giovedì 12 novembre 2009

Da 26/09/2009 a 12/11/2009

Creanza

Se fossi ospite in una casa non chiederei di cambiare il colore delle pareti perché a me non piace e tantomeno mi rivolgerei a un giudice perchè facesse togliere quei colori che offendono il mio buon gusto.
Se andassi in Gran Bretagna in auto terrei la guida a sinistra - contro le mie abitudini di una vita - e non chiederei ai giudici di obbligare gli inglesi a circolare con guida a destra perché la guida a sinistra offende la mia sensibilità.
Dicono che una signora di origini finlandesi si sia sentita oltraggiata dalla presenza nelle scuole italiane del crocifisso ed abbia chiesto ed ottenuto da una corte europea l'ordine di toglierlo.
Se la pensassi come la signora e andassi in Finlandia, pretenderei che venisse tolta la croce dalla bandiera finlandese e chiederei agli stessi giudici cui si è rivolta la signora di far togliere da tutti i luoghi pubblici l'attuale vessillo con un così odiato simbolo.

Ma intanto, per ricordarla e ringraziarla, metterei nelle nostre aule la bandiera della sua nazione appesa ad un'asta orizzontale.

Scritto il 12/11/2009 alle 19:49 nella Religione


Una o centomila.

Arrivo alla rotatoria, mi fermo per lasciare passare la vettura già dentro e faccio per immettermi del tutto quando dalla strada alla mia sinistra arriva un'auto a tutta velocità: impreco, ma mi fermo per farla passare.
Non è la prima volta che questo mi succede. Penso che molti fra i meno giovani hanno fatto l'esame di guida quando le rotonde non c'erano e quando si sono diffuse nessuno s'é preso la briga di spiegare come vi ci si deve comportare, ma quelli che hanno avuto la patente di recente dovrebbero saperlo e adeguarsi: non lo fanno per emulazione, stupidità o pura arroganza.
Trovo in Wikipedia "Contrariamente alle vecchie isole spartitraffico circolari, come già detto, la nuova rotatoria funziona con un controllo del flusso che avviene semplicemente dando la precedenza ai veicoli che hanno impegnato l'anello."
Ipotizziamo la domanda:
"Come ci si deve comportare quando si incontra una rotatoria?
A. Si da la precedenza a chi proviene da sinistra, sia o non sia entrato nella rotatoria.
B. Si da la precedenza a chi già vi si trova e non si impedisce a chi è arrivato prima di entrarvi.
C. Si dà la precedenza all'auto che si trova nella rotatoria e a tutte quelle che la seguono, una o centomila che siano."
Se fra le tre risposte vi è la regola giusta penso che (almeno dalle mie parti) 1/3 degli automobilisti la sa e la segue, 1/3 la sa e non la segue, 1/3 non la sa e non la segue. .
Se fra le tre risposte non c'è quella giusta, chi la sa la dica.

Scritto il 08/11/2009 alle 14:47 nella La vita nel NordOvest |


Un'ora in meno

Nel sito del mio paese trovo:
Durata Media del Giorno per Paesemio
Gennaio: nove ore e diciassette minuti Luglio: quindici ore e venticinque minuti
Febbraio: dieci ore e trenta minuti Agosto: quattordici ore e tredici minuti
Marzo: dodici ore e due minuti Settembre: dodici ore e quaranta minuti
Aprile: tredici ore e trentotto minuti Ottobre: undici ore e quattro minuti
Maggio: quindici ore e due minuti Novembre: nove ore e quaranta minuti
Giugno: quindici ore e quarantasei minuti Dicembre: otto ore e cinquantacinque minuti
Annuale: dodici ore e ventuno minuti

Oggi, come ogni anno a marzo e a ottobre, sento dire che grazie all'ora legale ci vengono regalate tot ore di sole facendoci risparmiare tot di energia elettrica per tot euro. Io sono sempre curioso di sapere come ciò succeda e non capisco perché - se ci da tanti vantaggi - non fanno l'ora legale per tutto l'anno. Trovo anche strano che ci regalino un'ora di luce in più a dicembre quando il giorno dura h 8.55 anziché a giugno quando ne dura ben 15.46, anche troppe. Da oggi, dunque, avremmo un'ora di sole in meno, anche se questo giorno dura un'ora di più.
Come ogni anno, due volte all'anno, brontolo per i cento orologi da regolare, ma -almeno - per cinque mesi non dovrò aggiungere un'ora a quella indicata dal mio per sapere quella indicata dagli altri.

Scritto il 25/10/2009 alle 13:41 nella Attualità


Libertà d'insegnamento
Si pretende, si magnifica, si difende, si oppone la "libertà di insegnamento", magari per diffondere le proprie idee sullo sterminio degli ebrei. Mi sorge un dubbio: insegnare agli studenti che 2 + 2 fa 7 sarebbe libertà di insegnamento, abuso d'ufficio o cos'altro?

Scritto il 24/10/2009 alle 13:30 nella Scuola


C'era una volta

C'era una volta un Re; una volta diventatato re lo era tutta la vita: era una monarchia. Ora c'è il Presidente; una volta diventato presidente lo è per un tempo predefinito, prorogabile: non é una monarchia ma una repubblica.
C'erano una volta i coniugi; una volta sposati lo erano per tutta la vita: erano una famiglia. Forse in futuro una volta sposati lo rimarranno a tempo predefinito, rinnovabile: non saranno più una famiglia ma un'altra cosa. Un legno piantato nell'orto è un albero se può dare foglie, fiori, frutti, altrimenti è un palo; se vi è padre, madre e possibilmente figli è una famiglia, altrimenti è come un palo. Non conosco fattore che curi un palo come un albero da frutto.
Una volta nella famiglia c'era mutua assistenza, oggi ci dicono che dove c'è mutua assistenza c'è famiglia.
Una volta le famiglie crescevano i figli, oggi i figli crescono le famiglie: una volta una famiglia con tanti figli, oggi un figlio con tante famiglie.

Scritto il 23/10/2009 alle 03:32 nella Costume, Diritto, Politica


Imposte o tasse
In "il Sabatini Coletti Dizionario della lingua italiana" trovo tuttora:

imposta2 [im-pò-sta] s.f.
*
• fin. Quota del reddito prelevata dallo stato o da un ente pubblico ai contribuenti per finanziare l'organizzazione statale e tutti i servizi necessari alla collettività SIN tributo (impropr. tassa): pagare le i. || i. diretta, quella che colpisce il reddito o il patrimonio | i. indiretta, quella che colpisce i beni di consumo | ufficio delle i., quello periferico dell'amministrazione finanziaria, incaricato del controllo fiscale | prelievo d'i., riscossione di una tassa
*
• sec. XIII
-----
tassa [tàs-sa] s.f.
*
1 Tributo che viene corrisposto allo Stato o ad altro ente pubblico per il godimento di certi servizi
*
2 Nel l. com., imposta sul reddito: pagare le t.
*
• sec. XIV

Va bene che nel linguaggio comune si usa tassa per imposta, ma se le due voci indicano due cose sostanzialmente molto diverse non capisco perchè ministri, politici, esperti e giornalisti non le usino in modo più appropriato: molto probabilmente col tempo la distinzione sarebbe recepita anche nel linguaggio comune.

Scritto il 16/10/2009 alle 09:58 nella Fisco


Più eguali

Forse lo strano sono io, ma mi sembra strano che appena finito di benedire la Corte Costituzionale per avere ribadito che siamo tutti eguali di fronte alla legge ci si scandalizzi perché non viene approvata una norma che (a quanto ho capito) prevedeva aggravanti nel caso che vittima di un reato fosse un omosessuale. Devo ritenere che una bastonata o un insulto fa più male a un omosessuale che a qualsiasi altra persona? Queste discriminazioni "a favore" mi paiono non meno "razziste" di quelle "contro", privilegi di persone più eguali delle altre.
Questa orwelliana costatazione vale anche al contrario.
Per incentivare ristrutturazioni o migliorie verdi si danno incentivi fiscali. Ma ci sono persone che di questi incentivi non possono beneficiare, perchè sono troppo povere, meno eguali delle altre.
Una persona è proprietaria di una casa, una vecchia casa ereditata, e vive con una pensione talmente bassa da non dovere pagare imposte. Se deve fare qualche lavoro alla sua casa non può beneficiare delle esenzioni cui invece hanno diritto proprietari più ricchi di lei. Il suo vicino può scalare parte della spesa dall'IRPEF ma lei no: è troppo povera per avere imposte da pagare e dovrà rassegnarsi ad indebitarsi per un importo superiore o cercare di pagare il meno possibile, magari in nero.

Scritto il 14/10/2009 alle 10:48 nella Politica


Non capisco

Mah, non capisco.
"I tuoi figli sono uno più bello dell'altro" è un complimento, anche se ne consegue che uno è più brutto dell'altro.
"Tizia è più bella che intelligente" è un'offesa.
"Tizia è più intelligente che bella" è un offesa o un complimento?
"Tizia è intelligente quanto bella" è un'offesa se si ritiene brutta e un complimento se pensa di essere bella? E viceversa?

Scritto il 13/10/2009 alle 10:52 nella Attualità


Democrazia a rischio?

Alla Camera dei deputati si discute: un tale dell'IdV (sta per "Italiani del Vituperio"?) appella mafiosi i colleghi, gli animi si riscaldano, l'assemblea si agita e la Presidente Rosy Bindi interviene dicendo: "sospendo l'aula, sospendo l'aula".
Essendo impossibile sospendere a non so quale appiglio l'aula di Montecitorio, penso che la signora si riferisca agli onorevoli deputati. Se il presidente della Camera dice "l'aula approva" capisco che i deputati approvano, magari a maggioranza; ma se dice che vuole sospendere l'aula posso capire che voglia sospendere i deputati, magari a una forca. Per quel che la conosco, la signora Bindi è volitiva, ha grinta, ha carattere e mi preoccupo.
Ma alla fine si limita a sospendere la seduta.

Scritto il 03/10/2009 alle 19:03 nella Politica


Quote rosa

Sono per la parità uomo/donna (e i lavori di casa li facciamo un giorno io e uno mia moglie) ma non mi convince la decisione del TAR di Lecce di annullare la Giunta provinciale di Taranto perchè non vi sono donne. La decisione sarà senz'altro ben motivata da norme e regolamenti. La capirei se ad una donna si fosse preferito un uomo meno meritevole, ma non se il motivo fosse solo che deve esserci comunque almeno una donna in giunta. Per lo stesso motivo dovrebbe essere riservato un posto in giunta a un mancino, a uno dai capelli rossi, a un omosessuale, a un sordomuto, a un musulmano, a un ebreo, eccetera: anzi due posti, uno per un uomo e uno per una donna.

Scritto il 26/09/2009 alle 10:18 nella Pari opportunità

mercoledì 23 settembre 2009

Da 31/07/2009 a 23/09/2009

Digitale terrestre

Nelle province di Torino e Cuneo si passa al digitale terrestre e per vedere la TV si deve aquistare un decoder o un nuovo televisore. Coloro i quali non hanno voglia o possibilità di fare questa facoltativa spesa supplettiva si troveranno con un apparecchio inservibile, un non-televisore. Naturalmente a queste persone, che per decisione altrui (governativa?) si trovano a non più possedere un apparecchio atto a ricevere i programmi televisivi, verrà rimborsata la quota di canone già pagato relativa al periodo per il quale sono stati privati del televisore.
O no?

Scritto il 23/09/2009 alle 01:24 nella Radio e televisione


Kabul

Non si può non rattristarsi per la morte di una persona e non condividere il dolore dei suoi famigliari, ancor più per la morte di più persone.
Più esse ci sono vicine più è grande il dolore: soffriamo per la morte di un familiare, un po' meno per quella di un parente e via via meno per la morte di un compaesano, di un connazionale, di un europeo. La morte degli altri sembra non interessare nessuno: "è caduto un aereo, 150 morti, nessun italiano a bordo" e i 150 morti non sono che un numero. Ci sono volute le migliaia di vittime di New York (fra cui europei e italiani) per sensibilizzare per qualche tempo le nostre coscienze, forse solo per paura di essere nel mirino.
Dei civili afghani morti con i sei italiani si dice di sfuggita, come di cosa abituale.
Non giudico se sia o no giusto che i nostri militari siano in Afghanistan, ma non è la morte di uno o sei militari che può fare di una cosa giusta una cosa ingiusta. Chi vive rischia di morire, alcuni lavori comportano più rischi di altri: è doveroso cercare di ridurre al minimo i pericoli ma è quasi impossibile eliminarli del tutto. Anche l'impiegato che facesse il lavoro meno pericoloso del mondo può rischiare di morire investito da un'auto mentre si reca in ufficio.
Fare il militare implica il rischio di usare le armi contro qualcuno e che qualcuno usi armi contro di te. Le "missioni di pace" dove spadroneggiano uomini armati comportano l'uso delle armi: se così non fosse basterebbe mandare volontari armati di buone intenzioni, magari ben pagati e pronti a scappare in caso di pericolo. Il lavoro è rischioso: chi consapevolmente lo fa merita tutta la mia riconoscenza.
È giusto valutare l'opportunità o la necessità di partecipare a tali missioni, valutare se l'interesse della nazione o dell'umanità vale i rischi che comporta, il prezzo da pagare. Voglio sperare che nessuno pensi che poliziotti e carabinieri debbano restare in caserma per non correre rischi con i delinquenti: sarebbe inutile avere forze di sicurezza, come sarebbe inutile un esercito se all'occorenza non fosse usato.
Ma ci sarà sempre qualcuno che durante i funerali di militari caduti grida "Pace subito!" o se vede picchiare e stuprare sua moglie si siede in un angolo e da uomo pacifico sussurra: "fai pure con comodo!"

Scritto il 21/09/2009 alle 19:55 nella Politica


Frasi fatte

Qui gladio ferit, gladio perit.
Chi la fa l'aspetti.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? (Lc 6, 41).
Medice, cura te ipsum.

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Scritto il 01/09/2009 alle 02:25 nella Politica


Da casa a casa

Ho scoperto d'avere sempre sbagliato casa, non a trovarla ma a dirla. In un sito dove si discute di lingua italiana ho letto "Prezioso il link del DOP (Dizionario d'Ortografia e Pronuncia), ma sono un po' deluso: riportano la pronuncia alternativa di "colonna", ma non segnalano l'esistenza di
quelle di "casa" e di "zio" e poi "Eppure, un italiano che pronunci "casa" come fanno al nord, non sarà percepito come una persona ignorante che parla in maniera scorretta"
La cosa mi ha incurisito. Qui al Nord non mi pare avere mai sentito qualcuno dire casa in modo sbagliato: qualche commilitone diceva "baita" o "ca'", ma tutti se dicevano casa dicevano casa, esattamente come lo dicevo io. Allora penso di non avere capito come pronunciano "casa" in qualche parte del Nord e chiedo. La risposta è: "Come "rosa".
Mai avrei pensato che si potesse (dovesse) dire in modo diverso, ma in effetti sul DOP la pronuncia è resa con [casa], [sole], [ro∫a]. Casa è una delle prime parole che ho imparato, da settant'anni ho sempre sentito dire e detto ca∫a. Nel normale alfabeto italiano la ∫ non c'è e di regola s fra vocali suona come in ro∫a. È pur vero che io dico Presidente e non Pre∫idente, ma pensavo di sbagliare. Ed è anche vero che basta guardare in un buon vocabolario con la trascrizione fonetica e si sa quale dev'essere la corretta pronuncia, ma non è così semplice come credono gli esperti, i linguisti che si occupano della materia. Anche se fosse semplice, mai e poi mai mi sarei sognato di andare a controllare la pronuncia di una parola così usuale sulla quale non potevo avere dubbi di sorta: "vieni a ca∫a" diceva mia madre, "compiti per ca∫a" diceva la maestra, "andiamo a ca∫a" si diceva in ufficio e se qualcuno diceva [casa] io capivo [ca∫a] o pensavo avesse un difetto di pronuncia, se non era spagnolo.
Non amando molto le doppie, se quì diciamo [casa] suona come [cassa] ed è sempre meglio stare in ca∫a che in cassa.
A quanto ne so l'italiano deriva dal toscano ma non è toscano e un'italiano "standard" forse dovrebbe essere un compromesso accettabile o accettare le varie parlate. Ho fatto sentire a mia moglie la "corretta" pronuncia del suo cognome in àn e si è messa a ridere.
Si può pretendere che io pronunci le elle e le doppie quando sono scritte, ma pretendere che sabbato vada accasa di Luiggi a mangiare *arne toscana mi sembra un po' troppo. Un tempo si diceva che è meglio mangiarsi un po' di po'enta che tanta *a**a; parlando, ovviamente.

Scritto il 21/08/2009 alle 02:04 nella Lingua


Crediti scolastici
Non so cosa siano, ai miei tempi non esistevano. Ma un credito deve essere una cosa buona, qualcosa che è meglio avere che non avere, e leggo che vengono attribuiti agli studenti che svolgono una qualche attività facoltativa prevista dai programmi scolastici.
Sembra che anche imparare a mettersi una gamba dietro la testa in posizione yoga meriti il riconoscimento di un credito concorrendo alla conoscenze, alla formazione, alla cultura, alla maturità dell'allievo.
L'ora di religione invece no, perchè così ha deciso il TAR del Lazio.
Sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni per affermare questo, ma personalmente mi lascia un po' stranito.
Girando per l'Italia, girando per l'Europa la prima cosa che visitavo nelle città o nei paesi era il Duomo, la Cattedrale, la Seu, una qualche parrocchiale insomma una chiesa: era e conteneva storia e arte. A quanto ne so senza religione non avrebbe senso la loro esistenza; senza il cristianesimo non ci sarebbero state chiese bizantine, romaniche, gotiche, barocche; senza ebraismo o islam non ci sarebbero sinagoghe o moschee (penso a Toledo e a Còrdoba).
Non so in cosa consista l'ora di religione a scuola, ma anche se si limita alla religione cattolica mi sembra possa essere una cosa utile se non altro per cercare di capire il perché di tanto patrimonio culturale, Divina Commedia compresa.

Scritto il 17/08/2009 alle 18:21 nella Attualità, Politica, Scuola


Emergenza

112, 113, 114, 115, 117, 118, 1515, 1530.
Carabinieri, Polizia di Stato, Emergenza Infanzia, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, Emergenza Sanitaria, Antincendio Boschivo, Emergenza Mare.
Se uno si trova davanti a un'emergenza va a casa, si collega a Internet, cerca con Google "Numeri emergenza", trova l'elenco, valuta quale sia il più idoneo, lo chiama, espone il caso, gli rispondono di rivolgersi ad un altro numero, che chiama e forse è quello competente.
Con tutti questi numeri da trovare o memorizzare non meraviglia se poi uno dà i numeri o li gioca al superenalotto. D'accordo, ci sono i telefonini che memorizzano e aiutano ma c'è anche chi non ama i telefonini.
Non sarebbe più semplice potersi rivolgere ad un unico numero, trovarvi una persona competente che sa per esperienza e per dovere a chi passare le telefonata o incaricare del caso?
Magari potrebbe essere il 9-1-1, che quasi tutti conosciamo grazie o meno ai telefilm U.S.A.

Scritto il 11/08/2009 alle 11:06 nella Attualità, Burocrazia


Fuori dal coro

Un tempo erano pochi coloro che se ne lamentavano: gli operai non pagavano RM (Ricchezza Mobile) e il problema dell'equità e dell'evasione fiscale non li toccava. Se non ricordo male - era molti anni fa - sul mio stipendio però c'era la "trattenuta di RM cat. C2".
Quando le imposte furono trattenute sulla retribuzione di tutti i dipendenti ne fui contento perchè così - finalmente - l'iniquità fiscale sarebbe stata percepita e combattuta da molte altre persone e dai sindacati.
E così è stato; tutti ne parlano, tutti condannano l'evasione fiscale che dicono tuttora abnorme ed enorme, anche se molti sono evasori ma - stimano - non quanto gli altri. A volte sono onesti solo perché impossibilitati a non esserlo.
Pochi erano più arrabbiati di me contro chi evade imposte o tasse.
Ho però potuto constatare a mie spese quanto rapace possa essere il fisco, come possa legalmente effettuare un'ingiustizia approffittando dell'onestà e ingenuità del cittadino che si aspettava un fisco altrettanto onesto.
Se prima pensavo che chi non paga quanto lo Stato richiede si comportasse da ladro nei confronti degli altri cittadini, ora arrivo a pensare che possa invece trattarsi di legittima difesa, talvolta di un eccesso di legittima divesa: non si limita a non farsi derubare ma a sua volta deruba quello che ritiene un ladro. Con questo non voglio giustificare tutti gli evasori, quelli che scientemente e criminalmente si arricchiscono a spese della comunità, ma considero la possibilità che talvolta non di briganti si tratti ma di gente timorosa di essere rapinata, che ritenendosi obbligata a scegliere tra l'essere derubata o rubare, opta per quest'ultimo.
Se si vuole che i cittadini siano onesti col fisco, il fisco dovrebbe dare l'esempio ed essere onesto con i cittadini.
Sbagliano i cittadini che vogliono i servizi senza pagarne il costo, ma ancor più sbaglia lo Stato (e derivati) a far pagare ai cittadini prezzi esorbitanti per servizi carenti o inesistenti. Un cittadino onesto può sentirsi obbligato a contribuire al buon funzionamento dello Stato, ma appunto perchè onesto non può accettare di pagare di tasca sua sprechi, corruzione e clientelismo.
Uno Stato corretto, non esoso, non ingiusto, senza sprechi e favoritismi, con leggi semplici e chiare che permettano agli onesti (ingenui) di osservarle senza rischi di sbagliare e non consentano ai disonesti (furbi) di aggirarle, uno Stato che ha fiducia nell'onestà dei cittadini può avere la fiducia dei cittadini, può e deve pretendere da essi onestà e condannarli duramente se mancano.
Questo in Italia non succede e non me la sento di unirmi al coro per gridare solo contro gli evasori.

Scritto il 09/08/2009 alle 20:05 nella Fisco, Politica


L'ora legale

Già prima di Benjamin Franklin avevano pensato all'ora legale, ma ci rinunciarono perché per adattare le meridiane sui muri delle case avrebbero dovuto sollevarle da un lato ed avere i pavimenti inclinati di 15°da marzo a ottobre.
Avevano anche pensato di non affrescare o inglobare nel muro il quadrante ma di usarne uno mobile imperniato sulla base dello stilo, da spostare e fermare con un piolo: ma lo rubavano e non ci pensarono più (anche perchè non capivano quale vantaggio ci fosse d'estate a fare un'ora prima il pranzo di mezzogiorno).
P.S. Perdonatemi la scemenza, ma con questo caldo ho cercato un po' ... di freddura.

Scritto il 04/08/2009 alle 21:22 nella Attualità


Inflazione

Secondo il vocabolario inflazione è:
"1 econ. Processo di costante e generalizzato rialzo dei prezzi"
"2 fig. Aumento quantitativo, eccessiva diffusione di qlco. che ne determina la perdita di valore".
Mentre nel primo significato l'inflazione a luglio in Italia è stata la più bassa dal 1959, nella seconda accezione credo che per moltissime cose non sia mai stata così alta nel mondo.
Radio, televisione, giornali, telefonini, PC, notebook, palmari c'inondano con un mare di notizie in cui è anche difficile pescare quelle interessanti fra le tante banali, inutili, ripetitive. Stupro era una parola che pochi conoscevano, oggi non passa giorno senza averne notizia. Magari succedeva anche un tempo, ma oggi si beve caffè e notizia di stupro: o ci si abitua o non si beve più il caffè. E lo stesso vale per furti, rapine, omicidi con le armi più varie compresa l'automobile, anche se in questo caso si parla di "auto impazzita", forse in circolazione grazie alla legge Basaglia. Poi ci raccontano di Tizia che ha lasciato Caio per mettersi con Sempronio che s'è stufato di Sarah che ora "esce" con Fermo, cugino di Lucrezia ex 1^ moglie di Pietro e 3^ di Paolo e attuale compagna di Tommaso detto Didimo, appunto. E ogni estate ci dicono che fa caldo e la gente fa la coda in autostrada per andarsi a riposare, in inverno che fa freddo e la gente fa la coda in autostrada per andare a sciare, in primavera e in autunno che non ci sono più le mezze stagioni, e mai un giorno che la temperatura sia esattamente quella media del mese (scandaloso!).
Non meno inflazionate sono le fotografie. Comperare la pellicola, farla sviluppare, fare stampare le foto richiedeva una certa spesa e i soldi erano pochi: tranne quelli che di foto vivevano e quelli che di soldi ne avevano, non erano moltissimi a avere una macchina fotografica e tanti di questi facevano foto con parsimonia, se proprio ne valeva la spesa, e non tutte riuscivano. Ora le foto si fanno e si mandano anche telefonando, se ne possono fare migliaia solo spendendo per l'attrezzatura (magari costosa) o per la stampa: poi si scaricano sul PC e - volendo - in rete dove tutti possono vederle. Ce ne sono milioni, di bellissime, di belle, di così e così e di brutte e ognuno può scegliere secondo i suoi gusti. Per secoli il problema è stata la scarsità di cose, la carestia; abbondava solo quello che non si voleva: malattie, fatica, patimenti. Ora il "problema" è la sovrabbondanza che complica la scelta, l'inflazione che fa perdere valore. Una foto era una cosa preziosa, da conservare con amore: oggi è una cosa senza valore, si dà un'occhiata e si passa a un'altra, tralasciando molte che nel frattempo si sono rese accessibili. Resta il piacere di scattare foto per se stessi, potendo sbagliare senza pagare. Lo stesso vale per i filmati, un tempo praticamente inesistenti e oggi alla portata di chiunque, da chi va all'asilo infantile a chi è in quello per anziani (ma più bravi sono i primi).
Passando dalle pietre scolpite, alle tavolette incise, ai papiri, alla pergamena, alla carta, dagli amanuensi alla stampa, dagli incunaboli ai giornali stampati, la quantità di parole scritte e lette è via via aumentata e la fatica materiale di scriverle diminuita. Con l'avvento del computer, dei programmi di gestione dei testi, di Internet la possibilità di scrivere è esplosa: è estesa a tutti, abbiano o no qualcosa da dire, sappiano o no dirla. Così gli scriventi sono diventati innumerevoli e gli "scrittori" numerosi. Col crescere delle parole scritte forse sono aumentate anche quelle lette, ma in mezzo a tanta abbondanza il lettore ha il non piccolo imbarazzo della scelta: ci sono più aghi nel pagliaio, ma questo è diventato immenso. Nonostante gli aiuti di Google, se non si beneficia di qualche dritta ci vuole molto più tempo per scartare l'inutile che per leggere l'utile. La vita si allunga, ma le giornate restano di 24 ore, e ogni giorno si deve mangiare, dormire, distrarsi, fare sport, tante altre cose e magari anche scrivere, come sto facendo io, come stanno facendo tantissimi altri, ogni giorno sempre più seppellendo in una montagna di testi terrosi i pochi testi preziosi che non si avrà il tempo di trovare.
"Chi trova un amico trova un tesoro", si diceva un tempo. E un amico era un tesoro, un vero amico era ed è un raro tesoro. Si ha invece l'inflazione dei cosiddetti o sedicenti amici, soprattutto grazie ad Internet e ai suoi derivati. Entri in un qualche sito, ti registri e puoi chiedere o accettare di diventare amico con un qualsiasi altro registrato. Da cosa nasce cosa e diventi amico dei suoi amici e degli amici degli amici, tutte persone di cui non conosci nemmeno il nome, non sai dove abitino, chi siano e se quello che dicono sia vero o falso: insomma gente di cui non ti puoi fidare, e possono essere migliaia. Un amico è raro, ma la parola "amico" in certi contesti ha perso ogni valore, inflazionata più del Reichsmark.
Si poteva leggere un'intero romanzo come "I promessi sposi" senza trovarvi se non un accenno al rapporto sessuale ("la sventurata rispose"). Ora difficilmente si può leggere anche un piccolo racconto che non contenga almeno una dettagliata descrizione di coito. Pure considerando le variazioni, è un tema antico e la storia necessariamente ripetitiva e decisamente inflazionata, così perdendo il discutibile valore iniziale. La stessa cosa vale per il sesso parlato e praticato, diventato talmente abituale e banale da non valere e soddisfare molto più di qualsiasi altra quotidiana funzione corporale come mingere o defecare. Una forma nobilitata del sesso viene definita "Amore", anche questo inflazionato sia come definzione sia nella sostanza. Può essere egocentrico, egoistico, tirannico, dispotico, ossessivo, possessivo e viene sempre detto amore, mentre un amore rispettoso, recicproco, disinteressato, generoso può durare un niente ed essere sostituito da un altro amore equivalente. Molti amori, quindi, un'inflazione di amori svalutati.
Per molti - ma non per tutti - c'è sovrabbondanza di cibo, un'inflazione di merendine e altro cibo pronto che non fa più desiderare e apprezzare un semplice pezzo di pane-burro-marmellata o pane-e-olio. Magari desideriamo il piatto che la mamma ci faceva per il nostro compleanno, ma tutto il resto è indifferente, di valore solo pecuniario, privo del grande valore del desiderio: quello che vogliamo lo vediamo e lo comperiamo, semplicemente e banalmente. E non cè più il piacere dell'attesa, di aspettare, di desiderare (essere "promosi", diceva mia mamma) di un frutto di stagione, di un piatto un tempo fatto raramente: gnocchi, "fugassa", sopressa, e anche baccalà alla vicentina o i semplicissimi "bigoli con la sardela" (o forse sì, se fatto da mamma come un tempo).
Anche per i bambini - i nostri - c'è l'inflazione dei giocattoli: ne hanno moltissimi, non fanno a tempo a desiderarne di nuovi che subito arrivano. Non aspettano la Befana o il compleanno. Il "valore" di un giocattolo fra i tanti non può essere pari a quell'unico giocattolo, a lungo atteso che forse arrivava e forse no, alla bicicletta sognata per anni. Forse solo quando saranno più grandi dovranno attendere qualche mese per avere la motoretta: adesso hanno la stanza piena di giocattoli, vuota di fratelli e giocano con la play-station o un pezzo di legno.

Scritto il 02/08/2009 alle 22:07 nella Costume


Insegnanti

Metterla sul piano del "razzismo" crea sempre attenzione, ma forse sarebbe meglio vedere le cose per quello che realmente sono, senza preconcetti o vittimismi.
Non affermo nulla, mi limito a fare alcune considerazioni, da inesperto della materia.
Che possa dar fastidio agli abitanti delle regioni settentrionali avere insegnanti e giudici quasi tutti meridionali può essere vero, come probabilmente darebbe (ha dato) fastidio ai meridionali sentire giudici, guardie, insegnanti esprimersi ostentatamente con accento torinese. Tuttavia, da quello che ho potuto capire il problema - o il pretesto - è avere insegnanti bravi a fare il loro lavoro. Potrebbe andar bene anche un fuegino se fosse più bravo di un insegnante veneto, ma se non lo è non è proprio il caso di preferirlo. Dare ingiustamente del razzista è razzismo, come lo è vedere razzismo in ogni valutazione negativa nei confronti di qualcuno della propria "razza".
Sembra che gli insegnanti meridionali siano sovrabbondanti nelle proprie regioni non per la sovrabbondanza di geni - che pur ci saranno, come ci sono stati - ma per una troppo accomodante valutazione: un attestato di merito non si nega a nessuno, come a nessuno si nega un dotto', todos caballeros.
Al contrario gli insegnanti settentrionali "qualificati" scarseggiano non perchè siano stupidi congeniti ma perché più severi sono i criteri di giudizio.
Dire che da una parte prevale una mentalità austrungarica-piemontese e dall'altra una borbonico-spagnolesca, si rischia l'accusa di razzismo. (1)
Potrebbe essere che i sospetti dei settentrionali siano del tutto infondati: non dovrebbe essere complicato verificarlo se i giudizi fossero espressi dagli stessi giudici, ammettendo una volta tanto che non siano razzisti e giudichino con lo stesso criterio il candidato di Bolzano e quello di Palermo.
Sarebbe però bene che chi insegna non si senta provvisoriamente in trasferta, del tutto avulso dalla comunità che lo circonda e solo in attesa di potersene tornare alla sua terra, senza spere niente di usi, costumi, tradizioni, parlata dei suoi studenti.
Non ha senso fare esami di dialetto - spesso diverso da luogo a luogo della stessa provincia - ma vorrei che gli insegnanti cercassero di parlare un buon italiano: personalmente non mi piacerebbe che i miei figli scrivessero "sabbado andrò da Luiggi".

(1) Per quanto riguarda la delibera della Provincia di Vicenza VEDI (il Giornale di Vicenza)
Scritto il 31/07/2009 alle 19:41 nella Burocrazia, Politica, Scuola

martedì 21 luglio 2009

da 28/05/2009 a 21/07/2009

Vietato vietare Sento dire che vietare una cosa considerandola reato è dannoso perchè fa aumentare il numero dei procedimenti penali intasando la Giustizia. Non mi sembra il modo corretto per valutare l'opportunità di una norma. Che la Giustizia sia già intasata è fuori di dubbio, ma dubito che di questo non ne sia responsabile anche la Magistratura e quei magistrati che difendono non solo la loro autonomia ma anche i loro privilegi, che si avvalgono della teorica obbligatorietà dell'azione penale per la pratica scelta dei casi più graditi, solitamente quelli che danno maggiore visibilità o opportunità politiche. Quando lavoravo non andavo in ferie prima di avere smaltito tutto l'arretrato e le incombenze in scadenza, invece ci sono magistrati che se ne vanno belli belli a godersi vacanze né brevi né poco costose mentre l'innocente resta in galera in attesa di giudizio e il colpevole va libero per la scadenza di non brevi termini. Se si vieta e punisce un'azione ci si attende che questa diventi sempre meno diffusa e magari cessi. I casi da giudicare dovrebbero essere sempre meno dei casi preesistenti, ma così potrebbe non essere se i processi non avessero conseguenze, se si riduccessero ad una formalità, ad una perdita di tempo, se le pene non venissero applicate, ipotesi non assurda in questo Paese. Allora chi commette quell'azione continuerebbe a farlo ed altri sarebbero incentivati a imitarlo e a ridersela di norme e divieti, già succede. Altri sono i modi per giudicare la validità di una norma, altri quelli per rimediare alle carenza dell'apparato giudiziario e fra questi non può esserci la preconcetta (o interessata) ostilità ad ogni tentativo di cambiare le cose. Se non si introducono nuovi reati solo per evitare nuovi processi, per risolvere il problema giustizia basterebbe eliminare tutti i reati esistenti, fare una bella amnistia e delle carceri alberghi e delle guardie camerieri, licenziare (o non assumere, se non si ha fretta) giudici, poliziotti, ecc. Non servirebbero nemmeno parlamentari per fare le leggi, né docenti di diritto e avvocati se non esperti in diritto internazionale, né tanta burocrazie per le pratiche amministrative e nemmeno partiti e congressi di partito. E magari qualcuno dirà che non sarebbe tanto peggio di adesso. Scritto il 21/07/2009 alle 22:49 nella Giustizia, Politica Stalking Leggo sui giornali che chi molesta qualcuno in Italia commette reato di stalking ed è punito anche se non è cittadino britannico, non sa l'inglese e parla solo l'italiano, lingua un tempo ufficiale nel Paese. Mi chiedo se per chi prende a schiaffi il prossimo sia previsto il reato di sberling. Scritto il 20/07/2009 alle 20:46 nella Attualità Estate Torna l'estate e con l'estate le Feste e la spiaggia. Festa Democratica. C'era il PCI e la "Festa dell'Unità", ora c'è il PD e la Festa Democratica. Stando al vocabolario dovrebbe essere alla buona con gente alla mano, affabile, cordiale con tutti, con prezzi democratici che però mi fanno capire perché non tutti possano arrivare alla fine del mese. In una di queste feste ho visto su un padiglione l'insegna "A.N.P.I.- i resistenti continuano". Se, come credo, si tratta dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia fondata dai partecipanti alla Resistenza italiana contro l'occupazione nazi-fascista, i più giovani dei resistenti avranno avuto 15 anni nel 1945. Basta un semplice calcolo per rendersi conto che oggi la maggioranza di loro ha superato l'ottantina: se la frase significa che continuano a resistere, mi viene da pensare che alla nostra età la resistenza più impegnativa potrebbe essere quella necessaria per poter arrivare a un gabinetto. Spiaggia libera. Non mi piacciono gli stabilimenti balneari: il nome mi ricorda il lavoro e tutti quegli ombrelloni e sdraio - uniformi e allineati - mi ricordano la naja. Vado nella spiaggia libera. Il mare è pulito e non sporca la spiaggia, anzi, ma ci sono ovunque filtri di sigaretta. Ci sono in giro anche carte d'involto, lattine e scatolette di bibite, alcuni sacchetti e bottiglie di plastica, ma c'è sempre anche qualche anima buona, qualche buon vecchietto che provvede a portare negli appositi contenitori anche quello che altri maleducatamente hanno lasciato dov'erano, ma non può tutto. È noto che gli italiani non vogliono fare certi lavori, ma non mi sembra un lavoro eccessivamente gravoso non gettare cicche ovunque ci si trovi o portare bottiglie e sacchetti vuoti nei non lontani bidoni. Ci si lamenta delle tasse troppo alte ma si pretende che il Comune provveda ad assumere qualche straniero che ci segua e raccolga le nostre cicche, quando basterebbe tenerle in un pacchetto di sigarette vuoto, invece di gettare questo e quelle su marciapiedi, aiuole, strade, spiagge o dove capita: lavoro troppo faticoso, rifiutato dagli italiani. Certo i bimbi che crescono con genitori che si comportono così, così cresceranno; non so se a scuola insegnano educazione civica, ma se si insegna come civilmente comportarsi forse un giorno anche in Italia le gente sarà rispettosa della legge e del prossimo, almeno quelli che si ritengono onesti cittadini. Scritto il 16/07/2009 alle 22:34 nella Attualità Escort Avevo trovato QUI molte definizioni, ma non avevo trovato questo termine: e pensare che io andavo con l'escort per accompagnare i bambini a scuola e mia moglie non aveva niente da ridire! Con l'auto, intendo. Scritto il 27/06/2009 alle 02:50 nella Attualità Quorum Perchè un referendum abbia effetto la Costituzione prevede che lo approvi la maggioranza della maggioranza degli aventi diritto al voto, ma serve la maggioranza degli elettori se il dissenzo si esprime con l'astensione. Non sarebbe più semplice votare solo per il SI, magari abbassando il quorum? Chi vuole abrogare la legge vota, chi non lo vuole non vota ed è tutto chiaro. Oppure si abolisca il quorum: chi è interessato a esprimere il suo parere lo fa, gli altri si adeguano al parere della maggioranza di chi si è espresso, pochi o tanti che siano. E per evitare referendum che non interessano nessuno o quasi, si alzi il numero necessario di richiedenti. Naturalmente si dovrebbe cambiare la Costituzione, ma anche la legge fondamentale della Repubblica è stata fatta da uomini del tempo e non infallibili, e lo sapevano. Quando scriovevano allora non potevano immaginare il tempo attuale, quando scrivevano "Art. 52. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino." probabilmente non immaginavano l'Italia di oggi. Scritto il 21/06/2009 alle 07:58 nella Politica Aritmetica (Se le cose stanno così). Anno scolastico. Sul "documento di valutazione" di mia nipote trovo "1° quadrimestre│Finale". Ricordo "pagelle" con "1°trim.│2°trim.│3°trim.", mi dicono che ora ci sono due quadrimestri. Calcolo: tre trimestri=9 mesi, due quadrimestri=otto mesi. Che ne è stato del mese mancante? Giorni di scuola 1 anno = 365 giorni = 12 mesi 1 settimana = 7 giorni 365/7/12 = 4,3 settimane medie mensili All'età di mia nipote andavo a scuola 6 giorni alla settimana, quindi 6 x 4,3 x 9 = 232 giorni di scuola Mia nipote invece ci va per cinque giorni alla settimana, quindi 5 x 4,3 x 8 = 172 giorni di scuola. I ragazzi d'oggi imparano prima: 60 giorni in meno. Retribuzione. Tizio: orario di lavoro 18 ore alla settimana, stipendio netto 1000 euro al mese. 18 ore x 4,3 settimane x 8 mesi = 619 ore di lezione annue 1000 x 13 = 13000 stipendio annuo di cui per esami e altro 1000 (13000-1000)/619 = 19,4 euro per ora di lezione. Caio: 40 ore x 47 settimane(=52annue-5ferie) = 1880 ore lavorate. 1200 x 13 = 15600 stipendio annuo 15600/1880 = 8,3 euro per ora lavorata Chi ha più titolo a lamentarsi? Scritto il 19/06/2009 alle 16:48 nella Scuola Accade a Viggiù Sandy Cane 1 Forse sarà un caso, ma viene perlomeno da sorridere sentendo la notizia che il primo sindaco "di colore" in Italia è stato eletto dai leghisti, nelle liste della Lega Nord. Certo la signora neo-sindaco di Viggiù è solo "abbronzata" come Obama, certo come Obama è un po' colorata solo per via del padre (e non per quell'incendio che i pompieri della canzonetta volevano spegnere con la benzina); sta di fatto che mostra orgogliosamente la coccarda leghista ed è stata votata dal popolo padano, da molti tacciato di xenofobia e razzismo. Forse il diavolo non è così brutto come lo si dipinge o forse non è dipinto così brutto come si pensa, norditaliano o nordafricano che sia. C'è chi "discrimina" le persone sulla base della loro laboriosità, onestà e rispetto delle norme e chi sulla base della militanza politica e luogo di residenza, attribuendo loro diavoli più brutti di quelli che dipingono o magari criticandole perché non li dipingono come un angeli. Se poi succede che su cento persone con i baffi novanta sono tipi poco raccomandabili (o che su 100 delinquenti 90 abbiano i baffi), mi par normale diffidare dei baffuti, salvo poi invitare a cena chi si dimostra una brava persona con i baffi. Non si deve generalizzare, ma le statistiche devono pure insegnare qualcosa. Una rondine non fa primavera, ma la signora sindaco di Viggiù attesta che lì si bada ad altro che al colore della pelle; forse altrove si giudica dal colore degli occhi, dei capelli o del fazzoletto, che non dev'essere verde. Scritto il 10/06/2009 alle 21:19 nella Politica Potere della TV Immancabilmente è sempre colpa della TV. Colpa della TV e di che la domina. Anche questa volta Franceschini lamenta:"E' stato come giocare tutto il campionato in trasferta, come salire sul ring con un braccio legato dietro la schiena." Personalmente penso che abbia ragione a dire che è colpa della televisione: è grazie alla TV che ha potuto farsi vedere e dire quello che ha convinto molti a votare per il suo avversario. Se se ne stava tranquillo potevano anche pensare che meritasse un po' di fiducia: in fin dei conti se la sarebbe meritata, almeno per il coraggio di prendere in mano un PD che sembrava allo sbaraglio. Credo che abbia fatto tutto il possibile per avere i voti degli estremisti del suo schieramento. Non so se c'è riuscito, ma sarebbe stato più vantaggioso cercare di conquistare voti nel campo avverso:valgono il doppio, un voto in meno contro e uno in più a favore fanno due voti utili a ridurre la distanza. Ma se si dichiara che chi ha votato per l'avversario è solo succube della TV, uno sprovveduto che si fa turlupinare, uno stolto plagiato, difficilmente si ottiene il suo voto. E ripetere molte volte alla televisione, in molte televisioni, che l'avversario vince solo grazie alla televisione mi pare poco credibile e un insulto al buon senso degli elettori. Qualche volta si deve ammettere che se si ottengono o non si ottengono i risultati sperati non è sempre merito o colpa dell'attrezzo usato ma molto spesso "del soramànego" (come dicono dalle mie parti), di chi usa l'attrezzo. Scritto il 08/06/2009 alle 16:51 nella elezioni, Franceschini, Politica, Radio e televisione | Riposa in pace "Carpe diem", vivere giorno per giorno senza pensare al passato è senza preoccuparsi del futuro è molto moderno, seppur molto antico.Lapide Anche per chi dice che il precariato è un male perché impedisce di pensare al futuro, in realtà talvolta lo è perché impedisce di non pensare al futuro - al giorno dopo - e di vivere spensieratamente una lunghissima gioventù. Io non sono più giovane dalla fine della naja moltissimi anni fa; del futuro ancora mi preoccupo ma ormai, mio malgrado, si limita a dove prima o poi finirò. Mi scombussola un po' pensare che dopo essermi lamentato per tutta la vita dell'invadenza burocratica alla fine sarà anche peggio. L'ideale per i burocrati è assegnarci un codice e identificarci con quello in vita e in morte, incasellarci in vita in anonimi condomini, contraddistinti da un numero (in Liguria un civico blu, ché il civico rosso serve alle imprese) e poi in ordinati campinonpiùsanti, con tombe tutte uguali e con un solo codice di 16 caratteri, formato Arial, che dice tutto il dicibile: nome e cognome abbreviati, sesso, data e luogo di nascita. Un bel timbro-datario comunale, a certicare data di decesso e la regolare procedura burocratica: e nient'altro. Se qualcuno fosse interessato, può leggersi l'articolo di 'Avvenire' su quello che succede a Lugo di Romagna. Scritto il 03/06/2009 alle 15:15 nella Attualità, Burocrazia, Politica Letture Con i tempi che corrono è forse eroico fermarsi, ma talvolta ne vale la pena. Basta un clic e si passa da una notizia ad un'altra: basta collegarsi ai siti giusti e le notizie si susseguono una dopo l'altra, magari frammiste a insulti, volgarità, stupidaggini. Copio e incollo: 2768 notizie postate nelle ultime 24 ore. Dedicando otto ore a quell'unico sito dovrei leggere 346 post all'ora, mediamente uno ogni 10,4 secondi. Naturalmente non resto solo in quel sito, non leggo tutto quello che propone, non vorrei viaggiare in internet per otto ore al giorno. Così molte cose mi sfuggono e molte le leggo di sfuggita; arrivo a considerare una perdita di tempo leggere post lunghi, soffermandomi soltanto sugli articoli degli opinionisti dei giornali on line o di qualche particolare cronaca. Aggiungo che non sono un fulmine nel leggere e che anche quando scrivo ci metto il mio tempo, cercando e sperando di farne perdere il meno possibile ai miei lettori. Ma ogni tanto vado a vedere questo blog. Non tutti i giorni, per i motivi che ho detto e perché non mi è possibile leggerlo velocemente: devo farlo con calma e non sempre posso. Non so esprimere motivati giudizi su cosa e come vi si scrive, dico solo che quando sono del giusto umore mi piace fare un giretto da quelle parti. Scritto il 28/05/2009 alle 10:45 nella Internet e media |

martedì 19 maggio 2009

da 28/03/2009 a 19/05/2009

sabato 28 marzo 2009

da 15/02/2009 a 28/03/2009