Tutti o tanti dicono di pensare alle famiglie, che bisogna tutelare la famiglia. Che poi alle parole non seguano i fatti è più che naturale, ma vorrei almeno capire cosa s'intenda per famiglia.
La nostra Costituzione, altrettanto a parole strenuamente osservata e difesa, sembra chiara in merito: "Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio."
In realtà quando si parla di famiglia e di familiare non è sempre facile capire a cosa ci si riferisca.
Per il mod. 730 (denuncia dei redditi) il coniuge va indicato anche se non fiscalmente a carico. E non è a carico se ha un reddito superiore a € 2840,51 (cioè 5.500.000 lire, dal secolo scorso) mentre se ha un reddito di pensione non superiore a 7.750 euro non è tenuto a fare la dichiarazione perchè nulla deve d'imposta. Con reddito tra i 2840.51 e i 7750 euro, eventuali spese detraibili non possono essere detratte dalla famiglia: non dal coniuge perchè non fiscalmente carico e non da se stessi perchè non ci sono imposte. La famiglia "costituzionale" non è la "famiglia fiscale".
Sempre dall'istruzioni per il mod. 730 trovo:
"Spese per il recupero del patrimonio edilizio - Ha diritto alla detrazione anche il familiare convivente del possessore o detentore dell'immobile ...". Non è scritto, ma si deve intendere che convivente non è chi vive insieme, ma chi risulta avere residenza nello stesso comune (anche a qualche km di distanza?) o forse - meglio - risulta nello stesso "stato di Famiglia" anagrafico. Non più "famiglia fiscale" ma "famiglia anagrafica".
Per l'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket) si fa riferimento al reddito famigliare e non è semplicissimo sapere cosa sia.
L'Asl2 Savonese dice:
"Per reddito familiare si intende il reddito imponibile IRPEF dichiarato l'anno precedente da tutti i componenti il nucleo familiare (fiscale)".
Cosa sia il nucleo familiare fiscale non è detto, cercando altrove trovo:
"Circolare della DRS prot. n.8407/SPS/Amm/Pcsam dd. 13/04/05 13/05/05.
“NUCLEO FAMILIARE”
Per l’individuazione del nucleo familiare, ai fini della dichiarazione di esenzione dal pagamento del ticket per età/reddito, viene preso in considerazione il criterio fiscale e non quello anagrafico......Il coniuge ed i figli possono anche non convivere con il dichiarante e risiedere altrove."
Naturalmente se si va a prenotare una prestazione sanitaria e ti chiedono di firmare sui due piedi la dichiarazione sul "reddito familiare" nessuno ti spiega quale sia, forse perchè nessuno lo sa.
Per l'imposta (canone) RAI si torna a far riferimento alla famiglia anagrafica. Infatti
"..marito e moglie che abbiano residenze differenti costituiscono famiglie diverse e sono pertanto abbligati .. a pagare canoni separati .."
La "famiglia anagrafica" non è quella "costituzionale" nè quella "fiscale" e se non bastasse c'è la famiglia allargata, la famiglia di fatto, la famiglia gay e non so quali altre famiglie: tutto piuttosto complicato.
Ma c' è un modo certo per sapere se fai parte o meno della famiglia cui si riferisce una norma: se facendone parte ci rimetti ci sei dentro, se ci guadagni sei fuori.
giovedì 28 ottobre 2010
martedì 26 ottobre 2010
Sovranità
Secondo l'immutabile, perfetta, inemendabile ed eterna Costituzione della Repubblica Italiana:
"Art. 1. ....La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
e in una democrazia parlamentare come la nostra può esercitarla solo esprimendo un voto
"Art. 48. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età."
che in qualche modo serve a formare il Parlamento, al quale spetta sia il potere legislativo in quanto
"Art. 70. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere."
sia approvare il potere esecutivo, poichè
"Art. 94. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere."
Ma una volta eletto, qualsiasi sia la legge elettorale vigente,
"Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." e ha tutto il diritto di infischiarsene altamente di quello che i suoi elettori si aspettavano da lui: al massimo potrà non essere rieletto e doversi accontentare dello stipendio da parlamentare per il periodo necessario a garantirgli una cospicua pensione.
Il popolo ha un altro modo per esercitare la sovranità: il referendum. Bellissima cosa, solo che una volta che il popolo ha espresso il suo pensiero sempre i suoi pseudo rappresentanti trovano il modo di far si che rimanga solo pensiero, un voto augurale.
Il popolo sovrano si è espresso per l'abolizione della sovvenzione ai partiti? Se ne prende atto e la sovvenzione non si chiama più sovvenzione ma "rimborso spese", la sovvenzione non c'è più e le spese rimangono. Spese per le ripetute campagne elettorali e spese per i giornali di partito. Ma non basta: pochi leggono i giornali e molti guardano la TV, i partiti abbisognano di una TV e naturalmente pensano alla TV di Stato, una TV pagata obbligatoriamente da tutti, ad una tassa, al canone RAI che non è una tassa per usufrire dei programmi RAI ma una vera imposta da pagare anche se i programmi RAI ti fanno schifo e non li guardi. Capita anche di doverla pagare due volte perché "marito e moglie che abbiano residenze diverse sono obbligati a pagare canoni separati", pur convivendo indifferentemente nell'una o nell'altra.
Il popolo può quindi esercitare una sovranità limitata e indiretta solo su due dei tre poteri dello stato di diritto: il potere legislativo, il potere esecutivo. Nulla può invece sul terzo potere, il potere giudiziario. In teoria questo dovrebbe essere soggetto alla legge, espressione del potere legislativo. In pratica sembra soggetto solo a se stesso, libero di interpretare la legge - qualsiasi legge - con assoluta discrezionalità, rispondendo delle sue azione o mancanze solo ad una derivazione di se medesimo. Ipocritamente mostra di essere soggetto alla legge che impone l'obbligarietà della'azione penale: si potrebbe pensare che così tutte le azioni penali siano perseguite, che un magistrato sia costretto a rinunciare a sonno e ferie per adempiere al suo dovere ed evadere tutte le pratiche. In realtà alcuni non rinunciano a niente, lamentano mancanza di fondi, le pratiche si accumulano e scelgono le quelle che più gli convengono, quelle che richiedono meno impegno o danno maggiore pubblicità. È come se l'obbligo di osservare il codice stradale significasse obbligo di osservare solo le norme che ci convengono. Anche in questo campo la sovranità popolare si è espressa per responsabilizzare la categoria: naturalmente il voto referendario è rimasto come sempre soltanto un voto, un auspicio inascoltato.
"Art. 1. ....La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
e in una democrazia parlamentare come la nostra può esercitarla solo esprimendo un voto
"Art. 48. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età."
che in qualche modo serve a formare il Parlamento, al quale spetta sia il potere legislativo in quanto
"Art. 70. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere."
sia approvare il potere esecutivo, poichè
"Art. 94. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere."
Ma una volta eletto, qualsiasi sia la legge elettorale vigente,
"Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." e ha tutto il diritto di infischiarsene altamente di quello che i suoi elettori si aspettavano da lui: al massimo potrà non essere rieletto e doversi accontentare dello stipendio da parlamentare per il periodo necessario a garantirgli una cospicua pensione.
Il popolo ha un altro modo per esercitare la sovranità: il referendum. Bellissima cosa, solo che una volta che il popolo ha espresso il suo pensiero sempre i suoi pseudo rappresentanti trovano il modo di far si che rimanga solo pensiero, un voto augurale.
Il popolo sovrano si è espresso per l'abolizione della sovvenzione ai partiti? Se ne prende atto e la sovvenzione non si chiama più sovvenzione ma "rimborso spese", la sovvenzione non c'è più e le spese rimangono. Spese per le ripetute campagne elettorali e spese per i giornali di partito. Ma non basta: pochi leggono i giornali e molti guardano la TV, i partiti abbisognano di una TV e naturalmente pensano alla TV di Stato, una TV pagata obbligatoriamente da tutti, ad una tassa, al canone RAI che non è una tassa per usufrire dei programmi RAI ma una vera imposta da pagare anche se i programmi RAI ti fanno schifo e non li guardi. Capita anche di doverla pagare due volte perché "marito e moglie che abbiano residenze diverse sono obbligati a pagare canoni separati", pur convivendo indifferentemente nell'una o nell'altra.
Il popolo può quindi esercitare una sovranità limitata e indiretta solo su due dei tre poteri dello stato di diritto: il potere legislativo, il potere esecutivo. Nulla può invece sul terzo potere, il potere giudiziario. In teoria questo dovrebbe essere soggetto alla legge, espressione del potere legislativo. In pratica sembra soggetto solo a se stesso, libero di interpretare la legge - qualsiasi legge - con assoluta discrezionalità, rispondendo delle sue azione o mancanze solo ad una derivazione di se medesimo. Ipocritamente mostra di essere soggetto alla legge che impone l'obbligarietà della'azione penale: si potrebbe pensare che così tutte le azioni penali siano perseguite, che un magistrato sia costretto a rinunciare a sonno e ferie per adempiere al suo dovere ed evadere tutte le pratiche. In realtà alcuni non rinunciano a niente, lamentano mancanza di fondi, le pratiche si accumulano e scelgono le quelle che più gli convengono, quelle che richiedono meno impegno o danno maggiore pubblicità. È come se l'obbligo di osservare il codice stradale significasse obbligo di osservare solo le norme che ci convengono. Anche in questo campo la sovranità popolare si è espressa per responsabilizzare la categoria: naturalmente il voto referendario è rimasto come sempre soltanto un voto, un auspicio inascoltato.
domenica 10 ottobre 2010
Che tempi!
Fino a qualche decennio fa nella felice Italia non c'erano killer e fino a poco tempo fa nessuno subiva stalking: per secoli solo omicìdi, assassìni, sicàri e si veniva molestati, importunati, perseguitati, tormentati.
O tempora o mores!
O tempora o mores!
giovedì 7 ottobre 2010
Audience
Dal TG apprendo e vedo che mentre la madre è in collegamento con "Chi l'ha visto" la conduttrice della trasmissione le comunica che hanno ritrovato il cadavere della figlia. Non seguo "Chi l'ha visto", ma certamente non la seguirò in futuro. Capisco che in diretta si possa comunicare la vincita di un premio o qualche lieta notizia, ma mi sembra indecente dare in quel modo una notizia tragica ad una madre disperata: tutto per qualche "audience" in più!
martedì 5 ottobre 2010
Estraneo
Man mano che il tempo passa sempre più mi sento estraneo al parlare che mi circonda. Non tanto per quella bolla in cui si trova l'anziano signore della pubblicità, quella che scoppia grazie all'apparecchio pubblicizzato: un po' forse ma molto più perché le parole che sento sono sempre meno quelle d'un tempo. Capisco, o credo di capire, il senso di quello che si dice ma il modo in cui viene detto non è quello cui ero abituato, quello che userei. È come mangiare una pietanza che non ha più il gusto che aveva un tempo, fatta con ingredienti che non hanno più lo stesso sapore, da mani che non sono più quelle di allora.
Molte parole sono state sostituite da termini foresti che dicono la stessa cosa, altre hanno assunto un diverso significato: parole che capisco ma che sono estranee a un pezzo della mia vita. Se devo raccontare di mia madre fatico a dire che alla mattina faceva shopping: per tutta la sua vita e per gran parte della mia andava semplicemente a fare la spesa. Se poi dicessi che "usciva con Giovanni e faceva shopping" molti penserebbero che aveva una relazione adulterina con Giovanni di notte e andava per boutique di giorno mentre vorrei solo dire che "quando Giovanni usciva di casa per andare al lavoro, lei usciva per fare la spesa giornaliera".
Sembra - ma la cosa per me resta incerta - che quando si dice che qualcuno esce con qualcuna in realtà s'intenda dire che insieme entrano in un ristorante, in un una camera, in un letto. Rifacendomi al significato ereditario del verbo, per me vorrebbe semplicemente dire che escono a fare una passeggiata: omnia munda mundis.
Un'altra cosa che da molto tempo mi disorienta è sentire frasi del tipo "sarà aperto un tavolo, presieduto dal prefetto", "Chiuso il tavolo della farmaceutica." o "Guatemala: rotto il tavolo di dialogo in tema minerario".
A casa mia apro e allungo il tavolo quando abbiamo ospiti a pranzo; andando per campeggi aprivo il tavolo quando arrivavo e lo chiudevo quando partivo: non mi è mai capitato di rompere volontariamente un tavolo.
Invece sembra che quando personaggi importanti devono riunirsi per discutere di qualcosa prima devono aprire un tavolo: non credo sia come quello che usavo in campeggio (di solito sono in molti) e le sedie sono già aperte o non sono pieghevoli. Una volta aperto il tavolo rimane così per diverso tempo e quando hanno finito di discutere se si lasciano amichevolmente lo richiudono per la prossima volta, altrimenti lo rompono; mai che rompino le trattative, le discussioni, le riunioni: quelle magari continuano ma rompono il tavolo. Loro rompono e noi - spesso - paghiamo.
Molte parole sono state sostituite da termini foresti che dicono la stessa cosa, altre hanno assunto un diverso significato: parole che capisco ma che sono estranee a un pezzo della mia vita. Se devo raccontare di mia madre fatico a dire che alla mattina faceva shopping: per tutta la sua vita e per gran parte della mia andava semplicemente a fare la spesa. Se poi dicessi che "usciva con Giovanni e faceva shopping" molti penserebbero che aveva una relazione adulterina con Giovanni di notte e andava per boutique di giorno mentre vorrei solo dire che "quando Giovanni usciva di casa per andare al lavoro, lei usciva per fare la spesa giornaliera".
Sembra - ma la cosa per me resta incerta - che quando si dice che qualcuno esce con qualcuna in realtà s'intenda dire che insieme entrano in un ristorante, in un una camera, in un letto. Rifacendomi al significato ereditario del verbo, per me vorrebbe semplicemente dire che escono a fare una passeggiata: omnia munda mundis.
Un'altra cosa che da molto tempo mi disorienta è sentire frasi del tipo "sarà aperto un tavolo, presieduto dal prefetto", "Chiuso il tavolo della farmaceutica." o "Guatemala: rotto il tavolo di dialogo in tema minerario".
A casa mia apro e allungo il tavolo quando abbiamo ospiti a pranzo; andando per campeggi aprivo il tavolo quando arrivavo e lo chiudevo quando partivo: non mi è mai capitato di rompere volontariamente un tavolo.
Invece sembra che quando personaggi importanti devono riunirsi per discutere di qualcosa prima devono aprire un tavolo: non credo sia come quello che usavo in campeggio (di solito sono in molti) e le sedie sono già aperte o non sono pieghevoli. Una volta aperto il tavolo rimane così per diverso tempo e quando hanno finito di discutere se si lasciano amichevolmente lo richiudono per la prossima volta, altrimenti lo rompono; mai che rompino le trattative, le discussioni, le riunioni: quelle magari continuano ma rompono il tavolo. Loro rompono e noi - spesso - paghiamo.
sabato 2 ottobre 2010
Scelte fasulle.
Non so se sono io a non capire o se sono loro a non spiegarsi bene o se semplicemente per i politici è normale non essere conseguenti.
Affermano che il "porcellum" è un obbrobrio antitemocratico perché non consente ai cittadini di scegliersi chi mandare in parlamento. Quello che dicono è vero, o almeno metà di quello che dicono: che non consente la scelta. Non altrettanto vero mi sembra quello che con l'altra metà vogliono far credere, che cioè solo da quando c'è questa legge non posso scegliere chi mi rappresenta. Sarò un'eccezione, ma mi è sempre toccato di scegliere fra molta gente che non conoscevo, che mi veniva proposta da questo o quel partito, in pratica dalle persone che in quel partito avevano voce. Non avendo elementi per scegliere fra le persone, sceglievo fra i partiti sulla base di quanto i loro esponenti più in vista nei media dicevano e della simpatia che m'ispiravano. Non mi pare che si facesse il possibile per rendere "libera" la scelta delle preferenze: mettevano i candidati che volevano preferiti in testa alle liste o nei collegi sicuri, si sono anche usate le preferenze multiple per messaggi in codice e voti di scambio.
Si spendevano anche molti soldi per le propagande personali, credo più generosamente per chi si voleva favorire. In sostanza la libertà di scelta rimaneva molto limitata: dovendo scegliere fra i soliti noti - cui sicuramente arrivavano copiose preferenze, in più collegi - e i molti ignoti qualche volta per sfizio guardavo nome o età o luogo di nascita, scegliendo in base ai dati che leggevo nelle liste, preferendo Bevivino a Bevilacqua, il più giovane o il più vecchio, un veneto o un pugliese. Può darsi che tutti gli altri milioni di elettori si informassero su vita, opere e misfatti di ciascun candidato, scegliendo a ragion veduta il nome da scrivere sulla scheda: io non lo facevo.
Anche ammettendo che prima di questa legge i parlamentari venissero liberamente scelti dagli elettori e che così tornerebbe ad essere con una nuova regola, dopo avere proclamato che senza il diritto di scegliere i nostri rappresentanti non viviamo in un paese democratico, dopo avere deprecato la defezione dalla politica della gente che non si sente rapprentata, quegli stessi che così sentenziano ci vengono a dire che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato."
È quanto dice l'Art. 67 della nostra Costituzione, che deve valere ora e sempre.
Non capisco perché debba preoccuparmi di scegliere un candidato che mostri idee simili alle mie e dica che si occuperà dei miei problemi se poi, una volta eletto, farà esattamente il contrario di quello che mi aspetto da lui. Visto che tutti indistintamente rappresentano la Nazione devo aspettarmi che tutti lo facciano nel modo migliore: uno vale l'altro e non serve non solo scegliere la persona ma nemmeno il partito, non servono elezioni ma basta quando finisce una legislatura sorteggiare i fortunati che siederanno in Parlamento, fare una bella lotteria con ricchi premi in stipendi, pensioni, privilegi. E sperare.
Sicuramente è colpa mia se non capisco, ma non ha senso pretendere di scegliere il mio rappresentante in Parlamento sapendo che questi non mi rappresenterà per niente.
Affermano che il "porcellum" è un obbrobrio antitemocratico perché non consente ai cittadini di scegliersi chi mandare in parlamento. Quello che dicono è vero, o almeno metà di quello che dicono: che non consente la scelta. Non altrettanto vero mi sembra quello che con l'altra metà vogliono far credere, che cioè solo da quando c'è questa legge non posso scegliere chi mi rappresenta. Sarò un'eccezione, ma mi è sempre toccato di scegliere fra molta gente che non conoscevo, che mi veniva proposta da questo o quel partito, in pratica dalle persone che in quel partito avevano voce. Non avendo elementi per scegliere fra le persone, sceglievo fra i partiti sulla base di quanto i loro esponenti più in vista nei media dicevano e della simpatia che m'ispiravano. Non mi pare che si facesse il possibile per rendere "libera" la scelta delle preferenze: mettevano i candidati che volevano preferiti in testa alle liste o nei collegi sicuri, si sono anche usate le preferenze multiple per messaggi in codice e voti di scambio.
Si spendevano anche molti soldi per le propagande personali, credo più generosamente per chi si voleva favorire. In sostanza la libertà di scelta rimaneva molto limitata: dovendo scegliere fra i soliti noti - cui sicuramente arrivavano copiose preferenze, in più collegi - e i molti ignoti qualche volta per sfizio guardavo nome o età o luogo di nascita, scegliendo in base ai dati che leggevo nelle liste, preferendo Bevivino a Bevilacqua, il più giovane o il più vecchio, un veneto o un pugliese. Può darsi che tutti gli altri milioni di elettori si informassero su vita, opere e misfatti di ciascun candidato, scegliendo a ragion veduta il nome da scrivere sulla scheda: io non lo facevo.
Anche ammettendo che prima di questa legge i parlamentari venissero liberamente scelti dagli elettori e che così tornerebbe ad essere con una nuova regola, dopo avere proclamato che senza il diritto di scegliere i nostri rappresentanti non viviamo in un paese democratico, dopo avere deprecato la defezione dalla politica della gente che non si sente rapprentata, quegli stessi che così sentenziano ci vengono a dire che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato."
È quanto dice l'Art. 67 della nostra Costituzione, che deve valere ora e sempre.
Non capisco perché debba preoccuparmi di scegliere un candidato che mostri idee simili alle mie e dica che si occuperà dei miei problemi se poi, una volta eletto, farà esattamente il contrario di quello che mi aspetto da lui. Visto che tutti indistintamente rappresentano la Nazione devo aspettarmi che tutti lo facciano nel modo migliore: uno vale l'altro e non serve non solo scegliere la persona ma nemmeno il partito, non servono elezioni ma basta quando finisce una legislatura sorteggiare i fortunati che siederanno in Parlamento, fare una bella lotteria con ricchi premi in stipendi, pensioni, privilegi. E sperare.
Sicuramente è colpa mia se non capisco, ma non ha senso pretendere di scegliere il mio rappresentante in Parlamento sapendo che questi non mi rappresenterà per niente.
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