Da moltissimo tempo ho ripetutamente lamento l'ingiustizia, l'iniquità per me palese della norma che regola l'esenzione dal pagamento delle tasse sanitarie (ticket) per i minori di 6 anni e per le persone ultra65nni (over65).
Ho molte colpe. Ho 77 anni, non sono africano né asiatico né
centro-sudamericano, sono sposato con una donna e non con un maschio, siamo ricchi di 2200€/mese in due e così devo pagare il ticket per me e per mia moglie, pensionata a 499,93€/mese. Le sue spese non sono detraibili né da lei perché è troppo povera (incapiente) né da me perché è troppo ricca (non a mio carico).
Il 29/9/2015 ho inviato al Ministero della salute (tramite il suo sito web) richiesta di chiarimenti su tale normativa, richiesta che si può VEDERE QUI
Sul sito stava scritto che mi sarebbe stata data una risposta entro 30 giorni, ma finora ho avuto solo conferma che la missiva è stata ricevuta, letta e passata a chi di competenza: praticamente nessuna risposta.
E forse mai l'avrò. Ma voglio sperare che qualcuno abbia voglia di leggere quelle domande (VEDERE QUI) e magari interessarsene.
Ho inviato sul web copia della stessa lettera a gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Non merito la loro attenzione? Non meritano il mio voto. E non dicano di stupirsi, e non dicano di dispiacersi perché aumenta l'assenteismo nelle votazioni: meno gente vota e più si sentono liberi di fare solo gli affari propri.
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lunedì 9 novembre 2015
mercoledì 21 ottobre 2015
Civismo
Sono sempre più convinto che la maggioranza degli italiani ritiene sia da fessi rispettare le regole quando si può non farlo. E nessuno vuole essere fesso. Sono per primi i legislatori a fare i furbi, a emanare norme assurde difficilmente osservabili. Sembra proprio che certe norme ci siano per non essere abitualmente osservate, per consentire ai cittadini di sentirsi furbi ma dando alle autorità la possibilità di farle osservare o di lasciar correre a loro discrezione o arbitrio. Un Comune che in una strada ampia diritta fra i campi mette limiti di velocità di 50 o 30 Km/ora forse non pensa alla sicurezza stradale dei concittadini e dei passanti ma alla possibilità di rimpinguire le casse comunali, magari solo in caso di necessità. Sono convinto che troppe norme illogiche convincano i cittadini che tutte lo siano e che una persona normale non deve osservarle se non c'è qualcuno che le fa arbitrariamente osservare. E chi le dovrebbe far osservare la pensa allo stesso modo: non si rispetta una norma per il fatto che c'é, non si osserva e non si fa osservare se si ritiene stupida: la norma c'è ma si tollera l'inosservanza, si tollera l'illegalità. Mai che si pensi a regole da tutti o quasi considerate da rispettare e da far rispettare. Si da per scontato che nessuno le osservi e che ciò sia tollerato se non è segnalata la presenza di controlli, un tacito invito a non rispettare le norme quando i controlli non ci possono essere.
Vedendo che nella mia città nessuno o quasi aspetta l'omino verde per attraversare negli incroci con semaforo pedonale devo ritenere che ci sia una a me ignota deroga comunale alla Legge.
Non posso pensare infatti che la stragrande maggioranza dei concittadini violi deliberatamente le norme contribuendo a un'illegalità spicciola.
Capita che l'omino verde si faccia attendere oltre il necessario, capita che ci sia l'omino rosso anche quando le vetture hanno il verde e non possono svoltare dove passano i pedoni, capita che i percorsi pedonali siano fatti pensando a gente che ha tanto tempo da perdere e tanta voglia di camminare, capita che la gente invece non voglia camminare e perdere tempo inutilmente, capita che perciò ignori zebre e semafori, però ho trovato quanto segue.
"Codice della Strada ...Art. 41. Segnali luminosi ....
5. Gli attraversamenti pedonali semaforizzati possono essere dotati di segnalazioni acustiche per non vedenti. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono:
a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata;
b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il più rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata;
c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde."
Basta percorrere Via Nord/Sud o Via Ovest/Est per vedere quanti osservano queste norme e dedurne che dev'esserci una deroga comunale per la quale le regole sucitate in città devono intendersi non obbligatorie ma facoltative, un semplice consiglio cui attenersi solo nel caso che lo si ritenga opportuno e che valgano solo in caso d'incidente per stabilire di chi sia la colpa, liberi di osservarle o meno a proprio rischio e pericolo.
Se c'è una delibera in merito ringrazio fin d'ora chi avrà la cortesia di farmela conoscere, se non c'è e tutti si comportano come se ci fosse gradirei sapere se questo è tacitamente o esplicitamente consentito o sempre tollerato.
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Vedendo che nella mia città nessuno o quasi aspetta l'omino verde per attraversare negli incroci con semaforo pedonale devo ritenere che ci sia una a me ignota deroga comunale alla Legge.
Non posso pensare infatti che la stragrande maggioranza dei concittadini violi deliberatamente le norme contribuendo a un'illegalità spicciola.
Capita che l'omino verde si faccia attendere oltre il necessario, capita che ci sia l'omino rosso anche quando le vetture hanno il verde e non possono svoltare dove passano i pedoni, capita che i percorsi pedonali siano fatti pensando a gente che ha tanto tempo da perdere e tanta voglia di camminare, capita che la gente invece non voglia camminare e perdere tempo inutilmente, capita che perciò ignori zebre e semafori, però ho trovato quanto segue.
"Codice della Strada ...Art. 41. Segnali luminosi ....
5. Gli attraversamenti pedonali semaforizzati possono essere dotati di segnalazioni acustiche per non vedenti. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono:
a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata;
b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il più rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata;
c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde."
Basta percorrere Via Nord/Sud o Via Ovest/Est per vedere quanti osservano queste norme e dedurne che dev'esserci una deroga comunale per la quale le regole sucitate in città devono intendersi non obbligatorie ma facoltative, un semplice consiglio cui attenersi solo nel caso che lo si ritenga opportuno e che valgano solo in caso d'incidente per stabilire di chi sia la colpa, liberi di osservarle o meno a proprio rischio e pericolo.
Se c'è una delibera in merito ringrazio fin d'ora chi avrà la cortesia di farmela conoscere, se non c'è e tutti si comportano come se ci fosse gradirei sapere se questo è tacitamente o esplicitamente consentito o sempre tollerato.
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martedì 29 settembre 2015
Domande
Richiesta di chiarimenti al Ministero della Salute
Oggetto: esenzione da tasse sanitarie (ticket) delle persone di età superiore a 65 anni.
Gradirei avere risposta a quanto segue.
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#esenzioneticket
Vedere anche QUI
(*) Il punto 8 è stato aggiunto il 2/8/2016
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Oggetto: esenzione da tasse sanitarie (ticket) delle persone di età superiore a 65 anni.
Gradirei avere risposta a quanto segue.
- È vero o no che l'esenzione in oggetto spetta solo se il reddito familiare non supera 36151,98€ lordi annui?
- È vero o no che spetta a persona sola con reddito lordo annuo di 36151€?
- È vero o no che invece non spetta ai coniugi con reddito lordo annuo di 18076€ ciascuno?
o se comunque la somma dei loro redditi supera 36151,98€ lordi annui?
E se è vero è questo equo o iniquo? E se è iniquo non è da cambiare? - È vero o no che euro 36151.98 sono lire 70.000.000/1936,27?
e che lire 1936.27 è il valore dell'euro al momento della sua adozione 1/1/1999?
e che il limite lire 70.000.000 è in vigore da 1/1/1995?
e che pertanto tale valore è immutato da più di 20 anni?
e che secondo CCIAA Firenze il costo della vita da Dic1994 a Ago2015 è più 52,5%?
e che l'equivalente di lire 70.000.000 del 1995 dovrebbe ora essere euro 55131?
E se è vero é questo equo o iniquo? E se è iniquo non è da cambiare? - Se quello che è iniquo non viene cambiato è perché costa troppo renderlo equo?
o perchè interessa troppe poche persone (pochi voti) per essere considerato iniquo? - È o no subdolo considerare non più esente chi impoverendo supera il limite del 1995?
e non sarebbe più onesto aggiornare quel limite e abbassarlo palesemente?
o abolire per tutti l'esenzione, con meno spesa e più equità? - È vero o no che l'art.31 della Costituzione prevede agevolazioni per la famiglia?
e che l'art.29 definisce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio?
Se questo è vero è giusto discriminare a danno delle coppie sposate? - È vero o no che un cittadino italiano fuori dal comune di residenza non può usufruire in Italia del medico generico del Servizio Sanitario semplicemente recandosi da un medico convenzionato con la tessera sanitaria che dicono valida anche all'estero? E che non può presentare ricette prescritte dal suo medico in regione diversa da quella di residenza? E che esiste discriminazione tra i cittadini italiani e gli stranieri o apolidi a danno dei primi? Se tutto questo è vero è giusto non cambiare le cose e rendere il Servizio Sanitario più attento alle necessità dei contribuenti? (*)
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#esenzioneticket
Vedere anche QUI
(*) Il punto 8 è stato aggiunto il 2/8/2016
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venerdì 25 settembre 2015
Colosseo
Mi mette a disagio pensare che la cosa italiana fra le più note al mondo, se non la più nota, sia il colosseo.
Indubbiamente dal punto di vista architettonico merita tutta l'ammirazioner di tutti. Ma non si può ignorare quello che in realtà fu: il luogoe dove furono giustiziate o assassinate per pubblico divertimento migliaia, decine di migliaia di persone. Manufatto mirabile dal punto di vista archittettonico e esecrabile dal punto di vista storico, esalta la civiltà costruttiva dei romani e allo stesso tempo la loro inciviltà, la loro crudeltà umana.
Se i campi di sterminio nazisti anziché squallidi complessi di baracche e filo spinato fossero notevoli complessi archittetonici sarebbero monumenti da mostrare non con vergogna ma con orgoglio?
Il colosseo forse è da confrontare con gli stadi o le plazas de toros: ma negli stadi non muore nessuno se non incidentalmente e nella plazas de toros si può esultare per la morte del toro ma nessuno esulta per il ferimento o la morte del torero.
Così non succedeva nelle arene romane. La gente vi accorreva per godere della morte il più possibile atroce di persone: non mi sembra proprio una cosa di cui vantarsi:
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Indubbiamente dal punto di vista architettonico merita tutta l'ammirazioner di tutti. Ma non si può ignorare quello che in realtà fu: il luogoe dove furono giustiziate o assassinate per pubblico divertimento migliaia, decine di migliaia di persone. Manufatto mirabile dal punto di vista archittettonico e esecrabile dal punto di vista storico, esalta la civiltà costruttiva dei romani e allo stesso tempo la loro inciviltà, la loro crudeltà umana.
Se i campi di sterminio nazisti anziché squallidi complessi di baracche e filo spinato fossero notevoli complessi archittetonici sarebbero monumenti da mostrare non con vergogna ma con orgoglio?
Il colosseo forse è da confrontare con gli stadi o le plazas de toros: ma negli stadi non muore nessuno se non incidentalmente e nella plazas de toros si può esultare per la morte del toro ma nessuno esulta per il ferimento o la morte del torero.
Così non succedeva nelle arene romane. La gente vi accorreva per godere della morte il più possibile atroce di persone: non mi sembra proprio una cosa di cui vantarsi:
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domenica 12 luglio 2015
Art. 89
Art 89 (Modificazioni del nome o del cognome)
1. Salvo quanto disposto per le rettificazioni, chiunque vuole cambiare il nome o aggiungere al proprio un altro nome ovvero vuole cambiare il cognome perché ridicolo o vergognoso o perché rivela origine naturale, deve farne domanda al prefetto della provincia del luogo di residenza o di quello nella cui circoscrizione è situato l'ufficio dello stato civile dove si trova l'atto di nascita al quale la richiesta si riferisce. -
Mia moglie si chiama Padoan. Non é vanitosa. altezzosa o snob, non vuole millantare origini anglosassoni, non vuole rinnegare le sue origini venete: se dicono "Pàdoan" corregge "Padoàn".
Padoan come Mantovan, Restiglian, Trevisan, Furlan, Trentin, Bressan, Zordan, Nardin, Nardon, Munarin, Munaron,Visentin, Parolin, Corradin, Maculan e mille altri: tutti con l'accento sull'ultima sillaba, sulla vocale dove cadrebbe se detti in italiano (Padovano, Mantovano, Restigliani, Trevisano, Friulano, Trentino, ecc.)
Se in italiano vi fosse l'obbligo di mettere l'accento come in spagnolo, se proprio ritenesse ridicolo o vergognoso il suo cognome mia moglie dovrebbe far domanda al prefetto per chiedere di cambiare Padoan in Pàdoan. Non essendoci tale obbligo non occorre chiederlo, basta covincersi e convincere che si scrive Padoan e si pronuncia Pàdoan come se il cognome fosse straniero e non veneto. E se fosse ministra giornalisti ossequiosi e politici direbbero tutti Pàdoan, per piaggeria o per ignoranza: tutti tranne A. Friedman e R. Brunetta, un americano e un veneto.
Lo trovo irritante e non dirò mai Pàdoan, ma potrò semmai dire Màtteo o Bèrsani o Napolìtano o Pàncani o Sàrdoni o simili quando anche loro scegliessero di spostare l'accento tonico.
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1. Salvo quanto disposto per le rettificazioni, chiunque vuole cambiare il nome o aggiungere al proprio un altro nome ovvero vuole cambiare il cognome perché ridicolo o vergognoso o perché rivela origine naturale, deve farne domanda al prefetto della provincia del luogo di residenza o di quello nella cui circoscrizione è situato l'ufficio dello stato civile dove si trova l'atto di nascita al quale la richiesta si riferisce. -
Mia moglie si chiama Padoan. Non é vanitosa. altezzosa o snob, non vuole millantare origini anglosassoni, non vuole rinnegare le sue origini venete: se dicono "Pàdoan" corregge "Padoàn".
Padoan come Mantovan, Restiglian, Trevisan, Furlan, Trentin, Bressan, Zordan, Nardin, Nardon, Munarin, Munaron,Visentin, Parolin, Corradin, Maculan e mille altri: tutti con l'accento sull'ultima sillaba, sulla vocale dove cadrebbe se detti in italiano (Padovano, Mantovano, Restigliani, Trevisano, Friulano, Trentino, ecc.)
Se in italiano vi fosse l'obbligo di mettere l'accento come in spagnolo, se proprio ritenesse ridicolo o vergognoso il suo cognome mia moglie dovrebbe far domanda al prefetto per chiedere di cambiare Padoan in Pàdoan. Non essendoci tale obbligo non occorre chiederlo, basta covincersi e convincere che si scrive Padoan e si pronuncia Pàdoan come se il cognome fosse straniero e non veneto. E se fosse ministra giornalisti ossequiosi e politici direbbero tutti Pàdoan, per piaggeria o per ignoranza: tutti tranne A. Friedman e R. Brunetta, un americano e un veneto.
Lo trovo irritante e non dirò mai Pàdoan, ma potrò semmai dire Màtteo o Bèrsani o Napolìtano o Pàncani o Sàrdoni o simili quando anche loro scegliessero di spostare l'accento tonico.
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venerdì 26 giugno 2015
Equità italiana
Uno pensa: se devo 100 a Tizio, 90 a Caio, 80 a Giulio, 70 a Lucio e sanno che ho solo metà della somma dovuta, mi par giusto dare 50 a Tizio, 45 a Caio, 40 a Giulio e 35 a Lucio. Ma se il debitore è Renzi pensa sia giusto dare 35 a Tizio, 40 a Caio, 45 a Giulio e 50 a Lucio.
È vero che la Costituzione recita "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività." ma qui si tratta di altra cosa, si tratta di creditori (pensionati) e debitore (INPS). Ma se anche in questo caso si vuole applicare la "progressività", basterebbe rifondere a tutti la stessa cifra ed automaticamente i crediti maggiori sarebbero rimborsati in misura meno che proporzionale dei minori.
Questa ossessione per la progressività mi sembra esagerata e che tenda al livellamento, a rendere uniformi i redditi di tutti - casta esclusa - in modo da disincintivare qualsiasi ambizione personale, qualsiasi voglia di fare di più per avere di più: insomma la realizzazione del comunismo.
Ma mentre si ricordano sempre dell'art.53, nessuno mai pensa a "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Mentre beneficiano i crediti (pensioni) più bassi non tengono in nessun conto della situazione familiare. Poniamo che una coppia di sposi abbia crediti (pensioni) 100+0 e un'altra 70+70: la più povera riceverà 35, la più ricca 100. Equità secondo Matteo.
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Tizio vanta 100 riceve 35 cioè 35%Similmente il governo italiano, dopo la sentenza della Corte Costituzionale in materia di pensioni, stabilisce che non può dare tutto a tutti e applicare la sentenza, ma decide di pagare una piccola parte del dovuto "ovviamente" in maniera inversamente proporzionale all'ammontare del credito.
Caio vanta 90 riceve 40 cioè 44%
Giulio vanta 80 riceve 45 cioè 56%
Lucio Vanta 70 riceve 50 cioè 71%
TOTALE 340 170 cioè 50%
È vero che la Costituzione recita "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività." ma qui si tratta di altra cosa, si tratta di creditori (pensionati) e debitore (INPS). Ma se anche in questo caso si vuole applicare la "progressività", basterebbe rifondere a tutti la stessa cifra ed automaticamente i crediti maggiori sarebbero rimborsati in misura meno che proporzionale dei minori.
Questa ossessione per la progressività mi sembra esagerata e che tenda al livellamento, a rendere uniformi i redditi di tutti - casta esclusa - in modo da disincintivare qualsiasi ambizione personale, qualsiasi voglia di fare di più per avere di più: insomma la realizzazione del comunismo.
Ma mentre si ricordano sempre dell'art.53, nessuno mai pensa a "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Mentre beneficiano i crediti (pensioni) più bassi non tengono in nessun conto della situazione familiare. Poniamo che una coppia di sposi abbia crediti (pensioni) 100+0 e un'altra 70+70: la più povera riceverà 35, la più ricca 100. Equità secondo Matteo.
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venerdì 19 giugno 2015
Due conti
Marito e moglie guadagnano insieme ben 36152€ lordi annui, in pratica circa 1050 euro netti mensili ciascuno. Pur essendo entrambi oltre i 65 anni non hanno diritto all'esenzione dalla tassa detta "ticket": in base ad un calcolo fatto nel 1994 con l'equivalente in lire di 36151,98€ di reddito allora si era considerati straricchi, indegni di beneficiare dell'esenzione e siccome l'adeguamento del limite è da decenni "all'attenzione del Ministero della Sanità e del Governo tutto" ma non è stato cambiato nemmeno di 0,02€ per arrotondarlo, oggi in due superano quel limite e devono pagare la tassa.
Se fossero più giovani e avessero dei figli, con quel reddito non godrebbero dell'esenzione prevista per i minori di 6 anni (e sarebbe peggio).
Non capisco come si riesca - per quanto accurati si sia - a trovare l'esatto limite sotto il quale sì e sopra il quale no; ancor meno capisco perché non ci sia una qualche gradualità in modo che chi ha un centesimo in più non si trovi alla fine ad avere un sacco di soldi meno di chi ha un centesimo in meno.
Ma quello che trovo del tutto illogico è considerare esente un singolo che da solo guadagni 36151€ e non due sposi che in due guadagnino 36152€, cioè 18076€ ciascuno, la metà.
Il fatto che il limite sia sempre quello fissato 20 anni fa, nel secolo scorso, ai tempi della lira, prima dell'avvento devastante dell'euro è semplicemente indecente: ma questo anche Renzi non lo sa o finge di non saperlo.
Facendo poi due conti, quei coniugi trovano che un presunto profugo, senza avere mai lavorato, mai pagato contributi e tasse, mai contribuito in qualche modo al benessere del paese, tanto o poco che sia, guadagna (sia pure indirettamente) più di loro: 1085€ al mese e ha diritto gratuitamente a quelle prestazioni sanitarie per le quali a loro due viene richiesto di pagare la tassa.
Se razzismo è atteggiamento discriminatorio a danno di gruppi di persone con caratteristiche comuni, per me questo è razzismo bell'e buono.
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lunedì 8 giugno 2015
Illegalità
Mi basta guardare dalla finestra di casa per averne un'idea.
Trovo:
Codice della strada – (VEDI)
Art. 41. Segnali luminosi.
5. .. Le luci delle lanterne semaforiche pedonali sono a forma di pedone colorato su fondo nero. I colori sono:
a) rosso, con significato di arresto e non consente ai pedoni di effettuare l’attraversamento, né di impegnare la carreggiata;
b) giallo, con significato di sgombero dell’attraversamento pedonale e consente ai pedoni che si trovano all’interno dello attraversamento di sgombrarlo il più rapidamente possibile e vieta a quelli che si trovano sul marciapiede di impegnare la carreggiata;
c) verde, con significato di via libera e consente ai pedoni l’attraversamento della carreggiata nella sola direzione consentita dalla luce verde.
articolo 40: Segnali orizzontali
1. I segnali orizzontali, tracciati sulla strada, servono per regolare la circolazione, per guidare gli utenti e per fornire prescrizioni od utili indicazioni per particolari comportamenti da seguire.
....
c) attraversamenti pedonali o ciclabili; .....
Attraversamenti pedonali .........Strisce pedonali "Zebre"
AMPIEZZA sezione di attraversamento
2,50 m MIN (locali, quartiere) 4,00 m MIN (altre strade)
SPESSORE singola striscia 0,50 m
DISTANZA tra strisce successive 0,50 m
Colore bianco
articolo 190: Comportamento dei pedoni
....
2. I pedoni, per attraversare la carreggiata, devono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei sovrapassaggi. Quando questi non esistono, o distano più di cento metri dal punto di attraversamento, i pedoni possono attraversare la carreggiata solo in senso perpendicolare, con l'attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per sé o per altri.
....
Dalla finestra vedo un crocevia con tanto di strisce e semafori pedonali e nessuno, proprio nessuno aspettare l'omino verde per attraversare, a meno che non ci sia un veicolo molto prossimo in arrivo; ma qualcuno neanche allora. Nessuno segue il tracciato pedonale se trova più comodo ignorarlo. Per chi va da Nord a Sud sul lato Ovest della strada, tirare diritto e attraversare dove non ci sono semafori e strisce pedonali è senz'altro più comodo che seguire il tracciato e aspettare tre volte il verde: 1. per passare sul lato Est, 2. per passare a Sud, 3. per tornare sul lato Ovest e proseguire verso Sud. Ma non vedo mai nessuno così paziente.
Se non si pensa "rispetto le regole perché vanno rispettate" ma "rispetto le regole se e quando mi conviene" può benissimo capitare che convenga non aspettare il proprio turno, guidare l'auto col telefonino in mano poggiato sull'orecchio, evitare di pagare i tributi, rubacchiare il poco o il molto secondo possibilità, magari condannando chi fa lo stesso ma in scala maggiore. E può benissimo anche capitare che chi dovrebbe far rispettare le regole trovi conveniente non farlo.
Non posso pensare che tutti, proprio tutti i miei concittadini ignorino le norme o le violino abitualmente. Forse in qualche altro art. sta scritto che l'osservanza delle regole è facoltativa o che il Sindaco può emettere un'ordinanza di deroga per cui nell'ambito comunale:
a) rosso, significa dare la precedenza ai veicoli;
b) giallo, significa che seguirà il rosso;
c) verde, significa che si può senz'altro attraversare.
Forse così non è ma così tutti pensano che sia: giovani, vecchi, bambini, italiani, albanesi, nordafricani, subsahariani, indiani, cinesi, mahori, boscimani, ucraini, russi, maschi, femmine, ecc.. E magari sarebbe giusto che così fosse. Non incentiva il rispetto della legalità constatare che tutti o gran parte dei cittadini non osservano le norme magari non solo per propensione all'illegalità ma principalmente perché é troppo gravoso rispettarle, perché le ritiene inadeguate o vessatorie o stupide. E nessuno pensa ad abolirle o a cambiarle e renderle rispettabili e rispettate: tacitamente riconoscono la loro inutilità o impraticabilità o erroneità o assurdità, ma si limitano a tollerare la non osservanza, confermando l'impressione che tutte le leggi siano facoltative e che chi le osserva sempre e comunque non è un cittadino onesto ma fesso. Sempre che ci sia qualcuno in grado di conoscere e osservare tutte le molte leggi che lo possono riguardare nel vivere quotidiano.
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lunedì 25 maggio 2015
Matrimoni
I matrimoni tra uomo e donna sono sempre meno, anche perché in molti casi lo stato non tutela la "famiglia" ma la perseguita. In compenso cresce la richiesta di matrimonio tra uomo e uomo, donna e donna e magari un domani tra uomo e uomini, donna e donne, e cani, e gatti, e orsi, e canarini, ecc.: basta vi sia un legame affettivo. Da molto tempo e in molti luoghi si è ritenuto necessario un riconoscimento pubblico dell'unione uomo-donna (premessa della procreazione) considerando il lungo tempo necessario per l'autonomia dei cuccioli umani e l'opportunità di consentire loro di vivere in un ambiente il più possibile stabile e protettivo. Il matrimonio (civile o religioso con valore civile) serviva a riconoscere pubblicamente "la famigia" e i diritti e doveri interni ed esterni dei suoi componenti. Se aveva un senso il matrimonio quando i fini erano la conservazione della specie e dei beni, quando era considerato interesse della comunità tutelare la famiglia e la sua durata, forse ora non lo è più. Ai matrimoni improvvisati seguono divorzi veloci, i figli sono un peso che non tutti sopportano o un lusso che non tutti si possono permettere, ordinandoli al supermercato se non si possono avere naturalmente. Non c'è motivo che la comunità si occupi di tutelare quello che non c'è: estendere il matrimonio civile a tutti lo rende una pagliacciata, lo si abolisca per tutti e siamo tutti uguali senza distinzioni. Per chi vuole una cosa seria c'è il matrimonio religioso, sempre che non cambi anche quello.
Per avere pane ci vuole farina e acqua (e altro): con farina e farina o acqua e acqua (e altro) si avrà qualcosa che nessuno si sogna di chiamare pane. Per avere matrimonio ci vuole uomo e donna: con uomo e uomo o donna e donna si avrà qualcosa che sarebbe almeno opportuno non chiamare matrimonio, per non creare confusione.
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Per avere pane ci vuole farina e acqua (e altro): con farina e farina o acqua e acqua (e altro) si avrà qualcosa che nessuno si sogna di chiamare pane. Per avere matrimonio ci vuole uomo e donna: con uomo e uomo o donna e donna si avrà qualcosa che sarebbe almeno opportuno non chiamare matrimonio, per non creare confusione.
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mercoledì 20 maggio 2015
Senza vergogna
E bravo Màtteo, col bonus elettorale raccatta voti e risolve due problemi: quello di cassa e quello dell'immigrazione. Meno soldi si danno ai pensionati meno si spende e meno soldi i pensionati hanno più è facile che facciano come suggerisce la Moretti (PD): accogliere in casa gli allogeni per avere i 35 euro giornalieri che lo stato spende per loro.
E senza provare vergogna offendono doppiamente gli anziani italiani: perché non danno loro nemmeno il dovuto e perché non li ritengono degni di essere trattati come gli estranei.
Per chi non invitato viene da noi e mai ha contribuito al benessere (poco o tanto che sia) dell'Italia lo stato spende almeno 1050 euro al mese mentre molte persone anziane, specialmente donne che con il loro lavoro (retribuito o no) vi hanno contribuito per una vita, hanno pensioni che non arrivano ai 500. Ora queste persone per avere qualche disponibilità in più dovrebbero mettere la loro casa e se stesse al servizio dei nuovi arrivati: questo è puro razzismo, a danno degli italiani.
Come mi sa di razzismo (generazionale) anche l'insistere nel dire che gli anziani "rubano" ai giovani. Se i giovani non trovano lavoro non è certo colpa degli anziani, loro il lavoro l'hanno lasciato e i giovani potrebbero sostituirli se il lavoro ci fosse.
Non è colpa degli anziani se i giovani non trovano, non cercano o non vogliono un lavoro, non è colpa degli anziani se ora servono meno persone per fare più cose, se le imprese italiane chiudono o lavorano all'estero o se i lavoratori esteri arrivano e lavorano in Italia. E tantomeno è colpa dei pensionati "privati" se nel paese c'è e c'è stata tanta burocrazia pubblica e quindi ci sono tanti pensionati "pubblici" che, ci dicono, guadagnano mediamente il 70% in più dei "privati". La cosa non meraviglia: è più facile essere generosi a spese altrui che a spese proprie, é più facile dare aumenti immeritati (e furbetti) quando a pagare è poi il solito Pantalone.
Quelli della mia età hanno cominciato a lavorare anche a 15 anni, lavoravano 48 ore alla settimana, avevano un paio di settimane di ferie e non avevano tutte le modernità cui i giovani non possono rinunciare: non so quanti giovani italiani sarebbero disposti a fare i sacrifici fatti dai loro genitori o nonni, ma ci sono gli stranieri.
Con un po' di pazienza i pensionati attuali non ci saranno più e se le cose continueranno andar male di chi sarà mai la colpa?
Dire poi con tono accusatorio che "le pensioni sono il 30% del welfare" se non si riferisce alla sola quota assistenziale è come dire che le spese per le l'automobili private sono il 30% delle spese per il trasporto pubblico e privato: l'assistenza è a carico della collettività, la previdenza del singolo.
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E senza provare vergogna offendono doppiamente gli anziani italiani: perché non danno loro nemmeno il dovuto e perché non li ritengono degni di essere trattati come gli estranei.
Per chi non invitato viene da noi e mai ha contribuito al benessere (poco o tanto che sia) dell'Italia lo stato spende almeno 1050 euro al mese mentre molte persone anziane, specialmente donne che con il loro lavoro (retribuito o no) vi hanno contribuito per una vita, hanno pensioni che non arrivano ai 500. Ora queste persone per avere qualche disponibilità in più dovrebbero mettere la loro casa e se stesse al servizio dei nuovi arrivati: questo è puro razzismo, a danno degli italiani.
Come mi sa di razzismo (generazionale) anche l'insistere nel dire che gli anziani "rubano" ai giovani. Se i giovani non trovano lavoro non è certo colpa degli anziani, loro il lavoro l'hanno lasciato e i giovani potrebbero sostituirli se il lavoro ci fosse.
Non è colpa degli anziani se i giovani non trovano, non cercano o non vogliono un lavoro, non è colpa degli anziani se ora servono meno persone per fare più cose, se le imprese italiane chiudono o lavorano all'estero o se i lavoratori esteri arrivano e lavorano in Italia. E tantomeno è colpa dei pensionati "privati" se nel paese c'è e c'è stata tanta burocrazia pubblica e quindi ci sono tanti pensionati "pubblici" che, ci dicono, guadagnano mediamente il 70% in più dei "privati". La cosa non meraviglia: è più facile essere generosi a spese altrui che a spese proprie, é più facile dare aumenti immeritati (e furbetti) quando a pagare è poi il solito Pantalone.
Quelli della mia età hanno cominciato a lavorare anche a 15 anni, lavoravano 48 ore alla settimana, avevano un paio di settimane di ferie e non avevano tutte le modernità cui i giovani non possono rinunciare: non so quanti giovani italiani sarebbero disposti a fare i sacrifici fatti dai loro genitori o nonni, ma ci sono gli stranieri.
Con un po' di pazienza i pensionati attuali non ci saranno più e se le cose continueranno andar male di chi sarà mai la colpa?
Dire poi con tono accusatorio che "le pensioni sono il 30% del welfare" se non si riferisce alla sola quota assistenziale è come dire che le spese per le l'automobili private sono il 30% delle spese per il trasporto pubblico e privato: l'assistenza è a carico della collettività, la previdenza del singolo.
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martedì 21 aprile 2015
Obbrobrio
Sono il solo a ritenere un obbrobrio indecente che nel 2015 siano in vigore limiti di reddito calcolati nel 1993 e da allora rimasti immutati?
Sono il solo a considerare assurdo e ridicolo che nel 2015 il limite di reddito per essere considerato famigliare a carico sia 2840,51 euro lordi annui, cioè l'equivalente in euro delle 5.500.000 lire che era nel 1994? e che per essere esenti (sotto i 6 o sopra i 65 anni d'età) dalla tassa sanitaria (ticket) sia 36151.98 euro cioè in euro i 70 milioni di lire che era nel 1994?
Assurdo perché é come se in 20 anni il costo della vita sia rimasto immutato e quello che nel 1994 si comprava con 1000 lire oggi si compri con 0,52 euro, ridicolo perché in 15 anni non si è nemmeno provveduto ad arrotondare quei limiti.
Da anni (vedi) segnalo questo fino alla noia e me ne scuso. Ma nessun altro ne parla. Anzi no, non proprio nessuno: nel sito del Ministero della Salute da anni si trova scritto "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.". Chissà per quanti decenni dovranno ancora studiarlo prima di risolverlo, magari solo dopo che due coniugi con 37€ al giorno ciascuno (36151.98€ lordi annui in due) potranno comprarsi si e no un bicchiere di latte.
Ma anche qualora il problema venisse risolto resterebbe l'assoluta inadeguatezza dei 2840,51 euro lordi annui (236 mensili, 7.8 giornalieri), resterebbe la discriminazione tra coniugati (limite 18075€ pro-capite) e no (limite 36151€), resterebbe l'impossibilità di detrarre le spese mediche di coniuge incapiente ma con reddito superiore ai 2840,51€.
Pare proprio che a nessun politico importi se una norma sia equa o iniqua ma solo quanti voti in più o in meno comporti introdurla, modificarla o abolirla.
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Sono il solo a considerare assurdo e ridicolo che nel 2015 il limite di reddito per essere considerato famigliare a carico sia 2840,51 euro lordi annui, cioè l'equivalente in euro delle 5.500.000 lire che era nel 1994? e che per essere esenti (sotto i 6 o sopra i 65 anni d'età) dalla tassa sanitaria (ticket) sia 36151.98 euro cioè in euro i 70 milioni di lire che era nel 1994?
Assurdo perché é come se in 20 anni il costo della vita sia rimasto immutato e quello che nel 1994 si comprava con 1000 lire oggi si compri con 0,52 euro, ridicolo perché in 15 anni non si è nemmeno provveduto ad arrotondare quei limiti.
Da anni (vedi) segnalo questo fino alla noia e me ne scuso. Ma nessun altro ne parla. Anzi no, non proprio nessuno: nel sito del Ministero della Salute da anni si trova scritto "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.". Chissà per quanti decenni dovranno ancora studiarlo prima di risolverlo, magari solo dopo che due coniugi con 37€ al giorno ciascuno (36151.98€ lordi annui in due) potranno comprarsi si e no un bicchiere di latte.
Ma anche qualora il problema venisse risolto resterebbe l'assoluta inadeguatezza dei 2840,51 euro lordi annui (236 mensili, 7.8 giornalieri), resterebbe la discriminazione tra coniugati (limite 18075€ pro-capite) e no (limite 36151€), resterebbe l'impossibilità di detrarre le spese mediche di coniuge incapiente ma con reddito superiore ai 2840,51€.
Pare proprio che a nessun politico importi se una norma sia equa o iniqua ma solo quanti voti in più o in meno comporti introdurla, modificarla o abolirla.
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sabato 11 aprile 2015
Un anno da ministro
Chissà se prima o poi non sentirò più dire Pàdoan: perché cade il governo, perché il ministro si dimette o perché finalmente i telegiornalisti si decideranno a pronunciarlo come si deve.
Temo però che questa mia speranza non si avvererà, considerata la quasi assoluta preferenza per il parlare straniero a scapito di quello nostrano.
Voglio anche sperare che non sia davvero lo stesso ministro a non sapere il suo cognome o a vergognarsi delle origine venete, magari millantando ascendenti anglosassoni.
Secondo l'Accademia della Crusca
Nel caso del ministro Padoan, non c’è dubbio che la pronuncia corretta del cognome, sul piano etimologico, sia Padoàn. Si tratta infatti di un trasparente cognome di origine detoponimica, che corrisponde all’etnico che designa chi è nato a Padova: padovàno in italiano, padoàn in veneto, con dileguo della consonante intervocalica e apocope della vocale atona finale dopo la nasale, conformemente alla fonetica dialettale. Ma molti cognomi di origine veneta terminanti in -n o in -r vengono pronunciati dagli italiani delle altre regioni con l’accento ritratto: è il caso di Trevisan, Benetton, Fogar. L’accentazione Pàdoan non rappresenta, dunque, una particolare “novità” di cui stupirsi. Notevole è invece il fatto che, mentre nei primi mesi di vita del governo Renzi alla televisione e alla radio le due pronunce (Pàdoan e Padoàn) si alternavano, ormai prevale decisamente la prima, perché è stata indicata come quella corretta dallo stesso interessato, la cui famiglia, di origine veneta, si trasferì in Piemonte. I termini della questione, in effetti, sono un po’ cambiati: se la pronuncia sdrucciola, pur etimologicamente erronea, è stata legittimata dal diretto interessato, gli altri (giornalisti, politici, ecc.) non hanno potuto far altro che adeguarsi.
Secondo Wikipedia
Pier Carlo Padoan (pronuncia [padoàn]), all'anagrafe Pietro Carlo Padoan (Roma, 19 gennaio 1950) è un economista e politico italiano.
Secondo me
27 marzo 2015
Quello che sicuramente è cambiato sono i nomi: la Legge sul Lavoro è Jobs Act, Padoàn è Pàdoan, la revisione della spesa (pubblica) è Spending Review.
10 marzo 2015
Non Padoàn ma Pàdoan: per analogia dovrei dire non padovàno ma pàdovano e di spèrare che il gòverno di Màtteo Renzi fìnisca anche per non sèntire più nòminare quel mìnistro?
22 febbraio 2015
.. Ma che parli di Jobs Act all'ONU, in USA, in India se vuole farsi capire da americani, inglesi, indiani e magari tedeschi! Qui parli come gli ha insegnato mamma! E il suo compare Padoàn che si fa chiamare Pàdoan, come fosse un baronetto inglese! Strano che lui non sia Màtteo o Mattew...
17 febbraio 2015
Càttelan, Pàdoan, Trèvisan, Fùrlan all'inglese come Cardigan, Reagan, Callegan, Truman o Cattelàn, Padoàn, Trevisàn, Furlàn alla veneta come Galàn, Bressàn, Pavàn, Cumàn e come Bassàn (Bassano), napoletàn (napoletano), Sumàn (Summano), Milàn (Milano), Favrìn, Bortolìn, Lorenzìn, Parolìn, Trentìn (trentino), Visentìn (vicentino), Marangòn (marangone, falegname), Munaròn (da munàro, mugnaio), Battistòn, ecc.? Sono foresti (stranieri) o nostrani?
17 dicembre 2014
Dopo un ministro nero, ora c'é uno straniero:
forse è americano, ma non certo padovano.
Lui è Pàdoan non Padoàn: "de sicuro no 'l xe nostràn".
29 novembre 2014
Chissà se con quel cognome sdrucciolo viene dal Regno Unito il ministro Pàdoan.
23 ottobre 2014
Solo qualche giornalista dei tg ha cura d'informarsi sull'esatta indicazione di un luogo o pronuncia di un nome... trovano Padoan e dicono Pàdoan, trovano Total e dicono Tòtal.
10 ottobre 2014
Dopo Pàdoan ora abbiamo Fùrlan aspettando Pàrolin, Lòrenzin, Mànin, ecc.
18 settembre 2014
Tutto presto, tutto prima, a cominciare dagli accenti: dopo Pier Carlo Pàdoan avremo Màtteo Renzi, Gràziano Délrio, Marianna Màdia, Fedérica Moghérini, Angèlino Àlfano, Àndrea Òrlando, Fedèrica Guidi, Maurizio Màrtina, Stefania Giànnini, Dario Francèschini, Beàtrice Lorènzin e altri.
25 agosto 2014
Peter Charles Padoan (pàdoan)
6 agosto 2014
Per levarci dal pantano (paltàn) magari serviva Padovàno (padoàn) e invece Pàdovano (pàdoan) può solo levarci dal pàntano (pàltan) che non so cosa sia.
5 agosto 2014
Continuano a chiamarlo Pàdoan. O cosi continua a farsi chiamare.
Per un veneto viene naturale dire padoàn, americàn, siciliàn, napoletàn, musulmàn, francescàn, veneSiàn, sacrestàn, catalàn, capitàn ..
È molto più fine, più prestigioso farsi chiamare come McMillan o Cameron che come Galan o Casson.
18 luglio 2014
porre l'accento, se non sull'economia, almeno sul nome del suo ministro: l'economia non migliora ma tutti i Padoàn ora sanno di essere Pàdoan (pl. pàdoani=pàdovani) e aspettano che Napolitàno diventi Nàpolitano.
19 giugno 2014
Meno male che stamattina a "Omnibus" (la7) c'era Alan Friedman, americano: l'unico straniero fra i tanti italiani, l'unico a non dire Pàdoan all'inglese ma correttamente Padoàn alla veneta.
17 maggio 2014
Il bello del Governo Matteo Ottantaeuro è che non vedo più la Kyenge, il brutto che sento sempre dire Pàdoan.
29 aprile 2014
In veneto padoàn significa padovano e cassòn significa màdia, quel contenitore di legno che si usava per custodirvi lievito, farina ecc..
Se Pier Carlo Padoàn si dice Pàdoan allora Felice Cassòn si dirà Càsson ma Marianna Madìa sarà Màdia e nel PD resterà comunque qualcuno col nome di quel rustico mobile, non più in veneto ma in italiano.
19 aprile 2014
"Cambieremo tutto, abbiamo già cominciato": ora Provincia è organo di secondo grado, Imu è Tasi, Tarsu è Tari, povero è chi ha più di 8000 euro annui e Padoàn è Pàdoan.
19 aprile 2014
Ma Pier Carlo si fa chiamare Padoàn (padovano) come tutti in Veneto o Pàdoan che non significa niente? O dice che il Presidente della Repubblica è Napòlitano? Se non piace Padoàn chiamatelo Padovano, se non piace Furlàn dite Friulano.
13 aprile 2014
Forse molti veneti faticano a sentirsi cittadini di un Paese in cui non vengono rispettati nemmeno i loro cognomi e magari vorrebbero separarsi dall'Italia per non diventare Pàdoan, Trèvisan, Fùrlan, Màntoan, Brèssan, Vìsentin, Trèntin, Sànmartin, Tònin, Bèrgamin, Lòrenzin, Còrradin, Fàvrin, Pàrolin, Màrangon, Tògnon, Lùnardon, Gàstaldon, Mùnaron, Lòrenzon, Mòser, Vènier, Càstagner, Sàrtor, ecc.. Almeno in patria.
9 aprile 2014
Pànico non è Panìco, Pàdoan non è Padoàn. Il cambio del cognome è possibile ai sensi del D.P.R. 3 novembre 2000 n. 396: chissà se il ministro si è avvalso di questa possibilità, se si chiama ancora Padoàn o se non c'è cambio di cognome a chiamarlo Pàdoan, non dovendo in italiano segnare l'accento. Se invece l'ha cambiato "perché rivela origine naturale" veneta poteva chiedere il suo cognome in italiano, cioè "Padovàno". O direbbero Pàdovano?
27 marzo 2014
Se continuano a dire Pàdoan dovrò dire che io conosco Cùman, Pàdrin, Pàrolin, Rànzolin, Pèrdoncin, Rèstiglian, Còrradin, Trèvisan, Fùrlan, Trèntin e anche un vènessian, un nàpoletan, un màrostegan, un màntoan.
27 marzo 2014
Se continuano a dire Pàdoan dovrò dire che io conosco Cùman, Pàdrin, Pàrolin, Rànzolin, Pèrdoncin, Rèstiglian, Còrradin, Trèvisan, Fùrlan, Trèntin e anche un vènessian, un nàpoletan, un màrostegan, un màntoan.
18 aprile 2014
Accadde più di mezzo secolo fa, ma accadde davvero. Mia moglie ha uno di quei cognomi veneti terminanti in àn, con l'accento sulla a come sempre in Veneto. Non è Padoàn, ma userò questo al posto di quello vero. Quando ancora non era mia moglie abitava con la famiglia in un paese non lontano da Vicenza e aveva un fratello di nome Giuseppe che tutti, proprio tutti, chiamavano Pino e lavorava nella bergamasca. Un giorno un signore foresto suonò al campanello, mia moglie aprì e chiese cosa volesse. E quello: "Abita qui Giuseppe Pàdoan?". E mia moglie "Giuseppe Pàdoan? No, non lo conosco". E l'altro a insistere "Giuseppe Pàdoan, non è questa Via Taldeitali numero tale?". E mia moglie: "Sì però qui non abita nessun Giuseppe Pàdoan ..." ci pensa ancora un po' e poi "Ah! Pino Padoàn! Sì, abita qui: è mio fratello!"
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Temo però che questa mia speranza non si avvererà, considerata la quasi assoluta preferenza per il parlare straniero a scapito di quello nostrano.
Voglio anche sperare che non sia davvero lo stesso ministro a non sapere il suo cognome o a vergognarsi delle origine venete, magari millantando ascendenti anglosassoni.
Secondo l'Accademia della Crusca
Nel caso del ministro Padoan, non c’è dubbio che la pronuncia corretta del cognome, sul piano etimologico, sia Padoàn. Si tratta infatti di un trasparente cognome di origine detoponimica, che corrisponde all’etnico che designa chi è nato a Padova: padovàno in italiano, padoàn in veneto, con dileguo della consonante intervocalica e apocope della vocale atona finale dopo la nasale, conformemente alla fonetica dialettale. Ma molti cognomi di origine veneta terminanti in -n o in -r vengono pronunciati dagli italiani delle altre regioni con l’accento ritratto: è il caso di Trevisan, Benetton, Fogar. L’accentazione Pàdoan non rappresenta, dunque, una particolare “novità” di cui stupirsi. Notevole è invece il fatto che, mentre nei primi mesi di vita del governo Renzi alla televisione e alla radio le due pronunce (Pàdoan e Padoàn) si alternavano, ormai prevale decisamente la prima, perché è stata indicata come quella corretta dallo stesso interessato, la cui famiglia, di origine veneta, si trasferì in Piemonte. I termini della questione, in effetti, sono un po’ cambiati: se la pronuncia sdrucciola, pur etimologicamente erronea, è stata legittimata dal diretto interessato, gli altri (giornalisti, politici, ecc.) non hanno potuto far altro che adeguarsi.
Secondo Wikipedia
Pier Carlo Padoan (pronuncia [padoàn]), all'anagrafe Pietro Carlo Padoan (Roma, 19 gennaio 1950) è un economista e politico italiano.
Secondo me
27 marzo 2015
Quello che sicuramente è cambiato sono i nomi: la Legge sul Lavoro è Jobs Act, Padoàn è Pàdoan, la revisione della spesa (pubblica) è Spending Review.
10 marzo 2015
Non Padoàn ma Pàdoan: per analogia dovrei dire non padovàno ma pàdovano e di spèrare che il gòverno di Màtteo Renzi fìnisca anche per non sèntire più nòminare quel mìnistro?
22 febbraio 2015
.. Ma che parli di Jobs Act all'ONU, in USA, in India se vuole farsi capire da americani, inglesi, indiani e magari tedeschi! Qui parli come gli ha insegnato mamma! E il suo compare Padoàn che si fa chiamare Pàdoan, come fosse un baronetto inglese! Strano che lui non sia Màtteo o Mattew...
17 febbraio 2015
Càttelan, Pàdoan, Trèvisan, Fùrlan all'inglese come Cardigan, Reagan, Callegan, Truman o Cattelàn, Padoàn, Trevisàn, Furlàn alla veneta come Galàn, Bressàn, Pavàn, Cumàn e come Bassàn (Bassano), napoletàn (napoletano), Sumàn (Summano), Milàn (Milano), Favrìn, Bortolìn, Lorenzìn, Parolìn, Trentìn (trentino), Visentìn (vicentino), Marangòn (marangone, falegname), Munaròn (da munàro, mugnaio), Battistòn, ecc.? Sono foresti (stranieri) o nostrani?
17 dicembre 2014
Dopo un ministro nero, ora c'é uno straniero:
forse è americano, ma non certo padovano.
Lui è Pàdoan non Padoàn: "de sicuro no 'l xe nostràn".
29 novembre 2014
Chissà se con quel cognome sdrucciolo viene dal Regno Unito il ministro Pàdoan.
23 ottobre 2014
Solo qualche giornalista dei tg ha cura d'informarsi sull'esatta indicazione di un luogo o pronuncia di un nome... trovano Padoan e dicono Pàdoan, trovano Total e dicono Tòtal.
10 ottobre 2014
Dopo Pàdoan ora abbiamo Fùrlan aspettando Pàrolin, Lòrenzin, Mànin, ecc.
18 settembre 2014
Tutto presto, tutto prima, a cominciare dagli accenti: dopo Pier Carlo Pàdoan avremo Màtteo Renzi, Gràziano Délrio, Marianna Màdia, Fedérica Moghérini, Angèlino Àlfano, Àndrea Òrlando, Fedèrica Guidi, Maurizio Màrtina, Stefania Giànnini, Dario Francèschini, Beàtrice Lorènzin e altri.
25 agosto 2014
Peter Charles Padoan (pàdoan)
6 agosto 2014
Per levarci dal pantano (paltàn) magari serviva Padovàno (padoàn) e invece Pàdovano (pàdoan) può solo levarci dal pàntano (pàltan) che non so cosa sia.
5 agosto 2014
Continuano a chiamarlo Pàdoan. O cosi continua a farsi chiamare.
Per un veneto viene naturale dire padoàn, americàn, siciliàn, napoletàn, musulmàn, francescàn, veneSiàn, sacrestàn, catalàn, capitàn ..
È molto più fine, più prestigioso farsi chiamare come McMillan o Cameron che come Galan o Casson.
18 luglio 2014
porre l'accento, se non sull'economia, almeno sul nome del suo ministro: l'economia non migliora ma tutti i Padoàn ora sanno di essere Pàdoan (pl. pàdoani=pàdovani) e aspettano che Napolitàno diventi Nàpolitano.
19 giugno 2014
Meno male che stamattina a "Omnibus" (la7) c'era Alan Friedman, americano: l'unico straniero fra i tanti italiani, l'unico a non dire Pàdoan all'inglese ma correttamente Padoàn alla veneta.
17 maggio 2014
Il bello del Governo Matteo Ottantaeuro è che non vedo più la Kyenge, il brutto che sento sempre dire Pàdoan.
29 aprile 2014
In veneto padoàn significa padovano e cassòn significa màdia, quel contenitore di legno che si usava per custodirvi lievito, farina ecc..
Se Pier Carlo Padoàn si dice Pàdoan allora Felice Cassòn si dirà Càsson ma Marianna Madìa sarà Màdia e nel PD resterà comunque qualcuno col nome di quel rustico mobile, non più in veneto ma in italiano.
19 aprile 2014
"Cambieremo tutto, abbiamo già cominciato": ora Provincia è organo di secondo grado, Imu è Tasi, Tarsu è Tari, povero è chi ha più di 8000 euro annui e Padoàn è Pàdoan.
19 aprile 2014
Ma Pier Carlo si fa chiamare Padoàn (padovano) come tutti in Veneto o Pàdoan che non significa niente? O dice che il Presidente della Repubblica è Napòlitano? Se non piace Padoàn chiamatelo Padovano, se non piace Furlàn dite Friulano.
13 aprile 2014
Forse molti veneti faticano a sentirsi cittadini di un Paese in cui non vengono rispettati nemmeno i loro cognomi e magari vorrebbero separarsi dall'Italia per non diventare Pàdoan, Trèvisan, Fùrlan, Màntoan, Brèssan, Vìsentin, Trèntin, Sànmartin, Tònin, Bèrgamin, Lòrenzin, Còrradin, Fàvrin, Pàrolin, Màrangon, Tògnon, Lùnardon, Gàstaldon, Mùnaron, Lòrenzon, Mòser, Vènier, Càstagner, Sàrtor, ecc.. Almeno in patria.
9 aprile 2014
Pànico non è Panìco, Pàdoan non è Padoàn. Il cambio del cognome è possibile ai sensi del D.P.R. 3 novembre 2000 n. 396: chissà se il ministro si è avvalso di questa possibilità, se si chiama ancora Padoàn o se non c'è cambio di cognome a chiamarlo Pàdoan, non dovendo in italiano segnare l'accento. Se invece l'ha cambiato "perché rivela origine naturale" veneta poteva chiedere il suo cognome in italiano, cioè "Padovàno". O direbbero Pàdovano?
27 marzo 2014
Se continuano a dire Pàdoan dovrò dire che io conosco Cùman, Pàdrin, Pàrolin, Rànzolin, Pèrdoncin, Rèstiglian, Còrradin, Trèvisan, Fùrlan, Trèntin e anche un vènessian, un nàpoletan, un màrostegan, un màntoan.
27 marzo 2014
Se continuano a dire Pàdoan dovrò dire che io conosco Cùman, Pàdrin, Pàrolin, Rànzolin, Pèrdoncin, Rèstiglian, Còrradin, Trèvisan, Fùrlan, Trèntin e anche un vènessian, un nàpoletan, un màrostegan, un màntoan.
18 aprile 2014
Accadde più di mezzo secolo fa, ma accadde davvero. Mia moglie ha uno di quei cognomi veneti terminanti in àn, con l'accento sulla a come sempre in Veneto. Non è Padoàn, ma userò questo al posto di quello vero. Quando ancora non era mia moglie abitava con la famiglia in un paese non lontano da Vicenza e aveva un fratello di nome Giuseppe che tutti, proprio tutti, chiamavano Pino e lavorava nella bergamasca. Un giorno un signore foresto suonò al campanello, mia moglie aprì e chiese cosa volesse. E quello: "Abita qui Giuseppe Pàdoan?". E mia moglie "Giuseppe Pàdoan? No, non lo conosco". E l'altro a insistere "Giuseppe Pàdoan, non è questa Via Taldeitali numero tale?". E mia moglie: "Sì però qui non abita nessun Giuseppe Pàdoan ..." ci pensa ancora un po' e poi "Ah! Pino Padoàn! Sì, abita qui: è mio fratello!"
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venerdì 27 febbraio 2015
Tasse
Pagare le tasse (e imposte) non è così bello come diceva il ministro Pàdoa (=Padova) Schioppa. Forse il suo seguace Padoàn (=padovano) pensa più realisticamente che il bello è riscuoterle, farle pagare agli altri e beneficiarne. Pagarle non piace a nessuno, ma si può ben accettarle quando non sono esagerate e sproporzionate ai servizi forniti. Il peggio però è pensare, anzi sapere per certo, che si pagano anche per i molti che non le pagano, non pagano imposte, IVA, biglietto dell'autobus, tassa sanitaria, canone RAI, ecc.: va bene, è giusto pagare imposte e tasse, ma perchè io sì e altri no? Giorni fa ho sentito affermare in tv che l'90% di chi usa gli autobus a Roma non paga il biglietto. Un tempo c'era l'autista e c'era il bigliettaio, per risparmiare hanno abolito il bigliettaio: un bel risparmio se è vero che il 90% dei biglietti dovuti non vengono pagati. Per carità, c'è l'automazione e magari un bigliettaio intimidito e senza il supporto di una scorta non riuscirebbe a fare pagare il biglietto alla metà dei passeggeri, come insegnano le esperienze dei controllori in altre città. Resta il fatto che quel 10% che paga il biglietto più che onesto si sente il babbeo che paga per il 90% che viaggia gratis. Se per continuare a fornire il servizio a quegli scrocconi l'azienda aumenta il prezzo del biglietto a pagare è solo quel 10%, se il bilancio viene ripianato dal Comune con le imposte pagate dai concittadini sono essi a sopportarne il peso, se quanto pagato dai concittadini non basta e il Comune viene sovvenzionato con le imposte pagate dai cittadini italiani sono tutti gli italiani a rimetterci e i tedeschi di Germania hanno tutte le ragioni del mondo a chiamarsene fuori, visto che possono. Se davvero il 90% di furbi si fa pagare il viaggio dal 10% di gonzi la cosa più giusta da fare è abolire il biglietto (si dice ticket?) e tutti viaggiano gratis. Se non si è in grado di far pagare il biglietto al 90% dei viaggiatori tanto vale non farlo pagare: o tutti o nessuno. Così se non altro non ci sono furbi gongolanti e babbei avviliti: basta fare pagare con equità le imposte, ma questo è un altro discorso. Se poi uno non vuole usare l'autobus affari suoi, il servzio è offerto a tutti. Così come invece stanno le cose io non so se devo vantarmi o vergognarmi per avere fatto tre chilometri a piedi quando mi sono accorto che il bus non sarebbe partito in tempo per arrivare prima dello scadere dei 90 minuti di validità del biglietto e non avevo i soldi per acquistarne un altro.
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lunedì 16 febbraio 2015
Equità fiscale
Domanda - Se Aldo ha 70 anni, Berto 70 anni, Carla 70 anni e il reddito lordo annuo di Aldo è 18076€, di Berto 18076€, di Carla 18076€ (1054€ netti mensili), perchè esenti dalla tassa sanitaria (ticket) sono Aldo no, Berto sì, Carla no?
Risposta - Perché Aldo e Carla sono marito e moglie.
Domanda - Se sono sposati Dario con Franca e Gino con Lina e percepiscono netti mensili Dario 1054,35€, Franca 1054,35€, Gino 1054,40€, Lina 1054,40€, perchè devono pagare la tassa sanitaria Dario e Franca no, Gino e Lina sì?
Risposta - Perché Gino e Lina percependo 1€ lordo annuo più di Dario e Franca sono molto più ricchi.
Domanda - Se a dicembre 1994 percepivano lorde annue Gino 23.026.313£ e Lina 23.026.313£ e rivalutando il loro reddito secondo l'Indice Nazionale delle variazioni dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati ora percepiscono Gino 18077€ e Lina 18077€ perchè nel 1995 non dovevano pagare la tassa sanitaria e nel 2015 sì?
Risposta - Perché nel 1995 la somma dei loro redditi era 46.052.626£ (34,21% sotto il limite 70.000.000£) e ora ora è 36154€ (0,005587% sopra il limite 36151,98€), essendo stati rivalutati i loro redditi sì e il limite no.
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sabato 7 febbraio 2015
Progressività
"Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."
Io capivo "più si è ricchi e più si paga", in misura più che proporzionale. In realtà capita anche che "più si è poveri e più si paga": per esempio le tasse sanitarie (vulgo ticket).
Secondo la normativa vigente, per ragioni di reddito sono esentati dal pagamento della tassa i bambini fino a sei anni e gli anziani oltre i sessantacinque se il "reddito familiare non supera 36151,98 euro lordi annui". Sembrerebbe rispettare l'art.53 della "costituzione più bella del mondo", ma è una balla. In realtà se il reddito supera mettiamo di 100 euri quella cifra e si deve pagare 150 euri annui di tassa, chi ne aveva 100 lordi in più si trova con 150 netti in meno e quindi con minore capacità contributiva di chi ne aveva 100 in meno dei fatidici 36151,98. Non 36000 o 36152 euri: "36151,98 euro lordi annui". Sembra una cifra ridicola e lo è, solo che quella cifra ridicola conferma la progressività del "più si è poveri e più si paga".
Nel 1994 quando furono stabiliti i limiti di reddito valevoli dal 1/1/1995 erano Lit. 70.000.000, settanta milioni di lire italiane. Quando fu adottato l'euro il cambio ufficale era 1 euro = 1936,27 lire e quindi 70000000/1936,27=36151,982936 euri, arrotondati (si fa per dire) a 36151,98. La famiglia che disponeva allora di 69.999.999 lire (una bella cifra per quel tempo) se ora dispone di 36152 euri è più povera di allora, ma deve pagare la tassa che allora non pagava: a conferma della regola "più si è poveri e più si paga".
Regola ancora più evidente se si considera che 36151,98 valgono sia per famiglie composte da una sola persona che per quelle composte da 2 o più persone. Mi pare del tutto evidente che se la famiglia dispone di quel reddito le sue capacità contributive sono diverse se è composta da una sola o da dieci persone. Nel primo caso una persona è esente dalla tassa con un reddito annuo lordo di 36151 euri, nel secondo solo se dispone di 3615 euri di reddito annuo lordo medio pro capite. Per il supero del limite di due conviventi non si sommano i redditi, di due sposati sempre.
Naturalmente anche chi nel 1995 era molto lontano da quel limite, anche con adeguamenti di salario o pensione inferiori all'inflazione finisce prima o poi per superarlo pur diventando più povero. E se non pensa di essere diventato nominalmente più ricco, di averlo superato e di doverlo dichiarare viene considerato un delinquente che non paga il dovuto. Sono passati più di vent'anni da quando è stato calcolato quel valore: se era equo allora non lo può essere ora e viceversa. E fra vent'anni sarà peggio.
A me pare un'indecente iniquità, ma nessuno se ne preoccupa: non so se perché interessa pochissimi votanti o perchè una norma più giusta riguarderebbe moltissimi beneficiari e costerebbe come qualche spreco pubblico che non si vuole eliminare.
A dire il vero non è del tutto così: da molti anni si può leggere nel sito del Ministero della salute che "il problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita è da tempo all'attenzione di questo Ministero e del governo tutto". E chissà per quanti decenni dovranno pensarci prima di risolverlo.
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Nota - Quanto citato tra virgolette è riportato a memoria
Io capivo "più si è ricchi e più si paga", in misura più che proporzionale. In realtà capita anche che "più si è poveri e più si paga": per esempio le tasse sanitarie (vulgo ticket).
Secondo la normativa vigente, per ragioni di reddito sono esentati dal pagamento della tassa i bambini fino a sei anni e gli anziani oltre i sessantacinque se il "reddito familiare non supera 36151,98 euro lordi annui". Sembrerebbe rispettare l'art.53 della "costituzione più bella del mondo", ma è una balla. In realtà se il reddito supera mettiamo di 100 euri quella cifra e si deve pagare 150 euri annui di tassa, chi ne aveva 100 lordi in più si trova con 150 netti in meno e quindi con minore capacità contributiva di chi ne aveva 100 in meno dei fatidici 36151,98. Non 36000 o 36152 euri: "36151,98 euro lordi annui". Sembra una cifra ridicola e lo è, solo che quella cifra ridicola conferma la progressività del "più si è poveri e più si paga".
Nel 1994 quando furono stabiliti i limiti di reddito valevoli dal 1/1/1995 erano Lit. 70.000.000, settanta milioni di lire italiane. Quando fu adottato l'euro il cambio ufficale era 1 euro = 1936,27 lire e quindi 70000000/1936,27=36151,982936 euri, arrotondati (si fa per dire) a 36151,98. La famiglia che disponeva allora di 69.999.999 lire (una bella cifra per quel tempo) se ora dispone di 36152 euri è più povera di allora, ma deve pagare la tassa che allora non pagava: a conferma della regola "più si è poveri e più si paga".
Regola ancora più evidente se si considera che 36151,98 valgono sia per famiglie composte da una sola persona che per quelle composte da 2 o più persone. Mi pare del tutto evidente che se la famiglia dispone di quel reddito le sue capacità contributive sono diverse se è composta da una sola o da dieci persone. Nel primo caso una persona è esente dalla tassa con un reddito annuo lordo di 36151 euri, nel secondo solo se dispone di 3615 euri di reddito annuo lordo medio pro capite. Per il supero del limite di due conviventi non si sommano i redditi, di due sposati sempre.
Naturalmente anche chi nel 1995 era molto lontano da quel limite, anche con adeguamenti di salario o pensione inferiori all'inflazione finisce prima o poi per superarlo pur diventando più povero. E se non pensa di essere diventato nominalmente più ricco, di averlo superato e di doverlo dichiarare viene considerato un delinquente che non paga il dovuto. Sono passati più di vent'anni da quando è stato calcolato quel valore: se era equo allora non lo può essere ora e viceversa. E fra vent'anni sarà peggio.
A me pare un'indecente iniquità, ma nessuno se ne preoccupa: non so se perché interessa pochissimi votanti o perchè una norma più giusta riguarderebbe moltissimi beneficiari e costerebbe come qualche spreco pubblico che non si vuole eliminare.
A dire il vero non è del tutto così: da molti anni si può leggere nel sito del Ministero della salute che "il problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita è da tempo all'attenzione di questo Ministero e del governo tutto". E chissà per quanti decenni dovranno pensarci prima di risolverlo.
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Nota - Quanto citato tra virgolette è riportato a memoria
venerdì 23 gennaio 2015
Natalità.
C'era una volta l'albero genealogico, che cresceva come una quercia con sempre più rami. Ora se va bene c'è la canna genealogica, che cresce ma senza rami.
Guardando nella mia famiglia: noi eravamo 18 cugini, i miei figli 8, i miei nipoti sono 5.
Numero totale cugini (X=maschi Y=femmine)
Crescita degli alberi genealogici:
dai miei nonni a me
da me ai miei nipoti:
Col 50% maschi, 50% femmine e 1,3 figli per donna (italiane 2012), su una popolazione di 100 persone, i figli saranno 65, i nipoti 42, i pronipoti 27, poi 17, 7, 4, 2, 1 e fine della storia: non più un albero ma una piramide
Se in quella popolazione si difondesse la moda delle coppie gay la fine sarebbe ancora più rapida.
Guardando nella mia famiglia: noi eravamo 18 cugini, i miei figli 8, i miei nipoti sono 5.
Numero totale cugini (X=maschi Y=femmine)
nipoti YXYXY nipoti
figli XXYYXXXX figli
io XYXXXYXXYXXYYXXYXX ioCrescita degli alberi genealogici:
dai miei nonni a me
nipoti XYXXXYXXYXXYYXXYXX nipoti
figli XYXXYYY figli
nonno paterno XY nonna paterna
figli XYXXYYY figli
nonno paterno XY nonna paterna
da me ai miei nipoti:
nipoti XYY nipoti
figli XXY figli
nonni XY nonni
figli XXY figli
nonni XY nonni
Col 50% maschi, 50% femmine e 1,3 figli per donna (italiane 2012), su una popolazione di 100 persone, i figli saranno 65, i nipoti 42, i pronipoti 27, poi 17, 7, 4, 2, 1 e fine della storia: non più un albero ma una piramide
Y
XY
XY
XXYY
XXXXYYY
XXXXXXXXYYYYYYYYY
XXXXXXXXXXXXXXYYYYYYYYYYYYY
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY
XYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXYXY
Se in quella popolazione si difondesse la moda delle coppie gay la fine sarebbe ancora più rapida.
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