sabato 10 agosto 2013

Tre gradi

La perfezione non è di questo mondo, ma tre gradi di giudizio assicurano la giustizia più giusta possibile, si dice. 
Magari basterebbe un solo grado di giudizio, se il giudice fosse assolutamente preparato e giusto. Ma anche i giudici sono uomini o donne e possono sbagliare: opportuno quindi un giudizio d'appello e sottoporsi al giudizio di giudici sperabilmente più preparati e giusti dei precedenti. Ma anche questi sono uomini o donne e possono commettere qualche errore e l'operato dei giudici di primo e secondo grado va sottoposto al giudizio dei giudici di terzo grado che dovrebbero cassare i giudizi precedenti se sono viziati da  errore.
Tutto questo fa sì che le cause durino molto tempo, che giudici ed avvocati giustifichino la loro esistenza e il loro reddito, ma non garantisce una giustizia giusta. Se il primo giudice è un somaro la prima sentenza sarà sbagliata, ma se è un somaro anche il secondo giudice che conferma quella sentenza e il terzo che la rende definitiva la sentenza non diventerà solo per questo giusta. È sperabile che almeno uno dei tre sia giusto, ma non è garantito. Se il primo giudice non si preoccupa molto di essere giusto pensando che se sbaglia rimedierà il secondo e lui non dovrà in nessun modo rispondere del suo errore è da ritenere che non gl'importerà molto di essere giusto. E così pure per il secondo mentre il terzo magari starà più attento perchè più nessuno può rimediare al suo errore ma sa che se anche sbaglia a rimetterci sarà solamente il condannato e lui potrà continuare a godersi il suo stipendio con al massimo qualche rimorso di coscienza, se ne ha una. Evidentemente è più improbabile che in un collegio giudicante tutti siano somari ma non è escluso che possa esserlo la maggioranza.
Magari potrebbe bastare un solo grado di giudizio se quel giudice si assumesse tutta la responsabilità che gli spetta e ne rispondesse di persona in caso di errore: il condannato ingiustamente lo cita presso un altro giudice che può condannarlo alle stesse pene ingiustamente inflitte e effettivamente patite in beni e libertà. 

Sicuramente i magistrati diranno che così si attenta alla loro indipendenza, che un giudice nel timore di sbagliare non emetterà sentenze: anche un ingegnere può temere di dovere pagare se crolla un ponte da lui progettato, ma se per questo decide di non progettare più niente cambia mestiere. Lo stesso dovrebbero fare i giudici senza pretendere di essere retribuiti per quello che non fanno.

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