"Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."
Io capivo "più si è ricchi e più si paga", in misura più che proporzionale. In realtà capita anche che "più si è poveri e più si paga": per esempio le tasse sanitarie (vulgo ticket).
Secondo la normativa vigente, per ragioni di reddito sono esentati dal pagamento della tassa i bambini fino a sei anni e gli anziani oltre i sessantacinque se il "reddito familiare non supera 36151,98 euro lordi annui". Sembrerebbe rispettare l'art.53 della "costituzione più bella del mondo", ma è una balla. In realtà se il reddito supera mettiamo di 100 euri quella cifra e si deve pagare 150 euri annui di tassa, chi ne aveva 100 lordi in più si trova con 150 netti in meno e quindi con minore capacità contributiva di chi ne aveva 100 in meno dei fatidici 36151,98. Non 36000 o 36152 euri: "36151,98 euro lordi annui". Sembra una cifra ridicola e lo è, solo che quella cifra ridicola conferma la progressività del "più si è poveri e più si paga".
Nel 1994 quando furono stabiliti i limiti di reddito valevoli dal 1/1/1995 erano Lit. 70.000.000, settanta milioni di lire italiane. Quando fu adottato l'euro il cambio ufficale era 1 euro = 1936,27 lire e quindi 70000000/1936,27=36151,982936 euri, arrotondati (si fa per dire) a 36151,98. La famiglia che disponeva allora di 69.999.999 lire (una bella cifra per quel tempo) se ora dispone di 36152 euri è più povera di allora, ma deve pagare la tassa che allora non pagava: a conferma della regola "più si è poveri e più si paga".
Regola ancora più evidente se si considera che 36151,98 valgono sia per famiglie composte da una sola persona che per quelle composte da 2 o più persone. Mi pare del tutto evidente che se la famiglia dispone di quel reddito le sue capacità contributive sono diverse se è composta da una sola o da dieci persone. Nel primo caso una persona è esente dalla tassa con un reddito annuo lordo di 36151 euri, nel secondo solo se dispone di 3615 euri di reddito annuo lordo medio pro capite. Per il supero del limite di due conviventi non si sommano i redditi, di due sposati sempre.
Naturalmente anche chi nel 1995 era molto lontano da quel limite, anche con adeguamenti di salario o pensione inferiori all'inflazione finisce prima o poi per superarlo pur diventando più povero. E se non pensa di essere diventato nominalmente più ricco, di averlo superato e di doverlo dichiarare viene considerato un delinquente che non paga il dovuto. Sono passati più di vent'anni da quando è stato calcolato quel valore: se era equo allora non lo può essere ora e viceversa. E fra vent'anni sarà peggio.
A me pare un'indecente iniquità, ma nessuno se ne preoccupa: non so se perché interessa pochissimi votanti o perchè una norma più giusta riguarderebbe moltissimi beneficiari e costerebbe come qualche spreco pubblico che non si vuole eliminare.
A dire il vero non è del tutto così: da molti anni si può leggere nel sito del Ministero della salute che "il problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita è da tempo all'attenzione di questo Ministero e del governo tutto". E chissà per quanti decenni dovranno pensarci prima di risolverlo.
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Nota - Quanto citato tra virgolette è riportato a memoria
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