giovedì 1 agosto 2013

Ieri e oggi


Cause della crisi e caduta dell'Impero romano d'Occidente 
 (da VEDI)
Le cause interne furono varie: l'anarchia militare e i conflitti interni tra i vari pretendenti al trono nel III e nel IV secolo, che distrussero l'unità imperiale; la crisi economica, con l'inflazione e la pressione fiscale (dovuta alla crescente spesa pubblica per mantenere l'esercito e la burocrazia imperiali) che salirono a livelli molto alti ed i commerci che diminuirono sempre di più, indebolendo notevolmente la struttura economico-produttiva ed accentuando la disuguaglianza sociale nei territori dell'impero; lo stato di abbandono e spopolamento di città e campagne, che costrinse inoltre molti imperatori ad apporre leggi che anticipavano il Medioevo (come l'obbligatorietà dei cittadini a svolgere il mestiere dei loro padri); la perdita del carattere romano che secoli prima aveva formato soldati disciplinati e induriti da mille battaglie, capaci di conquistare tutta l'area mediterranea, ma che durante il periodo imperiale era progressivamente svanito, al punto che gli stessi comandanti delle legioni preferivano arruolare i loro soldati nelle province o fra i barbari (indifferenti alla tradizione dell'unità dell'Impero) piuttosto che fra le genti italiche.


Mutatis mutandis, sembra si parli dell'Italia di oggi: crisi economica, con l'inflazione e la pressione fiscale (dovuta alla crescente spesa pubblica per mantenere la burocrazia), i commerci che diminuiscono sempre di più,  la perdita del carattere italiano progressivamente svanito, al punto che gli stessi presidenti del consiglio preferiscono arruolare i loro ministri fra stranieri naturalizzati (indifferenti alla tradizione dell'Italia) piuttosto che fra le genti italiche.

Non se n'abbia la signora Kyenge: 
lei è felicissima di essere italiana, ma io non sono entusiasta di essere cittadino di un paese razzista che non tutela le minoranze ma le privilegia, discrimina a loro favore. La signora mi è anche simpatica, ma dubito che se non fosse nera e donna sarebbe ministra, pur con tutte le altre sue qualità e competenze. Mi piace anche per come ha reagito alle offese. Non sono più gravi di altre analoghe fatte ad altri, ma c'è sempre la storia del razzismo: se dico cocomero a lei è o è ritenuto più grave che se lei lo dice a me, a prescindere dalla somiglianza.
Non capisco però come possa sentirsi italiana: se - come sostiene - è cittadino italiano chi nasce in Italia chi nasce nel Congo é cittadino congolese; essere l'uno e l'altro o poter scegliere secondo convenienza mi pare un privilegio da cui la stragrande maggioranza degli italiani è esclusa per essere nata e vivere Italia.

Considerare italiano chiunque per caso o per calcolo si trovi a nascere su territorio, nave o aereo italiano è una violenza alla nazione italiana:  anche se ha  la stessa cittadinanza può non essere considerato connazionale.
Non si tratta di razzismo, nulla c'entra il colore della pelle, l'aspetto fisico. Nazione è una comunità avente la stessa origine territoriale, storia, lingua e cultura (vedi): vi sono Stati plurinazionali e altri uninazionali e  il nostro è uno Stato uninazionale, dove c’è un’omogeneità di tradizioni, di costumi. Savalguardare l'identità nazionale non può essere considerato razzismo e chi vuole essere cittadino italiano dovrebbe rispettarla: non sempre avviene, mai solo per nascita nel territorio.

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