L'8 marzo tutti dicono di essere dalla parte delle donne, di difendere le donne e che
devono cessare violenze e ingiustizie contro le donne. E poi? Poi c'è magari
qualcuno che si preoccupa di quelle donne con la pensione che non arriva ai 500
euro al mese? Donne che quand'erano giovani non trovavano lavoro o non
potevano lavorare per badare a figli e famiglia ma che ora hanno quella poca
pensione solo grazie ai contributi volontari e al lavoro fatto quando i
figli eran cresciuti.
Nemmeno 500 euro mensili, forse poco più di quanto la
generosa Italia dà a chiunque arrivato da qualsiasi parte del mondo abbia più di 65 anni e viva
in Italia senza mai avervi lavorato e contribuito purché dichiari di
continuare a viverci senza lavorare e senza contribuire.
Donne che hanno molto meno della
metà di quanto lo stato spende per l'accoglienza di ogni straniero
ne faccia richiesta ma più del doppio di quanto lo stato italiano consideri sufficiente perché una donna possa vivere autonomamente senza l'aiuto di familiari, cioè 2840,51€ lordi annui. E nessuno trova indecoroso e anacronistico questo antico limite superato il quale nessuno può considerarla a proprio carico e beneficiare di eventuali agevolazioni fiscali.
Per lo stato italiano mentre per lo straniero servono almeno 35 euro al giorno una cittadina italiana può benissimo vivere con 7,78 euri giornalieri senza l'aiuto del marito o altri. E se nessuno in famiglia può avere le agevolazioni fiscali esistenti, questa donna dovrà far quadrare i conti con meno risorse familiari.
Poiché disponendo di un tale reddito (2841€ annui) una donna può benissimo
campare senza aiuti, il marito
ovviamente non può addurre spese per la moglie che a sua volta non ha
abbastanza reddito imponibile e imposta per godere di eventuali
benefici fiscali.
Pur affermando la donna autosufficiente con 7,78 euri giornalieri e non a carico del marito lo stato ritiene che la moglie possa disporre liberamente del reddito del coniuge e quindi sia conseguentemente ricca della sua ricchezza tanto da essere esclusa dalle esenzioni che spettano a chi magari è più ricco di lei ma non ha coniuge o ha coniuge più povero e di dovere anche pagare le tasse sanitarie (il concorso alla spesa sanitaria detto ticket) che suoi coetanei più capienti non sono tenuti a pagare.
Cosi capita che le donne tanto
ipocritamente osannate e sostenute a parole l'8 di marzo si trovino
tutto l'anno ad accontentarsi del poco che hanno e dipendere dal marito
per pagare ticket, spese ordinarie e straordinarie senza nemmeno poter
godere delle agevolazioni concesse a stranieri e ai concittadini con reddito maggiore. E
gli stessi che dicono di difendere le donne in realtà si preoccupano di
più di accontentare omosessuli possibilmente ricchi e disposti a
spendere un capitale per comprare un figlio che di aiutare (o almeno non penalizzare) madri di
famiglia che con un reddito misero per aver anteposto la
crescita dei figli all'agiatezza personale. E mentre pensano di
ridurre la pensione di reversibilità per le vedove madri parlano di concederla al sodale superstite. Chissà se per compensare gli omofili di non
so quali sacrifici patiti a vantaggio della comunità o del guadagno perso per partecipare alle orgogliose parate gay e
per punire le anziane madri per non avere preteso a suo tempo più possibilità, maggiore tutela e aiuto.
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