in quattro comuni di 500 abitanti citano questa grande vittoria. A quanto ci dicono, vincono sempre e comunque mentre gli avversari perdono sempre e comunque, a prescindere dalla realtà dei risultati.
Non capisco come possano pensare che la gente comune, anche la più affezionata al partito creda sempre e comunque alle panzane che raccontano, che non si accorga che si arrampicano sugli specchi, che stiracchiano Costituzione, Leggi, fatti, numeri e risultati elettorali per adattarli alle loro convenienze: forse sono meno furbi di quanto si credono.

Scritto il 29/03/2010 alle 23:02 nella Politica


Mi piace l'Italia

Sono felice di vivere in Italia. È un paese bellissimo, dove quello che è scritto sui giornali non va detto al telefono, dove - a spese dello Stato - possiamo leggere cosa fa nel letto e nel cesso chiunque, dove chi tende trappole agli avversari vi finisce dentro per "par condicio", dove chi ferma l'autopompa dei pompieri può anche insultarli perchè non spengono l'incendio, dove la Costituzione viene spesso agitata e talvolta applicata, se conviene.
Nemmeno da confrontare con l'URSS di un tempo quando nelle case si era spiati e denunciati da portieri e vicini, ora si sa tutto quello che dici anche se in aperta campagna parli di tua suocera: tutto viene ascoltato, registrato, verbalizzato e messo nella stampa; c'è solo l'impossibilità di essere spediti in qualche Siberia, per mancanza di spazio.
Purtroppo ora possiamo sapere quello che uno pensa di qualcuno o di qualcosa solo se lo dice, ma i progressi della tecnica sono esponenziali e presto - finalmente - potremo sapere anche quello che pensa: finalmente pensar male e agire bene sarà più grave del parlare bene e agire male.

Scritto il 17/03/2010 alle 10:34


Anziani

Se chiamano giovani persone di 45 anni, una di 65 non può essere detta anziana ma - al massimo - matura, come era definita una di 45 anni quando i giovani non ne avevano più di 25. Oggigioro a 10 anni non sono più bambini ma restano giovani fino a 50 e non diventeranno mai vecchi, credono.
Apprendo con piacere che nemmeno io posso essere definito anziano: gli anziani non usano Internet, dicono, e non usando Internet sono informati solo dalla televisione, tranne quelli che possono permettersi anche i giornali cartacei.
Magari non sapranno usare il Web ma sicuramente tutti gli anziani conoscono appieno, per averli adoperati fin da piccoli, termini quali "troiler, shopper, welfare, triage, media (letto midia), share, week end, ticket, car,day hospital, day surgery, spoils system, fiction, stalking, class action, question time, show, tax day, baby sitter, ecc. ". Ma non capirebbero "carrello, borsa, benessere, priorità, quota, fine settimana, tassa, auto, ospedale giornaliero, chirurgia ambulatoriale, spoliazione (sistema dello spoglio), finzione, persecuzione, azione collettiva, interrogazioni o interpellanze (parlamentari), spettacolo, giornata antitasse, bambinaia, ecc.": per questo in TV, supermercati, documenti e luoghi pubblici non li usano.


Scritto il 08/03/2010 alle 23:11 nella Costume


Bulli e bulle

Perché no?
Perché se mio padre mi picchia e fa il prepotente con me non posso fare altrettanto con i più deboli di me?
Perché se qualsiasi cosa faccia nessuno mi punisce non dovrei fare qualsiasi cosa? Genitori, insegnanti, chiunque osasse sarebbe punito, per legge.
Conosco una bimba che si è presa dalla mamma un sonoro schiaffone sul sedere solo perchè ha attraversato la strada sfuggendole di mano: a quella sciagurata mamma è andata bene che non l'ha vista un vigile, ma a quella povera bimba è rimasta la fobia di sfidare il traffico.
Perché se i miei genitori pensano solo a se stessi non posso infischiarmene di loro? Perchè se mio padre beve, mia mamma fuma o entrambi si concedono vizi e vizietti io dovrei essere virtuoso? Perché se i miei genitori non si rispettano io dovrei rispettare i miei compagni e compagne.
Perché non dovrei - se ne ho voglia - rubare, ferire e magari anche uccidere avendo buone probabilità di non essere scoperto e, se scoperto, di dovere pagare poco o niente per quello che ho fatto, se dicono che non sarò punito nemmeno da Dio?
Perchè non dovrei entrare in casa altrui ad arraffare denaro o altro sapendo che chi vuole impedirmelo rischia più di me di finire in galera?
Perché dovrei lavorare onestamente se altrimenti posso guadagnare di più, con meno fatica e rischi? Perché devo sgobbare io se qualche fesso lo fa per me?
Bulli, bulle, prepotenti, delinquenti: perché no?
Un tempo dicevano perché è peccato, la tua coscienza lo vieta, Dio ti punisce; quel tempo è passato.

Scritto il 08/02/2010 alle 11:35 nella Costume


Entrate e uscite

"In una vasca con X litri d'acqua, ogni minuto da un rubinetto ne entrano Y litri e da un foro sul fondo ne escono Y+Z: in quanto tempo si svuoterà la vasca?"
Più o meno questo era uno dei miei primi problemini scolastici.
Non molto diverso è il problema di ogni governo: se le spese superano le entrate le casse statali si svuotano. Perchè questo non accada o si riducono le spese o si aumentano le entrate, o si apre il rubinetto o si restringe il foro d'uscita. Supponiamo che il rubinetto sia alimentato da una vasca più alta e più grande in cui tutta la comunità versa secchi d'acqua prelevata da un pozzo e che l'acqua che esce dal foro sul fondo serva per dissetare la gente, irrigare i campi, abbeverare il bestiame, serva alla comunità. Se qualcuno fa il furbo e non contribuisce a versare nella vasca superiore l'acqua del pozzo (che ipotizziamo inesauribile) merita il biasimo di tutti perché costringe gli altri a maggior lavoro o a ridurre la disponibilità di acqua. Ma se un altro fa nascostamente un altro foro nella vasca per usare l'acqua a suo vantaggio o facendola disperdere in terre incolte, questi non è meno riprovevole di chi non contribuisce a rifornire di acqua le vasche. Per la comunità il risultato è esattamente uguale: o maggior lavoro o minore disponibilità.
Chissà perché molti che s'indignano contro coloro che evadono le imposte, li additano come nemici pubblici, come parassiti indegni, non fanno altrettanto contro chi magari le imposte dice di pagarle (in realtà le paga con le imposte pagate da quelli che pagano il suo stipendio) ma spreca il denaro sudato da altri. Forse perché sono fra quelli?

Scritto il 31/01/2010 alle 00:16

sabato 30 gennaio 2010

Da 01/12/2009 a 30/01/2010

Chi può non vuole, chi vuole non può.

Un tempo i bambini facevano i capricci, volevano qualcosa solo perché gli veniva negata e quando la ottenevano non sapevano che farsene, non gli interessava più. Molti bimbi italiani non hanno più modo di desiderare qualcosa, l'hanno prima. Gli adulti invece possono ancora pretendere quello che gli viene rifiutato, rifiutandolo se gli è permesso.
Un uomo e una donna che possono unirsi in matrimonio non lo fanno; due persone dello stesso sesso che non lo possono, lo pretendono. Forse se lo potessero lo rifiuterebbero.
Fatico a capire entrambi i comportamenti.
Il matrimonio è pur sempre fondamento della famiglia, come dice la nostra Costituzione, troppo spesso invocata o ignorata secondo opportunità. Una famiglia presuppone almeno la possibilità di figli e i figli umani non sono come quelli dei pesci, non sono in grado di sopravvivere senza cure parentali, hanno bisogno degli adulti per molto tempo, possibilmente di una famiglia stabile. L'unione di un uomo e una donna può essere per interesse, per diletto, per procreare, per crescere figli, per tutto questo, per un capriccio passeggero, per un impegno duraturo. Se si pensa ad un duraturo impegno reciproco e a figli si dovrebbe pensare al matrimonio.
Si può fare anche senza, ma sarebbe come guidare l'auto (magari benissimo) senza patente, senza un documento che certifica la capacità di farlo.
Al contrario, una coppia dello stesso sesso non può generare figli propri e cadono tutti i presupposti di famiglia e di matrimonio. Parificare l'unione omosessuale al matrimonio sarebbe come dare la patente di guida a chi non sa e non saprà mai guidare, che si compra l'auto solo per godimento estetico. Proprietà dell'auto e patente di guida sono cose diverse; matrimonio e convivenza omosessuale pure
A volte penso che si voglia il matrimonio per poter divorziare, il lavoro per poter scioperare o (come quel tale della storiella) la zappa non per zappare ma per potervisi appoggiare.

Scritto il 30/01/2010 alle 19:11 nella Costume

Dicono

È sicuramente colpa mia, che non mi sono informato, che non ho voglia di documentarmi perchè in ogni caso non potrei cambiare le cose.
Ma nella mia ignoranza quello che mi si dice mi sembra a volte illogico.
Da decenni dicono che con l'ora legale si risparmia un sacco di elettricità, un sacco di soldi. Come questo avvenga non l'ho ancora capito: non è che la gente invece di accendere la luce vada a letto perchè sono le ventidue e non le ventuno, anzi. Quelli che prima aspettavano le 21 per andare in discoteca o accendere il televisore con l'ora legale aspettano le 22 e smettono come prima due, tre o sei ore dopo. Quelli che lavorano di notte quando è buio accendono la luce (le macchine consumano la stessa energia ci sia o no luce) e la spengono quando non serve: se ci sono sei ore di buio sarà accesa per sei ore, a cominciare dalle 21 con l'ora solare o dalle 22 con l'ora legale. Mi chiedo anche come fanno a sapere che si consuma meno o di più se al massimo possono far confronti con quello che succedeva da marzo a ottobre 40 anni fa (uso numeri inventati, per esemplificare) o fra i consumi immediatamente precedenti e seguenti l'inizio dell'ora legale.
In questi giorni penso a un'altra cosa che ci ripetono continuamente: la terra si sta riscaldando. Sicuramente sarà vero, ma io intanto devo far funzionare a lungo la caldaia, uscire poco e coprirmi molto. Alla TV vedo città coperte di neve, tanta gente infreddolita e solo qualche coraggioso o fortunato che fa il bagno in mare.
Ricordo infine quante volte ho sentito dire che gli immigrati sono una fortuna per il nostro paese, qualsiasi immigrato: nero, giallo, bianco, lavoratore o meno, regolare o meno; sono giovani e fanno figli. Anche questo sarà senz'altro vero, ma mi sorge il dubbio che si voglia vedere - o più probabilmente far veder - solo il lato positivo. Si parla d'integrazione; perchè gli italiani si integrino con gli altri, forse nelle scuole si abolirà l'italiano, si parlerà solo inglese: l'italiano si userà solo in casa, sarà il dialetto di tutti quelli che non parlano dialetto. Anche ammettendo che tutti gli stranieri siano buoni (siamo quasi tutti d'accordo che ci bastano i cattivi nostrani) e giovani, anche loro possono ammalarsi e invecchiare e dovranno essere curati e accuditi. Più che giusto, ma se lavorano in nero, se non lavorano, se quelli che contribuiscono alla spesa pubblica sono molto meno di quelli che non lo fanno, allora i costi possono superare i benefici, con costi e disagi aggiuntivi per i contribuenti. È questione di equità: non si dovrebbe dare diritti a tutti senza imporre doveri, per rispetto di chi sopporta doveri magari senza poter far valere diritti. Se si devono aspettare ore al Pronto Soccorso e mesi per analisi o interventi, forse il nostro sistema sanitario non è attrezzato per curare l'intero mondo: è giusto curare chi è in Italia, ma dopo averlo curato non è inumano o razzista allontanarlo se vi è illegalmente. È solo far rispettare la legalità, come far pagare le imposte o la multa a chi deve.
E fanno figli e avranno bisogno di asili, di scuole, di cure, di soldi. Tutto questo costa, ma sicuramente costa meno di quanto gli adulti contribuiscano alla spesa, altrimenti non sarebbe così certo che più gente arriva più fortunati siamo. Per nutrirli e vestirli servono altri soldi: bisognerà aiutare le loro famiglie e finalmente, per non sembrare razzisti, saranno concessi anche in questo paese quegli aiuti, quelle agevolazioni che le famiglie italiane aspettano da decenni e che forse anch'esse avranno.
E si creeranno nuovi posti di lavoro per dare lavoro a nuovi immigrati oltre a quelli che verranno per fare quello che gli italiani e i vecchi immigrati non vorrannno più fare e l'Italia, dicono, sarà sempre più prospera e ricca. Chissà.

Scritto il 12/01/2010 alle 14:41 nella Politica


Rewind

RAI Due annuncia orgogliosa il programma REWIND, cioè nel 2010 farà vedere copia dei programmi già trasmessi e già da noi pagati negli anni precedenti. Pare però che non basti inviare copia delle ricevute di versamento per avere una riduzione, ma che si debba pagare il canone 2010 aumentato e per intero: come se al ristorante si dovesse pagare di più per rimangiarci il cibo che abbiamo già pagato, mangiato e digerito.

Scritto il 04/01/2010 alle 16:15 nella Radio e televisione


Paradisi

Se al termine di questa vita dovessi andare in paradiso, vorrei che fosse quello di mia mamma e delle mie nonne. Vorrei trovarmi in compagnia dei martiri, dei santi e di tutte quelle brave persone che in vita loro hanno agito per il bene del prossimo, hanno tribolato per il bene degli altri. Se invece mi trovassi con gente che per guadagnarsi il paradiso e la compagnia di belle donne ha fatto male al prossimo e ucciso persone innocenti, allora non mi sentirei in paradiso.

Scritto il 02/01/2010 alle 10:46


Palestrati

Ho visto tanti bei giovanotti e giovanotte che invece di andare a sudare in palestra si sono offerti volontari per spalare la neve dai marciapiedi. Poi mi sono svegliato.

Scritto il 26/12/2009 alle 09:06 nella Attualità | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Vorrei volare

In queste giornate di neve e gelo sentivo inviti a non usare l'auto, pressanti inviti. Oggi il gelo è meno gelido e sono uscito; a piedi, da bravo cittadino osservante delle regole ed anche degli inviti delle autorità. Per fortuna non dovevo fare molta strada, perchè non solo i marciapiedi erano ben innevati ma gli accessi ai marciapiedi erano ostruiti dalla montagna di neve tolta dalla strada per favorire le vetture. Qualcuno avrà pure l'autorità di far togliere la neve dai marciapiedi e creare varchi nei cumoli creati dagli spazzaneve stradali, a meno che non si coinsideri cittadino degno di attenzione solo chi usa l'auto. Se le autorità non hanno questa autorità, non invitino a non usare l'auto ma a starsene a casa, se non si sa volare.

Scritto il 22/12/2009 alle 11:56 nella Attualità


Briciole

Se fossi donna
"Posso divenire medico sindaco o ministro, ma sono e resto donna; sono pari ma non identica all'uomo, non sono e non sarò un uomo, non confondetemi con un medico, un sindaco o un ministro uomo."

Tasse sanitarie (in italiano dette Ticket)
Il limite di redditi lordo per godere delle esenzioni è immutato dai tempi della lira: e lo stipendio dei politici pure?

Sogno un Paese
in cui non sia sempre necessario ricorrere ad un avvocato o ad un fiscalista per sapere quelle che è giusto fare o non fare, senza esserne certi.

Agenzia delle Entrate (estensivamente detta Fisco)
Il cittadino deve essere onesto con il Fisco: ma il Fisco è onesto con il cittadino?

Signor guardia.
Il ministro Carfagna, il sindaco Moratti, la ministra Carfagna, la sindaco Moratti, la signora ministro Carfagna, il sindaco signora Moratti, signor ministro (alla Carfagna), signora sindaco (alla Moratti), eccetera: ma non mi pare d'avere mai sentito dire signor guardia, il guardia o il guardio (però c'è il guardiacaccia e il guardiano).

In dubio pro Fisco
Le norme sono tante, poco chiare, contradditorie, talvolta una trappola per far pagare all'ingenuo interessi, sanzioni e altro. Il dilemma è: rinuncio al beneficio che credo mi mi spetti o corro il rischio di cadere nella trappola?
Troppo ricchi
Quando ha avuto l'età per benificiare dell'esenzione dal ticket il loro reddito familiare era ben al disotto del massimo consentito. Da allora lui e la moglie continuano ad avere come unica entrata la loro pensione, ma stanno per superare quel limite: forse le pensioni sono state rivalutate troppo e sono diventati ricchi, forse.

(E non possono farci niente, aumenteranno le pensioni, diverranno più poveri e avranno meno soldi: se superano il limite di 100 e spendono 1000 di sanità si troveranno con 900 in meno)


Scritto il 20/12/2009 alle 13:11 nella Fisco, Lingua, Politica, Salute e benessere


Partita doppia

Abbiamo inventato la Partita Doppia contabile e abbiamo la doppia partita calcistica, due squadre che si incontrano due volte nel campionato di calcio. Ma non ci fermiamo li.
Abbiamo doppie assemblee legislative che si occupano per almeno due volte dello stesso disegno di legge, doppie corti di giustizia che si occupano in merito allo stesso reato, per avere una sentenza dobbiamo aspettare almeno il doppio degli altri; abbiamo il doppio lavoro, il doppio stipendio, la doppia pensione, le auto posteggiate in doppia fila, la doppia vita, il doppio senso nostrano e il doppio sesso importato, la doppia mensilità a dicembre, l'euro che vale il doppio delle mille lire e il costo delle merci almeno raddoppiato (con il numero sul cartellino del prezzo rimasto quello di prima); abbiamo polizia e carabinieri, guardie di finanza e guardie forestali, regioni e province, ecc., ecc., ecc.
Non c'è dubbio: siamo esperti in doppiezza e più si è esperti più si è importanti.


Scritto il 12/12/2009 alle 20:11 nella Politica


Ticket

Leggendo sul Giornale di Vicenza l'articolo "Ticket, truffa all'Ulss? Il processo è da rifare" ho ripensato a quello che segnalo da anni. Giusta o iniqua che sia c'è una tassa sulla salute, un contributo da pagare per le prestazioni del Servizio Sanitario detto (chissà perché) ticket, con relative esenzioni collegate al reddito.
È opinione corrente che molti non dichiarino il reddito reale, così di fatto spesso non si favoriscono i meno abbienti ma i più furbi mentre i ricchi onesti il più delle volte non si avvalgono del servizio sanitario pubblico e non pagano ticket. Meglio sarebbe - a mio parere - non mettere tasse, far pagare le giuste necessarie imposte, punire chi non le paga e chi abusa del Servizio Sanitario.
Ma ammesso che sia giusto pagare la tassa e giusto collegare l'esenzioni al reddito, resta un'ingiustizia palese: il limite di reddito fissato. Questo non è 36 mila euro come scritto nell'articolo, ma 36151,98 euro. Il che dimostra evidentemente che tale importo è stato stabilito prima dell'euro e corrisponde a 70 milioni delle vecchie lire, tondi tondi.
D'allora ne è passato del tempo: quello che pagavo 1000 lire ora pago 2 euro; politici, magistrati e tutti coloro che hanno potuto si sono adeguati il reddito, perfino la mia pensione è aumentata del 20% e sono certo che è aumentata meno del costo della vita.
Ma il limite di reddito familiare per beneficiare dell' esenzione dal ticket è tuttora fermo ai 70 milioni di lire lordi annui, cioé 36151,98 euro. Così mentre si è generosi con chiunque voglia curarsi in Italia purchè straniero e non lavori regolarmente non si trovano fondi per adeguare quel limite di reddito che se era equo dieci anni fa non lo può essere ora e viceversa. Una coppia di pensionati ogni anno deve verificare che l' aumento inadeguato delle loro pensioni non le abbia portate a livello tale da superare il limite, un tempo ritenuto irraggiungibile ma sempre più vicino: più diventano poveri e più sono considerati ricchi indegni dell'esenzione. Sempre ammettendo che sia giusto porre un limite è ingiusto non usare criteri di gradualità: non dovrebbe verificarsi il caso che se uno ha un reddito superiore al limite finisca con averlo più basso. Una persona che guadagni 36152 euro lordi non è più ricca di una che guadagna 2 centesimi in meno e non dovrebbe pagare più di 2 centesimi di ticket. Altra peculiarità - se non sbaglio - sta nel fatto che il limite è quello sia che si tratti di famiglia di una, due o cinque persone: mentre una persona con 36 mila euro può star bene, altrettanto bene non sta se con quella somma devono vivere in due e meno ancora se in cinque. Con strana coerenza, mentre si deve sempre sommare al proprio il reddito del coniuge per stabilire il reddito familiare non è sempre detto che si possano sommare alle proprie le spese sostenute per il coniuge, nemmeno quando questi ha un reddito insufficiente per operare detrazioni fiscali. Naturalmente - in barba alla Costituzione - una coppia di fatto ha il limite di reddito che è il doppio di una coppia sposata. Non so se quei signori dell'articolo siano truffatori, ma so che sul prospetto che ti danno da firmare non è precisato come si debba calcolare il reddito, che ho chiesto precisazioni anche alla mia Regione senza avere risposta ed ho dovuto cercarle in Internet. Nel dubbio si dovrebbe rinunciare ai propri diritti, perché non vale "in dubio pro reo" ma "in dubio pro eo (Stato, Fisco)": se hai torto paghi tu, se hai ragione paghiamo tutti.

Scritto il 04/12/2009 alle 19:09 nella Fisco


Minareti

Minareti: gli Svizzeri non li vogliono nel loro paese e il mondo insorge. Campanili: i musulmani non li vogliono nel loro paese, ma va bene così. Equità vorrebbe che venissero accettate le richieste di erigere una moschea con minareto in paesi che mai le hanno avute (lottando a lungo perchè non gli venissero imposte), a condizione che venissero accettate le richieste di erigere una chiesa con campanile in paesi che non le hanno mai avute (o che le hanno distrutte per sostituirle con moschee e minareti). Pretendere senza dare è arroganza, prepotenza.
Si può, anzi si deve, dire che ci sono paesi musulmani mentre non si deve dire che ci sono paesi cristiani, ma solo democratici: il che equivale a dire che ci sono paesi democratici e paesi musulmani, e non va detto.
Non vorrei che la presenza di moschee e minareti facesse considerare paesi musulmani i paesi europei e che diventassero come quelli. Essere tolleranti non significa cedere agli intolleranti, essere contro la violenza non significa disarmare la polizia e lasciare campo libero ai violenti: resto del parere che l'ospitante non deve offendere l'ospite ma anche che l'ospitato deve adattarsi agli usi della casa e non imporre i propri, non pretendere che sia tolta una croce e messo un minareto. Essere buoni va bene, ma essere tre volte buoni si è mona, dicevano dalle mie parti. Magari poter erigere minareti è più che giusto e coerente con i nostri principi, ma non so se rinunciare al presepio, ai canti di Natale, al simbolo della croce, a vedere la faccia della gente, a tutelare le donne e a quant'altro possa non piacere appieno ai nuovi arrivati - ospiti graditi o indesiderati - sia essere buoni o tre volte buoni.

Scritto il 01/12/2009 alle 17:54 nella Attualità