Trovo ne "il Giornale" che dal 3 novembre p.v. patente e libretto dovranno coincidere. "La registrazione dovrà essere fatta alla Motorizzazione e annotare sulla carta di circolazione il nome di chi utilizza in modo costante l’auto di proprietà altrui per oltre 30 giorni. Sono esentati da tale obbligo i componenti del nucleo familiare, purché conviventi" (vedi)
In altre parole, se non capisco male, chi guida un'auto deve risultare intestatario della stessa per essere del tutto sicuro di non incorrere in sanzioni.
Se tutte le semplificazioni promesse dal Governo Renzi sono di questo tipo, meglio lasciare le cose complicate come stanno.
Tizio ha la patente di guida ma non ha auto propria e usa di volta in volta quella che gli presta un amico o quella della moglie. Se viene fermato per un controllo dovrà dimostrare che non la usa in modo continuativo per oltre 30 giorni o dovrà dimostrare il contrario chi gli contesta l'infrazione?
Tizio è regolarmente sposato e convive sempre con la moglie, nel senso di "Vivere insieme, fare vita comune con altri: il matrimonio impone ai coniugi di c. sotto lo stesso tetto" (vedi), ma non hanno la stessa residenza anagrafica e convivono o nella residenza dell'uno o in quella dell'altra, in modo pressocché equivalente.
Supponendo che la circolare non sia scritta in italiano comune ma in gergo buracratico, con "conviventi" si deve intendere "aventi residenza anagrafica nello stesso comune" o forse "aventi la residenza nello stesso indirizzo", come dice "il Giornale".
Tizio dovrà seguire la "semplificata" procedura indicata nella circolare ministeriale o dimostrare - non si sa in quale modo - che non usa l'auto in comodato per oltre 30 giorni?
E se Tizio, poiché "il matrimonio impone ai coniugi di covivere sotto lo stesso tetto", usasse tutti i giorni l'auto della moglie prevalentemente per farle da autista o fa fattorino?
Se Tizio è primo intestatario dell'auto che normalmente usa il cointestatario cosa si deve fare?
E se cointestataria è la fglia anagraficamente convivente con la moglie di Tizio?
Magari con la buona intenzione di semplificare le cose, mi pare che nemmeno Renzi rinunci a trovarle tutte pur di complicare la vita alla gente.
domenica 26 ottobre 2014
lunedì 20 ottobre 2014
La trappola
Non é convincente uno Stato che chiede ai suoi cittadini di essere onesti con esso se esso non è onesto con i cittadini, non può aspettarsi che paghino imposte e tasse per senso civico quando tende loro subdole trappole: o vi è reciproca onestà o prevale chi è più astuto, subdolo o forte.
Faccio ancora una volta l'esempio di due coniugi ultrasessantacinquenni esenti dalle tasse sanitarie (ticket) per limiti di reddito considerando il reddito medio pro capite, cioè ipotizzando che ognuno dei due concorra per metà al reddito lordo familiare annuo.
Il limite di reddito familiare oltre il quale pagare il ticket è stato fissato nel 1993 in 70000000 lire, cioé 35000000 medi pro-capite diventati con l'euro rispettivamente 36151.98 e 18075.99 euro.
Sono una trappola entro cui cadono persone con capacità contributiva sempre più bassa man mano che con l'aumentare dell'inflazione aumenta il reddito nominale ma non quello reale, come evidenziato di seguito.
Considerando il reddito medio lordo pro-capite di due sposi, beneficiava dell'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket):
nel 1994 chi nel 1993 non superava lire 35000000 = euro 18075 = 1390€ mese
nel 2014 chi nel 1993 non superava lire 21875000 = euro 11297 = 869€ mese
Considerando un'inflazione annua del 3% beneficerà dell'esenzione:
nel 2015 chi nel 1993 non superava lire 21238000 = euro 10968 = 843€ mese
nel 2020 chi nel 1993 non superava lire 18320000 = euro 9461 = 727€ mese
nel 2025 chi nel 1993 non superava lire 15803000 = euro 8162 = 628€ mese
nel 2030 chi nel 1993 non superava lire 13632000 = euro 7040 = 542€ mese
nel 2035 chi nel 1993 non superava lire 11759000 = euro 6073 = 467€ mese
nel 2040 chi nel 1993 non superava lire 10143000 = euro 5238 = 403€ mese
nel 2045 chi nel 1993 non superava lire 8750000 = euro 4519 = 348€ mese
nel 2050 chi nel 1993 non superava lire 7548000 = euro 3898 = 300€ mese
nel 2055 chi nel 1993 non superava lire 6510000 = euro 3362 = 259€ mese
nel 2060 chi nel 1993 non superava lire 5616000 = euro 2900 = 223€ mese
nel 2065 chi nel 1993 non superava lire 4845000 = euro 2502 = 192€ mese
Sul sito del Ministero della Sanità è scritto " Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.", ma da 20 anni il limite è immutato e lo sarà anche per i prossimi 50: per non pagare la tassa sulle prestazioni sanitarie il reddito familiare di vecchietti e bimbi non dovrà superare 36151.98€ mentre per avere 80 euro al mese il reddito familiare delle mamme non dovrà superare 90000€. Chissà perchè.
Magari Renzi ha più parenti e amici fra i giovani che fra gli anziani, fra le famiglie con reddito sotto 90000 euro che fra quelle con reddito sotto 36151, fra le neomamme straniere che fra le già mamme italiane, chissà.
Faccio ancora una volta l'esempio di due coniugi ultrasessantacinquenni esenti dalle tasse sanitarie (ticket) per limiti di reddito considerando il reddito medio pro capite, cioè ipotizzando che ognuno dei due concorra per metà al reddito lordo familiare annuo.
Il limite di reddito familiare oltre il quale pagare il ticket è stato fissato nel 1993 in 70000000 lire, cioé 35000000 medi pro-capite diventati con l'euro rispettivamente 36151.98 e 18075.99 euro.
Sono una trappola entro cui cadono persone con capacità contributiva sempre più bassa man mano che con l'aumentare dell'inflazione aumenta il reddito nominale ma non quello reale, come evidenziato di seguito.
Considerando il reddito medio lordo pro-capite di due sposi, beneficiava dell'esenzione dalle tasse sanitarie (ticket):
nel 1994 chi nel 1993 non superava lire 35000000 = euro 18075 = 1390€ mese
nel 2014 chi nel 1993 non superava lire 21875000 = euro 11297 = 869€ mese
Considerando un'inflazione annua del 3% beneficerà dell'esenzione:
nel 2015 chi nel 1993 non superava lire 21238000 = euro 10968 = 843€ mese
nel 2020 chi nel 1993 non superava lire 18320000 = euro 9461 = 727€ mese
nel 2025 chi nel 1993 non superava lire 15803000 = euro 8162 = 628€ mese
nel 2030 chi nel 1993 non superava lire 13632000 = euro 7040 = 542€ mese
nel 2035 chi nel 1993 non superava lire 11759000 = euro 6073 = 467€ mese
nel 2040 chi nel 1993 non superava lire 10143000 = euro 5238 = 403€ mese
nel 2045 chi nel 1993 non superava lire 8750000 = euro 4519 = 348€ mese
nel 2050 chi nel 1993 non superava lire 7548000 = euro 3898 = 300€ mese
nel 2055 chi nel 1993 non superava lire 6510000 = euro 3362 = 259€ mese
nel 2060 chi nel 1993 non superava lire 5616000 = euro 2900 = 223€ mese
nel 2065 chi nel 1993 non superava lire 4845000 = euro 2502 = 192€ mese
Sul sito del Ministero della Sanità è scritto " Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo.", ma da 20 anni il limite è immutato e lo sarà anche per i prossimi 50: per non pagare la tassa sulle prestazioni sanitarie il reddito familiare di vecchietti e bimbi non dovrà superare 36151.98€ mentre per avere 80 euro al mese il reddito familiare delle mamme non dovrà superare 90000€. Chissà perchè.
Magari Renzi ha più parenti e amici fra i giovani che fra gli anziani, fra le famiglie con reddito sotto 90000 euro che fra quelle con reddito sotto 36151, fra le neomamme straniere che fra le già mamme italiane, chissà.
sabato 18 ottobre 2014
Caccia al Tesoro
Caio ha quasi 77 anni e non s'è mai accorto di avere malattie importanti. Sì: un'appendicite a 20 anni, una clavicola rotta a 60 anni, un'ernia inguinale a 65 anni, dolori articolari che vanno e vengono, le solite malattie stagionali oltre a quelle infantili. Non prende medicine, dal medico va solo quando si sente male ma non capita spesso, con la bella stagione fa spesso senza fretta i suoi 30-50 km in bici, anche se nell'ultimo anno non molti in salita.
Un brutto giorno si sente male, malissimo. La moglie chiama il 118, lo portano in ospedale: infarto. Lo salvano, gli liberano un paio di coronarie. E il cuore va, ma troppo veloce e con ritmo irregolare. Gli danno la scossa e lo fanno ripartire come si deve. All'ospedale rimane quindici giorni. Non è il posto più bello del mondo, ma è curato e tenuto sotto controllo costante: non deve far altro che sopportare sensori e flebo e prendere le pastiglie e i pasti che ai giusti orari gli portano.
Poi lo dimettono e inizia una specie di caccia al tesoro tra ospedale, medico generico, distaccamento ASL.
Ecco come ricorda le tappe, le prove di questa specie di Caccia alla Giusta Terapia.
#1. Venerdì: primo passo.
Sono circa le ore 15 e il medico generico sarà in ambulatorio lunedì alle 17. Gli telefona, gli dicono di richiamare qualche ora dopo, non lo fa. Nella lettera di dimissioni indirizzata al medico curante trova la terapia giornaliera consigliata ma ignora cosa gli hanno già somministrato quel giorno. Telefona all'ospedale e sa che quel giorno deve ancora assumere solo la medicina segnata con "dopo cena".
#2. Sabato: secondo passo.
Controlla le medicine avute dall'ospedale con la terapia consigliata: manca uno dei farmaci e ce n'è uno non indicato in terapia ma presente nel contesto. Inoltre la dose di un farmaco (coumadin) va regolata in base alle analisi del sangue da fare il lunedì successivo mentre il prelievo risulta prenotato per il mercoledì. Così telefona all'ospedale segnalando le incongruenze: tornare al reparto per risolverle.
#3. Sabato: terzo passo.
La moglie va a quel reparto: le ritirano il farmaco "superfluo", le danno quello mancante, ritirano la prenotazione per il mercoledì e ne danno una per il lunedì. Siccome dalla terapia non risulta l'orario di assunzione di alcuni farmaci, a richiesta glielo scrivono a fianco di ciascuno.
#4. Lunedì: quarto passo.
Al mattino Caio va all'appuntamento per il prelievo del sangue nel reparto ospedaliero indicatogli. Gli dicono che per le dosi di "coumadin" dovrà essere seguito o dal suo medico (di base) o da un reparto dell'ospedale, di cui Caio non annota il nome confidando che il medico saprà tutta la procedura. Gli dicono anche dove può andare per i prelievi di sangue: o all'ospedale o presso un più comodo centro prelievi e il suo medico dovrà richiederne 8.
#5. Lunedì: quinto passo.
Al pomeriggio riceve per telefono i risultati dell'analisi, il giorno in cui dovrà ripeterla e le dosi del farmaco, scoprendo che la medicina assunta alle 10 secondo l'orario fornito dal reparto doveva essere presa alle 15 e in dose dimezzata.
#6. Lunedì: sesto passo
Telefona al medico per sapere quando potrà essere ricevuto, possibilmente senza dovere aspettare lungo tempo in ambulatorio. Risposta: martedì alle dodici, in altro ambulatorio.
#7. Martedì: settimo passo.
Alle 11:50 è con la moglie nella sala d'aspetto di quell'ambulatorio. Il medico arriva dopo più di mezz'ora e il turno di Caio dopo tre persone. Caio informa il medico dell'accaduto, il medico esamina tutta la documentazione e compila le ricette in base alla terapia consigliaita e alle altre indicazioni del reparto. Poichè sommando la sua pensione lorda con quella ora, dopo 20 anni, si superano di qualche centinaio di euro i famosi 36151,98 euro, Caio non ha diritto all'esenzione per reddito ma il medico lo informa che può avere diritto all'esenzione per evento morboso presentando un certificato dello specialista ospedaliero.
#8. Martedì: ottavo passo.
Dovendo effettuare il prelievo giovedì, subito dopo essere stato dal suo medico Caio va al non lontano distaccamento ASL per sapere cosa deve fare. All'Informazioni gli dicono di salire al Centro Prelievi. Va e gli dicono e gli scrivonol'orario dei prelievi e di recarsi venerdì X (10 giorni dopo) al laboratorio analisi dell'ospedale e chiedere della dottoressa Tal dei Tali, ma non l'ora né il motivo. Gli dicono anche di presentare la richiesta del medico allo sportello delle prenotazioni.
#9. Martedì: nono passo.
Caio va dove indicato, prende il ticket (nel senso di tagliando tagliacode) e aspetta il suo turno. Quando finalmente arriva gli dicono di tornare dal medico perchè le richieste di "8 prelievi e 8 visite di sorveglianza" non andavano fatte su un unico modello ma su due modelli distinti: uno per i prelievi e uno per le visite.
#10. Martedì: decimo passo.
Mentre Caio è andato all'ASL la moglie torna all'ospedale per avere l'attestato necessario per l'esenzione e con qualche difficoltà riesce ad averlo, non in tempo per utilizzarlo quel giorno.
#11. Mercoledì: undicesimo passo.
La moglie va in ambulatorio del medico generico e fa presente quanto vuole l'ASL e chiede cosa fare con la dichiarazione ospedaliera. Consegna la richiesta errata, ne riceve due come vuole l'ASL e le viene detto di presentare là la dichiarazione per l'esenzione.
#12. Mercoledì: dodicesimo passo.
Va quindi all'ASL, presenta la dichiarazione dello specialista, le danno la nuova tessera sanitaria di Caio con il codice esenzione, dicendole di portarla al medico per la registrazione. L'ambulatorio del medico è chiuso, deve prenotare per il giorno dopo, paga due "ticket". All'ASL sembra naturale non tenere conto dell'esenzione appena riconosciuta, a mia moglie no e mentre era convinta di dovere pagare solo per il prelievo del giorno deve pagare per tutte 8+8 le prestazioni.
#13. Mercoledì: tredicesimo passo.
Va anche all'ambulatorio prelievi per chiedere a che ora Caio deve essere dalla dottoressa Tal dei Tali e per quale motivo deve andarci. Le rispondono che diranno tutto a Caio quando effettueranno il prelievo.
#14. Giovedì: quattordicesimo passo.
Seguendo le indicazioni, ricevute Caio alle 7:30 si reca agli ambulatori ASL per il prelievo del sangue. Vi trova molte persone in attesa. Chiede come funziona la cosa e gli dicono che viene chiamato "il numero". Caio ha due richieste del medico, due ricevute di pagamento ma non ha nessun numero e chiede dove lo danno.
#15. Giovedì: quindicesimo passo.
Va dove gli dicono, ma non c'è nessuno. Fortunatamente passa una signora che sembra dell'ASL. Caio le chiede dove avere il numero e gentilmente la signora risponde che deve ritornare donde era ventuto e richiederlo là.
#16. Giovedì: sedicesimo passo.
Caio ritorna ai "prelievi", chiede permesso ai primi della fila davanti alla porta dell'ufficio, entra, dà le sue carte, riceve un cartoncino con il numero X, gli dicono di aspettare nella sala dove sono tutti gli altri ed entrare per il prelievo quando chiameranno "X giallo".
#17. Giovedì: diciasettesimo passo.
Aspetta il suo turno. Quando appare un numero sopra la porta vi entra il paziente con quel numero e ogni tanto viene chiamato un numero giallo: 13, 14, 15, 3 giallo, 16, 17, 18, 4 giallo. Dopo relativamente non molto tempo chiamano "X giallo" e Caio entra. Gli fanno il prelievo di sangue, gli scrivono pro-memoria quando e dove ritirare i risultati e di fare il prossimo prelievo lo stesso giorno dell'appuntamento con la dottoressa Tal dei Tali, salvo diverso parere del suo medico.
#18. Giovedì: diciottesimo passo
h 13 circa - La moglie va all'ospedale e ritira i risultati delle analisi.
h 16 circa - Caio telefona al medico per comunicare il risultato e avere il dosaggio del farmaco.
h 18 circa, orario ambulatoriale, va dal medico, consegna il nuovo libretto sanitario, riceve le ricette con il nuovo codice esenzione in sostituzione di quelle precedentemente avute. Il medico ritiene di anticipare il prelievo al martedì e scrive richiesta in tal senso e chiede copia della lettera di dimissione e Caio promette di portarla il giorno dopo.
#19. Venerdì: diciannovesimo passo.
Caio ritorna all'ambulatorio per portare la richiesta del medico di anticipare il prelievo: la data del prelievo è anticipata, quella dell'incontro con la dott.ssa Tal dei Tali confermata precisando l'ora ma senza dire del motivo.
#20. Venerdì: ventesimo passo.
Caio porta all'ambulatorio copia della lettera di dimissioni, un po' ridendo di se stesso per non averlo fatto prima visto che la lettera era indirizzata all'attenzione del medico curante. Con l'occasione chiede di avere la richiesta per una prestazione che non era stata fatta appunto in attesa dell'esenzione: la ritirerà lunedì.
#21. Lunedì: ventunesimo passo.
Caio va dal medico per ritirare la richiesta e per verificare la corrispondenza delle ricette già avute con la terapia consigliata.
#22. Martedì: ventiduesimo passo.
h 7:30 Prelievo sangue presso l'ambulatorio ASL
#23. Martedì: ventitreesimo passo
h 13 circa - Ospedale per ritiro analisi
#24. Martedì: ventiquattresimo passo
Ore 16 telefona al medico per comunicare i risultati dell'analisi e conoscere le dosi del farmaco, che vengono confermate nella misura precedente.
#25. Venerdì: venticinquesimo passo
Finalmente arriva il giorno dell'incontro con la dott.ssa Tal dei Tali, finalmente forse saprà il motivo dell'incontro. Caio va all'ospedale, al laboratorio analisi e dopo una non lunghissima attesa può parlare con la dott.ssa che svolge le stesse mansioni di Tal dei Tali.
E così viene a sapere che quello era il reparto di cui non aveva annotato il nome al punto #4, che si tratta delle visite di sorveglianza per la corretta dosatura del "coumadin", che questo farmaco è necessario per via della fibrillazione avuta, che col farmaco interagiscono altri medicinali della terapia, che - chiedendolo - sarebbe seguito da loro, che dopo ogni prelievo presso l'ASL dovrebbe recarsi all'ospedale per avere risultati e dosaggio. A quello che capisce non avrebbe più bisogno di sentire il suo medico generico. Solo che per fare tutto questo deve dare il suo consenso e il suo medico deve chiedere le 8 visite di sorveglianza.
A Caio pare che tale richiesta sia stata fatta, ha le ricevute di pagamento, le mostra alla dott.ssa e le chiede di verificare, lei controlla e conferma: la richiesta non c'è. Scrive una lettera da consegnare lunedì (prima non c'è) al medico generico per fargli presente la situazione, chiedendo di concordare con Caio il da farsi ed eventualmente compilare regolare richiesta di visite di sorveglianza. Fissa comunque il prossimo prelievo per martedì e l'eventuale visita per giovedì.
#26. Venerdì: ventiseiesimo passo.
Tornato a casa trova nella lettera per il suo medico "richiesta di 8 visite di sorveglianza": è certo che la prima richiesta fatta conteneva "8 prelievi e 8 visite di sorveglianza", ma non ha visto le due richieste sostitutive. Controlla le ricevute dei ticket versati: su una c'è "per prestazioni diagnostiche di laboratorio" sull'altra "prestazioni diagnostiche di altre prestazioni". Nessun riferimento a "visite di sorveglianza". Va all'ASL per chiedere chiarimenti e dopo un'ora è il suo turno e chiede: non risultano prenotate visite di sorveglianza. Dei due versamenti, forse non dovuti ma effettuati, uno è per i prelievi, l'altro pensava fosse magari per le analisi: ma se non è per le analisi e non è per "le visite di sorveglianza" per cosa mai è? Mistero, nessuno per ora lo sa. Chiedere lunedì mattina al Centro Prelievi
E la caccia al tesoro continua.
#27. Lunedì: ventisettesimo passo
h 9 circa - Caio va al Centro Prelievi, aspetta il suo turno una decina di minuti. Fa presente quanto sopra: sembra che il disguido sia nato perché il suo medico ha anticipato al mercoledì il prelievo previsto per venerdì (v.punto 19). Non è stata fatta alcuna visita di sorveglianza ma solo un colloquio informativo. Gli restituiscono la richiesta del medico e gli dicono di presentarsi con quella all'appuntamento di mercoledì.
Caio vorrebbe chiedere come mai un'esenzione fatta dall'ASL deve essere portata al medico perchè nella richiesta di prestazioni comunichi all'ASL quell'esenzione e se le tasse pagate venivano rimborsate se non dovute, ma pensa di farlo in altro momento per non complicarsi la vita ora che sembra quasi tutto risolto.
#28. Lunedì: ventottesimo passo
ore 17:30 - Va dal suo medico, aspetta il suo turno (1h 20m), gli consegna la lettera avuta il venerdì (v.#25) informandolo che non è necessaria la richiesta di visite di sorveglianza perchè già fatta e consegnata al Centro Prelievi (v.#16). Concorda di affidarsi al centro TAO dell'ospedale.
#29. Martedì: ventinovesimo passo
Prelievo del sangue. Il referto può essere ritirato il giorno stesso in ospedale o il giorno dopo presso il Centro prelievi. Caio era convinto di avere risultati e dosaggio il giovedì in occasione della visita prenotata e confermata (v.#25). I risultati non saranno utilizzati che giovedì, decide per i l giorno dopo, mercoledì.
#30. Mercoledì: trentesimo passo
Ritira i risultati presso il Centro Prelievi. Vedendo che sono nella norma non telefona al centro TAO come pensava di fare se tali non fossero stati e continua con le dosi stabilite.
#31. Giovedì: trentunesimo passo
Trova subito la dottoressa che lo segue, fa presente che la richiesta di "visite di sorveglianza" era già stata fatta 15 giorni prima e consegnata al Centro Prelievi. Gli viene detto di riportarla al Centro prelievi con una sua lettera di accompagnamento, prenotare il "controllo" (prelievo) per lunedì mattino e presentarsi all'ospedale per ritirare risultati analisi e dosaggio e per eventuale visita. Riceve una lettera per il suo medico per una richiesta di esame e altri documenti da completare e consegnare al Centro prelievi e da riportare all'ospedale e finalmente avrà quel "libretto" di cui tutti parlano e che non ha mai visto. Forse la caccia al tesoro sarà finita
#32. Giovedì: trentaduesimo passo.
h 17:30 - Va dal medico e dopo breve attesa consegna la lettera e riceve la richiesta di esame.
#33. Venerdì: trentatreesimo passo.
h 9 circa - Breve attesa, consegna lettera e richiesta (v.#31), prenota "controllo". A sua richiesta, lo informano che, fatto il prelievo, dovrà ritirare risultati all'ospedale e telefonare al Centro Prelievi la prossima data di controllo: l'ospedale la comunica a Caio e lui deve comunicarla a loro. Casualmente vedono la richiesta di esame che pensava di presentare al CUP e dicono che basta lasciarla lì e provvederanno ad unirla al prossimo prelievo: ottimamente. Forse davvero arriverà alla meta.
Nota.
Caio sa leggere e scrivere: non sarebbe stato meglio consegnargli un promemoria prestampato con scritto tutto quello che doveva fare?
Un promemoria tipo:
. Nel caso non sia già esente per reddito dalle tasse sanitarie (ticket) presenti l'allegata dichiarazione al CUP in Via tal dei tali , Città (o altre eventuali possibilità). Le verrà rilasciato un nuovo libretto sanitario da portare al suo medico per la registrazione del codice di esenzione e conseguente utilizzo.
. Dovrà recarsi dal suo medico portando tutta la documentazione allegata ed il suo medico in base ad essa e al suo giudizio professionale provvederà a rilasciare le ricette per farmaci e le richieste di visite specialistiche necessarie.
. ecc.
Un brutto giorno si sente male, malissimo. La moglie chiama il 118, lo portano in ospedale: infarto. Lo salvano, gli liberano un paio di coronarie. E il cuore va, ma troppo veloce e con ritmo irregolare. Gli danno la scossa e lo fanno ripartire come si deve. All'ospedale rimane quindici giorni. Non è il posto più bello del mondo, ma è curato e tenuto sotto controllo costante: non deve far altro che sopportare sensori e flebo e prendere le pastiglie e i pasti che ai giusti orari gli portano.
Poi lo dimettono e inizia una specie di caccia al tesoro tra ospedale, medico generico, distaccamento ASL.
Ecco come ricorda le tappe, le prove di questa specie di Caccia alla Giusta Terapia.
#1. Venerdì: primo passo.
Sono circa le ore 15 e il medico generico sarà in ambulatorio lunedì alle 17. Gli telefona, gli dicono di richiamare qualche ora dopo, non lo fa. Nella lettera di dimissioni indirizzata al medico curante trova la terapia giornaliera consigliata ma ignora cosa gli hanno già somministrato quel giorno. Telefona all'ospedale e sa che quel giorno deve ancora assumere solo la medicina segnata con "dopo cena".
#2. Sabato: secondo passo.
Controlla le medicine avute dall'ospedale con la terapia consigliata: manca uno dei farmaci e ce n'è uno non indicato in terapia ma presente nel contesto. Inoltre la dose di un farmaco (coumadin) va regolata in base alle analisi del sangue da fare il lunedì successivo mentre il prelievo risulta prenotato per il mercoledì. Così telefona all'ospedale segnalando le incongruenze: tornare al reparto per risolverle.
#3. Sabato: terzo passo.
La moglie va a quel reparto: le ritirano il farmaco "superfluo", le danno quello mancante, ritirano la prenotazione per il mercoledì e ne danno una per il lunedì. Siccome dalla terapia non risulta l'orario di assunzione di alcuni farmaci, a richiesta glielo scrivono a fianco di ciascuno.
#4. Lunedì: quarto passo.
Al mattino Caio va all'appuntamento per il prelievo del sangue nel reparto ospedaliero indicatogli. Gli dicono che per le dosi di "coumadin" dovrà essere seguito o dal suo medico (di base) o da un reparto dell'ospedale, di cui Caio non annota il nome confidando che il medico saprà tutta la procedura. Gli dicono anche dove può andare per i prelievi di sangue: o all'ospedale o presso un più comodo centro prelievi e il suo medico dovrà richiederne 8.
#5. Lunedì: quinto passo.
Al pomeriggio riceve per telefono i risultati dell'analisi, il giorno in cui dovrà ripeterla e le dosi del farmaco, scoprendo che la medicina assunta alle 10 secondo l'orario fornito dal reparto doveva essere presa alle 15 e in dose dimezzata.
#6. Lunedì: sesto passo
Telefona al medico per sapere quando potrà essere ricevuto, possibilmente senza dovere aspettare lungo tempo in ambulatorio. Risposta: martedì alle dodici, in altro ambulatorio.
#7. Martedì: settimo passo.
Alle 11:50 è con la moglie nella sala d'aspetto di quell'ambulatorio. Il medico arriva dopo più di mezz'ora e il turno di Caio dopo tre persone. Caio informa il medico dell'accaduto, il medico esamina tutta la documentazione e compila le ricette in base alla terapia consigliaita e alle altre indicazioni del reparto. Poichè sommando la sua pensione lorda con quella ora, dopo 20 anni, si superano di qualche centinaio di euro i famosi 36151,98 euro, Caio non ha diritto all'esenzione per reddito ma il medico lo informa che può avere diritto all'esenzione per evento morboso presentando un certificato dello specialista ospedaliero.
#8. Martedì: ottavo passo.
Dovendo effettuare il prelievo giovedì, subito dopo essere stato dal suo medico Caio va al non lontano distaccamento ASL per sapere cosa deve fare. All'Informazioni gli dicono di salire al Centro Prelievi. Va e gli dicono e gli scrivonol'orario dei prelievi e di recarsi venerdì X (10 giorni dopo) al laboratorio analisi dell'ospedale e chiedere della dottoressa Tal dei Tali, ma non l'ora né il motivo. Gli dicono anche di presentare la richiesta del medico allo sportello delle prenotazioni.
#9. Martedì: nono passo.
Caio va dove indicato, prende il ticket (nel senso di tagliando tagliacode) e aspetta il suo turno. Quando finalmente arriva gli dicono di tornare dal medico perchè le richieste di "8 prelievi e 8 visite di sorveglianza" non andavano fatte su un unico modello ma su due modelli distinti: uno per i prelievi e uno per le visite.
#10. Martedì: decimo passo.
Mentre Caio è andato all'ASL la moglie torna all'ospedale per avere l'attestato necessario per l'esenzione e con qualche difficoltà riesce ad averlo, non in tempo per utilizzarlo quel giorno.
#11. Mercoledì: undicesimo passo.
La moglie va in ambulatorio del medico generico e fa presente quanto vuole l'ASL e chiede cosa fare con la dichiarazione ospedaliera. Consegna la richiesta errata, ne riceve due come vuole l'ASL e le viene detto di presentare là la dichiarazione per l'esenzione.
#12. Mercoledì: dodicesimo passo.
Va quindi all'ASL, presenta la dichiarazione dello specialista, le danno la nuova tessera sanitaria di Caio con il codice esenzione, dicendole di portarla al medico per la registrazione. L'ambulatorio del medico è chiuso, deve prenotare per il giorno dopo, paga due "ticket". All'ASL sembra naturale non tenere conto dell'esenzione appena riconosciuta, a mia moglie no e mentre era convinta di dovere pagare solo per il prelievo del giorno deve pagare per tutte 8+8 le prestazioni.
#13. Mercoledì: tredicesimo passo.
Va anche all'ambulatorio prelievi per chiedere a che ora Caio deve essere dalla dottoressa Tal dei Tali e per quale motivo deve andarci. Le rispondono che diranno tutto a Caio quando effettueranno il prelievo.
#14. Giovedì: quattordicesimo passo.
Seguendo le indicazioni, ricevute Caio alle 7:30 si reca agli ambulatori ASL per il prelievo del sangue. Vi trova molte persone in attesa. Chiede come funziona la cosa e gli dicono che viene chiamato "il numero". Caio ha due richieste del medico, due ricevute di pagamento ma non ha nessun numero e chiede dove lo danno.
#15. Giovedì: quindicesimo passo.
Va dove gli dicono, ma non c'è nessuno. Fortunatamente passa una signora che sembra dell'ASL. Caio le chiede dove avere il numero e gentilmente la signora risponde che deve ritornare donde era ventuto e richiederlo là.
#16. Giovedì: sedicesimo passo.
Caio ritorna ai "prelievi", chiede permesso ai primi della fila davanti alla porta dell'ufficio, entra, dà le sue carte, riceve un cartoncino con il numero X, gli dicono di aspettare nella sala dove sono tutti gli altri ed entrare per il prelievo quando chiameranno "X giallo".
#17. Giovedì: diciasettesimo passo.
Aspetta il suo turno. Quando appare un numero sopra la porta vi entra il paziente con quel numero e ogni tanto viene chiamato un numero giallo: 13, 14, 15, 3 giallo, 16, 17, 18, 4 giallo. Dopo relativamente non molto tempo chiamano "X giallo" e Caio entra. Gli fanno il prelievo di sangue, gli scrivono pro-memoria quando e dove ritirare i risultati e di fare il prossimo prelievo lo stesso giorno dell'appuntamento con la dottoressa Tal dei Tali, salvo diverso parere del suo medico.
#18. Giovedì: diciottesimo passo
h 13 circa - La moglie va all'ospedale e ritira i risultati delle analisi.
h 16 circa - Caio telefona al medico per comunicare il risultato e avere il dosaggio del farmaco.
h 18 circa, orario ambulatoriale, va dal medico, consegna il nuovo libretto sanitario, riceve le ricette con il nuovo codice esenzione in sostituzione di quelle precedentemente avute. Il medico ritiene di anticipare il prelievo al martedì e scrive richiesta in tal senso e chiede copia della lettera di dimissione e Caio promette di portarla il giorno dopo.
#19. Venerdì: diciannovesimo passo.
Caio ritorna all'ambulatorio per portare la richiesta del medico di anticipare il prelievo: la data del prelievo è anticipata, quella dell'incontro con la dott.ssa Tal dei Tali confermata precisando l'ora ma senza dire del motivo.
#20. Venerdì: ventesimo passo.
Caio porta all'ambulatorio copia della lettera di dimissioni, un po' ridendo di se stesso per non averlo fatto prima visto che la lettera era indirizzata all'attenzione del medico curante. Con l'occasione chiede di avere la richiesta per una prestazione che non era stata fatta appunto in attesa dell'esenzione: la ritirerà lunedì.
#21. Lunedì: ventunesimo passo.
Caio va dal medico per ritirare la richiesta e per verificare la corrispondenza delle ricette già avute con la terapia consigliata.
#22. Martedì: ventiduesimo passo.
h 7:30 Prelievo sangue presso l'ambulatorio ASL
#23. Martedì: ventitreesimo passo
h 13 circa - Ospedale per ritiro analisi
#24. Martedì: ventiquattresimo passo
Ore 16 telefona al medico per comunicare i risultati dell'analisi e conoscere le dosi del farmaco, che vengono confermate nella misura precedente.
#25. Venerdì: venticinquesimo passo
Finalmente arriva il giorno dell'incontro con la dott.ssa Tal dei Tali, finalmente forse saprà il motivo dell'incontro. Caio va all'ospedale, al laboratorio analisi e dopo una non lunghissima attesa può parlare con la dott.ssa che svolge le stesse mansioni di Tal dei Tali.
E così viene a sapere che quello era il reparto di cui non aveva annotato il nome al punto #4, che si tratta delle visite di sorveglianza per la corretta dosatura del "coumadin", che questo farmaco è necessario per via della fibrillazione avuta, che col farmaco interagiscono altri medicinali della terapia, che - chiedendolo - sarebbe seguito da loro, che dopo ogni prelievo presso l'ASL dovrebbe recarsi all'ospedale per avere risultati e dosaggio. A quello che capisce non avrebbe più bisogno di sentire il suo medico generico. Solo che per fare tutto questo deve dare il suo consenso e il suo medico deve chiedere le 8 visite di sorveglianza.
A Caio pare che tale richiesta sia stata fatta, ha le ricevute di pagamento, le mostra alla dott.ssa e le chiede di verificare, lei controlla e conferma: la richiesta non c'è. Scrive una lettera da consegnare lunedì (prima non c'è) al medico generico per fargli presente la situazione, chiedendo di concordare con Caio il da farsi ed eventualmente compilare regolare richiesta di visite di sorveglianza. Fissa comunque il prossimo prelievo per martedì e l'eventuale visita per giovedì.
#26. Venerdì: ventiseiesimo passo.
Tornato a casa trova nella lettera per il suo medico "richiesta di 8 visite di sorveglianza": è certo che la prima richiesta fatta conteneva "8 prelievi e 8 visite di sorveglianza", ma non ha visto le due richieste sostitutive. Controlla le ricevute dei ticket versati: su una c'è "per prestazioni diagnostiche di laboratorio" sull'altra "prestazioni diagnostiche di altre prestazioni". Nessun riferimento a "visite di sorveglianza". Va all'ASL per chiedere chiarimenti e dopo un'ora è il suo turno e chiede: non risultano prenotate visite di sorveglianza. Dei due versamenti, forse non dovuti ma effettuati, uno è per i prelievi, l'altro pensava fosse magari per le analisi: ma se non è per le analisi e non è per "le visite di sorveglianza" per cosa mai è? Mistero, nessuno per ora lo sa. Chiedere lunedì mattina al Centro Prelievi
E la caccia al tesoro continua.
#27. Lunedì: ventisettesimo passo
h 9 circa - Caio va al Centro Prelievi, aspetta il suo turno una decina di minuti. Fa presente quanto sopra: sembra che il disguido sia nato perché il suo medico ha anticipato al mercoledì il prelievo previsto per venerdì (v.punto 19). Non è stata fatta alcuna visita di sorveglianza ma solo un colloquio informativo. Gli restituiscono la richiesta del medico e gli dicono di presentarsi con quella all'appuntamento di mercoledì.
Caio vorrebbe chiedere come mai un'esenzione fatta dall'ASL deve essere portata al medico perchè nella richiesta di prestazioni comunichi all'ASL quell'esenzione e se le tasse pagate venivano rimborsate se non dovute, ma pensa di farlo in altro momento per non complicarsi la vita ora che sembra quasi tutto risolto.
#28. Lunedì: ventottesimo passo
ore 17:30 - Va dal suo medico, aspetta il suo turno (1h 20m), gli consegna la lettera avuta il venerdì (v.#25) informandolo che non è necessaria la richiesta di visite di sorveglianza perchè già fatta e consegnata al Centro Prelievi (v.#16). Concorda di affidarsi al centro TAO dell'ospedale.
#29. Martedì: ventinovesimo passo
Prelievo del sangue. Il referto può essere ritirato il giorno stesso in ospedale o il giorno dopo presso il Centro prelievi. Caio era convinto di avere risultati e dosaggio il giovedì in occasione della visita prenotata e confermata (v.#25). I risultati non saranno utilizzati che giovedì, decide per i l giorno dopo, mercoledì.
#30. Mercoledì: trentesimo passo
Ritira i risultati presso il Centro Prelievi. Vedendo che sono nella norma non telefona al centro TAO come pensava di fare se tali non fossero stati e continua con le dosi stabilite.
#31. Giovedì: trentunesimo passo
Trova subito la dottoressa che lo segue, fa presente che la richiesta di "visite di sorveglianza" era già stata fatta 15 giorni prima e consegnata al Centro Prelievi. Gli viene detto di riportarla al Centro prelievi con una sua lettera di accompagnamento, prenotare il "controllo" (prelievo) per lunedì mattino e presentarsi all'ospedale per ritirare risultati analisi e dosaggio e per eventuale visita. Riceve una lettera per il suo medico per una richiesta di esame e altri documenti da completare e consegnare al Centro prelievi e da riportare all'ospedale e finalmente avrà quel "libretto" di cui tutti parlano e che non ha mai visto. Forse la caccia al tesoro sarà finita
#32. Giovedì: trentaduesimo passo.
h 17:30 - Va dal medico e dopo breve attesa consegna la lettera e riceve la richiesta di esame.
#33. Venerdì: trentatreesimo passo.
h 9 circa - Breve attesa, consegna lettera e richiesta (v.#31), prenota "controllo". A sua richiesta, lo informano che, fatto il prelievo, dovrà ritirare risultati all'ospedale e telefonare al Centro Prelievi la prossima data di controllo: l'ospedale la comunica a Caio e lui deve comunicarla a loro. Casualmente vedono la richiesta di esame che pensava di presentare al CUP e dicono che basta lasciarla lì e provvederanno ad unirla al prossimo prelievo: ottimamente. Forse davvero arriverà alla meta.
Nota.
Caio sa leggere e scrivere: non sarebbe stato meglio consegnargli un promemoria prestampato con scritto tutto quello che doveva fare?
Un promemoria tipo:
. Nel caso non sia già esente per reddito dalle tasse sanitarie (ticket) presenti l'allegata dichiarazione al CUP in Via tal dei tali , Città (o altre eventuali possibilità). Le verrà rilasciato un nuovo libretto sanitario da portare al suo medico per la registrazione del codice di esenzione e conseguente utilizzo.
. Dovrà recarsi dal suo medico portando tutta la documentazione allegata ed il suo medico in base ad essa e al suo giudizio professionale provvederà a rilasciare le ricette per farmaci e le richieste di visite specialistiche necessarie.
. ecc.
martedì 7 ottobre 2014
I furbacchioni
Non so se siamo amministrati da una manica di inadeguati o di furbacchioni: per gente normalmente dotata e normalmente onesta non sarebbe possibile approvare e imporre norme palesemente inique che vanno contro ogni logica e ogni buon senso o non cambiarle.
Prendiamo, per esempio, le tasse sanitarie, italianamente dette ticket, come il biglietto dell'autobus e il tagliando tagliacode.
Anche se potrebbe costare molto meno, la sanità costa. I soldi non bastano mai, magari anche per potere alimentare sprechi e clientele. Così non bastano le imposte, non basta la tassazione generalizzata e si ricorre alla tassa sulle prestazioni, al contributo correlato al servizio che si riceve.
In principio si diceva che questa tassa aveva lo scopo di contrastare gli abusi di chi beneficia del servizio, ma ormai sembra avere solo lo scopo di consentire gli abusi a chi quel servizio fornisce. Ammesso per ipotesi che sia comunque indispensabile far pagare un contributo resta da decidere di quanto dev'essere e chi lo deve pagare. Nel secolo scorso, circa nel 1993, fu deciso di esentare dal pagamento della tassa le prestazioni a minori di 6 anni e ai maggiori di 65 con "reddito familiare" non superiore a 70 milioni di lire lorde annue, per criteri di equità. Solo che mentre si sommano i redditi dei componenti la famiglia non si tiene alcun conto del numero di essi. Così una famiglia composta di padre, madre e due figli con reddito complessivo di 70.000.001 lire lorde annue è considerata più abbiente e con più capacità contributiva di una famiglia composta di una sola persona con reddito di 70.000.000 e mentre la prima deve pagare la tassa sanitaria la seconda no. Questo è quanto capisco: ho chiesto all'Ufficio Relazioni con il Pubblico dell'ASL chiarimenti in merito e mi è stato risposto di rivolgermi al commercialista o patronato o CAF che sia. Chissà se questi per avere quei chiarimenti si rivolgono a una chiromante, ma devono pur vivere anche loro e lo Stato fa il possibile per renderli indispensabili o quasi, sempre comunque a nostre spese, direttamente o indirettamente. Settanta milioni di lire erano allora (1993) una cifra assolutamente di riguardo, difficilmente raggiungibile anche sommando due redditi familiari. Ma da allora nulla è cambiato per quel che riguarda la tassa sanitaria, tranne che con l'adozione dell'euro lire 70.000.000 sono diventate euro 36151,98, cioè 70000000/1936.27. Secondo l'Istat nel frattempo l'indice dei prezzi al consumo è passato da 100 nel 1993 a circa 160 nel 2014, il che significa che - grosso modo - 70 milioni di lire del 1993 equivalgono a 57843 euro di oggi, mentre il limite di reddito per beneficiare delle esenzioni è rimasto il ridicolo 36151.98, nemmeno arrotondato. Da anni sul sito del Ministero della salute si trova scritto che "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." e ancora ci stanno pensando: non è un bell'esempio di efficienza dei governi che si sono succeduti in tutti questi anni. I casi sono due: o quel limite - comunque calcolato - era esageratamente alto nel 1993 o è esageratamente basso nel 2014, non può essere che fosse equo nel XX secolo e lo sia anche nel XXI. Se i nostri governanti fossero minimamente capaci e onesti, periodicamente riesaminerebbero quel limite e lo adeguarebbero alla situazione, sia pure abassandolo per tenere conto del bilancio statale o alzandolo per tenere conto dei bilanci familiari. E invece no, fanno i furbacchioni: lo lasciano lì immutato contando sul fatto che bene o male il reddito familiare nominale può sempre aumentare anche se in misura inferiore all'inflazione e superare un limite fissato 20 o 30 anni addietro: presto o tardi tutti saranno considerati ricchi e indegni di esenzioni anche se in realtà saranno più poveri di prima. Sono come i bracconieri: tendono la trappola e aspettano che qualche innocente vi finisca dentro, non avendo possibilità di evitarla. Non hanno il coraggio di dire che il limite dai 70 milioni nel 1993 è oggi ridotto a 43,75 mln e ogni anno viene silenziosamente, truffaldinamente, furbescamente abbassato senza parlarne.
Ma anche ammettendo che 36151.98 sia un valore equo, congruo e scientificamente calcolato non può essere che possa valere sia per un singolo che per una famiglia di due o quattro persone: per avere lo stesso tenore di vita di un singolo con reddito 1000, una famiglia di quattro persone magari non dovrebbe disporre di 4000, magari tenendo conto delle economie di scala ne basterebbero 3500 o 3000 ma non bastano certo 1000. Eppure - come già detto - per la tassa sanitaria il singolo e i componenti della famiglia di quattro sono considerati egualmente abbienti se hanno uguale reddito famigliare complessivo. Un singolo o una coppia non sposata ha diritto all'esenzione con reddito fino a 36151,98 euro pro-capite, una coppia sposata non ne ha diritto se la somma dei due redditi supera quella cifra (es. 30000+ 6151,99 euro).
Pure considerando situazioni familiari completamente simili si hanno effetti completamente diversi superando di solo 0,01 euro il famoso limite di 36151,98 euro.
Facciamo il caso di due coppie di coniugi ultra 65enni con stipendio di 18075,99 euro lordi per ciascun componente. Il reddito netto sarebbe 13710.85 euro ciascuno, cioè 27421,70 euro netti annui (2109 mensili) per famiglia, 1054.68 euro netti mensili pro-capite e nessuno paga tasse sanitarie. Se uno dei componenti queste famiglie un anno guadagna 0,01 euro in più il reddito della sua famiglia supera i fatidici 36151,98 e i suoi componenti devono pagare la tassa. Se - per ipotesi - tale tassa ammonta a 300 euro in un anno, per 0,01 euro in più quella famiglia si troverà con 299,99 euro netti in meno rispetto all'altra: un bel guadagno. Solo pagando 0,01 euro di tassa la famiglia che ha avuto l'aumento non avrebbe meno soldi dell'altra, non avendo comunque niente di più. In pratica: la famiglia con reddito netto 27121.71 paga la tassa mentre quella con reddto netto 27421.70 non la paga.
Non so se quando hanno approvato questa norma hanno considerato e ritenuto insignificante quanto sopra: con gli stipendi che si ritrovano 300, 3000 euro annui sono bruscolini. Non è così per chi deve vivere con 1054.68 euro mensili a testa o anche meno se a quei 36151,99 euro i due coniugi non concorrono in misura eguale. A parte il fatto che quelli del Ministero della Salute e del Governo tutto non dormono la notte per pensare al tormentoso problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita, credo che di questa cosa non ne parli e non se ne preoccupi nessuno. Il dubbio è se questo avviene perché fare una cosa meno iniqua e meno furbesca manderebbe a ramengo il traballante bilancio statale essendo tantissimi quelli che ne potrebbero benficiare o viceversa perchè sono pochissimi: non porterebbe tanti danni al bilancio statale ma nemmeno tanti voti a chi vi dedicasse un po' del suo preziosissimo tempo.
Prendiamo, per esempio, le tasse sanitarie, italianamente dette ticket, come il biglietto dell'autobus e il tagliando tagliacode.
Anche se potrebbe costare molto meno, la sanità costa. I soldi non bastano mai, magari anche per potere alimentare sprechi e clientele. Così non bastano le imposte, non basta la tassazione generalizzata e si ricorre alla tassa sulle prestazioni, al contributo correlato al servizio che si riceve.
In principio si diceva che questa tassa aveva lo scopo di contrastare gli abusi di chi beneficia del servizio, ma ormai sembra avere solo lo scopo di consentire gli abusi a chi quel servizio fornisce. Ammesso per ipotesi che sia comunque indispensabile far pagare un contributo resta da decidere di quanto dev'essere e chi lo deve pagare. Nel secolo scorso, circa nel 1993, fu deciso di esentare dal pagamento della tassa le prestazioni a minori di 6 anni e ai maggiori di 65 con "reddito familiare" non superiore a 70 milioni di lire lorde annue, per criteri di equità. Solo che mentre si sommano i redditi dei componenti la famiglia non si tiene alcun conto del numero di essi. Così una famiglia composta di padre, madre e due figli con reddito complessivo di 70.000.001 lire lorde annue è considerata più abbiente e con più capacità contributiva di una famiglia composta di una sola persona con reddito di 70.000.000 e mentre la prima deve pagare la tassa sanitaria la seconda no. Questo è quanto capisco: ho chiesto all'Ufficio Relazioni con il Pubblico dell'ASL chiarimenti in merito e mi è stato risposto di rivolgermi al commercialista o patronato o CAF che sia. Chissà se questi per avere quei chiarimenti si rivolgono a una chiromante, ma devono pur vivere anche loro e lo Stato fa il possibile per renderli indispensabili o quasi, sempre comunque a nostre spese, direttamente o indirettamente. Settanta milioni di lire erano allora (1993) una cifra assolutamente di riguardo, difficilmente raggiungibile anche sommando due redditi familiari. Ma da allora nulla è cambiato per quel che riguarda la tassa sanitaria, tranne che con l'adozione dell'euro lire 70.000.000 sono diventate euro 36151,98, cioè 70000000/1936.27. Secondo l'Istat nel frattempo l'indice dei prezzi al consumo è passato da 100 nel 1993 a circa 160 nel 2014, il che significa che - grosso modo - 70 milioni di lire del 1993 equivalgono a 57843 euro di oggi, mentre il limite di reddito per beneficiare delle esenzioni è rimasto il ridicolo 36151.98, nemmeno arrotondato. Da anni sul sito del Ministero della salute si trova scritto che "Il problema dell'adeguamento del limite di reddito previsto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria al crescente costo della vita è, tuttavia, da tempo all'attenzione del Ministro della salute e di tutto il Governo." e ancora ci stanno pensando: non è un bell'esempio di efficienza dei governi che si sono succeduti in tutti questi anni. I casi sono due: o quel limite - comunque calcolato - era esageratamente alto nel 1993 o è esageratamente basso nel 2014, non può essere che fosse equo nel XX secolo e lo sia anche nel XXI. Se i nostri governanti fossero minimamente capaci e onesti, periodicamente riesaminerebbero quel limite e lo adeguarebbero alla situazione, sia pure abassandolo per tenere conto del bilancio statale o alzandolo per tenere conto dei bilanci familiari. E invece no, fanno i furbacchioni: lo lasciano lì immutato contando sul fatto che bene o male il reddito familiare nominale può sempre aumentare anche se in misura inferiore all'inflazione e superare un limite fissato 20 o 30 anni addietro: presto o tardi tutti saranno considerati ricchi e indegni di esenzioni anche se in realtà saranno più poveri di prima. Sono come i bracconieri: tendono la trappola e aspettano che qualche innocente vi finisca dentro, non avendo possibilità di evitarla. Non hanno il coraggio di dire che il limite dai 70 milioni nel 1993 è oggi ridotto a 43,75 mln e ogni anno viene silenziosamente, truffaldinamente, furbescamente abbassato senza parlarne.
Ma anche ammettendo che 36151.98 sia un valore equo, congruo e scientificamente calcolato non può essere che possa valere sia per un singolo che per una famiglia di due o quattro persone: per avere lo stesso tenore di vita di un singolo con reddito 1000, una famiglia di quattro persone magari non dovrebbe disporre di 4000, magari tenendo conto delle economie di scala ne basterebbero 3500 o 3000 ma non bastano certo 1000. Eppure - come già detto - per la tassa sanitaria il singolo e i componenti della famiglia di quattro sono considerati egualmente abbienti se hanno uguale reddito famigliare complessivo. Un singolo o una coppia non sposata ha diritto all'esenzione con reddito fino a 36151,98 euro pro-capite, una coppia sposata non ne ha diritto se la somma dei due redditi supera quella cifra (es. 30000+ 6151,99 euro).
Pure considerando situazioni familiari completamente simili si hanno effetti completamente diversi superando di solo 0,01 euro il famoso limite di 36151,98 euro.
Facciamo il caso di due coppie di coniugi ultra 65enni con stipendio di 18075,99 euro lordi per ciascun componente. Il reddito netto sarebbe 13710.85 euro ciascuno, cioè 27421,70 euro netti annui (2109 mensili) per famiglia, 1054.68 euro netti mensili pro-capite e nessuno paga tasse sanitarie. Se uno dei componenti queste famiglie un anno guadagna 0,01 euro in più il reddito della sua famiglia supera i fatidici 36151,98 e i suoi componenti devono pagare la tassa. Se - per ipotesi - tale tassa ammonta a 300 euro in un anno, per 0,01 euro in più quella famiglia si troverà con 299,99 euro netti in meno rispetto all'altra: un bel guadagno. Solo pagando 0,01 euro di tassa la famiglia che ha avuto l'aumento non avrebbe meno soldi dell'altra, non avendo comunque niente di più. In pratica: la famiglia con reddito netto 27121.71 paga la tassa mentre quella con reddto netto 27421.70 non la paga.
Non so se quando hanno approvato questa norma hanno considerato e ritenuto insignificante quanto sopra: con gli stipendi che si ritrovano 300, 3000 euro annui sono bruscolini. Non è così per chi deve vivere con 1054.68 euro mensili a testa o anche meno se a quei 36151,99 euro i due coniugi non concorrono in misura eguale. A parte il fatto che quelli del Ministero della Salute e del Governo tutto non dormono la notte per pensare al tormentoso problema dell'adeguamento dei limiti al costo della vita, credo che di questa cosa non ne parli e non se ne preoccupi nessuno. Il dubbio è se questo avviene perché fare una cosa meno iniqua e meno furbesca manderebbe a ramengo il traballante bilancio statale essendo tantissimi quelli che ne potrebbero benficiare o viceversa perchè sono pochissimi: non porterebbe tanti danni al bilancio statale ma nemmeno tanti voti a chi vi dedicasse un po' del suo preziosissimo tempo.
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