Salvataggi
Dicono che le ONG organizzano il salvataggio in mare, ma chissà se organizzano anche il naufragio in modo che avvenga quando una loro nave è pronta al soccorso. Nei decenni precedenti la tratta dei "profughi" non ho avuto notizia di naufragi nel Mediterraneo. Magari qualcuno ci sarà pure stato e i naufraghi debitamente soccorsi, non so. Poi, con il grande esodo, non è passato giorno che non ci fosse naufragio e l'intervento di qualche nave. Quando chi è in pericolo viene tratto su una grossa nave non rischia più di affogare, salvo casi eccezionali. I cosidetti salvataggi sono prevalentemente semplici trasferimenti da barconi insicuri cui dovrebbe essere vietato navigare a navi più sicure. Quasi sempre si tratta non di salvare ma di traghettare i "profughi" dall'Africa all'Italia. Per carità, puo capitare che si facciano male i conti, che si sbaglino i tempi o le manovre e che persone facciano davvero naufragio e anneghino. Più sono quelli che, fidando nel soccorso promesso, affrontano il rischio e più può capitare: meglio diminuire le vite in pericolo che aumentare le vite salvate. Se un giorno in una valle c'è grave pericolo di frane o valanghe si salvano più persone vietando l'accesso alle zone pericolose e facendo rispettare il divieto che potenziando il soccorso alpino. I soccorsi in mare e in montagna sono necessari ma non devono essere motivo per incrementare i pericoli.
Il servizio delle ONG nel Mediterraneo è solitamente più simile, seppure con modalità sicuramente più gravose e pericolose, a quello degli autobus di linea che raccolgono i passeggeri alle fermate evitando loro il pericolo di fare la strada a piedi o di essere travolti da veicoli di passaggio che non a quello dei pompieri impegnati nel soccorso delle vittime di inondazioni.
Stranamente i "salvataggi" in mare non avvengono quando il mare è in burrasca e i naufragi più probabili, ma quando il mare è calmo e più probabile è l'avventurarsi in mare di persone in cerca di traghetto: compito delle ONG è di portarle in Italia. Non salvataggio ma trasporto più sicuro.
Profughi
Chi è favorevole alla loro accoglienza li chiama sempre "profughi", chi è contrario li chiama "clandestini". Se con "profugo" s'intende chi fugge da guerre o persecuzioni in un barcone di "disperati" è ormai pacifico che i profughi sono una minoranza. A voler essere ottimisti si può parlare al massimo di "sedicenti profughi" o "presunti profughi" o al contrario di "presunti clandestini" e magari affermare che in misura più o meno maggiore possono anche essere "presunti delinquenti". Le cronache non aiutano a dissipare questa ipotesi.
Dire "migranti" fa pensare a un esodo per trovare lavoro, alquanto improbabile quando il paese di arrivo soffre di alta disoccupazione e di evidente impossibilità di dar lavoro a nuovi disoccupati.
Non è usuale ma potrebbero essere definiti "transumanti", persone che lasciano un posto per cercare più verdi pascoli, altre opportunità. E quale migliore opportunità di godersi un paio d'anni di vacanze gratis e usufruire senza nulla dare dei benefci sociali creati dal lavoro di generazioni?
Dicono che gli stranieri, quando lavorano, fanno il lavoro che gli italiani non vogliono più fare, magari perché sottopagato. Un tempo quei lavoratori dalla sinistra erano detti con disprezzo crumiri. Ma erano bianchi e si poteva dire, oggi sono "di colore" e sarebbe razzismo.
Finora la regola è stata salviamo tutti, accogliamo tutti. Va bene, le persone in pericolo vanno salvate, anche se in pericolo si mettono volontariamente. Vanno salvate e sbarcate in porto sicuro. Chissà se la sempre citata legge del mare considera sicuri solo i porti italiani o solo quelli dove oltre che mettere al sicuro dai pericoli del mare assicurano anche vitto e alloggio sine die.
Ma non facciamoci pendere in giro. Non diamo accoglienza a persone che non dimostrino la loro identità e provenienza con documenti o prove valide Da subito si deve sapere chi non può richiedere asilo e ridurre il numero di quelli che potrebbero averne diritto. A chi non può essere concesso va negato l'asilo, addebitati i benefici indebitamente goduti, sanzionato per eventuale dolo e permesso di far ricorso solo presentando nuove prove.
Parlando di tutti non si dovrebbe chiamarli profughi perché non tutti fuggono da guerre o persecuzioni, non migranti perchè non tutti cercamo un lavoro, non transumanti perhè non si usa: si dovrebbero chiamare invasori per come arrivano e molti si comportano.
Mare e cielo
Ovviamente quelli che non hanno documenti o non possono chiedere asilo o permesso di soggiorno non non devono entrare in Italia.
Le frontiere italiane sono per la maggior parte marine e non si può semplicemente impedire l'ingresso in Italia o riportare gli indesiderati nel Paese donde sono venuti come fanno Francia, Austria ecc.. Oltre il confine non c'è una terra ma il mare e non si possono ributtare in mare. Come i Paesi confinanti riportano in Italia gli indesiderati che sanno arrivare dall'Italia non vedo perché noi non riportiamo in Libia quelli che sappiamo arrivare dalla Libia. Sarà più lungo e costoso ma è la stessa cosa: si riportano da dove arrivano. Si può anche impedire che entrino nel nostro territorio restando al sicuro sul territorio straniero di una nave straniera.
Ma le ONG potrebbero fare meglio il loro lavoro, senza cambiarne gli scopi. Invece di obbligare coloro che dall'Africa vogliono arrivare in Europa a rischiare di annegare per salire sulle loro navi, si dotino di aerei. Invece di andare con le navi a "salvare" chi si mette in mare vadano con aerei sulla terraferma a caricare senza pericolo quante più persone possono. Invece di portarle tutte in porti italiani obbligando l'Italia a chiuderli, atterrino in un aeroporto dei tanti Paesi europei che criticano l'Italia. Di sicuro non chiuderanno gli aeroporti, accoglieranno tutti quelli che arriveranno e certamente non vorranno che restino su aerei in cielo come non vogliono che restino su navi in mare: è vomitevole.
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