I matrimoni tra uomo e donna sono sempre meno, anche perché in molti casi lo stato non tutela la "famiglia" ma la perseguita. In compenso cresce la richiesta di matrimonio tra uomo e uomo, donna e donna e magari un domani tra uomo e uomini, donna e donne, e cani, e gatti, e orsi, e canarini, ecc.: basta vi sia un legame affettivo. Da molto tempo e in molti luoghi si è ritenuto necessario un riconoscimento pubblico dell'unione uomo-donna (premessa della procreazione) considerando il lungo tempo necessario per l'autonomia dei cuccioli umani e l'opportunità di consentire loro di vivere in un ambiente il più possibile stabile e protettivo. Il matrimonio (civile o religioso con valore civile) serviva a riconoscere pubblicamente "la famigia" e i diritti e doveri interni ed esterni dei suoi componenti. Se aveva un senso il matrimonio quando i fini erano la conservazione della specie e dei beni, quando era considerato interesse della comunità tutelare la famiglia e la sua durata, forse ora non lo è più. Ai matrimoni improvvisati seguono divorzi veloci, i figli sono un peso che non tutti sopportano o un lusso che non tutti si possono permettere, ordinandoli al supermercato se non si possono avere naturalmente. Non c'è motivo che la comunità si occupi di tutelare quello che non c'è: estendere il matrimonio civile a tutti lo rende una pagliacciata, lo si abolisca per tutti e siamo tutti uguali senza distinzioni. Per chi vuole una cosa seria c'è il matrimonio religioso, sempre che non cambi anche quello.
Per avere pane ci vuole farina e acqua (e altro): con farina e farina o acqua e acqua (e altro) si avrà qualcosa che nessuno si sogna di chiamare pane. Per avere matrimonio ci vuole uomo e donna: con uomo e uomo o donna e donna si avrà qualcosa che sarebbe almeno opportuno non chiamare matrimonio, per non creare confusione.
Tweet
lunedì 25 maggio 2015
mercoledì 20 maggio 2015
Senza vergogna
E bravo Màtteo, col bonus elettorale raccatta voti e risolve due problemi: quello di cassa e quello dell'immigrazione. Meno soldi si danno ai pensionati meno si spende e meno soldi i pensionati hanno più è facile che facciano come suggerisce la Moretti (PD): accogliere in casa gli allogeni per avere i 35 euro giornalieri che lo stato spende per loro.
E senza provare vergogna offendono doppiamente gli anziani italiani: perché non danno loro nemmeno il dovuto e perché non li ritengono degni di essere trattati come gli estranei.
Per chi non invitato viene da noi e mai ha contribuito al benessere (poco o tanto che sia) dell'Italia lo stato spende almeno 1050 euro al mese mentre molte persone anziane, specialmente donne che con il loro lavoro (retribuito o no) vi hanno contribuito per una vita, hanno pensioni che non arrivano ai 500. Ora queste persone per avere qualche disponibilità in più dovrebbero mettere la loro casa e se stesse al servizio dei nuovi arrivati: questo è puro razzismo, a danno degli italiani.
Come mi sa di razzismo (generazionale) anche l'insistere nel dire che gli anziani "rubano" ai giovani. Se i giovani non trovano lavoro non è certo colpa degli anziani, loro il lavoro l'hanno lasciato e i giovani potrebbero sostituirli se il lavoro ci fosse.
Non è colpa degli anziani se i giovani non trovano, non cercano o non vogliono un lavoro, non è colpa degli anziani se ora servono meno persone per fare più cose, se le imprese italiane chiudono o lavorano all'estero o se i lavoratori esteri arrivano e lavorano in Italia. E tantomeno è colpa dei pensionati "privati" se nel paese c'è e c'è stata tanta burocrazia pubblica e quindi ci sono tanti pensionati "pubblici" che, ci dicono, guadagnano mediamente il 70% in più dei "privati". La cosa non meraviglia: è più facile essere generosi a spese altrui che a spese proprie, é più facile dare aumenti immeritati (e furbetti) quando a pagare è poi il solito Pantalone.
Quelli della mia età hanno cominciato a lavorare anche a 15 anni, lavoravano 48 ore alla settimana, avevano un paio di settimane di ferie e non avevano tutte le modernità cui i giovani non possono rinunciare: non so quanti giovani italiani sarebbero disposti a fare i sacrifici fatti dai loro genitori o nonni, ma ci sono gli stranieri.
Con un po' di pazienza i pensionati attuali non ci saranno più e se le cose continueranno andar male di chi sarà mai la colpa?
Dire poi con tono accusatorio che "le pensioni sono il 30% del welfare" se non si riferisce alla sola quota assistenziale è come dire che le spese per le l'automobili private sono il 30% delle spese per il trasporto pubblico e privato: l'assistenza è a carico della collettività, la previdenza del singolo.
Tweet
E senza provare vergogna offendono doppiamente gli anziani italiani: perché non danno loro nemmeno il dovuto e perché non li ritengono degni di essere trattati come gli estranei.
Per chi non invitato viene da noi e mai ha contribuito al benessere (poco o tanto che sia) dell'Italia lo stato spende almeno 1050 euro al mese mentre molte persone anziane, specialmente donne che con il loro lavoro (retribuito o no) vi hanno contribuito per una vita, hanno pensioni che non arrivano ai 500. Ora queste persone per avere qualche disponibilità in più dovrebbero mettere la loro casa e se stesse al servizio dei nuovi arrivati: questo è puro razzismo, a danno degli italiani.
Come mi sa di razzismo (generazionale) anche l'insistere nel dire che gli anziani "rubano" ai giovani. Se i giovani non trovano lavoro non è certo colpa degli anziani, loro il lavoro l'hanno lasciato e i giovani potrebbero sostituirli se il lavoro ci fosse.
Non è colpa degli anziani se i giovani non trovano, non cercano o non vogliono un lavoro, non è colpa degli anziani se ora servono meno persone per fare più cose, se le imprese italiane chiudono o lavorano all'estero o se i lavoratori esteri arrivano e lavorano in Italia. E tantomeno è colpa dei pensionati "privati" se nel paese c'è e c'è stata tanta burocrazia pubblica e quindi ci sono tanti pensionati "pubblici" che, ci dicono, guadagnano mediamente il 70% in più dei "privati". La cosa non meraviglia: è più facile essere generosi a spese altrui che a spese proprie, é più facile dare aumenti immeritati (e furbetti) quando a pagare è poi il solito Pantalone.
Quelli della mia età hanno cominciato a lavorare anche a 15 anni, lavoravano 48 ore alla settimana, avevano un paio di settimane di ferie e non avevano tutte le modernità cui i giovani non possono rinunciare: non so quanti giovani italiani sarebbero disposti a fare i sacrifici fatti dai loro genitori o nonni, ma ci sono gli stranieri.
Con un po' di pazienza i pensionati attuali non ci saranno più e se le cose continueranno andar male di chi sarà mai la colpa?
Dire poi con tono accusatorio che "le pensioni sono il 30% del welfare" se non si riferisce alla sola quota assistenziale è come dire che le spese per le l'automobili private sono il 30% delle spese per il trasporto pubblico e privato: l'assistenza è a carico della collettività, la previdenza del singolo.
Tweet
Iscriviti a:
Post (Atom)