C'è gente che non osa mostrarsi nuda, altra che ama esibirsi; c'è gente che non vuole si sappia che beve o fuma troppo, altra che se ne vanta; c'è gente che si vergogna di certe cose e altra che di quelle stesse cose va orgogliosa, sinceramente o pretestuosamente, per vanto o per vantaggio. C'è chi si vanta di essere un bravo ladro, chi di evadere le tasse, chi di tradire il coniuge e chi di essere tradito. C'è chi si vanta di essere eccezionale, di non seguire la fondamentale regola di natura per la conservazione della specie e vuole che tutti lo sappiano, vuole che dai documenti anagrafici risulti che è frocio o lesbica, vuole financo il "matrimonio" (che non avendo alcuna possibilità naturale di creare una madre magari dovrebbe essere detto "seximonio"(1)) e rivendica il diritto ad avere "figli", delegando il dovere di fabbricarli all'umanità meno evoluta, alla gente ordinaria.
Ma ben venga il riconoscimento delle coppie di fatto: forse non servirà ai matrimoni di fatto che di fatto vogliono evitare le conseguenze del matrimonio regolamentato, potrebbe invece servire a chi è regolarmente sposato ma, a suo danno, è come se non lo fosse.
Oggi due persone sposate e conviventi da oltre 50 anni sono sempre considerate "famiglia" quando si tratta di sommare i redditi per escluderli da benefici fiscali o previdenziali, ma non sempre sono considerati "famiglia" per potere beneficiare delle esenzioni delle spese sostenute o per pagare un unico canone RAI: chiederanno di essere riconosciuti come coppia di fatto e potranno avere i vantaggi che sicuramente le coppie omosessuali con le loro mobilitazioni otterranno.
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(1) La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall'unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere; il matrimonium era nel diritto romano un "compito della madre", intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dall' unione. Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia.
(da VEDI)
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