Non so se succeda in altri Paesi, ma in Italia succede. Forse si tratta di un'allergia genetica, una qualche intolleranza a norme e regole. O forse è la sovrabbondante esistenza di norme e regole - spesso confuse, contradditorie, incoerenti, inapplicabili, disattese da chi le dovrebbe osservare e da chi dovrebbe farle osservare - a provocare allergia a tutte, indistintamente.
Capitava e capita che le persone richiedenti un servizio siano più di quelle che lo forniscono: non potendo essere soddisfatte contemporaneamente tutte, di solito si segue un criterio di priorità. Al Pronto Soccorso si occupano prima di chi è ritento in più gravi condizioni, in qualche posto di chi è più importante o più ricco, in altri di chi è più bisognoso o più povero o altro; ma di solito nei negozi, nei bar, negli uffici, ecc. generalmente viene servito prima chi è arrivato prima. Un tempo chi arrivava dopo si metteva in coda, in fila dietro l'ultimo arrivato prima di lui. A quanto si diceva gli italiani - diversamente da altri popoli - erano decisamente allergici a mettersi pazientemente in fila ad aspettare che avanzasse. C'erano file disordinate in cui quasi sempre qualcuno riusciva a infilarsi creando discussioni o venendo servito prima del suo turno. Per ovviare alle file in piedi furono inventati "i numeri": man mano che una persona arriva prende da un distributore un tagliando con un numero progressivo e aspetta, sovente seduto, che quel numero appaia su uno schermo o venga chiamato dall'addetto al servizio. Sembra l'uovo di Colombo e non c'è quasi più luogo dove non ci sia il distributore di numeri o tagliandi o ticket o come altro vengono chiamati e dove non ci sia anche sempre qualcuno allergico a rispettare le regole e le altre persone.
La prima cosa da fare quando si va in posto dove c'è gente in attesa è quella di cercare o chiedere dov'è il distributore dei "numeri" e prenderne uno. Poi si decide sul da farsi. Normalmente si ritiene che il numero sia una specie di prenotazione e non necessariamente si deve rimanere lì ad aspettare che appaia o venga chiamato: si calcola quanti numeri rimangono prima del proprio e si valuta il tempo necessario per servirli tutti. Se si ritiene che sia abbastanza per fare nel frattempo qualcos'altro magari si va altrove: l'importante è rientrare prima che sia chiamato il proprio numero. Una volta chiamato il successivo vale la regola "chi va all'osto perde il posto", si perde cioè il diritto di precedenza su i numeri che seguono. Credo che questa regola sia accettata un po' da tutti, me compreso.
Naturalmente se quando viene chiamato un numero nessuno si fa avanti si ritiene che chi lo aveva preso abbia ritenuto di dovere aspettare troppo tempo ed abbia rinunciato e si passa al numero seguente. Questo capita spesso quando e dove sono molti utenti e molto d'attendere. Non è detto perciò che se stanno servendo il #40 ed si ha #80 si debba aspettare il disbrigo di 40 persone: qualcuna quasi sicuramente non ci sarà, o almeno si spera.
Capita anche che qualcuno decida di rinunciare al servizio ma non si limiti ad andarsene: vuole fare il generoso e dà il suo tagliando a qualcun altro. Se la decisione viene presa subito e dà il suo #60 a chi sta per prendere il #61 non reca danno a nessuno: solo evita che questi lo stacchi, che quando sarà il turno del #60 nessuno si presenti, che chi verrà dopo sopravvaluti il tempo d'attesa. Posso magari capire - anche se non approvare - che Tizio preso il #60 per conto del fratello o cugino Caio (magari impegnato a posteggiare l'auto) glielo consegni quando arriva, ma se il #60 viene dato a chi ha l'#80, quest'ultimo sarà indebitamente beneficiato a danno di tutti quelli arrivati prima ed hanno i tagliandi dal #61 al #79 che non beneficeranno più della rinuncia del #60. E capita anche che chi aveva #80 e ora ha #60 offra #80 a chi ha #90 danneggiando cosi anche quelli con i numeri da #81 a #89, doppiamente. A quanto pare molti ritengono del tutto normale agire a questo modo: se così non fosse potrebbero fare questo traffico in segreto e forse nessuno se ne accorgerebbe. Per me invece questo comportamento è mancanza di rispetto della "fila" e delle persone in attesa, ma tanta è l'abitudine a infischiarsene delle regole e del prossimo che non pensano di fare qualcosa di scorretto.
E così capita che chi va a piedi agli incroci non badi se ci sia o no il passaggio segnato o se il semaforo pedonale sia verde o rosso: un'occhiata che non ci siano in arrivo auto molto prossime e attraversa la strada. Magari non è che sia particolarmente inosservante delle norme, magari se i passaggi pedonali non lo costringessero ad allungare di molto il suo cammino e i semafori a inutili attese, magari se la circolazione pedonale fosse pensata e tracciata "cum grano salis", magari allora non penserebbe che tutto sia fatto pro forma e non per essere osservato, magari troverebbe meno stupido rispettare le norme che non rispettarle.
E così capita che chi va in bicicletta non badi se sia o no consentito pedalare sui marciapiedi o contromano: sa solo che se così non facesse dovrebbe fare un sacco di strada in più per rispettare i sensi unici, pensa - come il pedone - che le regole siano assurde e fatte solo per non essere osservate e così non si preoccupa nemmeno del colore del semaforo.
E così capita che chi va in automobile non badi molto se ci sono i limiti dei 30 o dei 90 Km orari ma eventualmente solo se ci sia o meno l'autovelox o altra diavoleria: per esperienza sa che quei limiti il più delle volte sono messi senza alcuna necessità, pensando non a rendere agevole e sicuro il traffico ma solo far cassa o - nel migliore dei casi - per superficialità ed è portato a considerarli così anche quando invece sono davvero necessari.
Nessun commento:
Posta un commento