giovedì 4 aprile 2013

Stipendi pubblici

Resto del mio parere: i superstipendi a pubblici dipendenti, parlamentari compresi, dovrebbero essere parametrati alla pensione dei cittadini comuni. Quando un dipendente pubblico che riceve dai cittadini italiani 300 mila euro annui si aumenta lo stipendio di altri 60000 euro pensando di meritarseli, ha anche la faccia tosta di dire che i suoi 60000 euro in più costano a ciascun cittadino italiano solo 0,001 euro e quindi, abbia o non abbia l'aumento, non può praticamente cambiare nulla né per i singoli cittadini né per il bilancio statale su cui incide ancor meno. Se però l'aumento del 20% del suo stipendio comporta automaticamente pari aumento per i milioni di pensionati la scusa non regge: o ci sono i soldi per consentire un aumento del 20% a lui e ai pensionati o non ci sono per nessuno. Lo stesso ragionamento vale per lo stipendio iniziale, che andrebbe rapportato alla pensione minima INPS o qualcosa di simile, tipo l'indennità di disoccupazione. Se non possiamo permetterci pensioni minime di 2000 euro mensili non possiamo nemmeno permetterci parlamentari o supermanager a 10000, 20000 o 30000. Si stabilisca per ogni funzione pubblica il rapporto massimo con la pensione minima (esempio: Capo dello Stato 30/1, Primo ministro 15/1, parlamentare 10/1) e lo si sottoponga a referendum: se poi a qualcuno quel rapporto non garba sicuramente ci sarà qualcun altro cui farà gola e non è detto che il primo sia sempre migliore del secondo. Naturalmente nella retribuzione così parametrata vanno compresi tutti gli eventuali benefici in natura.

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