giovedì 23 settembre 2010

L'imposta matrimoniale.

Fra le norme della Costituzione che anche i più accaniti sostenitori della sua immutabilità e rispetto sembrano ignorare trovo:


"Art. 29.
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
.....
Art. 31.
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
....."


In realtà non solo non esistono adeguate misure per rendere più equo il prelievo fiscale dalle famiglie numerose, ma esistono norme per penalizzare il matrimonio: le prime forse arriveranno pensando agli immigrati, le seconde non rimarranno pensando alle coppie di fatto.


In una famiglia numerosa può capitare che lavori solo il coniuge con l'impiego più redditizio mentre l'altro si deve occupare dei figli: la tassazione per quell'unico reddito è maggiore di quella che sarebbe se a quel reddito concorressero più familiari e ancor più se si considerasse la capacità contributiva di ogni familiare dividendolo fra tutti.


Per potere beneficiare di esenzioni dal pagamento di alcune tasse (ticket) si considera il reddito famigliare lordo annuo che deve essere inferiore a certi limiti fissati decenni fa e mai aggiornati. Se il limite è fissato a 36151,98 euro (non c'è da ridere, è l'equivalente di 70 milioni di lire, tondi tondi) per beneficiare dell'esenzioni uno non sposato può disporre anche di 36151 euro mentre due persone unite in matrimonio non ne beneficiano se dispongono di 18076 euro ciascuno.


In pratica:
i componenti di una famiglia che "godono" di un certo reddito guadagnato da un genitore pagano più imposte dei componenti di una famiglia che "godono" dello stesso reddito guadagnato da due genitori e più ancora dei singoli individui che godono di eguale reddito guadagnato da loro stessi;
per beneficiare delle esenzione dai ticket le persone sposate devono godere della metà del reddito goduto da quelle non sposate.


Per loro non vale la Costituzione che recita:


"Art. 3


Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."

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