lunedì 16 dicembre 2013

Calvario

Chi per mestiere riscuote imposte e tasse non può dire che quello che dice, come chi per mestiere scassina casseforti non può che dire peste di chi fa casseforti poco scassinabili. Chi dice ai cittadini che è un dovere pagare i tributi, dovrebbe sentire almeno il dovere di rendere il pagamento il più agevole possibile: un esborso di denaro magari doloroso, non una via crucis.

«C’è bisogno di dire una parola forte e certa, di affermare che l’elusione e l’evasione fiscale non sono compatibili con la nostra economia e con nessun sistema veramente democratico», se i tributi sono giusti: non pagare il giusto è delittuoso quanto pretendere più del giusto. Essere trattati da contribuenti e pretendere il pagamento di imposte e tasse va bene, ma non va assolutamente bene essere trattati come marionette e non poter sapere fino al giorno prima  se, quanto e come si deve pagare. 
Può essere che il mare di norme complicate nel quale i cosidetti furbi nuotano abilmente mentre tutti gli altri rischiano di affogare non sia dovuto all'incapacità degli addetti a fare regole semplici e chiare ma alla volontà di dare un lavoro a dipendenti pubblici, commercialisti, patronati, caf, avvocati rendendo necessari lavori inutili, un costo, uno spreco di denaro e di persone, uno spreco di risorse che potrebbero invece essere utilmente impiegate. E forse non solo a quello: più gli adempimenti sono complicati più la gente sbaglia, viene sanzionata e paga. E lo Stato ci guadagna, se si pensa che lo Stato non siano i cittadini tutti. Se invece si pensa che lo Stato non sia solo politici e burocrati allora si capisce che un'ora inutilmente persa da un cittadino qualsiasi per un adempimento burocratico evitabile è un'ora persa dallo Stato, uno spreco. E a molti cittadini che faticano a far quadrare il bilancio familiare non va che i loro soldi vadano sprecati: chissà se chi evade le imposte impedisce solo ai cittadini di pagarne di meno o ai governanti di sprecarne di più; finora ho sentito di miliardi di imposte evase recuperate ma mai di conseguente riduzione di imposte da pagare. 
Ammettendo sia giusta un'imposta non capisco perchè mi devo tormentare per conoscere se, quanto, come, quando pagarla. Per complicare ancor più la vita alla gente e rendere indispensabili burocrati e controburocrati l'impegno più grande dei nostri amministratori è quello di cambiare nome alle cose. Io nella vita ho cambiato vari lavori ma ho sempre mantenuto il mio nome, l'Italia ha cambiato governi, alleanze, economia, priorità e perfino lingua ed è sempre Italia: non capisco perché un'imposta anche se cambia aliquota, modalità di calcolo e riferimenti quando si sostituisce a un'imposta presistente non ne conserva il nome. C'era l'ICI, poi l'IMU e sarà (forse) l'IUC: potevano almeno chiamarla ICU!
Non è che smanio dalla voglia di pagare imposte e tasse, ma non mi terrorrizza doverlo fare: quello che mi mette in ansia è la preoccupazione, la paura di sbagliare, il non avere certezza dei miei diritti e dei miei doveri. Non voglio pagare di meno ma nemmeno di più: leggo e rileggo norme e istruzioni e faccio al mio meglio. Ma  regole e sitruzioni sono spesso ambigue, scritte da chi maneggia la materia tutti i giorni per chi la maneggia tutti i giorni, usando termini noti agli addetti ma non necessariamente con significato d'uso corrente o indicato nei dizionari. A volte ignorano l'italiano e usano ticket, spending review, single, service tax, ecc. Ho sempre pagato tutta la tassa della "rumenta" appena avevo la cartella e non ci pensavo più. Quest'anno credevo avere fatto lo stesso ma da un comune mi giunge con breve preavviso la notizia che devo pagare un' addizionale e un supplemento mentre da un altro non ho notizia alcuna ed io per qualche tempo sarò lontano e non ne saprò nulla. Per luce, gas, acqua non mi preoccupo: bolletta domicilata, la banca la paga ed io la controllo in internet. Per imposte e tasse non è così: devo controllare la posta cartacea e spesso sono lontano dalla mia residenza. Ho l'angoscia di mancare adempimenti ignorati o imprevisti e finire in bocca alla tigre cattiva dal nome accattivante.
Sospetto che alla pubblica amministrazione interessi poco agevolare i cittadini come le aziende agevolano i clienti: probabilmente "il cliente ha sempre ragione" ma "il cittadino ha sempre torto".
Ci sono cittadini onesti che non hanno nessuna intenzione di frodare lo Stato ma che possono sbagliare. Due coniugi pensionati che venti anni fa avevano un reddito  familiare ben al di sotto dei limite di 70 milioni di lire lorde annue e che continuano a percepire solo la loro pensione comprando sempre meno cose, magari non si rendono conto di essere diventati tanto ricchi da non avere più diritto all'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket), superando i fatidici e immutabili 36151.98 euri lordi annui sommando la pensione dell'uno a quella dell'altra. 
Lo Stato, l'Agenzia delle Entrate però lo sa, forse sa  tutto di tutti. Come usa i dati in suo possesso per contestare la veridicità delle dichiarzioni dei contribuenti, potrebbero benissimo usarli  invece per fornirli ai cittadini e informarli di cosa devono avere o dare alla P.A. Spetterebbe ai cittadini verificarli ed eventualmente contestarli o accettarli evitando laboriose ricerche, probabili errori e conseguenti sanzioni o la necessità di pagare specialisti: ma forse non è questo che si vuole colà dove si puote.

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