martedì 31 dicembre 2013

L'esempio

Se lo Stato è disonesto, come possono essere onesti i cittadini? L'esempio vien dall'alto.

Nel 1994 due coniugi ultra65nni erano esenti da tasse sanitarie (ticket) se il reddito familiare lordo annuo non superava i 70 milioni di lire, cioè 1390
(1) €/mese pro-capite per 13 mesi: una cifra ragguardevole. 
Nel 2014 due coniugi sono esenti se la somma dei loro redditi non supera i 36151,98 euri lordi annui, cioè 886(2) euri  mensili pro-capite per 13 mesi a valore del 1994: una cifra non ragguardevole.
Nel 1994 gli ultra65nni non sposati erano esenti da tasse sanitarie con 2780(3) €/mese lordi, nel 2014 lo sono con 1771(3) a valore del 1994: un reddito doppio di quello medio pro-capite del coniugati. 
Se un uomo e una donna hanno reddito lordo di 30000 € annui l'uno e di 6150 l'altra, sposati o non sposati beneficiano dell'esenzione. Se invece hanno 30000 l'uno e 6155 l'altra, entrambi pagano la tassa se sono sposati e nessuno dei due se invece non lo sono.
Questo perchè si adempisse quanto detto dalla Costituzione italiana: "Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia ..."

Lasciando immutati i limiti di reddito per il tempo necessario, prima o poi tutti arrivano a superarli e così non solo lo stato incassa maggiori tasse mentre chi le paga diventa sempre più povero ma accusa chi  diventando più povero non si rende conto di essere diventato più ricco di essere un evasore fiscale, di essere un furbetto da punire con sanzione, con un supplemento di tassa.
Questo perché si adempia quanto detto dalla Costituzione: "Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva."
E 20 anni sono un tempo sufficiente acché i prezzi al consumo aumentino del 57% e la somma con la quale si comprava 100 permetta solo di comprare meno di 64(4).

Magari poi lo stato non é furbetto subdolo ambiguo come io per tanti motivi penso, magari aumenta le imposte perchè non vengano superati quei limiti immutabili dimenticando che sono lordi e non importa se diminuisce il netto. Magari proprio per lo stesso motivo blocca le pensioni, dimentico che se blocca la pensione da 30000 e non quella da 6150  basta che questa aumenti di 2 euro perchè entrambi superino il limite, quando sono marito e moglie.
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(1)
70000000/1936.27=36151,98
36151,98/2=18075,99
18975,99/13=1390,46
(2)
Variazioni percentuali dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati
da Gen.1994 a Nov.2013 = 57% (da VEDI)
1390,46/1,57=885,64
(3)
1390,46*2=2780,92
2780,92/1,57=1771,28
(4)
100/1.57=63,69

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giovedì 19 dicembre 2013

Legalitari

Quelli che dicono legalità legalità, quelli che proclamano che la legge è uguale per tutti e da tutti va osservata, quelli che fanno le leggi, quelli che applicano la legge, tutte quelle brave persone che dicono di essere contro ogni illegalità, quelli lì mi piacerebbe vederli quando girano in auto per le strade d'Italia. Mi piacerebbe che installassero sulle loro auto un marchingegno che filmasse cartelli stradali e tachimetro, qualcosa che dicesse a che velocità vanno quando superano un cartello di limiti di velocità e riepilogasse i dati in una tabellina con data, Km/h consentiti, Km/h rilevati, differenza tra i due. Mi piacerebbe che quando parlano e pretendono legalità altrui la loro tabellina dimostrasse inequivacabilmente che mai o rarissimamente hanno superato i limiti consentiti, sia che guidassero o avessero l'autista.
Se posso preferisco evitare le autostrade e percorrere le vie normali. Ma devo ammettere che difficilmente, nonostante la mia buona volontà,  potrei presentare una tabellina senza illegalità. 

Non si può dire che dal casello Casale Nord a Biella la strada ordinaria percorra una zona fittamente popolata, un susseguirsi di paesi e paeselli popolosi e trafficati in cui sia assolutamente necessario moderare la velocità. Se si eccettua qualche chilometro intorno a Vercelli e poco prima di Biella si è quasi sempre fra grandi distese di risaie abitate al massimo da qualche airone e qualche trattore. Io non ho quasi mai urgenza e posso andare tranquillamente, ma mi riesce difficile continuamente badare che non mi sfugga qualcuno dei cartelli che si susseguono apparentemente senza motivo (90, 50, 70, 90, 30, 70, 40, 90 Km/h), controllare sul tachimetro se li sto rispettando e guardare la strada che devo percorrere. Se guardo la strada, vedendola libera e diritta involontariamente vado alla velocità che essa consente, poi controllo il tachimetro e cerco di ricordarmi se è quella consentita dall'ultimo cartello visto. Guardo sul margine della carreggiata e vedo un nuovo limite, ma non me la sento di frenare per adeguarmi, quasi sempre mi limito a staccare il piede dall'acceleratore: sanzionabile. 
Per carità, se andassi sempre ai 30 Km orari sarei quasi sicuro di rispettare tutti i limiti ma chissà quali maledizioni mi prenderei dagli automobilisti che mi seguono. Non sono molti in quelle strade e per quei pochi già sono un intralcio anche se vado un po' più dei limiti consentiti e di solito mi superano. Io credo che i cartelli che indicano i limiti di velocità, oltre a costituire una fonte di guadagno per chi li costruisce e li piazza, servano sostanzialmente a due cose: 
  1.  convincere gli italiani che le regole non vanno rispettate (quando non si multa);
  2. sostituire il vecchio dazio comunale con una tassa di transito (quando si multa). 
Può anche essere che i due obiettivi coesistano: si mettono limiti di velocità dove è palesemente assurdo rispettarli e si sanziona chi non li rispetta. Talvolta può anche capitare che i limiti di velocità siano messi per reali necessità di sicurezza stradale: io multerei tutti quelli che li mettono per altri scopi

lunedì 16 dicembre 2013

Calvario

Chi per mestiere riscuote imposte e tasse non può dire che quello che dice, come chi per mestiere scassina casseforti non può che dire peste di chi fa casseforti poco scassinabili. Chi dice ai cittadini che è un dovere pagare i tributi, dovrebbe sentire almeno il dovere di rendere il pagamento il più agevole possibile: un esborso di denaro magari doloroso, non una via crucis.

«C’è bisogno di dire una parola forte e certa, di affermare che l’elusione e l’evasione fiscale non sono compatibili con la nostra economia e con nessun sistema veramente democratico», se i tributi sono giusti: non pagare il giusto è delittuoso quanto pretendere più del giusto. Essere trattati da contribuenti e pretendere il pagamento di imposte e tasse va bene, ma non va assolutamente bene essere trattati come marionette e non poter sapere fino al giorno prima  se, quanto e come si deve pagare. 
Può essere che il mare di norme complicate nel quale i cosidetti furbi nuotano abilmente mentre tutti gli altri rischiano di affogare non sia dovuto all'incapacità degli addetti a fare regole semplici e chiare ma alla volontà di dare un lavoro a dipendenti pubblici, commercialisti, patronati, caf, avvocati rendendo necessari lavori inutili, un costo, uno spreco di denaro e di persone, uno spreco di risorse che potrebbero invece essere utilmente impiegate. E forse non solo a quello: più gli adempimenti sono complicati più la gente sbaglia, viene sanzionata e paga. E lo Stato ci guadagna, se si pensa che lo Stato non siano i cittadini tutti. Se invece si pensa che lo Stato non sia solo politici e burocrati allora si capisce che un'ora inutilmente persa da un cittadino qualsiasi per un adempimento burocratico evitabile è un'ora persa dallo Stato, uno spreco. E a molti cittadini che faticano a far quadrare il bilancio familiare non va che i loro soldi vadano sprecati: chissà se chi evade le imposte impedisce solo ai cittadini di pagarne di meno o ai governanti di sprecarne di più; finora ho sentito di miliardi di imposte evase recuperate ma mai di conseguente riduzione di imposte da pagare. 
Ammettendo sia giusta un'imposta non capisco perchè mi devo tormentare per conoscere se, quanto, come, quando pagarla. Per complicare ancor più la vita alla gente e rendere indispensabili burocrati e controburocrati l'impegno più grande dei nostri amministratori è quello di cambiare nome alle cose. Io nella vita ho cambiato vari lavori ma ho sempre mantenuto il mio nome, l'Italia ha cambiato governi, alleanze, economia, priorità e perfino lingua ed è sempre Italia: non capisco perché un'imposta anche se cambia aliquota, modalità di calcolo e riferimenti quando si sostituisce a un'imposta presistente non ne conserva il nome. C'era l'ICI, poi l'IMU e sarà (forse) l'IUC: potevano almeno chiamarla ICU!
Non è che smanio dalla voglia di pagare imposte e tasse, ma non mi terrorrizza doverlo fare: quello che mi mette in ansia è la preoccupazione, la paura di sbagliare, il non avere certezza dei miei diritti e dei miei doveri. Non voglio pagare di meno ma nemmeno di più: leggo e rileggo norme e istruzioni e faccio al mio meglio. Ma  regole e sitruzioni sono spesso ambigue, scritte da chi maneggia la materia tutti i giorni per chi la maneggia tutti i giorni, usando termini noti agli addetti ma non necessariamente con significato d'uso corrente o indicato nei dizionari. A volte ignorano l'italiano e usano ticket, spending review, single, service tax, ecc. Ho sempre pagato tutta la tassa della "rumenta" appena avevo la cartella e non ci pensavo più. Quest'anno credevo avere fatto lo stesso ma da un comune mi giunge con breve preavviso la notizia che devo pagare un' addizionale e un supplemento mentre da un altro non ho notizia alcuna ed io per qualche tempo sarò lontano e non ne saprò nulla. Per luce, gas, acqua non mi preoccupo: bolletta domicilata, la banca la paga ed io la controllo in internet. Per imposte e tasse non è così: devo controllare la posta cartacea e spesso sono lontano dalla mia residenza. Ho l'angoscia di mancare adempimenti ignorati o imprevisti e finire in bocca alla tigre cattiva dal nome accattivante.
Sospetto che alla pubblica amministrazione interessi poco agevolare i cittadini come le aziende agevolano i clienti: probabilmente "il cliente ha sempre ragione" ma "il cittadino ha sempre torto".
Ci sono cittadini onesti che non hanno nessuna intenzione di frodare lo Stato ma che possono sbagliare. Due coniugi pensionati che venti anni fa avevano un reddito  familiare ben al di sotto dei limite di 70 milioni di lire lorde annue e che continuano a percepire solo la loro pensione comprando sempre meno cose, magari non si rendono conto di essere diventati tanto ricchi da non avere più diritto all'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket), superando i fatidici e immutabili 36151.98 euri lordi annui sommando la pensione dell'uno a quella dell'altra. 
Lo Stato, l'Agenzia delle Entrate però lo sa, forse sa  tutto di tutti. Come usa i dati in suo possesso per contestare la veridicità delle dichiarzioni dei contribuenti, potrebbero benissimo usarli  invece per fornirli ai cittadini e informarli di cosa devono avere o dare alla P.A. Spetterebbe ai cittadini verificarli ed eventualmente contestarli o accettarli evitando laboriose ricerche, probabili errori e conseguenti sanzioni o la necessità di pagare specialisti: ma forse non è questo che si vuole colà dove si puote.