Ho sentito ieri in TV (Otto e mezzo - La7) il segretario generale dell'ANM dottor Cascini dichiarare la sua contrarietà alla riforma della Giustizia che - dice - in realtà non riguarda la Giustizia ma i Giudici e i magistrati che non potrebbero più agire secondo coscienza ma secondo paura, paura del Parlamento, paura del Governo. Diceva don Abbondio "Il coraggio, uno non se lo può dare": se affermano che i magistrati potranno avere paura, devo pensare che anche ora non tutti i magistrati fanno il loro dovere in coraggiosa onestà, che possono avere le stesse paure anche se provocate da altri. Quei signori maestosamente in toga possono come tutti anche avere paura, subire pressioni, commettere errori: ma chi non ha paura ora non l'avrà neanche allora e viceversa. Credo di sapere cos'è la paura: ho paura di essere intercettato, di essere frainteso, di essere indagato, di essere incarcerato, di vivere anni nell'ansia di essere giudicato, di essere ingiustamente condannato. Non mi occupo di grandi cose e non uso quasi mai il telefono, non è quindi una grande paura la mia, ma non si sa mai. Si dice anche che la paura è necessaria nella vita; è bene avere paura di commettere errori, di doverne pagare le conseguenze, di danneggiare gli altri, di non osservare la legge, di credersi infallibili e impunibili, di non fare bene il proprio lavoro, di non osservare il proprio dovere, di dovere rispondere dei propri atti, aver paura delle proprie responsabilità: non un irragionevole terrore ma una sana giusta paura.
Non vorrei che quello che i magistrati paventano fosse non di perdere autonomia e libertà ma preminenza e privilegi, non di avere paura ma di non fare paura, non di essere ricattati ma di non poter ricattare; non penso che i delegati del popolo siano più temibili e pericolosi di quelli dei magistrati o della malavita.
Forse non tutti i magistrati pensano che tutto va bene, che non c'è bisogno di una riforma ma solo di più disponibilità economiche; non penso che la riforma proposta dal governo sia il meglio del meglio: va letta, discussa, criticata e possibilmente migliorata anche ascoltando la magistratura. I magistrati più di tutti dovrebbero però sapere che spetta a loro applicare le leggi ma spetta ad altri farle: ognuno faccia il suo mestiere e lasci agli altri fare il proprio, non agiti la Costituzione ma l'osservi e non s'immagini provvedimenti punitivi come un bimbo che è stato cattivo.
Wikio
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