Misoxeno - Gervaso ha ragione per l'etimologia. «Phóbos» significa «fuga», «timor panico», «spavento». Il campo semantico dell'odio («mîsos») è lontano. Ma in italiano "-fobìa" come secondo elemento in parole composte fornisce ad alcune di queste anche il significato di "avversione" e di "odio" nei confronti di qualcosa o di qualcuno (cfr. «melofobo», «idrofobo»). D'altronde, nella fattispecie, «xenofobia» potrebbe considerarsi una parola più "intelligente", più "ricca", con una sfumatura psicologica in più dell'auspicato neologismo gervasiano [misoxeno], in quanto essa è in grado di spiegare l'origine dell'odio nei confronti dello straniero: la paura, appunto. La paura di chi e di ciò che non si conosce ingenera odio, avversione. Eugè (da VEDI)
Accusare la gente di essere xenofoba è come accusare qualcuno di avere paura dei cani. Come diceva anche il Manzoni 'Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare'. Chi è xenofobo è vittima non carnefice, va incoraggiato non insultato. La sua xenofobia può essere solo una più che giustificata reazione all'altrui misoxenia.
Nella situazione attuale è manifesto l'odio di musulmani (pochi o tanti) per il cosidetto mondo occidentale, gli infedeli, gli stranieri: viene predicato e praticato. Questo si potrebbe definire un comportamento misoxeno da condannare. Non si può invece condannare chi di fronte a questo odio ha paura, saranno anche pochi gli stranieri misoxeni ma giustificano pienamente la xenofobia, la paura nei loro confronti: se uno ha paura dei cani, è normale che abbia paura di tutti i cani anche se non tutti sono pericolosi.
Lo xenofobo è semmai da compatire, da condannare è il misoxeno. E non è detto che lo xenofobo diventi necessariamente misoxeno.
"[Xenofobia] è in grado di spiegare l'origine dell'odio nei confronti dello straniero: la paura", ma può benissimo esistere odio senza paura e paura senza odio.
Non sarebbe male usare due termini per due diversi sentimenti, non necessariamente coesistenti.
Wikio
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