giovedì 12 novembre 2009
Da 26/09/2009 a 12/11/2009
Se fossi ospite in una casa non chiederei di cambiare il colore delle pareti perché a me non piace e tantomeno mi rivolgerei a un giudice perchè facesse togliere quei colori che offendono il mio buon gusto.
Se andassi in Gran Bretagna in auto terrei la guida a sinistra - contro le mie abitudini di una vita - e non chiederei ai giudici di obbligare gli inglesi a circolare con guida a destra perché la guida a sinistra offende la mia sensibilità.
Dicono che una signora di origini finlandesi si sia sentita oltraggiata dalla presenza nelle scuole italiane del crocifisso ed abbia chiesto ed ottenuto da una corte europea l'ordine di toglierlo.
Se la pensassi come la signora e andassi in Finlandia, pretenderei che venisse tolta la croce dalla bandiera finlandese e chiederei agli stessi giudici cui si è rivolta la signora di far togliere da tutti i luoghi pubblici l'attuale vessillo con un così odiato simbolo.
Ma intanto, per ricordarla e ringraziarla, metterei nelle nostre aule la bandiera della sua nazione appesa ad un'asta orizzontale.
Scritto il 12/11/2009 alle 19:49 nella Religione
Una o centomila.
Arrivo alla rotatoria, mi fermo per lasciare passare la vettura già dentro e faccio per immettermi del tutto quando dalla strada alla mia sinistra arriva un'auto a tutta velocità: impreco, ma mi fermo per farla passare.
Non è la prima volta che questo mi succede. Penso che molti fra i meno giovani hanno fatto l'esame di guida quando le rotonde non c'erano e quando si sono diffuse nessuno s'é preso la briga di spiegare come vi ci si deve comportare, ma quelli che hanno avuto la patente di recente dovrebbero saperlo e adeguarsi: non lo fanno per emulazione, stupidità o pura arroganza.
Trovo in Wikipedia "Contrariamente alle vecchie isole spartitraffico circolari, come già detto, la nuova rotatoria funziona con un controllo del flusso che avviene semplicemente dando la precedenza ai veicoli che hanno impegnato l'anello."
Ipotizziamo la domanda:
"Come ci si deve comportare quando si incontra una rotatoria?
A. Si da la precedenza a chi proviene da sinistra, sia o non sia entrato nella rotatoria.
B. Si da la precedenza a chi già vi si trova e non si impedisce a chi è arrivato prima di entrarvi.
C. Si dà la precedenza all'auto che si trova nella rotatoria e a tutte quelle che la seguono, una o centomila che siano."
Se fra le tre risposte vi è la regola giusta penso che (almeno dalle mie parti) 1/3 degli automobilisti la sa e la segue, 1/3 la sa e non la segue, 1/3 non la sa e non la segue. .
Se fra le tre risposte non c'è quella giusta, chi la sa la dica.
Scritto il 08/11/2009 alle 14:47 nella La vita nel NordOvest |
Un'ora in meno
Nel sito del mio paese trovo:
Durata Media del Giorno per Paesemio
Gennaio: nove ore e diciassette minuti Luglio: quindici ore e venticinque minuti
Febbraio: dieci ore e trenta minuti Agosto: quattordici ore e tredici minuti
Marzo: dodici ore e due minuti Settembre: dodici ore e quaranta minuti
Aprile: tredici ore e trentotto minuti Ottobre: undici ore e quattro minuti
Maggio: quindici ore e due minuti Novembre: nove ore e quaranta minuti
Giugno: quindici ore e quarantasei minuti Dicembre: otto ore e cinquantacinque minuti
Annuale: dodici ore e ventuno minuti
Oggi, come ogni anno a marzo e a ottobre, sento dire che grazie all'ora legale ci vengono regalate tot ore di sole facendoci risparmiare tot di energia elettrica per tot euro. Io sono sempre curioso di sapere come ciò succeda e non capisco perché - se ci da tanti vantaggi - non fanno l'ora legale per tutto l'anno. Trovo anche strano che ci regalino un'ora di luce in più a dicembre quando il giorno dura h 8.55 anziché a giugno quando ne dura ben 15.46, anche troppe. Da oggi, dunque, avremmo un'ora di sole in meno, anche se questo giorno dura un'ora di più.
Come ogni anno, due volte all'anno, brontolo per i cento orologi da regolare, ma -almeno - per cinque mesi non dovrò aggiungere un'ora a quella indicata dal mio per sapere quella indicata dagli altri.
Scritto il 25/10/2009 alle 13:41 nella Attualità
Libertà d'insegnamento
Si pretende, si magnifica, si difende, si oppone la "libertà di insegnamento", magari per diffondere le proprie idee sullo sterminio degli ebrei. Mi sorge un dubbio: insegnare agli studenti che 2 + 2 fa 7 sarebbe libertà di insegnamento, abuso d'ufficio o cos'altro?
Scritto il 24/10/2009 alle 13:30 nella Scuola
C'era una volta
C'era una volta un Re; una volta diventatato re lo era tutta la vita: era una monarchia. Ora c'è il Presidente; una volta diventato presidente lo è per un tempo predefinito, prorogabile: non é una monarchia ma una repubblica.
C'erano una volta i coniugi; una volta sposati lo erano per tutta la vita: erano una famiglia. Forse in futuro una volta sposati lo rimarranno a tempo predefinito, rinnovabile: non saranno più una famiglia ma un'altra cosa. Un legno piantato nell'orto è un albero se può dare foglie, fiori, frutti, altrimenti è un palo; se vi è padre, madre e possibilmente figli è una famiglia, altrimenti è come un palo. Non conosco fattore che curi un palo come un albero da frutto.
Una volta nella famiglia c'era mutua assistenza, oggi ci dicono che dove c'è mutua assistenza c'è famiglia.
Una volta le famiglie crescevano i figli, oggi i figli crescono le famiglie: una volta una famiglia con tanti figli, oggi un figlio con tante famiglie.
Scritto il 23/10/2009 alle 03:32 nella Costume, Diritto, Politica
Imposte o tasse
In "il Sabatini Coletti Dizionario della lingua italiana" trovo tuttora:
imposta2 [im-pò-sta] s.f.
*
• fin. Quota del reddito prelevata dallo stato o da un ente pubblico ai contribuenti per finanziare l'organizzazione statale e tutti i servizi necessari alla collettività SIN tributo (impropr. tassa): pagare le i. || i. diretta, quella che colpisce il reddito o il patrimonio | i. indiretta, quella che colpisce i beni di consumo | ufficio delle i., quello periferico dell'amministrazione finanziaria, incaricato del controllo fiscale | prelievo d'i., riscossione di una tassa
*
• sec. XIII
-----
tassa [tàs-sa] s.f.
*
1 Tributo che viene corrisposto allo Stato o ad altro ente pubblico per il godimento di certi servizi
*
2 Nel l. com., imposta sul reddito: pagare le t.
*
• sec. XIV
Va bene che nel linguaggio comune si usa tassa per imposta, ma se le due voci indicano due cose sostanzialmente molto diverse non capisco perchè ministri, politici, esperti e giornalisti non le usino in modo più appropriato: molto probabilmente col tempo la distinzione sarebbe recepita anche nel linguaggio comune.
Scritto il 16/10/2009 alle 09:58 nella Fisco
Più eguali
Forse lo strano sono io, ma mi sembra strano che appena finito di benedire la Corte Costituzionale per avere ribadito che siamo tutti eguali di fronte alla legge ci si scandalizzi perché non viene approvata una norma che (a quanto ho capito) prevedeva aggravanti nel caso che vittima di un reato fosse un omosessuale. Devo ritenere che una bastonata o un insulto fa più male a un omosessuale che a qualsiasi altra persona? Queste discriminazioni "a favore" mi paiono non meno "razziste" di quelle "contro", privilegi di persone più eguali delle altre.
Questa orwelliana costatazione vale anche al contrario.
Per incentivare ristrutturazioni o migliorie verdi si danno incentivi fiscali. Ma ci sono persone che di questi incentivi non possono beneficiare, perchè sono troppo povere, meno eguali delle altre.
Una persona è proprietaria di una casa, una vecchia casa ereditata, e vive con una pensione talmente bassa da non dovere pagare imposte. Se deve fare qualche lavoro alla sua casa non può beneficiare delle esenzioni cui invece hanno diritto proprietari più ricchi di lei. Il suo vicino può scalare parte della spesa dall'IRPEF ma lei no: è troppo povera per avere imposte da pagare e dovrà rassegnarsi ad indebitarsi per un importo superiore o cercare di pagare il meno possibile, magari in nero.
Scritto il 14/10/2009 alle 10:48 nella Politica
Non capisco
Mah, non capisco.
"I tuoi figli sono uno più bello dell'altro" è un complimento, anche se ne consegue che uno è più brutto dell'altro.
"Tizia è più bella che intelligente" è un'offesa.
"Tizia è più intelligente che bella" è un offesa o un complimento?
"Tizia è intelligente quanto bella" è un'offesa se si ritiene brutta e un complimento se pensa di essere bella? E viceversa?
Scritto il 13/10/2009 alle 10:52 nella Attualità
Democrazia a rischio?
Alla Camera dei deputati si discute: un tale dell'IdV (sta per "Italiani del Vituperio"?) appella mafiosi i colleghi, gli animi si riscaldano, l'assemblea si agita e la Presidente Rosy Bindi interviene dicendo: "sospendo l'aula, sospendo l'aula".
Essendo impossibile sospendere a non so quale appiglio l'aula di Montecitorio, penso che la signora si riferisca agli onorevoli deputati. Se il presidente della Camera dice "l'aula approva" capisco che i deputati approvano, magari a maggioranza; ma se dice che vuole sospendere l'aula posso capire che voglia sospendere i deputati, magari a una forca. Per quel che la conosco, la signora Bindi è volitiva, ha grinta, ha carattere e mi preoccupo.
Ma alla fine si limita a sospendere la seduta.
Scritto il 03/10/2009 alle 19:03 nella Politica
Quote rosa
Sono per la parità uomo/donna (e i lavori di casa li facciamo un giorno io e uno mia moglie) ma non mi convince la decisione del TAR di Lecce di annullare la Giunta provinciale di Taranto perchè non vi sono donne. La decisione sarà senz'altro ben motivata da norme e regolamenti. La capirei se ad una donna si fosse preferito un uomo meno meritevole, ma non se il motivo fosse solo che deve esserci comunque almeno una donna in giunta. Per lo stesso motivo dovrebbe essere riservato un posto in giunta a un mancino, a uno dai capelli rossi, a un omosessuale, a un sordomuto, a un musulmano, a un ebreo, eccetera: anzi due posti, uno per un uomo e uno per una donna.
Scritto il 26/09/2009 alle 10:18 nella Pari opportunità
mercoledì 23 settembre 2009
Da 31/07/2009 a 23/09/2009
Nelle province di Torino e Cuneo si passa al digitale terrestre e per vedere la TV si deve aquistare un decoder o un nuovo televisore. Coloro i quali non hanno voglia o possibilità di fare questa facoltativa spesa supplettiva si troveranno con un apparecchio inservibile, un non-televisore. Naturalmente a queste persone, che per decisione altrui (governativa?) si trovano a non più possedere un apparecchio atto a ricevere i programmi televisivi, verrà rimborsata la quota di canone già pagato relativa al periodo per il quale sono stati privati del televisore.
O no?
Scritto il 23/09/2009 alle 01:24 nella Radio e televisione
Kabul
Non si può non rattristarsi per la morte di una persona e non condividere il dolore dei suoi famigliari, ancor più per la morte di più persone.
Più esse ci sono vicine più è grande il dolore: soffriamo per la morte di un familiare, un po' meno per quella di un parente e via via meno per la morte di un compaesano, di un connazionale, di un europeo. La morte degli altri sembra non interessare nessuno: "è caduto un aereo, 150 morti, nessun italiano a bordo" e i 150 morti non sono che un numero. Ci sono volute le migliaia di vittime di New York (fra cui europei e italiani) per sensibilizzare per qualche tempo le nostre coscienze, forse solo per paura di essere nel mirino.
Dei civili afghani morti con i sei italiani si dice di sfuggita, come di cosa abituale.
Non giudico se sia o no giusto che i nostri militari siano in Afghanistan, ma non è la morte di uno o sei militari che può fare di una cosa giusta una cosa ingiusta. Chi vive rischia di morire, alcuni lavori comportano più rischi di altri: è doveroso cercare di ridurre al minimo i pericoli ma è quasi impossibile eliminarli del tutto. Anche l'impiegato che facesse il lavoro meno pericoloso del mondo può rischiare di morire investito da un'auto mentre si reca in ufficio.
Fare il militare implica il rischio di usare le armi contro qualcuno e che qualcuno usi armi contro di te. Le "missioni di pace" dove spadroneggiano uomini armati comportano l'uso delle armi: se così non fosse basterebbe mandare volontari armati di buone intenzioni, magari ben pagati e pronti a scappare in caso di pericolo. Il lavoro è rischioso: chi consapevolmente lo fa merita tutta la mia riconoscenza.
È giusto valutare l'opportunità o la necessità di partecipare a tali missioni, valutare se l'interesse della nazione o dell'umanità vale i rischi che comporta, il prezzo da pagare. Voglio sperare che nessuno pensi che poliziotti e carabinieri debbano restare in caserma per non correre rischi con i delinquenti: sarebbe inutile avere forze di sicurezza, come sarebbe inutile un esercito se all'occorenza non fosse usato.
Ma ci sarà sempre qualcuno che durante i funerali di militari caduti grida "Pace subito!" o se vede picchiare e stuprare sua moglie si siede in un angolo e da uomo pacifico sussurra: "fai pure con comodo!"
Scritto il 21/09/2009 alle 19:55 nella Politica
Frasi fatte
Qui gladio ferit, gladio perit.
Chi la fa l'aspetti.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? (Lc 6, 41).
Medice, cura te ipsum.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Scritto il 01/09/2009 alle 02:25 nella Politica
Da casa a casa
Ho scoperto d'avere sempre sbagliato casa, non a trovarla ma a dirla. In un sito dove si discute di lingua italiana ho letto "Prezioso il link del DOP (Dizionario d'Ortografia e Pronuncia), ma sono un po' deluso: riportano la pronuncia alternativa di "colonna", ma non segnalano l'esistenza di
quelle di "casa" e di "zio" e poi "Eppure, un italiano che pronunci "casa" come fanno al nord, non sarà percepito come una persona ignorante che parla in maniera scorretta"
La cosa mi ha incurisito. Qui al Nord non mi pare avere mai sentito qualcuno dire casa in modo sbagliato: qualche commilitone diceva "baita" o "ca'", ma tutti se dicevano casa dicevano casa, esattamente come lo dicevo io. Allora penso di non avere capito come pronunciano "casa" in qualche parte del Nord e chiedo. La risposta è: "Come "rosa".
Mai avrei pensato che si potesse (dovesse) dire in modo diverso, ma in effetti sul DOP la pronuncia è resa con [casa], [sole], [ro∫a]. Casa è una delle prime parole che ho imparato, da settant'anni ho sempre sentito dire e detto ca∫a. Nel normale alfabeto italiano la ∫ non c'è e di regola s fra vocali suona come in ro∫a. È pur vero che io dico Presidente e non Pre∫idente, ma pensavo di sbagliare. Ed è anche vero che basta guardare in un buon vocabolario con la trascrizione fonetica e si sa quale dev'essere la corretta pronuncia, ma non è così semplice come credono gli esperti, i linguisti che si occupano della materia. Anche se fosse semplice, mai e poi mai mi sarei sognato di andare a controllare la pronuncia di una parola così usuale sulla quale non potevo avere dubbi di sorta: "vieni a ca∫a" diceva mia madre, "compiti per ca∫a" diceva la maestra, "andiamo a ca∫a" si diceva in ufficio e se qualcuno diceva [casa] io capivo [ca∫a] o pensavo avesse un difetto di pronuncia, se non era spagnolo.
Non amando molto le doppie, se quì diciamo [casa] suona come [cassa] ed è sempre meglio stare in ca∫a che in cassa.
A quanto ne so l'italiano deriva dal toscano ma non è toscano e un'italiano "standard" forse dovrebbe essere un compromesso accettabile o accettare le varie parlate. Ho fatto sentire a mia moglie la "corretta" pronuncia del suo cognome in àn e si è messa a ridere.
Si può pretendere che io pronunci le elle e le doppie quando sono scritte, ma pretendere che sabbato vada accasa di Luiggi a mangiare *arne toscana mi sembra un po' troppo. Un tempo si diceva che è meglio mangiarsi un po' di po'enta che tanta *a**a; parlando, ovviamente.
Scritto il 21/08/2009 alle 02:04 nella Lingua
Crediti scolastici
Non so cosa siano, ai miei tempi non esistevano. Ma un credito deve essere una cosa buona, qualcosa che è meglio avere che non avere, e leggo che vengono attribuiti agli studenti che svolgono una qualche attività facoltativa prevista dai programmi scolastici.
Sembra che anche imparare a mettersi una gamba dietro la testa in posizione yoga meriti il riconoscimento di un credito concorrendo alla conoscenze, alla formazione, alla cultura, alla maturità dell'allievo.
L'ora di religione invece no, perchè così ha deciso il TAR del Lazio.
Sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni per affermare questo, ma personalmente mi lascia un po' stranito.
Girando per l'Italia, girando per l'Europa la prima cosa che visitavo nelle città o nei paesi era il Duomo, la Cattedrale, la Seu, una qualche parrocchiale insomma una chiesa: era e conteneva storia e arte. A quanto ne so senza religione non avrebbe senso la loro esistenza; senza il cristianesimo non ci sarebbero state chiese bizantine, romaniche, gotiche, barocche; senza ebraismo o islam non ci sarebbero sinagoghe o moschee (penso a Toledo e a Còrdoba).
Non so in cosa consista l'ora di religione a scuola, ma anche se si limita alla religione cattolica mi sembra possa essere una cosa utile se non altro per cercare di capire il perché di tanto patrimonio culturale, Divina Commedia compresa.
Scritto il 17/08/2009 alle 18:21 nella Attualità, Politica, Scuola
Emergenza
112, 113, 114, 115, 117, 118, 1515, 1530.
Carabinieri, Polizia di Stato, Emergenza Infanzia, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Emergenza Sanitaria, Antincendio Boschivo, Emergenza Mare.
Se uno si trova davanti a un'emergenza va a casa, si collega a Internet, cerca con Google "Numeri emergenza", trova l'elenco, valuta quale sia il più idoneo, lo chiama, espone il caso, gli rispondono di rivolgersi ad un altro numero, che chiama e forse è quello competente.
Con tutti questi numeri da trovare o memorizzare non meraviglia se poi uno dà i numeri o li gioca al superenalotto. D'accordo, ci sono i telefonini che memorizzano e aiutano ma c'è anche chi non ama i telefonini.
Non sarebbe più semplice potersi rivolgere ad un unico numero, trovarvi una persona competente che sa per esperienza e per dovere a chi passare le telefonata o incaricare del caso?
Magari potrebbe essere il 9-1-1, che quasi tutti conosciamo grazie o meno ai telefilm U.S.A.
Scritto il 11/08/2009 alle 11:06 nella Attualità, Burocrazia
Fuori dal coro
Un tempo erano pochi coloro che se ne lamentavano: gli operai non pagavano RM (Ricchezza Mobile) e il problema dell'equità e dell'evasione fiscale non li toccava. Se non ricordo male - era molti anni fa - sul mio stipendio però c'era la "trattenuta di RM cat. C2".
Quando le imposte furono trattenute sulla retribuzione di tutti i dipendenti ne fui contento perchè così - finalmente - l'iniquità fiscale sarebbe stata percepita e combattuta da molte altre persone e dai sindacati.
E così è stato; tutti ne parlano, tutti condannano l'evasione fiscale che dicono tuttora abnorme ed enorme, anche se molti sono evasori ma - stimano - non quanto gli altri. A volte sono onesti solo perché impossibilitati a non esserlo.
Pochi erano più arrabbiati di me contro chi evade imposte o tasse.
Ho però potuto constatare a mie spese quanto rapace possa essere il fisco, come possa legalmente effettuare un'ingiustizia approffittando dell'onestà e ingenuità del cittadino che si aspettava un fisco altrettanto onesto.
Se prima pensavo che chi non paga quanto lo Stato richiede si comportasse da ladro nei confronti degli altri cittadini, ora arrivo a pensare che possa invece trattarsi di legittima difesa, talvolta di un eccesso di legittima divesa: non si limita a non farsi derubare ma a sua volta deruba quello che ritiene un ladro. Con questo non voglio giustificare tutti gli evasori, quelli che scientemente e criminalmente si arricchiscono a spese della comunità, ma considero la possibilità che talvolta non di briganti si tratti ma di gente timorosa di essere rapinata, che ritenendosi obbligata a scegliere tra l'essere derubata o rubare, opta per quest'ultimo.
Se si vuole che i cittadini siano onesti col fisco, il fisco dovrebbe dare l'esempio ed essere onesto con i cittadini.
Sbagliano i cittadini che vogliono i servizi senza pagarne il costo, ma ancor più sbaglia lo Stato (e derivati) a far pagare ai cittadini prezzi esorbitanti per servizi carenti o inesistenti. Un cittadino onesto può sentirsi obbligato a contribuire al buon funzionamento dello Stato, ma appunto perchè onesto non può accettare di pagare di tasca sua sprechi, corruzione e clientelismo.
Uno Stato corretto, non esoso, non ingiusto, senza sprechi e favoritismi, con leggi semplici e chiare che permettano agli onesti (ingenui) di osservarle senza rischi di sbagliare e non consentano ai disonesti (furbi) di aggirarle, uno Stato che ha fiducia nell'onestà dei cittadini può avere la fiducia dei cittadini, può e deve pretendere da essi onestà e condannarli duramente se mancano.
Questo in Italia non succede e non me la sento di unirmi al coro per gridare solo contro gli evasori.
Scritto il 09/08/2009 alle 20:05 nella Fisco, Politica
L'ora legale
Già prima di Benjamin Franklin avevano pensato all'ora legale, ma ci rinunciarono perché per adattare le meridiane sui muri delle case avrebbero dovuto sollevarle da un lato ed avere i pavimenti inclinati di 15°da marzo a ottobre.
Avevano anche pensato di non affrescare o inglobare nel muro il quadrante ma di usarne uno mobile imperniato sulla base dello stilo, da spostare e fermare con un piolo: ma lo rubavano e non ci pensarono più (anche perchè non capivano quale vantaggio ci fosse d'estate a fare un'ora prima il pranzo di mezzogiorno).
P.S. Perdonatemi la scemenza, ma con questo caldo ho cercato un po' ... di freddura.
Scritto il 04/08/2009 alle 21:22 nella Attualità
Inflazione
Secondo il vocabolario inflazione è:
"1 econ. Processo di costante e generalizzato rialzo dei prezzi"
"2 fig. Aumento quantitativo, eccessiva diffusione di qlco. che ne determina la perdita di valore".
Mentre nel primo significato l'inflazione a luglio in Italia è stata la più bassa dal 1959, nella seconda accezione credo che per moltissime cose non sia mai stata così alta nel mondo.
Radio, televisione, giornali, telefonini, PC, notebook, palmari c'inondano con un mare di notizie in cui è anche difficile pescare quelle interessanti fra le tante banali, inutili, ripetitive. Stupro era una parola che pochi conoscevano, oggi non passa giorno senza averne notizia. Magari succedeva anche un tempo, ma oggi si beve caffè e notizia di stupro: o ci si abitua o non si beve più il caffè. E lo stesso vale per furti, rapine, omicidi con le armi più varie compresa l'automobile, anche se in questo caso si parla di "auto impazzita", forse in circolazione grazie alla legge Basaglia. Poi ci raccontano di Tizia che ha lasciato Caio per mettersi con Sempronio che s'è stufato di Sarah che ora "esce" con Fermo, cugino di Lucrezia ex 1^ moglie di Pietro e 3^ di Paolo e attuale compagna di Tommaso detto Didimo, appunto. E ogni estate ci dicono che fa caldo e la gente fa la coda in autostrada per andarsi a riposare, in inverno che fa freddo e la gente fa la coda in autostrada per andare a sciare, in primavera e in autunno che non ci sono più le mezze stagioni, e mai un giorno che la temperatura sia esattamente quella media del mese (scandaloso!).
Non meno inflazionate sono le fotografie. Comperare la pellicola, farla sviluppare, fare stampare le foto richiedeva una certa spesa e i soldi erano pochi: tranne quelli che di foto vivevano e quelli che di soldi ne avevano, non erano moltissimi a avere una macchina fotografica e tanti di questi facevano foto con parsimonia, se proprio ne valeva la spesa, e non tutte riuscivano. Ora le foto si fanno e si mandano anche telefonando, se ne possono fare migliaia solo spendendo per l'attrezzatura (magari costosa) o per la stampa: poi si scaricano sul PC e - volendo - in rete dove tutti possono vederle. Ce ne sono milioni, di bellissime, di belle, di così e così e di brutte e ognuno può scegliere secondo i suoi gusti. Per secoli il problema è stata la scarsità di cose, la carestia; abbondava solo quello che non si voleva: malattie, fatica, patimenti. Ora il "problema" è la sovrabbondanza che complica la scelta, l'inflazione che fa perdere valore. Una foto era una cosa preziosa, da conservare con amore: oggi è una cosa senza valore, si dà un'occhiata e si passa a un'altra, tralasciando molte che nel frattempo si sono rese accessibili. Resta il piacere di scattare foto per se stessi, potendo sbagliare senza pagare. Lo stesso vale per i filmati, un tempo praticamente inesistenti e oggi alla portata di chiunque, da chi va all'asilo infantile a chi è in quello per anziani (ma più bravi sono i primi).
Passando dalle pietre scolpite, alle tavolette incise, ai papiri, alla pergamena, alla carta, dagli amanuensi alla stampa, dagli incunaboli ai giornali stampati, la quantità di parole scritte e lette è via via aumentata e la fatica materiale di scriverle diminuita. Con l'avvento del computer, dei programmi di gestione dei testi, di Internet la possibilità di scrivere è esplosa: è estesa a tutti, abbiano o no qualcosa da dire, sappiano o no dirla. Così gli scriventi sono diventati innumerevoli e gli "scrittori" numerosi. Col crescere delle parole scritte forse sono aumentate anche quelle lette, ma in mezzo a tanta abbondanza il lettore ha il non piccolo imbarazzo della scelta: ci sono più aghi nel pagliaio, ma questo è diventato immenso. Nonostante gli aiuti di Google, se non si beneficia di qualche dritta ci vuole molto più tempo per scartare l'inutile che per leggere l'utile. La vita si allunga, ma le giornate restano di 24 ore, e ogni giorno si deve mangiare, dormire, distrarsi, fare sport, tante altre cose e magari anche scrivere, come sto facendo io, come stanno facendo tantissimi altri, ogni giorno sempre più seppellendo in una montagna di testi terrosi i pochi testi preziosi che non si avrà il tempo di trovare.
"Chi trova un amico trova un tesoro", si diceva un tempo. E un amico era un tesoro, un vero amico era ed è un raro tesoro. Si ha invece l'inflazione dei cosiddetti o sedicenti amici, soprattutto grazie ad Internet e ai suoi derivati. Entri in un qualche sito, ti registri e puoi chiedere o accettare di diventare amico con un qualsiasi altro registrato. Da cosa nasce cosa e diventi amico dei suoi amici e degli amici degli amici, tutte persone di cui non conosci nemmeno il nome, non sai dove abitino, chi siano e se quello che dicono sia vero o falso: insomma gente di cui non ti puoi fidare, e possono essere migliaia. Un amico è raro, ma la parola "amico" in certi contesti ha perso ogni valore, inflazionata più del Reichsmark.
Si poteva leggere un'intero romanzo come "I promessi sposi" senza trovarvi se non un accenno al rapporto sessuale ("la sventurata rispose"). Ora difficilmente si può leggere anche un piccolo racconto che non contenga almeno una dettagliata descrizione di coito. Pure considerando le variazioni, è un tema antico e la storia necessariamente ripetitiva e decisamente inflazionata, così perdendo il discutibile valore iniziale. La stessa cosa vale per il sesso parlato e praticato, diventato talmente abituale e banale da non valere e soddisfare molto più di qualsiasi altra quotidiana funzione corporale come mingere o defecare. Una forma nobilitata del sesso viene definita "Amore", anche questo inflazionato sia come definzione sia nella sostanza. Può essere egocentrico, egoistico, tirannico, dispotico, ossessivo, possessivo e viene sempre detto amore, mentre un amore rispettoso, recicproco, disinteressato, generoso può durare un niente ed essere sostituito da un altro amore equivalente. Molti amori, quindi, un'inflazione di amori svalutati.
Per molti - ma non per tutti - c'è sovrabbondanza di cibo, un'inflazione di merendine e altro cibo pronto che non fa più desiderare e apprezzare un semplice pezzo di pane-burro-marmellata o pane-e-olio. Magari desideriamo il piatto che la mamma ci faceva per il nostro compleanno, ma tutto il resto è indifferente, di valore solo pecuniario, privo del grande valore del desiderio: quello che vogliamo lo vediamo e lo comperiamo, semplicemente e banalmente. E non cè più il piacere dell'attesa, di aspettare, di desiderare (essere "promosi", diceva mia mamma) di un frutto di stagione, di un piatto un tempo fatto raramente: gnocchi, "fugassa", sopressa, e anche baccalà alla vicentina o i semplicissimi "bigoli con la sardela" (o forse sì, se fatto da mamma come un tempo).
Anche per i bambini - i nostri - c'è l'inflazione dei giocattoli: ne hanno moltissimi, non fanno a tempo a desiderarne di nuovi che subito arrivano. Non aspettano la Befana o il compleanno. Il "valore" di un giocattolo fra i tanti non può essere pari a quell'unico giocattolo, a lungo atteso che forse arrivava e forse no, alla bicicletta sognata per anni. Forse solo quando saranno più grandi dovranno attendere qualche mese per avere la motoretta: adesso hanno la stanza piena di giocattoli, vuota di fratelli e giocano con la play-station o un pezzo di legno.
Scritto il 02/08/2009 alle 22:07 nella Costume
Insegnanti
Metterla sul piano del "razzismo" crea sempre attenzione, ma forse sarebbe meglio vedere le cose per quello che realmente sono, senza preconcetti o vittimismi.
Non affermo nulla, mi limito a fare alcune considerazioni, da inesperto della materia.
Che possa dar fastidio agli abitanti delle regioni settentrionali avere insegnanti e giudici quasi tutti meridionali può essere vero, come probabilmente darebbe (ha dato) fastidio ai meridionali sentire giudici, guardie, insegnanti esprimersi ostentatamente con accento torinese. Tuttavia, da quello che ho potuto capire il problema - o il pretesto - è avere insegnanti bravi a fare il loro lavoro. Potrebbe andar bene anche un fuegino se fosse più bravo di un insegnante veneto, ma se non lo è non è proprio il caso di preferirlo. Dare ingiustamente del razzista è razzismo, come lo è vedere razzismo in ogni valutazione negativa nei confronti di qualcuno della propria "razza".
Sembra che gli insegnanti meridionali siano sovrabbondanti nelle proprie regioni non per la sovrabbondanza di geni - che pur ci saranno, come ci sono stati - ma per una troppo accomodante valutazione: un attestato di merito non si nega a nessuno, come a nessuno si nega un dotto', todos caballeros.
Al contrario gli insegnanti settentrionali "qualificati" scarseggiano non perchè siano stupidi congeniti ma perché più severi sono i criteri di giudizio.
Dire che da una parte prevale una mentalità austrungarica-piemontese e dall'altra una borbonico-spagnolesca, si rischia l'accusa di razzismo. (1)
Potrebbe essere che i sospetti dei settentrionali siano del tutto infondati: non dovrebbe essere complicato verificarlo se i giudizi fossero espressi dagli stessi giudici, ammettendo una volta tanto che non siano razzisti e giudichino con lo stesso criterio il candidato di Bolzano e quello di Palermo.
Sarebbe però bene che chi insegna non si senta provvisoriamente in trasferta, del tutto avulso dalla comunità che lo circonda e solo in attesa di potersene tornare alla sua terra, senza spere niente di usi, costumi, tradizioni, parlata dei suoi studenti.
Non ha senso fare esami di dialetto - spesso diverso da luogo a luogo della stessa provincia - ma vorrei che gli insegnanti cercassero di parlare un buon italiano: personalmente non mi piacerebbe che i miei figli scrivessero "sabbado andrò da Luiggi".
(1) Per quanto riguarda la delibera della Provincia di Vicenza VEDI (il Giornale di Vicenza)
Scritto il 31/07/2009 alle 19:41 nella Burocrazia, Politica, Scuola
martedì 21 luglio 2009
da 28/05/2009 a 21/07/2009
martedì 19 maggio 2009
da 28/03/2009 a 19/05/2009
Equità fiscale
- si consideri il reddito dichiarato, notoriamente per molti non corrispondente al reddito reale, per concedere benefici economico-fiscali;
- si fissino massimali sotto i quali si hanno grossi benefici mentre con un solo euro in più non se ne ha nessuno, col risultato che chi dichiara un euro in meno può così disporre di molti euro in più;
- i massimali di reddito, ammesso che siano stabiliti con giusti criteri, rimangano immutati per decenni nonostante l'inflazione, diventando del tutto incoerenti con l'effettiva capacità d'acquisto e contributiva;
- i limiti di reddito per essere considerati a carico siano inferiori a quelli esenti da imposta, con la conseguenza che le spese sostenute da chi supera il primo ma non il secondo non sono detraibili nè da lui nè da un familiare;
- si prevedano agevolazioni fiscali sotto forma di credito d'imposta escludendo dai benefici proprio le persone con più basso reddito;
- le istruzioni fornite per la compilazione delle dichiarazione dei redditi richiedano specifica competenza in materia, inducano le persone comuni in errore, costringano a rivolgersi ai CAF per giustificarne il costo (esempio: "convivente" comunemente non significa "avente la stessa residenza anagrafica" ma che vive normalmente insieme);
- si consideri il reddito familiare per escludere da benefici ma non si consideri le spese familiari per goderne;
- la moglie non separata sia sempre e in ogni caso da considerare nel nucleo familiare quando la famiglia ne ha un danno (reddito familiare) mentre non lo è quando ne avrebbe un vantaggio se non a certe condizioni (reddito, residenza);
- la famiglia fondata sul matrimonio tutelata dalla Costituzione - per le norme su lamentate - sia fiscalmente penalizzata.
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Nell' illusione che vengano presi i provvedimenti opportuni, quanto sopra è stato inviato a: urpdfp@funzionepubblica.it
Scritto il 19/05/2009 alle 05:38 nella Fisco, Politica | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Trofei
Di solito chi viene arrestato cerca di nascondere la faccia davanti alle telecamere, magari non per vergogna ma solo per potere continuare - dopo qualche giorno - a riprendere il suo lavoro senza essere riconosciuto.
Di solito, ma non sempre ed ovunque.
Mi ha colpito vedere spesso arrestati napoletani (uomini e donne) che mentre sono accompagnati alle auto dai poliziotti sorridono e salutano gaiamente gli amici, come fosse una cosa di cui vantarsi, un trofeo da mostrare a tutti, un blasone delinquenziale.
Non so se sono io di un altro tempo o solo di un altro luogo.
Scritto il 17/05/2009 alle 09:56 nella Attualità | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Discriminati
"Razzista" sembra sia oggi un insulto come un altro, dato a proposito e a sproposito, senza attinenza con la realtà, un insulto di moda contro chi non la pensa come te.
Quello che sarebbe legittima richiesta di equità se riguardasse solo italiani diventa razzismo se riguarda anche stranieri, quello che si ritiene giusto nei confronti di qualcuno è razzismo nei confronti di altri.
E così si è "razzisti" quando si chiede il rispetto della legaltà da parte anche dei nuovi arrivati, quando si chiede parità di trattamento, quando si qualificano le persone per per quello che effettivamente e magari orgogliosamente sono (cinesi, lapponi, rumeni).
E' razzista il cittadino che protesta perchè l'appartamento comunale viene assegnato all'ultimo arrivato anzichè alla sua famiglia che da generazioni lo chiede e paga imposte e tasse nel Comune.
E' razzista la mamma che si lamenta perchè paga esorbitanti imposte per permettere a chi imposte non ne paga, non ne ha mai pagate e forse non ne pagherà mai, di portare i suoi figli all'asilo mentre lei dovrà arrangiarsi con madre, suocera, sorelle e baby sitter.
E' razzista chi da sempre si vede la paga decurtata per contribuire al Servizio Sanitario e si lamenta di dovere pagare ticket ed aspettare per ore al Pronto Soccorso diventato l'ambulatorio del medico di base di persone esentate da imposte e ticket.
Non è razzismo cacciare dall' Italia gli americani ma lo è cacciare i terroristi islamici, non è razzismo obbligare i cittadini italiani a dare le proprie generalità ma lo è farlo con gli immigrati, non è razzismo chiedere ai commercianti italiani di rispettare le regole e pagare le tasse lo è chiederlo agli stranieri.
A meno che non si aboliscano frontiere e sovranità territoriale, non è serio negare che esista un problema immigrazione e non si fa l'interesse del Paese contestando sempre e comunque le soluzioni prese dagli avversari politici accusandoli di razzismo.
C'è immigrazione regolare, regolata e quella irregolare, clandestina: si fa un torto agli immigrati regolari trattando allo stesso modo l'una e l'altra, favorendo di fatto quella clamdestina: perchè osservare procedure magari lunghe e complicate se basta infischiarsene, violare ogni norma e accedere subito agli stessi diritti? Non trovo scandaloso che chi non è regolarmente nel Paese possa ususfruire del servizio scolastico o sanitario ma con la possibilità di essere identificato ed espulso: giusto avere cura di malati e minori ma senza privilegi e impunità.
Preferire i disonesti agli onesti capita spesso in Italia ma rimane una cosa ingiusta.
Non mi pare quindi razzismo ma solo rispetto della legalità e della equità che anche i clandestini siano tenuti a fornire correttamente le proprie generalità, la propria residenza come tutti gli altri. Anche al Pronto Soccorso, all'asilo, alla scuola; oppure nessuno deve farlo: lo status di clandestino non deve costituire un privilegio nei confronti di tutti gli altri, immigrati regolari compresi. Chi vuole entrare e vivere in un Paese lo faccia secondo le sue leggi: è piuttosto strano che per tema di discriminare chi le viola si discrimini chi le osserva.Naturalmente si può anche pensare che non esiste la sovranità territoriale, che chiunque può andare dove vuole, fare quello che gli pare, non rispettare regola alcuna. Questo però deve valere per tutti: non servono parlamenti, leggi, esercito, marina con navi per respingere o soccorrere barconi, poliziotti, giudici, carceri: non serve niente di niente e non servono quindi imposte e tasse. Ognuno fa quello che gli riesce: chi vuole dare letto e cibo a 100, 1000 persone lo fa, chi è senza soldi se li prende dove ci sono, chi ha voglia di lavorare lavora, chi ha voglia di delinquere delinque e i funzionari dell'ONU o d'Europa che vogliono salvare il mondo intero lo fanno a loro spese. Se questo si vuole, lo si dica.
Più realisticamente, in un Paese limitato e con risorse limitate anche l'immigrazione non può che essere limitata; anche se fosse fisicamente possibile farci stare tutti i diseredati del mondo il risultato non sarebbe che vivremmo tutti meglio ma che vivremmo tutti peggio.
Ci sono politici che auspicano un' Italia senza frontiere, un felice paese cocktail di lingue, religioni, culture come l'America multietnica di Obama, senza dire quanto più grandi e ricchi siano gli USA, che fine hanno fatto gli autoctoni, che gli africani vi sono arrivati controvoglia, che i migranti non venivano e non vengono accolti sempre e comunque. Oltretutto se tutti i Paesi divenissero multietnici il mondo finirebbe di esserlo e si perderebbero quei valori che si vogliono acquisire, valori oggi alla portata di tutti.
Altri dicono che sì, non possiamo accogliere tutti ma non dobbiamo nemmeno respingerli senza dare loro la possibilità di godere da noi qualche mese di vitto, alloggio e cure e poi potersene girare liberamente per l'Europa; invece di gridare allo scandalo perchè il governo ha fatto e applicato un accordo per riportare i clandestini donde sono partiti, sarebbe più costruttivo riconoscere che era anche obiettivo e vanto del governo precedente.
Contestano poi che respingendo in massa gli arrivi in massa non si consente l'asilo politico a chi ne avrebbe diritto. E' un po' contradditorio che con questa scusa si accoglino migliaia di clandestini: se questo davvero volessero dovrebbero scoraggiare il più possibile l'arrivo degli irregolari invece protestare quando viene fatto. E' come aggiungere tonnellate di sabbia sicuramente non aurifera alla sabbia aurifera e poi cercarvi l'oro. E le organizzazioni internazionali che contestano la stessa cosa dovrebbero spiegare come una persona ritenuta degna di presiedere una conferenza sui diritti umani non sia affidabile in materia di diritti di clandestini e rifugiati (o viceversa).
Scritto il 16/05/2009 alle 10:34 nella immigrati , Politica | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Vorrei votare
Vorrei votare la sinistra, ma non saprei proprio per chi: PD, IDV(?), Rifondazione Comunisti Italiani, Partito Comunista dei Lavoratori, Sinistra e Libertà, NonsSoChiAltro.
A sentirli ognuno dice male dell'altro, ognuno è peggio dell'altro.
Non ci capisco niente: forse non andrò a votare, in attesa di schiarirmi le idee.
Scritto il 11/05/2009 alle 18:49 nella Politica | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Chi sbaglia e chi paga
Leggo su il Gazzettino
Venezia. Denunciò le mazzette,
perseguitato dai colleghi: risarcito
Impiegato prima distaccato in vari uffici e poi confinato
in un sottoscala. L'Ufficio imposte pagherà 30 mila euro
Siccome i soldi dell' Ufficio Imposte sono, appunto, soldi delle imposte che noi paghiamo, mi par di capire che alla fine dei conti a pagare sarò anch'io.
Se sbaglio devo pagare, se sbaglia l' Ufficio Imposte (o qualsiasi altro Ufficio pubblico) invece pure?
Scritto il 11/05/2009 alle 13:45 nella Giustizia | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Ciàcole
Una volta in Veneto erano "ciàco'e" ora nel mondo sono "gossip", ma sempre di quello si tratta. Mentre un tempo si facevano fra quattro mura con la tacita intesa che lì dovevano restare - salvo poi passare di quattro mura in quattro mura - ora si sbandierano ai quattro venti, anzi a milioni di telespettatori e internauti.
Sinceramente non m'interessa un niente assoluto se Tizio che fino a ieri si accompagnava con Tizia oggi sia intimo di Sempronia mentre Tizia dorme con Sempronio alternandolo con Licia - compagna di Orazio - e non riesco proprio a capire come ci si possa appassionare a questo squallore; ma a nessuno importa che non me ne importi: non sono nel campione auditel.
Anche quando le "ciacole" riguardano il capo del governo sarei propenso a pensare che sono fatti suoi, ma sapere come stanno le cose forse mi aiuta a conoscerlo meglio e capire se può meritare la mia fiducia.
"La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto" e Cesare più della moglie, ma troverei più dignitoso per tutti che i problemi famigliari fossero possibilmente risolti in famiglia. Auguri.
Scritto il 04/05/2009 alle 15:55 nella Attualità | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Se rinascessi
Se dovessi rinascere vorrei fare il magistrato. Sono umano e posso sbagliare: qualsiasi altro lavoro facessi un magistrato potrebbe condannarmi per i miei errori; non è detto che succeda subito e sempre, non è detto che poi sconterei la pena, ma potrebbe capitare. Se invece fossi magistrato potrei condannare ma non essere condannato. Non rischierei di fare ponti o case che crollano, di provocare incidenti o danni facendo cose materiali e se provocassi danni a qualcuno o alla società - mandando ingiustamente in galera una persona o lasciandola ingiustamente libera - non dovrei renderne conto: altri pagherebbero i danni e la mia carriera non ne risentirebbe.
Ho notizia di un magistrato al quale non sono bastati quindici mesi per motivare una sentenza con conseguente scadenza dei termini di carcerazione preventiva e messa in libertà degli interessati, già 9 anni fa era successa una cosa simile, un giudice in otto anni non è riuscito a scrivere una sentenza.
Se fossi magistrato non dovrei pagare per mia negligenza e nemmeno vergognarmene: serve più organico, più personale ausiliario, più soldi, stipendi migliori, più tempo di carcerazione preventiva; di sicuro non necessita più impegno, più coscienza, più dedizione, meno ferie, meno pause caffè, meno impegni extra.
Oggi vedo anche "Gioielliere spara e ferisce rapinatore" e la cosa mi indigna: è mai possibile che uno si permetta di sparare prima di essere ammazzato? Se rinato facessi il gioielliere rischierei di morire o provocare ad altri infortuni sul lavoro, ma se divenissi magistrato rischierei solo di condannare quel gioielliere che non si è accertato di essere morto, prima di sparare.
Ma potrei anche diventare un laborioso e onesto magistrato come tanti: non so se lo vorrei.
Scritto il 17/04/2009 alle 16:37 nella Attualità, Giustizia, Politica | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Leggi in TV
In TV o alla radio tutti - giornalisti, politici, sindacalisti, esperti - quando citano una legge ne indicano sempre solo il numero. Dicono Legge 300 e si deve capire Legge 300/1970 (Statuto dei lavoratori), dicono Legge 40 e si deve intendere 40/2004 (Procreazione assistita). Dal contesto si può anche capire l' argomento e - sapendo quale legge lo disciplina - di quale legge si tratta, ma si deve conoscere argomento e legge. Di leggi n. 300 o 40 non esistono solo le due suddette: in rete ho trovato anche Legge 300/1998 (ricostruzione Albania), 300/2000 (Ratifica atti internazionali), 300/2003 (Protezione civile); Legge 40/1999 (trasposro pubblico), 40/2001 (tutela minori figli di detenute), 40/2005 (elezioni amministrative). Forse sarebbe bene che, con un po' di fatica e molta chiarezza in più, quei signori citassero le leggi in modo univoco, almeno con numero e anno: chi li ascolta potrebbe più facilmente risalire alla fonte e farsi una sua idea in merito.
Scritto il 08/04/2009 alle 00:15 nella Diritto, Politica, Radio e televisione | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Parametri fissi
Passano gli anni, qualcosa cambia e qualcosa resta immutato: quando i numeri non indicarono più migliaia di lire ma euro, quelli dei prezzi rimasero immutati, quello della pensione si dimezzò. Mentre il mio reddito nominale è aumentato di un 20% ma quello reale è diminuito, i parametri reddituali sono rimasti immutati ma sono divenuti incongrui pur restando iniqui.
Ne prendo due ad esempio: quello sotto il quale nella mia regione sono esentati da tassa sanitaria (ticket) i bambini sotto i 6 e gli anziani sopra i 65 anni di età e quello sopra il quale non si è considerati familiari a carico.
Chiaramente sono stati calcolati in milioni di lire: 70 il primo, 5,5 il secondo, diventati rispettivamente 36151.98 e 2840.51 euro, valori assurdi che li datano al secolo scorso.
Parametri iniqui perché non hanno correttivi che impediscano un reddito reale inferiore con reddito nominale superiore: se questo è 36152 euro non si dovrebbe pagare più di 2 centesimi di ticket, per un familiare con reddito di 2841€ il beneficio dovrebbe essere ridotto di soli 49 centesimi.
I massimali si riferiscono al reddito lordo, ticket e benefici sono netti: anche questo è iniquo e ingannevole.
I 70 milioni di reddito familiare lordo sono 1000 euro netti ciascuno, nel caso di due coniugi.
I 5,5 milioni sono 218 euro mensili, meno del rimborso spese per un giorno a Roma di un senatore.
Nel reddito familiare si sommano i redditi dei coniugi; se un coniuge guadagna più di 218 euro mensili l' altro coniuge non può considerarlo a carico e detrarre le spese per lui sostenute; se uno guadagna meno di 8000 euro annui non ha IRPEF da pagare; se non ha Irpef da pagare non può evidentemente detrarre spese dall' IRPEF; se un coniuge guadagna più di 2840.51 ma meno di 8000 euro né lui nè il coniuge possono detrarre le spese sostenute.
Nel caso di coniugi si considera il reddito familiare per escludere entrambi da benefici, ma le "spese familiari" non si considerano detraibili dal reddito familiare: un ulteriore disincentivo al matrimonio e spregio della Costituzione Italiana (Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.) da molti invocata e difesa solo quando fa comodo.
Parametri incongrui perché se erano congrui dieci anni fa non lo possono essere ora. Accettando gli indici ISTAT, se allora i limiti erano 70 e 5,5 milioni di lire ora dovrebbero essere 44000 o 3500 euro, arrotondando. Se dieci anni fa godeva di alcuni benefici perchè il suo reddito era ben al di sotto dei limiti previsti, se il reddito consisteva e consiste nella sola pensione rivalutata in misura inferiore all'inflazione, se non è cambiata la legge, se il suo tenore di vita è peggiorato una persona non può sapere di non avere più diritto a quei benefici ed essere punito per non avere pensato e verificato quanto subdolo e ingiusto possa essere lo Stato.
Anche se i parametri reddittuali fossero sempre congrui, mi piacciono poco: richiedono burocrazia, rendono più vantaggiose le dichiarazioni menzognere, fanno pagare di più chi più ha pagato. L'imposta progressiva già fa pagare più che proporzianalmente chi ha maggior reddito; se venisse severamente applicata ogni ulteriore discriminazione sarebbe superflua e ingiusta. Non vedo perché una persona che ha pagato tutto il dovuto di imposta debba pagare più degli altri di tassa scolastica, mensa, asilo, eccetera e non essere trattata come tutti gli altri: sarebbe tutto più semplice ed anche più giusto, solo meno demagogico. Chi può spesso non si rivolge alle strutture pubbliche e non paga la tassa, normale o maggiorata: meglio far pagare la giusta imposta a tutti e poi nessuna discriminazione; non si può far pagare il biglietto di entrata solo a chi ha già pagato l'abbonamento.
Scritto il 07/04/2009 alle 16:02 nella Fisco | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Ritorni
Torna marzo, torna la primavera, tornano le rondini (forse), torna l' ora legale, torno a cambiare l' ora negli orologi e apparecchi di casa, tornano a dirci che risparmieremo un sacco di energia e un sacco di soldi, torno a chiedermi come.
Ma sul mio orologio non cambio l' ora: torno a dirmi che sono cambiati tutti gli orari e a pensare quello che già scrissi (VEDI).
Scritto il 28/03/2009 alle 17:18 nella Attualità | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
sabato 28 marzo 2009
da 15/02/2009 a 28/03/2009
Paese di santi
Non avevamo mobbing e ci accontentavamo di abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione e altri tormenti.
Non avevamo talking e ci arrangiavamo con persecuzioni, molestie, fastidi e altri soprusi più o meno gravi e reiterati.
Chissà se per i reati di mobbing e talking si finisce in jail.
Evasori
Come spesso succede si torna a parlare di imposte (abitualmente dette tasse), di chi le paga, di chi non le paga, di chi le deve pagare, di chi deve beneficiarne.
La risposta mi pare semplice: le paga chi non può farne a meno.
Sull'onestà dei lavoratori dipendenti "unici a pagare le tasse" ho qualche dubbio: sono gli unici che per gran parte del loro reddito non possono non pagare imposta, se chi li stipendia è onesto o timoroso e fa la ritenuta alla fonte. Anche molti di loro non disdegnano lavorare in nero (o lo richiedono), non vogliono fattura, acquistano da venditori abusivi, eccetera.
Il dovere civico di pagare le imposte per avere il diritto ai servizi non mi pare molto diffuso: gli altri hanno doveri, noi abbiamo diritti.
Di questo ne ho già parlato anni fa (VEDI).
A parer mio questo scarso senso civico dipende da più fattori.
Il fattore genetico - è nel DNA degli italiani - non credo c' entri qualcosa: non di DNA ma di cultura si tratta; il DNA resta (magari scopriranno il gene che provoca evasione fiscale), la cultura può, dovrebbe, deve cambiare.
C'entrano invece:
. gli sprechi del pubblico denaro;
. il non perfetto funzionamento dei servizi;
. l' esosità e iniquità del fisco;
. i vantaggi indotti;
. lo stesso fatto che ci sono molti evasori impuniti.
Perchè devo pagare molto per avere Giustizia tardiva, procedure complicate, poliziotti a scorta di politici, politici che si strapagano, inefficienza diffusa?
Perchè devo lavorare per il fisco sei mesi all'anno? Se il fisco mi tassa in eccesso supponendo che io denunci meno del dovuto, perché non dovrei farlo? Perché dovrei avere fiducia nello Stato quando le leggi - troppe - sembrano fatte apposta per favorire i furbi e colpire gli ingenui onesti? Perchè dovrei essere onesto col fisco se so che il fisco è disonesto con me, che la tassazione aumenta con l'aumentare dell'inflazione, che vi sono limiti di reddito fermi ormai da decenni (basta guardare l'importo: euro con decimali, corrispondente a importi tondi in milioni di lire), che chi supera quei limiti si trova con reddito netto minore di chi non li supera?
Perché dovrei dichiarare il reddito reale, se non facendolo non solo pago meno IRPEF ma pagherò anche meno tutte le tasse calcolate sulla base del reddito dichiarato? Perché se per la "progressività" pago più del doppio dell'imposta di chi guadagna la metà devo poi pagare anche tasse maggiori per avere gli stessi servizi pubblici (che magari non uso potendomi permettere più costosi e migliori servizi privati)?
E, per finire, perché devo essere uno dei pochi onesti che pagano volontariamente fino all'ultimo centesimo, quando una gran massa di disonesti non lo fa e vive felice e contenta?
Siamo un popolo di navigatori e di santi, ma anche di furbi e di fessi: non per colpa del DNA.
Uomini e donne
Nessuna meraviglia, quindi, se in una comunità ciascuno fa quello che sa fare meglio avendo in cambio quello che altri fanno meglio: può essere giusto e conveniente per tutti che la donna faccia un lavoro e l'uomo un altro, ma non che solo l'una o l'altro facciano tutti i lavori.
Questo vale ancor più nelle famiglie con figli che necessitano di cure da parte dei genitori obbligandoli a maggior lavoro, magari gratificante ma faticoso. Queste sono le famiglie tutelate dalla Costituzione (non essendoci necessità di particolare tutela per altre unioni se non come cooperative) e di queste intendo parlare. Non necessariamente famiglie formalmente fondate sul matrimonio ma sostanzialmente aventi le stesse caratteristiche (o impegno) di unità e continuità, che ne rendono incoerente la mancanza.
Ogni suo componente deve tendere al bene di tutta la famiglia, compreso sé stesso. Ognuno deve quindi impegnarsi secondo le sue capacità e a ognuno si deve consentire di dare il meglio nel lavoro a lui più adatto.
Finchè ci sono bimbi piccoli o anziani bisognosi di cure il lavoro ricade solo sugli adulti. Non è necessario che tutti facciano tutto, uno può dedicarsi al lavoro per potere guadagnare molto e l'altro alla famiglia, entrambi possono dedicarsi al lavoro e guadagnare tanto da permettersi un aiuto in casa o arrivare entrambi ad un compromesso casa-lavoro. Si parla sempre di strutture quali asilo nido, tempo pieno a scuola, eccetera. A parte che non mi è chiaro perchè l'orario di lavoro degli insegnanti non coincida con quello dei genitori (non tanto per ora di inizio e fine quanto per la durata in ore e giorni) non è detto che sia questa l' unica soluzione. Non sarebbe male lasciare libertà alle famiglie senza penalizzazioni: dare un contributo a chi preferisce non servirsene potrebbe essere vantaggioso per genitori, figli e istituzioni.
Se si considera la famiglia un'entità titolare di diritto le conseguenze sono molteplici. E' vessatorio basarsi sul reddito lordo familiare ai fini di tasse scolastiche, pasti mensa, tasse sanitarie se non si tiene anche conto delle spese familiari o del reddito pro-capite familiare ai fini della aliquota d'imposta. Se la famiglia è una dovrebbe essere indifferente chi lavora percependo un reddito e chi lavora evitando spese, non solo per il fisco ma anche per la Previdenza.
Se uno dei coniugi deve (o preferisce) occuparsi della famiglia, reddito e contributi potrebbero essere attribuiti a entrambi, almeno fino a quando restano famiglia: niente quindi pensione di reversibilità, ma quota di contributi per il lavoro domestico che ha consentito all'altro coniuge maggior guadagno (o minor fatica).
Sicuramente diminuirebbero i matrimoni, diventando ancora più svantaggiosi di quanto già ora non lo siano, ma si avrebbe più parità e meno giustificazioni per trattamenti pensionistici discriminanti.
Probabilmente ai tempi dei monarchi i mariti si sentivano re, ma la suddivisione dei lavori presupponeva diverse attitudini maschili e femminili, magari con qualche prevaricazione. Agli attuali tempi dell' automazione probabilmente non esistono più molti lavori più adatti agli uomini che alle donne o viceversa; inoltre molti dei lavori che si facevano in casa sono fatti in serie o sono svolti da persone specializzate ed è più conveniente comprare fatto o rivolgersi a queste. Tuttora però alcuni riescono meglio in un lavoro che in un altro, possono guadagnare di più facendo un lavoro che un altro, lo stesso lavoro può essere fatto più agevolmente da uno o dall'altro coniuge: nell'economia generale della famiglia si dovrebbe scegliere la soluzione complessivamente meno costosa o più redditizia. Se per fare un lavoro io ci metto un'ora e tu dieci minuti, tu fai questo lavoro io farò quello che fai in un' ora e io in dieci minuti.
Se poi capita che uno dei due è imbranato in tutto, pazienza: basta l'amore.
Sperando sia vero.
Indigeni e allogeni
Si dice che i giovani lavorano per i vecchi; sarà vero ma è altrettanto vero che i vecchi hanno lavorato per i giovani. Senza il lavoro, il sacrificio le imposte pagate dei nonni i padri avrebbero ereditato un Paese più povero, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei padri i figli si troverebbero in un Paese meno ricco, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei figli nei decenni precedenti i nuovi arrivati non potrebbero avere quello di cui pretendono avere diritto. I sacrifici si sopportano anche sperando per il bene dei figli.
Al mondo c'è ricchezza e povertà: per potere farsi carico della povertà si dovrebbe disporre della ricchezza; chi usufruisce (o ha usufruito) delle ricchezze dovrebbe curarsi anche della povertà; in realtà quasi tutti si tengono la ricchezza e addossano agli altri la povertà.
L' Italia è speciale e si fa carico della povertà del mondo lasciando ad altri le ricchezze; si preoccupa più degli stranieri che dei suoi cittadini, contribuenti, compatrioti: chi viene quì non sta solo meglio di dov'era ma anche meglio di chi già c'era.
I politici italiani si comportano come uno che egoisticamente vuole fare bella figura con gli estranei e si cura più di loro che della propria famiglia.
Per quello che ne so, le cose stanno come segue.
Un indigeno, e prima di lui suo padre, passa un'intera vita in attesa di un appartamento comunale, nascono i figli e l' appartamento non c'è, i figli crescono e l' appartamento non c'è, i figli se ne vanno e l' appartamento c'è ma c'è pure un poveromohamed con dieci figli e quattro mogli e gli spetta, lui invece aspetta.
Un indigeno deve rispettare gli orari del suo medico e non può avere le medicine prescritte in una farmacia fuori dalla sua regione; se si ammala fuori dal comune di residenza deve pagare la visita del medico di base; se si presenta al Pronto Soccorso deve dare le proprie generalità, dichiarare il proprio reddito (subendo sanzioni se dichiara il falso), pagare il ticket corrispondente, aspettare pazientemente che vengano visitate persone ufficialmente inesistenti.
Un allogeno (irregolare) va al Pronto Soccorso, viene visitato, riceve le medicine, fornisce nomi di fantasia, non dichiara reddito, non paga nulla: vale la consueta regola che chi ha pagato imposte paga le tasse e chi non le ha pagate è esente, ossia paga il biglietto solo chi ha pagato l'abbonamento.
Se un indigeno va in un paese a rischio sanitario giustamente deve opportunamente vaccinarsi, ma se un allogeno viene da quel paese non deve sottostare ad alcun controllo e secondo alcuni dovrebbe essere libero di propagare la sua infezione per non violare il suo diritto alla clandestinità.
Si dice che non garantendo l'impunità ai clandestini, di fatto si impedisce loro di farsi curare: impedire ai clandestini di farsi curare può causare il diffondersi di malattie contagiose fra la popolazione, ma non impedire loro di vivere nella clandestinità potrebbe essere altrettanto pericoloso.
Chi sbaglia, chi paga.
Può capitare che volontariamente o inavvertitamente si superino i limiti di velocità: un bravo apparecchio bene tarato e omologato rileva l'infrazione. L'agente addetto è impegnato in altro lavoro o si sta bevendo un caffè da qualche parte, non ferma l'automobilista, non contesta l'infrazione. D' accordo: ci sia o non ci sia l'agente l'apparecchio attesta che l'infrazione c'è stata e che deve'essere sanzionata. Il problema però è un altro: se l'agente non ferma l'automobilista è per sua comodità o dell' ente cui appartiene, ma a pagarla è il cittadino. Se l'autista viene fermato la sanzione è di 148 euro e tutto finisce lì. Gli saranno tolti i punti della patente ma non avrà altre noie. Se nell'interesse di Polizia o per disinteresse del poliziotto l'infranzione non viene contestata subito, il cittadino avrà altre spese:
Euro 10,69 per le spese di notifica, euro 1,20 per il versamento postale, euro 0,30 per la fotocopia della patente, euro 2,80 per la raccomandata. A questo va aggiunto il tempo per fare quanto richiesto: detraendo quello non perso per la contestazione, non sarà meno di un' ora. Anche se per i dipendenti pubblici il tempo altrui non conta, si può monetizzarlo in almeno 10 euro. La politica dell'ente o la negligenza dell'agente costano al cittadino 24,99 euro, il 17% in più.
I soliti
Si insiste sui soliti argomenti: conflitto di interessi, problemi del PD, immigrazione, criminalità, giustizia.
Io chiedo la solita cosa senza mai trovare risposta: com'era l'ICI di Prodi che avrebbe risolto tutti i mali (più soldi per poveri, più soldi per i Comuni, più soldi per i partiti, più soldi per le auto, più soldi per l' Africa, più soldi per la sanità, più soldi per la sicurezza, più soldi per la giustizia, più soldi per ...)?
Cosa diranno i poliziotti che ripetutamente fermano, arrestano, liberano i soliti criminali o i soliti clandestini o i soliti clandestini criminali?
Di solito i politici trombati vengono riciclati: e poi si dice che non in tutta Italia funziona la raccolta differenziata!
Se il finanziamento pubblico ai partiti è un ecoincentivo al riciclaggio speriamo che arrivi anche quello solito alla rottamazione.
Cento o forse mille.
Se chi organizza dice 100 la Prefettura dice 10, siano unità, decine, centinaia, migliaia, centinaia di migliaia. I casi sono tre: o mente il primo o la seconda o entrambi.
Probabilmente nessuno ha interesse a dare un dato veritiero, ognuno si sente libero di sparare quello che più gli fa comdo e tutti sono contenti di bere quello che più gli piace.
A me interessa poco sapere quanti siano esattamente, sia perché sono comunque un' esigua minoranza rispetto alla popolazione italiana sia perché non ritengo una cosa giusta o sbagliata a seconda di quanti pretendono che sia l'una o l'altra cosa. Mi andrebbe benissimo che non dessero alcun numero ma visto che lo vogliono dare siano seri. Credo che per contare le persone in una piazza possa bastare qualche foto dall'alto, e un esperto indipendente possa dirne il numero con buona approssimazione, un minimo e un massimo. Se chi organizza dicesse il massimo e la Prefettura il minimo potrebbero avere ragione entrambi e non rischiare di essere entrambi ridicoli.
Vita naturale
Pare che in questo caso non c'entrasse la spina della corrente elettrica, ma una fastidiosa dolorosa metaforica spina forse sì. Nessuna macchina si sostituiva alle normali funzioni corporee, solo che il cibo liquido entrava direttamente nello stomaco senza passare per la bocca. Dicendo staccare la spina viene subito da pensare a qualcosa di artificioso, a qualcosa di estraneo da escludere con un clic di un interruttore, al fermare una macchina che fa vivere come si ferma una macchina per non far morire. Se si dicesse togliere il biberon (a un neonato) o la cannuccia (a chi non può usare cucchiaio e bicchiere) forse sarebbe meno facile d'accettare ma più realistico, secondo alcuni.
Ho sentito dire che se l'incidente fosse capitato anni prima la ragazza sarebbe morta allora: è sopravvissuta solo grazie a innaturali nuove tecniche mediche, da interrompere perché la natura faccia il suo corso. Un simile ragionamento mi lascia alquanto perplesso: senza innaturali farmaci o senza trapianti molti non vivrebbero più da anni, mentre senza innaturali contraccettivi altri potrebbero essere vivi .
Non ho certezze, ma se si afferma che la natura debba fare il suo corso coerentemente si dovrebbe rinunciare a tutto quanto naturale non è e non desiderare la morte di qualche sconosciuto per potere vivere o far vivere con i suoi organi.
Norme intangibili.
Secondo alcuni, i padri della Repubblica hanno dato all' Italia la Costituzione una volta per tutte. Ma erano uomini, umanamente imperfetti.
Coloro che insorgono e gridano allo scandalo se qualcuno parla della necessità di modificarla, con le garanzie previste dalla stessa Costituzione, dovrebbero avere l'onestà di riconoscere che in oltre 60 anni qualcosa è cambiato, che anche loro (o i loro sodali) l'hanno modificata, che prima di volerla immutabile dovrebbero volere applicate - o abolite - quelle sue norme ora disattese in tutto o in parte.
Ne riporto alcune.
"Art. 1.2 - La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
Quasi sempre i referendum popolari sono stati vanificati: cito a memoria quello sulla responsabilità dei magistrati e quello sul finanziamento pubblico ai partiti.
"Art. 15 - La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge."
Sarà solo un' impressione ma mi pare che l'autorità giudiziaria si sia presa qualche licenza in merito.
"Art. 21.6 - Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni."
Se i padri fondatori pensavano al "buon costume" com'era inteso nel 1946, la norma è disattesa.
"Art. 27.2 - L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva."
In teoria vale, in pratica va letta "... fino alla condanna mediatica."
"Art. 29.1 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." Dico: ora molti non la pensano così.
"Art. 31.1 - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Finora per gli italiani non è successo.
"Art. 39.2-3 - Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica." E' così?
"Art. 52.2 - Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici." O è stato cambiato o è superato.
"Art. 53.1 - Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." Penso che se due coniugi percepiscono uno 50 e l'altro 100 o uno 100 e l'altro 100 o se in una famiglia di 5 persone il reddito è 500 e in una di 2 è 200, la capacità contributiva di ciascuno vada riferita a un reddito 100: così non è.(Art. 29.2 - Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.) Che "tutti" siano tenuti è vero, che tutti siano obbligati è un altro paio di maniche.
E mi fermo qui.
Incentivi.
Mi chiedo se usare la mia vecchia vettura per due-tremila km annui era più inquinante del farmi usare una nuova vettura, se l'auto elettriche sia davvero ecologicamente conveniente. Sì dice che inquinano meno, ma non so quanto inquinamento comporti, qui o altrove, produrre l'elettricità per costruirle e per far girare quelle elettriche: si dice il pro e si tralascia il contro; succede un po' con tutto, dal biodiesel agli immigrati.
Per il resto si parla di detrarre il 20% della spesa dall' IRPEF: così non ne potrà beneficiare chi, come qualcuno che conosco, ha un reddito di 450 euro mensili e conseguentemente zero di IRPEF.
D' altro canto in passato con gli incentivi anziché avere una spesa ridotta, l'ho avuta maggiorata di oneri e interessi fiscali: questa volta non ci casco.