Forse è il caso di scegliere cosa fare. Ci hanno insegnato che "i" dopo "c" o "g" le rende dolci davanti a "o, u, a" mentre "h" le rende dure davanti a "i, e". In altre lingue è invece "h" a rendere dolce la "c". È oggidì usuale inserire in un testo italiano termini stranieri senza mai segnalarli come tali (in corsivo, virgolettati o tradotti). Se nel contesto si è usata la grafia italiana mi pare normale continuare con quella e se vedo scritto "da Chiampo a Chicago" leggerle allo stesso modo e non una in veneto e l'altra in inglese. Se in testo italiano si inserisce il nome di una località straniera si dovrebbe o eventualmente evidenziare la grafia locale o usare la grafia italiana più prossima: "da Chiampo a Chicago" o "da Chiampo a Cicago".
Analogamente se la grafia locale non è in caratteri latini. Per citare Буча (evidente grafia locale) traslitterando scrivere Buča o con grafia italiana Bucia e invece scrivono Bucha, con grafia inglese.
Per minore difformità si potrebbe anche in italiano addolcire la "c" con "h" e sostituire "ch" con "k": non più "ufficio" ma "ufficho", non "chiesa" ma "kiesa" e magari "sc" con "sh", "scimmia" con "shimmia", il veneto "mas-cio" con "mascho". Con "g" è più complicato.
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