Paese di santi
L' Italia dev'essere davvero un paese di santi: i reati li deve importare dall'estero.
Non avevamo mobbing e ci accontentavamo di abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione e altri tormenti.
Non avevamo talking e ci arrangiavamo con persecuzioni, molestie, fastidi e altri soprusi più o meno gravi e reiterati.
Chissà se per i reati di mobbing e talking si finisce in jail.
Non avevamo mobbing e ci accontentavamo di abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione e altri tormenti.
Non avevamo talking e ci arrangiavamo con persecuzioni, molestie, fastidi e altri soprusi più o meno gravi e reiterati.
Chissà se per i reati di mobbing e talking si finisce in jail.
Scritto il 28/03/2009 alle 16:29 nella Attualità, Lingua, Politica | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Evasori
Far pagare ai "ricchi" per aiutare i "poveri".
Come spesso succede si torna a parlare di imposte (abitualmente dette tasse), di chi le paga, di chi non le paga, di chi le deve pagare, di chi deve beneficiarne.
La risposta mi pare semplice: le paga chi non può farne a meno.
Sull'onestà dei lavoratori dipendenti "unici a pagare le tasse" ho qualche dubbio: sono gli unici che per gran parte del loro reddito non possono non pagare imposta, se chi li stipendia è onesto o timoroso e fa la ritenuta alla fonte. Anche molti di loro non disdegnano lavorare in nero (o lo richiedono), non vogliono fattura, acquistano da venditori abusivi, eccetera.
Il dovere civico di pagare le imposte per avere il diritto ai servizi non mi pare molto diffuso: gli altri hanno doveri, noi abbiamo diritti.
Di questo ne ho già parlato anni fa (VEDI).
A parer mio questo scarso senso civico dipende da più fattori.
Il fattore genetico - è nel DNA degli italiani - non credo c' entri qualcosa: non di DNA ma di cultura si tratta; il DNA resta (magari scopriranno il gene che provoca evasione fiscale), la cultura può, dovrebbe, deve cambiare.
C'entrano invece:
. gli sprechi del pubblico denaro;
. il non perfetto funzionamento dei servizi;
. l' esosità e iniquità del fisco;
. i vantaggi indotti;
. lo stesso fatto che ci sono molti evasori impuniti.
Come spesso succede si torna a parlare di imposte (abitualmente dette tasse), di chi le paga, di chi non le paga, di chi le deve pagare, di chi deve beneficiarne.
La risposta mi pare semplice: le paga chi non può farne a meno.
Sull'onestà dei lavoratori dipendenti "unici a pagare le tasse" ho qualche dubbio: sono gli unici che per gran parte del loro reddito non possono non pagare imposta, se chi li stipendia è onesto o timoroso e fa la ritenuta alla fonte. Anche molti di loro non disdegnano lavorare in nero (o lo richiedono), non vogliono fattura, acquistano da venditori abusivi, eccetera.
Il dovere civico di pagare le imposte per avere il diritto ai servizi non mi pare molto diffuso: gli altri hanno doveri, noi abbiamo diritti.
Di questo ne ho già parlato anni fa (VEDI).
A parer mio questo scarso senso civico dipende da più fattori.
Il fattore genetico - è nel DNA degli italiani - non credo c' entri qualcosa: non di DNA ma di cultura si tratta; il DNA resta (magari scopriranno il gene che provoca evasione fiscale), la cultura può, dovrebbe, deve cambiare.
C'entrano invece:
. gli sprechi del pubblico denaro;
. il non perfetto funzionamento dei servizi;
. l' esosità e iniquità del fisco;
. i vantaggi indotti;
. lo stesso fatto che ci sono molti evasori impuniti.
Perchè devo sacrificare, privarmi del mio quadagno e di oculate spese per permettere allo Stato (e derivati) di buttar via il mio denaro, il mio lavoro?
Perchè devo pagare molto per avere Giustizia tardiva, procedure complicate, poliziotti a scorta di politici, politici che si strapagano, inefficienza diffusa?
Perchè devo lavorare per il fisco sei mesi all'anno? Se il fisco mi tassa in eccesso supponendo che io denunci meno del dovuto, perché non dovrei farlo? Perché dovrei avere fiducia nello Stato quando le leggi - troppe - sembrano fatte apposta per favorire i furbi e colpire gli ingenui onesti? Perchè dovrei essere onesto col fisco se so che il fisco è disonesto con me, che la tassazione aumenta con l'aumentare dell'inflazione, che vi sono limiti di reddito fermi ormai da decenni (basta guardare l'importo: euro con decimali, corrispondente a importi tondi in milioni di lire), che chi supera quei limiti si trova con reddito netto minore di chi non li supera?
Perché dovrei dichiarare il reddito reale, se non facendolo non solo pago meno IRPEF ma pagherò anche meno tutte le tasse calcolate sulla base del reddito dichiarato? Perché se per la "progressività" pago più del doppio dell'imposta di chi guadagna la metà devo poi pagare anche tasse maggiori per avere gli stessi servizi pubblici (che magari non uso potendomi permettere più costosi e migliori servizi privati)?
E, per finire, perché devo essere uno dei pochi onesti che pagano volontariamente fino all'ultimo centesimo, quando una gran massa di disonesti non lo fa e vive felice e contenta?
Siamo un popolo di navigatori e di santi, ma anche di furbi e di fessi: non per colpa del DNA.
Perchè devo pagare molto per avere Giustizia tardiva, procedure complicate, poliziotti a scorta di politici, politici che si strapagano, inefficienza diffusa?
Perchè devo lavorare per il fisco sei mesi all'anno? Se il fisco mi tassa in eccesso supponendo che io denunci meno del dovuto, perché non dovrei farlo? Perché dovrei avere fiducia nello Stato quando le leggi - troppe - sembrano fatte apposta per favorire i furbi e colpire gli ingenui onesti? Perchè dovrei essere onesto col fisco se so che il fisco è disonesto con me, che la tassazione aumenta con l'aumentare dell'inflazione, che vi sono limiti di reddito fermi ormai da decenni (basta guardare l'importo: euro con decimali, corrispondente a importi tondi in milioni di lire), che chi supera quei limiti si trova con reddito netto minore di chi non li supera?
Perché dovrei dichiarare il reddito reale, se non facendolo non solo pago meno IRPEF ma pagherò anche meno tutte le tasse calcolate sulla base del reddito dichiarato? Perché se per la "progressività" pago più del doppio dell'imposta di chi guadagna la metà devo poi pagare anche tasse maggiori per avere gli stessi servizi pubblici (che magari non uso potendomi permettere più costosi e migliori servizi privati)?
E, per finire, perché devo essere uno dei pochi onesti che pagano volontariamente fino all'ultimo centesimo, quando una gran massa di disonesti non lo fa e vive felice e contenta?
Siamo un popolo di navigatori e di santi, ma anche di furbi e di fessi: non per colpa del DNA.
Scritto il 13/03/2009 alle 18:36 nella Attualità, Costume, Fisco, Politica | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Uomini e donne
Nessuno oggi pensa che una nazione debba produrre tutto quello di cui ha bisogno: ogni Paese fa quello che gli riesce meglio o a miglior prezzo e importa quello che altri producono meglio o a miglior prezzo. Quello che produce può dipendere dal clima e da cultura, tradizione, capacità e possibilità che nel tempo possono o si cerca di cambiare per avere maggiori benefici.
Nessuna meraviglia, quindi, se in una comunità ciascuno fa quello che sa fare meglio avendo in cambio quello che altri fanno meglio: può essere giusto e conveniente per tutti che la donna faccia un lavoro e l'uomo un altro, ma non che solo l'una o l'altro facciano tutti i lavori.
Questo vale ancor più nelle famiglie con figli che necessitano di cure da parte dei genitori obbligandoli a maggior lavoro, magari gratificante ma faticoso. Queste sono le famiglie tutelate dalla Costituzione (non essendoci necessità di particolare tutela per altre unioni se non come cooperative) e di queste intendo parlare. Non necessariamente famiglie formalmente fondate sul matrimonio ma sostanzialmente aventi le stesse caratteristiche (o impegno) di unità e continuità, che ne rendono incoerente la mancanza.
Ogni suo componente deve tendere al bene di tutta la famiglia, compreso sé stesso. Ognuno deve quindi impegnarsi secondo le sue capacità e a ognuno si deve consentire di dare il meglio nel lavoro a lui più adatto.
Finchè ci sono bimbi piccoli o anziani bisognosi di cure il lavoro ricade solo sugli adulti. Non è necessario che tutti facciano tutto, uno può dedicarsi al lavoro per potere guadagnare molto e l'altro alla famiglia, entrambi possono dedicarsi al lavoro e guadagnare tanto da permettersi un aiuto in casa o arrivare entrambi ad un compromesso casa-lavoro. Si parla sempre di strutture quali asilo nido, tempo pieno a scuola, eccetera. A parte che non mi è chiaro perchè l'orario di lavoro degli insegnanti non coincida con quello dei genitori (non tanto per ora di inizio e fine quanto per la durata in ore e giorni) non è detto che sia questa l' unica soluzione. Non sarebbe male lasciare libertà alle famiglie senza penalizzazioni: dare un contributo a chi preferisce non servirsene potrebbe essere vantaggioso per genitori, figli e istituzioni.
Se si considera la famiglia un'entità titolare di diritto le conseguenze sono molteplici. E' vessatorio basarsi sul reddito lordo familiare ai fini di tasse scolastiche, pasti mensa, tasse sanitarie se non si tiene anche conto delle spese familiari o del reddito pro-capite familiare ai fini della aliquota d'imposta. Se la famiglia è una dovrebbe essere indifferente chi lavora percependo un reddito e chi lavora evitando spese, non solo per il fisco ma anche per la Previdenza.
Se uno dei coniugi deve (o preferisce) occuparsi della famiglia, reddito e contributi potrebbero essere attribuiti a entrambi, almeno fino a quando restano famiglia: niente quindi pensione di reversibilità, ma quota di contributi per il lavoro domestico che ha consentito all'altro coniuge maggior guadagno (o minor fatica).
Sicuramente diminuirebbero i matrimoni, diventando ancora più svantaggiosi di quanto già ora non lo siano, ma si avrebbe più parità e meno giustificazioni per trattamenti pensionistici discriminanti.
Probabilmente ai tempi dei monarchi i mariti si sentivano re, ma la suddivisione dei lavori presupponeva diverse attitudini maschili e femminili, magari con qualche prevaricazione. Agli attuali tempi dell' automazione probabilmente non esistono più molti lavori più adatti agli uomini che alle donne o viceversa; inoltre molti dei lavori che si facevano in casa sono fatti in serie o sono svolti da persone specializzate ed è più conveniente comprare fatto o rivolgersi a queste. Tuttora però alcuni riescono meglio in un lavoro che in un altro, possono guadagnare di più facendo un lavoro che un altro, lo stesso lavoro può essere fatto più agevolmente da uno o dall'altro coniuge: nell'economia generale della famiglia si dovrebbe scegliere la soluzione complessivamente meno costosa o più redditizia. Se per fare un lavoro io ci metto un'ora e tu dieci minuti, tu fai questo lavoro io farò quello che fai in un' ora e io in dieci minuti.
Se poi capita che uno dei due è imbranato in tutto, pazienza: basta l'amore.
Sperando sia vero.
Nessuna meraviglia, quindi, se in una comunità ciascuno fa quello che sa fare meglio avendo in cambio quello che altri fanno meglio: può essere giusto e conveniente per tutti che la donna faccia un lavoro e l'uomo un altro, ma non che solo l'una o l'altro facciano tutti i lavori.
Questo vale ancor più nelle famiglie con figli che necessitano di cure da parte dei genitori obbligandoli a maggior lavoro, magari gratificante ma faticoso. Queste sono le famiglie tutelate dalla Costituzione (non essendoci necessità di particolare tutela per altre unioni se non come cooperative) e di queste intendo parlare. Non necessariamente famiglie formalmente fondate sul matrimonio ma sostanzialmente aventi le stesse caratteristiche (o impegno) di unità e continuità, che ne rendono incoerente la mancanza.
Ogni suo componente deve tendere al bene di tutta la famiglia, compreso sé stesso. Ognuno deve quindi impegnarsi secondo le sue capacità e a ognuno si deve consentire di dare il meglio nel lavoro a lui più adatto.
Finchè ci sono bimbi piccoli o anziani bisognosi di cure il lavoro ricade solo sugli adulti. Non è necessario che tutti facciano tutto, uno può dedicarsi al lavoro per potere guadagnare molto e l'altro alla famiglia, entrambi possono dedicarsi al lavoro e guadagnare tanto da permettersi un aiuto in casa o arrivare entrambi ad un compromesso casa-lavoro. Si parla sempre di strutture quali asilo nido, tempo pieno a scuola, eccetera. A parte che non mi è chiaro perchè l'orario di lavoro degli insegnanti non coincida con quello dei genitori (non tanto per ora di inizio e fine quanto per la durata in ore e giorni) non è detto che sia questa l' unica soluzione. Non sarebbe male lasciare libertà alle famiglie senza penalizzazioni: dare un contributo a chi preferisce non servirsene potrebbe essere vantaggioso per genitori, figli e istituzioni.
Se si considera la famiglia un'entità titolare di diritto le conseguenze sono molteplici. E' vessatorio basarsi sul reddito lordo familiare ai fini di tasse scolastiche, pasti mensa, tasse sanitarie se non si tiene anche conto delle spese familiari o del reddito pro-capite familiare ai fini della aliquota d'imposta. Se la famiglia è una dovrebbe essere indifferente chi lavora percependo un reddito e chi lavora evitando spese, non solo per il fisco ma anche per la Previdenza.
Se uno dei coniugi deve (o preferisce) occuparsi della famiglia, reddito e contributi potrebbero essere attribuiti a entrambi, almeno fino a quando restano famiglia: niente quindi pensione di reversibilità, ma quota di contributi per il lavoro domestico che ha consentito all'altro coniuge maggior guadagno (o minor fatica).
Sicuramente diminuirebbero i matrimoni, diventando ancora più svantaggiosi di quanto già ora non lo siano, ma si avrebbe più parità e meno giustificazioni per trattamenti pensionistici discriminanti.
Probabilmente ai tempi dei monarchi i mariti si sentivano re, ma la suddivisione dei lavori presupponeva diverse attitudini maschili e femminili, magari con qualche prevaricazione. Agli attuali tempi dell' automazione probabilmente non esistono più molti lavori più adatti agli uomini che alle donne o viceversa; inoltre molti dei lavori che si facevano in casa sono fatti in serie o sono svolti da persone specializzate ed è più conveniente comprare fatto o rivolgersi a queste. Tuttora però alcuni riescono meglio in un lavoro che in un altro, possono guadagnare di più facendo un lavoro che un altro, lo stesso lavoro può essere fatto più agevolmente da uno o dall'altro coniuge: nell'economia generale della famiglia si dovrebbe scegliere la soluzione complessivamente meno costosa o più redditizia. Se per fare un lavoro io ci metto un'ora e tu dieci minuti, tu fai questo lavoro io farò quello che fai in un' ora e io in dieci minuti.
Se poi capita che uno dei due è imbranato in tutto, pazienza: basta l'amore.
Sperando sia vero.
Indigeni e allogeni
Non credo sia da biasimare chi si preoccupa per la propria famiglia (lui compreso), chi ha più cura dei suoi familiari che del vicino di casa, chi preferisce, con il poco che ha, sfamare i propri figli anzichè invitare a cena il primo che passa. Non è un egoista ma un normale responsabile padre di famiglia.
Si dice che i giovani lavorano per i vecchi; sarà vero ma è altrettanto vero che i vecchi hanno lavorato per i giovani. Senza il lavoro, il sacrificio le imposte pagate dei nonni i padri avrebbero ereditato un Paese più povero, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei padri i figli si troverebbero in un Paese meno ricco, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei figli nei decenni precedenti i nuovi arrivati non potrebbero avere quello di cui pretendono avere diritto. I sacrifici si sopportano anche sperando per il bene dei figli.
Al mondo c'è ricchezza e povertà: per potere farsi carico della povertà si dovrebbe disporre della ricchezza; chi usufruisce (o ha usufruito) delle ricchezze dovrebbe curarsi anche della povertà; in realtà quasi tutti si tengono la ricchezza e addossano agli altri la povertà.
L' Italia è speciale e si fa carico della povertà del mondo lasciando ad altri le ricchezze; si preoccupa più degli stranieri che dei suoi cittadini, contribuenti, compatrioti: chi viene quì non sta solo meglio di dov'era ma anche meglio di chi già c'era.
I politici italiani si comportano come uno che egoisticamente vuole fare bella figura con gli estranei e si cura più di loro che della propria famiglia.
Per quello che ne so, le cose stanno come segue.
Un indigeno, e prima di lui suo padre, passa un'intera vita in attesa di un appartamento comunale, nascono i figli e l' appartamento non c'è, i figli crescono e l' appartamento non c'è, i figli se ne vanno e l' appartamento c'è ma c'è pure un poveromohamed con dieci figli e quattro mogli e gli spetta, lui invece aspetta.
Un indigeno deve rispettare gli orari del suo medico e non può avere le medicine prescritte in una farmacia fuori dalla sua regione; se si ammala fuori dal comune di residenza deve pagare la visita del medico di base; se si presenta al Pronto Soccorso deve dare le proprie generalità, dichiarare il proprio reddito (subendo sanzioni se dichiara il falso), pagare il ticket corrispondente, aspettare pazientemente che vengano visitate persone ufficialmente inesistenti.
Un allogeno (irregolare) va al Pronto Soccorso, viene visitato, riceve le medicine, fornisce nomi di fantasia, non dichiara reddito, non paga nulla: vale la consueta regola che chi ha pagato imposte paga le tasse e chi non le ha pagate è esente, ossia paga il biglietto solo chi ha pagato l'abbonamento.
Se un indigeno va in un paese a rischio sanitario giustamente deve opportunamente vaccinarsi, ma se un allogeno viene da quel paese non deve sottostare ad alcun controllo e secondo alcuni dovrebbe essere libero di propagare la sua infezione per non violare il suo diritto alla clandestinità.
Si dice che non garantendo l'impunità ai clandestini, di fatto si impedisce loro di farsi curare: impedire ai clandestini di farsi curare può causare il diffondersi di malattie contagiose fra la popolazione, ma non impedire loro di vivere nella clandestinità potrebbe essere altrettanto pericoloso.
Si dice che i giovani lavorano per i vecchi; sarà vero ma è altrettanto vero che i vecchi hanno lavorato per i giovani. Senza il lavoro, il sacrificio le imposte pagate dei nonni i padri avrebbero ereditato un Paese più povero, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei padri i figli si troverebbero in un Paese meno ricco, senza il lavoro, i sacrifici, le imposte dei figli nei decenni precedenti i nuovi arrivati non potrebbero avere quello di cui pretendono avere diritto. I sacrifici si sopportano anche sperando per il bene dei figli.
Al mondo c'è ricchezza e povertà: per potere farsi carico della povertà si dovrebbe disporre della ricchezza; chi usufruisce (o ha usufruito) delle ricchezze dovrebbe curarsi anche della povertà; in realtà quasi tutti si tengono la ricchezza e addossano agli altri la povertà.
L' Italia è speciale e si fa carico della povertà del mondo lasciando ad altri le ricchezze; si preoccupa più degli stranieri che dei suoi cittadini, contribuenti, compatrioti: chi viene quì non sta solo meglio di dov'era ma anche meglio di chi già c'era.
I politici italiani si comportano come uno che egoisticamente vuole fare bella figura con gli estranei e si cura più di loro che della propria famiglia.
Per quello che ne so, le cose stanno come segue.
Un indigeno, e prima di lui suo padre, passa un'intera vita in attesa di un appartamento comunale, nascono i figli e l' appartamento non c'è, i figli crescono e l' appartamento non c'è, i figli se ne vanno e l' appartamento c'è ma c'è pure un poveromohamed con dieci figli e quattro mogli e gli spetta, lui invece aspetta.
Un indigeno deve rispettare gli orari del suo medico e non può avere le medicine prescritte in una farmacia fuori dalla sua regione; se si ammala fuori dal comune di residenza deve pagare la visita del medico di base; se si presenta al Pronto Soccorso deve dare le proprie generalità, dichiarare il proprio reddito (subendo sanzioni se dichiara il falso), pagare il ticket corrispondente, aspettare pazientemente che vengano visitate persone ufficialmente inesistenti.
Un allogeno (irregolare) va al Pronto Soccorso, viene visitato, riceve le medicine, fornisce nomi di fantasia, non dichiara reddito, non paga nulla: vale la consueta regola che chi ha pagato imposte paga le tasse e chi non le ha pagate è esente, ossia paga il biglietto solo chi ha pagato l'abbonamento.
Se un indigeno va in un paese a rischio sanitario giustamente deve opportunamente vaccinarsi, ma se un allogeno viene da quel paese non deve sottostare ad alcun controllo e secondo alcuni dovrebbe essere libero di propagare la sua infezione per non violare il suo diritto alla clandestinità.
Si dice che non garantendo l'impunità ai clandestini, di fatto si impedisce loro di farsi curare: impedire ai clandestini di farsi curare può causare il diffondersi di malattie contagiose fra la popolazione, ma non impedire loro di vivere nella clandestinità potrebbe essere altrettanto pericoloso.
Chi sbaglia, chi paga.
Se uno sbaglia è giusto che paghi. Dovrebbe valere per tutti, ma pare che per i pubblici dipendenti la regola sia un po' diversa: se uno sbaglia un altro paga. Se un giudice commette una palese castroneria il danno recato lo pagano i contribuenti, se il dipendente pubblico commette qualche errore di solito pagano gli utenti in tempo e denaro.
Può capitare che volontariamente o inavvertitamente si superino i limiti di velocità: un bravo apparecchio bene tarato e omologato rileva l'infrazione. L'agente addetto è impegnato in altro lavoro o si sta bevendo un caffè da qualche parte, non ferma l'automobilista, non contesta l'infrazione. D' accordo: ci sia o non ci sia l'agente l'apparecchio attesta che l'infrazione c'è stata e che deve'essere sanzionata. Il problema però è un altro: se l'agente non ferma l'automobilista è per sua comodità o dell' ente cui appartiene, ma a pagarla è il cittadino. Se l'autista viene fermato la sanzione è di 148 euro e tutto finisce lì. Gli saranno tolti i punti della patente ma non avrà altre noie. Se nell'interesse di Polizia o per disinteresse del poliziotto l'infranzione non viene contestata subito, il cittadino avrà altre spese:
Euro 10,69 per le spese di notifica, euro 1,20 per il versamento postale, euro 0,30 per la fotocopia della patente, euro 2,80 per la raccomandata. A questo va aggiunto il tempo per fare quanto richiesto: detraendo quello non perso per la contestazione, non sarà meno di un' ora. Anche se per i dipendenti pubblici il tempo altrui non conta, si può monetizzarlo in almeno 10 euro. La politica dell'ente o la negligenza dell'agente costano al cittadino 24,99 euro, il 17% in più.
Può capitare che volontariamente o inavvertitamente si superino i limiti di velocità: un bravo apparecchio bene tarato e omologato rileva l'infrazione. L'agente addetto è impegnato in altro lavoro o si sta bevendo un caffè da qualche parte, non ferma l'automobilista, non contesta l'infrazione. D' accordo: ci sia o non ci sia l'agente l'apparecchio attesta che l'infrazione c'è stata e che deve'essere sanzionata. Il problema però è un altro: se l'agente non ferma l'automobilista è per sua comodità o dell' ente cui appartiene, ma a pagarla è il cittadino. Se l'autista viene fermato la sanzione è di 148 euro e tutto finisce lì. Gli saranno tolti i punti della patente ma non avrà altre noie. Se nell'interesse di Polizia o per disinteresse del poliziotto l'infranzione non viene contestata subito, il cittadino avrà altre spese:
Euro 10,69 per le spese di notifica, euro 1,20 per il versamento postale, euro 0,30 per la fotocopia della patente, euro 2,80 per la raccomandata. A questo va aggiunto il tempo per fare quanto richiesto: detraendo quello non perso per la contestazione, non sarà meno di un' ora. Anche se per i dipendenti pubblici il tempo altrui non conta, si può monetizzarlo in almeno 10 euro. La politica dell'ente o la negligenza dell'agente costano al cittadino 24,99 euro, il 17% in più.
I soliti
Si prende la solita strada, si frequenta il solito bar e il solito parrucchiere, lo stato tassa i soliti tartassati: si va sul sicuro, si fa prima, si rischia meno.
Si insiste sui soliti argomenti: conflitto di interessi, problemi del PD, immigrazione, criminalità, giustizia.
Io chiedo la solita cosa senza mai trovare risposta: com'era l'ICI di Prodi che avrebbe risolto tutti i mali (più soldi per poveri, più soldi per i Comuni, più soldi per i partiti, più soldi per le auto, più soldi per l' Africa, più soldi per la sanità, più soldi per la sicurezza, più soldi per la giustizia, più soldi per ...)?
Cosa diranno i poliziotti che ripetutamente fermano, arrestano, liberano i soliti criminali o i soliti clandestini o i soliti clandestini criminali?
Di solito i politici trombati vengono riciclati: e poi si dice che non in tutta Italia funziona la raccolta differenziata!
Se il finanziamento pubblico ai partiti è un ecoincentivo al riciclaggio speriamo che arrivi anche quello solito alla rottamazione.
Si insiste sui soliti argomenti: conflitto di interessi, problemi del PD, immigrazione, criminalità, giustizia.
Io chiedo la solita cosa senza mai trovare risposta: com'era l'ICI di Prodi che avrebbe risolto tutti i mali (più soldi per poveri, più soldi per i Comuni, più soldi per i partiti, più soldi per le auto, più soldi per l' Africa, più soldi per la sanità, più soldi per la sicurezza, più soldi per la giustizia, più soldi per ...)?
Cosa diranno i poliziotti che ripetutamente fermano, arrestano, liberano i soliti criminali o i soliti clandestini o i soliti clandestini criminali?
Di solito i politici trombati vengono riciclati: e poi si dice che non in tutta Italia funziona la raccolta differenziata!
Se il finanziamento pubblico ai partiti è un ecoincentivo al riciclaggio speriamo che arrivi anche quello solito alla rottamazione.
Cento o forse mille.
Ad ogni manifestazione, ad ogni adunata si hanno dati diversi sul numero dei partecipanti: sempre, da sempre. Non si tratta di piccole discordanze del tipo "diecimila persone, migliaio più migliaio meno", che già non è poco.
Se chi organizza dice 100 la Prefettura dice 10, siano unità, decine, centinaia, migliaia, centinaia di migliaia. I casi sono tre: o mente il primo o la seconda o entrambi.
Probabilmente nessuno ha interesse a dare un dato veritiero, ognuno si sente libero di sparare quello che più gli fa comdo e tutti sono contenti di bere quello che più gli piace.
A me interessa poco sapere quanti siano esattamente, sia perché sono comunque un' esigua minoranza rispetto alla popolazione italiana sia perché non ritengo una cosa giusta o sbagliata a seconda di quanti pretendono che sia l'una o l'altra cosa. Mi andrebbe benissimo che non dessero alcun numero ma visto che lo vogliono dare siano seri. Credo che per contare le persone in una piazza possa bastare qualche foto dall'alto, e un esperto indipendente possa dirne il numero con buona approssimazione, un minimo e un massimo. Se chi organizza dicesse il massimo e la Prefettura il minimo potrebbero avere ragione entrambi e non rischiare di essere entrambi ridicoli.
Se chi organizza dice 100 la Prefettura dice 10, siano unità, decine, centinaia, migliaia, centinaia di migliaia. I casi sono tre: o mente il primo o la seconda o entrambi.
Probabilmente nessuno ha interesse a dare un dato veritiero, ognuno si sente libero di sparare quello che più gli fa comdo e tutti sono contenti di bere quello che più gli piace.
A me interessa poco sapere quanti siano esattamente, sia perché sono comunque un' esigua minoranza rispetto alla popolazione italiana sia perché non ritengo una cosa giusta o sbagliata a seconda di quanti pretendono che sia l'una o l'altra cosa. Mi andrebbe benissimo che non dessero alcun numero ma visto che lo vogliono dare siano seri. Credo che per contare le persone in una piazza possa bastare qualche foto dall'alto, e un esperto indipendente possa dirne il numero con buona approssimazione, un minimo e un massimo. Se chi organizza dicesse il massimo e la Prefettura il minimo potrebbero avere ragione entrambi e non rischiare di essere entrambi ridicoli.
Vita naturale
Staccare la spina. Così si dice abitualmente, così è stato detto anche nel caso conclusosi alle 8 di sera del 9 febbraio 2009 a Udine.
Pare che in questo caso non c'entrasse la spina della corrente elettrica, ma una fastidiosa dolorosa metaforica spina forse sì. Nessuna macchina si sostituiva alle normali funzioni corporee, solo che il cibo liquido entrava direttamente nello stomaco senza passare per la bocca. Dicendo staccare la spina viene subito da pensare a qualcosa di artificioso, a qualcosa di estraneo da escludere con un clic di un interruttore, al fermare una macchina che fa vivere come si ferma una macchina per non far morire. Se si dicesse togliere il biberon (a un neonato) o la cannuccia (a chi non può usare cucchiaio e bicchiere) forse sarebbe meno facile d'accettare ma più realistico, secondo alcuni.
Ho sentito dire che se l'incidente fosse capitato anni prima la ragazza sarebbe morta allora: è sopravvissuta solo grazie a innaturali nuove tecniche mediche, da interrompere perché la natura faccia il suo corso. Un simile ragionamento mi lascia alquanto perplesso: senza innaturali farmaci o senza trapianti molti non vivrebbero più da anni, mentre senza innaturali contraccettivi altri potrebbero essere vivi .
Non ho certezze, ma se si afferma che la natura debba fare il suo corso coerentemente si dovrebbe rinunciare a tutto quanto naturale non è e non desiderare la morte di qualche sconosciuto per potere vivere o far vivere con i suoi organi.
Pare che in questo caso non c'entrasse la spina della corrente elettrica, ma una fastidiosa dolorosa metaforica spina forse sì. Nessuna macchina si sostituiva alle normali funzioni corporee, solo che il cibo liquido entrava direttamente nello stomaco senza passare per la bocca. Dicendo staccare la spina viene subito da pensare a qualcosa di artificioso, a qualcosa di estraneo da escludere con un clic di un interruttore, al fermare una macchina che fa vivere come si ferma una macchina per non far morire. Se si dicesse togliere il biberon (a un neonato) o la cannuccia (a chi non può usare cucchiaio e bicchiere) forse sarebbe meno facile d'accettare ma più realistico, secondo alcuni.
Ho sentito dire che se l'incidente fosse capitato anni prima la ragazza sarebbe morta allora: è sopravvissuta solo grazie a innaturali nuove tecniche mediche, da interrompere perché la natura faccia il suo corso. Un simile ragionamento mi lascia alquanto perplesso: senza innaturali farmaci o senza trapianti molti non vivrebbero più da anni, mentre senza innaturali contraccettivi altri potrebbero essere vivi .
Non ho certezze, ma se si afferma che la natura debba fare il suo corso coerentemente si dovrebbe rinunciare a tutto quanto naturale non è e non desiderare la morte di qualche sconosciuto per potere vivere o far vivere con i suoi organi.
Norme intangibili.
Secondo la Bibbia Dio dette a Mosè i dieci comandamenti incisi sulla pietra: una volta per tutte. Ma era Dio.
Secondo alcuni, i padri della Repubblica hanno dato all' Italia la Costituzione una volta per tutte. Ma erano uomini, umanamente imperfetti.
Coloro che insorgono e gridano allo scandalo se qualcuno parla della necessità di modificarla, con le garanzie previste dalla stessa Costituzione, dovrebbero avere l'onestà di riconoscere che in oltre 60 anni qualcosa è cambiato, che anche loro (o i loro sodali) l'hanno modificata, che prima di volerla immutabile dovrebbero volere applicate - o abolite - quelle sue norme ora disattese in tutto o in parte.
Ne riporto alcune.
"Art. 1.2 - La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
Quasi sempre i referendum popolari sono stati vanificati: cito a memoria quello sulla responsabilità dei magistrati e quello sul finanziamento pubblico ai partiti.
"Art. 15 - La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge."
Sarà solo un' impressione ma mi pare che l'autorità giudiziaria si sia presa qualche licenza in merito.
"Art. 21.6 - Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni."
Se i padri fondatori pensavano al "buon costume" com'era inteso nel 1946, la norma è disattesa.
"Art. 27.2 - L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva."
In teoria vale, in pratica va letta "... fino alla condanna mediatica."
"Art. 29.1 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." Dico: ora molti non la pensano così.
"Art. 31.1 - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Finora per gli italiani non è successo.
"Art. 39.2-3 - Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica." E' così?
"Art. 52.2 - Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici." O è stato cambiato o è superato.
"Art. 53.1 - Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." Penso che se due coniugi percepiscono uno 50 e l'altro 100 o uno 100 e l'altro 100 o se in una famiglia di 5 persone il reddito è 500 e in una di 2 è 200, la capacità contributiva di ciascuno vada riferita a un reddito 100: così non è.(Art. 29.2 - Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.) Che "tutti" siano tenuti è vero, che tutti siano obbligati è un altro paio di maniche.
E mi fermo qui.
Secondo alcuni, i padri della Repubblica hanno dato all' Italia la Costituzione una volta per tutte. Ma erano uomini, umanamente imperfetti.
Coloro che insorgono e gridano allo scandalo se qualcuno parla della necessità di modificarla, con le garanzie previste dalla stessa Costituzione, dovrebbero avere l'onestà di riconoscere che in oltre 60 anni qualcosa è cambiato, che anche loro (o i loro sodali) l'hanno modificata, che prima di volerla immutabile dovrebbero volere applicate - o abolite - quelle sue norme ora disattese in tutto o in parte.
Ne riporto alcune.
"Art. 1.2 - La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
Quasi sempre i referendum popolari sono stati vanificati: cito a memoria quello sulla responsabilità dei magistrati e quello sul finanziamento pubblico ai partiti.
"Art. 15 - La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge."
Sarà solo un' impressione ma mi pare che l'autorità giudiziaria si sia presa qualche licenza in merito.
"Art. 21.6 - Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni."
Se i padri fondatori pensavano al "buon costume" com'era inteso nel 1946, la norma è disattesa.
"Art. 27.2 - L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva."
In teoria vale, in pratica va letta "... fino alla condanna mediatica."
"Art. 29.1 - La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." Dico: ora molti non la pensano così.
"Art. 31.1 - La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose." Finora per gli italiani non è successo.
"Art. 39.2-3 - Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica." E' così?
"Art. 52.2 - Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici." O è stato cambiato o è superato.
"Art. 53.1 - Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." Penso che se due coniugi percepiscono uno 50 e l'altro 100 o uno 100 e l'altro 100 o se in una famiglia di 5 persone il reddito è 500 e in una di 2 è 200, la capacità contributiva di ciascuno vada riferita a un reddito 100: così non è.(Art. 29.2 - Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.) Che "tutti" siano tenuti è vero, che tutti siano obbligati è un altro paio di maniche.
E mi fermo qui.
Incentivi.
Domani decideranno incentivazioni all' acquisto di auto, ristrutturazioni di immobili, acquisto di elettrodomestici e mobili, non solo per aumentare i consumi ma, dicono, anche per avere meno inquinamento e consumo energetico.
Mi chiedo se usare la mia vecchia vettura per due-tremila km annui era più inquinante del farmi usare una nuova vettura, se l'auto elettriche sia davvero ecologicamente conveniente. Sì dice che inquinano meno, ma non so quanto inquinamento comporti, qui o altrove, produrre l'elettricità per costruirle e per far girare quelle elettriche: si dice il pro e si tralascia il contro; succede un po' con tutto, dal biodiesel agli immigrati.
Per il resto si parla di detrarre il 20% della spesa dall' IRPEF: così non ne potrà beneficiare chi, come qualcuno che conosco, ha un reddito di 450 euro mensili e conseguentemente zero di IRPEF.
D' altro canto in passato con gli incentivi anziché avere una spesa ridotta, l'ho avuta maggiorata di oneri e interessi fiscali: questa volta non ci casco.
Mi chiedo se usare la mia vecchia vettura per due-tremila km annui era più inquinante del farmi usare una nuova vettura, se l'auto elettriche sia davvero ecologicamente conveniente. Sì dice che inquinano meno, ma non so quanto inquinamento comporti, qui o altrove, produrre l'elettricità per costruirle e per far girare quelle elettriche: si dice il pro e si tralascia il contro; succede un po' con tutto, dal biodiesel agli immigrati.
Per il resto si parla di detrarre il 20% della spesa dall' IRPEF: così non ne potrà beneficiare chi, come qualcuno che conosco, ha un reddito di 450 euro mensili e conseguentemente zero di IRPEF.
D' altro canto in passato con gli incentivi anziché avere una spesa ridotta, l'ho avuta maggiorata di oneri e interessi fiscali: questa volta non ci casco.