lunedì 19 settembre 2011

Gli onesti.

Tutti ce l'hanno o dicono d'avercela con i disonesti che non pagano i tributi, imposte o tasse che siano. In realtà a pagare le imposte sono una minoranza, intendo quelli che le pagano (1) volontariamente, di propria iniziativa, per senso civico. I lavoratori dipendenti - che si escludono dai disonesti - semplicemente ricevono la retribuzione al netto delle imposte che il datore di lavoro è tenuto a pagare a loro nome, non un pagamento ma una minore entrata. Può capitare che nemmeno si voglia conoscere la retribuzione lorda ma solo la netta e per i dipendenti pubblici netto e imposte sono a carico dei contribuenti. Tutti invece pagano l'IVA, quando non possono farne a meno.
Per verificare se davvero i lavoratori dipendenti sono onesti, ognuno dovrebbe ricevere tutti i soldi che il datore di lavoro spende per lui e quindi pagare - cioè sborsare di tasca propria - assicurazione, previdenza, imposte .
Tutti uguali di fronte alla legge e di fronte al fisco: se chi ora ce l'ha con i disonesti fosse onesto le entrate tributarie resterebbero tali e quali. Penso che invece si ridurrebbero di molto e allora non sarebbe possibile allo Stato (inteso in tutte le sue diramazioni) fornire i suoi servizi e sparirebbero anche gli sprechi. Chissà se allora quelli che attualmente beneficiano dei servizi forniti a spese degli altri penserebbero di mettersi tutti d'accordo e contribuire equamente per riavere i servizi soppressi. Se tutti pagano, tutti tirano fuori i loro soldi, probabilmente pochi sarebbero disposti a farlo senza una contropartita e senza pretendere che non siano sprecati: magari tutti pagherebbero onestamente e volontariamente solo per avere servizi utili e chi vuole quelli inutili se li paghi.

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(1) pagare [pa-gà-re] 
Versare una determinata somma di denaro per acquistare un bene, ottenere la prestazione di un servizio (da Hoepli)


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