Viziosi viziati e coccolati.
E' vero: i giovani o sedicenti giovani drogati o ubriachi che guidano un'auto, magari di grossa cilindrata, sono un pericolo per sé stessi e per gli altri . Se si pensa, come tanti oggi, che ognuno è libero di fare quel che vuole della propria vita, non dovrebbe nemmeno importare che siano un pericolo per sè stessi: se lo sono cercato. Resta il problema che sono un pericolo per gli altri e andrebbero fermati. Se qualcuno torna da un funerale e il treno è in ritardo e perde la coincidenza e si trova a 50 Km da casa e deve aspettare un paio d' ore o chiamare famigliari o taxi, nessuno se ne preoccupa. Se qualcuno che non ha soldi per pagare il taxi deve farsi di notte una scarpinata di tre o quattro chilometri, nessuno se ne preoccupa. Ma se uno ha soldi per auto, alcol, droga, vizi e, poverino, costituisce un pericolo per gli altri la cosa migliore da fare è fornirgli gratis il trasporto per tornare da mammina o dove meglio crede e per recuperare l'auto il giorno dopo, in modo che poi possa fare il bis. Perché dovrebbe cercare di comportarsi in modo più responsabile quando restando così è viziato e coccolato da tutti, istituzioni comprese?
Sarò il solito bastian contrario, ma penso che sarebbe un bene per lui e per gli altri se invece gli venisse sequestrata l'auto e si facesse una bella, salutare, rinfrescante passeggiata a piedi, andata e ritorno.
O, se preferite, restasse in prigione finché non ridiventa sobrio e ne uscisse solo se accompagnato da un famigliare o da un avvocato: se per qualche giorno anche l'auto restasse dove l'ha lasciata, tanto meglio per lui e per gli altri, per tutti.
In entrambi i casi avrebbe anche tempo e modo di pensare, e ragionare forse.
Mi piacerebbe che la signora Meloni, se proprio vuole offrire passaggi gratis a chi ha soldi da buttare, lo facesse a proprie spese.
Sarò il solito bastian contrario, ma penso che sarebbe un bene per lui e per gli altri se invece gli venisse sequestrata l'auto e si facesse una bella, salutare, rinfrescante passeggiata a piedi, andata e ritorno.
O, se preferite, restasse in prigione finché non ridiventa sobrio e ne uscisse solo se accompagnato da un famigliare o da un avvocato: se per qualche giorno anche l'auto restasse dove l'ha lasciata, tanto meglio per lui e per gli altri, per tutti.
In entrambi i casi avrebbe anche tempo e modo di pensare, e ragionare forse.
Mi piacerebbe che la signora Meloni, se proprio vuole offrire passaggi gratis a chi ha soldi da buttare, lo facesse a proprie spese.
Questione di soldi.
E' solo questione di soldi?
Qualunque sia il problema c'è sempre qualcuno a dire che ci vogliono più soldi. Io resto del parere che mettere acqua in un secchio bucato si spreca acqua, tempo e lavoro: ci si deve decidere a riparare o cambiare il secchio. Ci sono stupri, rapine, uccisioni? O dicono che è solo impressione, che in realtà sono in diminuizione, che siamo il Paese dove ce ne sono meno oppure che servono più soldi. Non mi sarebbe di consolazione sapermi l'unica vittima dell'unico crimine del secolo, ma capirei se gli altri non se ne preoccupassero molto.
Se quei pochi o tanti criminali che vengono scoperti e fermati dal giorno dopo sono liberi di ripetere a volontà il loro crimine, dare più soldi alle forze d'ordine sarebbero soldi sprecati. Non è giusto tenere in galera uno non ancora giudicato colpevole, come non è giusto incarcerare qualcuno senza prove o gravi indizi: ma se le prove ci sono o il colpevole liberamente confessa non vedo per quale motivo non possa essere subito giudicato, condannato o assolto. Naturalmente si dirà che è perchè ci vogliono più soldi per la Giustizia, mentre io penso che si dovrebbe cominciare a spendere meglio i pochi o tanti che ci sono, che è meglio spendere male poco che spendere male molto.
La colpa è sempre altrui: per i politici è di chi applica male le leggi, per i magistrati è di chi le fa. Magari la colpa è di entrambi e mentre le retribuzione degli uni aumentano con quella degli altri, il cittadino comune ha solo aumenti di spesa continuando ad avere cattive leggi e cattiva giustizia.
Un tempo fra i primari compiti dello Stato erano la difesa delle sue frontiere, la sicurezza interna, la giustizia; c'é stato anche il fare panettoni mentre deve occuparsi di automobili solo quando c'è da perderci.
Con l'Europa non ci sono frontiere, le altre non vanno difese, anzi, e la sicurezza è spesso vanificata dalla giustizia. Forse converrebbe abolire tutto l'apparato: se non si avessero grossi problemi occupazionali potrebbe costare meno e funzionare uguale.
Qualunque sia il problema c'è sempre qualcuno a dire che ci vogliono più soldi. Io resto del parere che mettere acqua in un secchio bucato si spreca acqua, tempo e lavoro: ci si deve decidere a riparare o cambiare il secchio. Ci sono stupri, rapine, uccisioni? O dicono che è solo impressione, che in realtà sono in diminuizione, che siamo il Paese dove ce ne sono meno oppure che servono più soldi. Non mi sarebbe di consolazione sapermi l'unica vittima dell'unico crimine del secolo, ma capirei se gli altri non se ne preoccupassero molto.
Se quei pochi o tanti criminali che vengono scoperti e fermati dal giorno dopo sono liberi di ripetere a volontà il loro crimine, dare più soldi alle forze d'ordine sarebbero soldi sprecati. Non è giusto tenere in galera uno non ancora giudicato colpevole, come non è giusto incarcerare qualcuno senza prove o gravi indizi: ma se le prove ci sono o il colpevole liberamente confessa non vedo per quale motivo non possa essere subito giudicato, condannato o assolto. Naturalmente si dirà che è perchè ci vogliono più soldi per la Giustizia, mentre io penso che si dovrebbe cominciare a spendere meglio i pochi o tanti che ci sono, che è meglio spendere male poco che spendere male molto.
La colpa è sempre altrui: per i politici è di chi applica male le leggi, per i magistrati è di chi le fa. Magari la colpa è di entrambi e mentre le retribuzione degli uni aumentano con quella degli altri, il cittadino comune ha solo aumenti di spesa continuando ad avere cattive leggi e cattiva giustizia.
Un tempo fra i primari compiti dello Stato erano la difesa delle sue frontiere, la sicurezza interna, la giustizia; c'é stato anche il fare panettoni mentre deve occuparsi di automobili solo quando c'è da perderci.
Con l'Europa non ci sono frontiere, le altre non vanno difese, anzi, e la sicurezza è spesso vanificata dalla giustizia. Forse converrebbe abolire tutto l'apparato: se non si avessero grossi problemi occupazionali potrebbe costare meno e funzionare uguale.
La pensione delle donne.
Si discute dell'età pensionabile delle donne, sulla parità uomo-donna richiesta dall' Europa e dal bilancio statale. Sicuramente mi si taccerà di essere maschilista o antifemminista, ma non lo sono: sono per la parità. Trovo molto strano che la si sia rivendicata senza volerla: il primo articolo della legge sulla parità subordinava il lavoro notturno delle donne a vincoli e permessi che per l'uomo non esistevano, il servizio militare di leva rimaneva dovere solo maschile, la donna va in pensione cinque anni prima dell'uomo. Non sono contro le donne, ma sono convinto che uomo e donna sono diversi - o almeno così li abbia fatti la natura - ed abbiano anche "compiti" diversi. Fintanto che il lavoro dell' uomo richiedeva forza muscolare, poche donne lo preferivano o lo potevano fare. Poi l'uomo ha inventato le macchine e per fare il lavoro dell'uomo andava benissimo anche una donna e le donne hanno, giustamente, richiesto la parità di diritti. Alcuni doveri potevano però rimanere solo dell'uomo, in Italia. D' altro canto per il maschio è un po' complicato mettere al mondo dei figli e questo compito è rimasto alla donna. Contrariamente a quanto succede in gran parte del regno animale, l'uomo sente però il dovere di avere cura dei figli e della moglie: se non lo sente glielo impone la legge, almeno nelle famiglie secondo Costituzione.
Consapevoli, almeno finora, di questo fatto, le donne italiane rivendicano il diritto di anticipare di cinque anni l'età pensionabile rispetto agli uomini, il che equivale a negare agli uomini il diritto alla parità di trattamento in materia di pensione. Essi avrebbero mediamente un trattamento sfavorevole anche se andassero in pensione alla stessa età: ne godrebbero comunque per meno tempo, stante la maggiore longevità femminile.
Non tutte le donne hanno figli, non tutte ne hanno lo stesso numero, non tutte le mogli e non tutti i mariti preferiscono un lavoro esterno al lavoro domestico: quindi se la cura della famiglia è il motivo per anticpare la pensione dovrebbero esserci dei distinguo. Dato per vero che il lavoro domestico non sia una scelta ma una necessità, la pensione anticipata per le donne non mi pare la migliore compensazione.
Si dice che la donna lavora il doppio: io conosco famiglie in cui è il marito ad accudire i figli, a preparare il pranzo, a caricare la lavatrice, a stendere il bucato; forse non stira e non cuce ma magari sistema un rubinetto, aggiusta qualcosa, talvolta perché la moglie è al lavoro, talaltra perché lei deve guardare la telenovela o la partita. Se il "doppio lavoro" è la ragione dell'anticipato pensionamento allora l'anticipo dovrebbe essere calcolato anche in ragione del numero di figli e attribuito all'una o all'altro sulla base di una dichiarazione che testimoni chi ha svolto i lavori domestici, chi ne ha diritto e in quale misura: se spetta all'una non spetta all'altro e viceversa. Ovviamente in caso non ci sia un lui o una lei, non c'è concorrenza e chi c'è si prende tutto.
Se eguaglianza dev'essere, eguaglianza sia pur permanendo qualche piccola differenza: ma anche a questo c'è rimedio, pare.
Anziché alla conservazione di una disparità pensionistica si dovrebbe tendere alla promozione della parità quotidiana: ognuno fa quello che meglio gli riesce nell' interesse della famiglia: chi può guadagnare di più col lavoro esterno lo fa senza essere fiscalmente penalizzato, chi "guadagna" di più nel lavoro domestico lo fa senza penalizzazioni d'altro tipo, chi trova più vantaggioso dedicarsi a altro e pagare qualcun altro per i lavori di casa lo fa, chi preferisce curare la famiglia per il guadagno non economico che ne riceve lo fa senza subire le penalizzazioni attuali. Se entrambi devono "lavorare" le incombenze casalinghe siano equamente distribuiti, tenendo conto delle capacità e attitudini di ciascuno. Non uno o una che deve lavorare il doppio, ma due che lavorano una volta e mezzo, per il meglio di tutta la famiglia. Sempre che esista ancora la famiglia.
Volere privilegi perchè si lavora il doppio é accettare di lavorare il doppio perché si hanno privilegi. Come per l' imposte: lo stato tartassa supponendo evasione, evadono ritenendosi tartassati.
Va anche considerato che talvolta il ruolo di mamma è svolto dalla nonna; non so se sia un bene o un male ma, se parità dev'essere, si dovrebbe dire che il ruolo dei genitori è svolto dai nonni: e il discorso non cambia.
Naturalmente, potendo lavorare più a lungo, si versano più contributi e più alta sarà la pensione: questo favorirebbe quelle donne che per allevare i figli hanno potuto dedicarsi pienamente al lavoro solo dopo che erano cresciuti.
Per me l' ideale sarebbe che tutti, senza discriminazioni di sesso potessero andare in pensione quando vogliono con una pensione matematicamente calcolata: presto con pensione minore, tardi con pensione maggiore, e niente più mugugni. Se poi sei fortunato, puoi godertela più della media statistica.
Consapevoli, almeno finora, di questo fatto, le donne italiane rivendicano il diritto di anticipare di cinque anni l'età pensionabile rispetto agli uomini, il che equivale a negare agli uomini il diritto alla parità di trattamento in materia di pensione. Essi avrebbero mediamente un trattamento sfavorevole anche se andassero in pensione alla stessa età: ne godrebbero comunque per meno tempo, stante la maggiore longevità femminile.
Non tutte le donne hanno figli, non tutte ne hanno lo stesso numero, non tutte le mogli e non tutti i mariti preferiscono un lavoro esterno al lavoro domestico: quindi se la cura della famiglia è il motivo per anticpare la pensione dovrebbero esserci dei distinguo. Dato per vero che il lavoro domestico non sia una scelta ma una necessità, la pensione anticipata per le donne non mi pare la migliore compensazione.
Si dice che la donna lavora il doppio: io conosco famiglie in cui è il marito ad accudire i figli, a preparare il pranzo, a caricare la lavatrice, a stendere il bucato; forse non stira e non cuce ma magari sistema un rubinetto, aggiusta qualcosa, talvolta perché la moglie è al lavoro, talaltra perché lei deve guardare la telenovela o la partita. Se il "doppio lavoro" è la ragione dell'anticipato pensionamento allora l'anticipo dovrebbe essere calcolato anche in ragione del numero di figli e attribuito all'una o all'altro sulla base di una dichiarazione che testimoni chi ha svolto i lavori domestici, chi ne ha diritto e in quale misura: se spetta all'una non spetta all'altro e viceversa. Ovviamente in caso non ci sia un lui o una lei, non c'è concorrenza e chi c'è si prende tutto.
Se eguaglianza dev'essere, eguaglianza sia pur permanendo qualche piccola differenza: ma anche a questo c'è rimedio, pare.
Anziché alla conservazione di una disparità pensionistica si dovrebbe tendere alla promozione della parità quotidiana: ognuno fa quello che meglio gli riesce nell' interesse della famiglia: chi può guadagnare di più col lavoro esterno lo fa senza essere fiscalmente penalizzato, chi "guadagna" di più nel lavoro domestico lo fa senza penalizzazioni d'altro tipo, chi trova più vantaggioso dedicarsi a altro e pagare qualcun altro per i lavori di casa lo fa, chi preferisce curare la famiglia per il guadagno non economico che ne riceve lo fa senza subire le penalizzazioni attuali. Se entrambi devono "lavorare" le incombenze casalinghe siano equamente distribuiti, tenendo conto delle capacità e attitudini di ciascuno. Non uno o una che deve lavorare il doppio, ma due che lavorano una volta e mezzo, per il meglio di tutta la famiglia. Sempre che esista ancora la famiglia.
Volere privilegi perchè si lavora il doppio é accettare di lavorare il doppio perché si hanno privilegi. Come per l' imposte: lo stato tartassa supponendo evasione, evadono ritenendosi tartassati.
Va anche considerato che talvolta il ruolo di mamma è svolto dalla nonna; non so se sia un bene o un male ma, se parità dev'essere, si dovrebbe dire che il ruolo dei genitori è svolto dai nonni: e il discorso non cambia.
Naturalmente, potendo lavorare più a lungo, si versano più contributi e più alta sarà la pensione: questo favorirebbe quelle donne che per allevare i figli hanno potuto dedicarsi pienamente al lavoro solo dopo che erano cresciuti.
Per me l' ideale sarebbe che tutti, senza discriminazioni di sesso potessero andare in pensione quando vogliono con una pensione matematicamente calcolata: presto con pensione minore, tardi con pensione maggiore, e niente più mugugni. Se poi sei fortunato, puoi godertela più della media statistica.
San Michele Laico
Anche quest' anno, come negli ultimi cinquanta, in questi giorni dovrò pagare il canone RAI, un pagamento nuovo per cose vecchie: film, pubblicità, programmi, talvolta stupidi o faziosi; una pietanza riscaldata o già digerita. Un po' mi secca buttare per decenni parte dei miei pochi euro, per retribuire lautamente un tale del quale soffro di una sorta di allergia, che invano cerco di superare e che purtroppo mi impedisce materialmente di godere delle sue straordinarie, a quanto dicono, capacità giornalistiche. Pare sia osannato da milioni di persone e qualcuno, se non tutti, deve pur pagare il canone.
Così l'altra sera sono capitato ad Annozero nel momento in cui una ragazza israeliana, commossa e commovente, esponeva i suoi sentimenti. Mi meravigliava sentire l'altra campana, ma questo ho visto e udito, e nient'altro. Del civile confronto con la signora Annunziata, giornalista seria, grintosa ma non proprio filoisraeliana e filogovernativa ho potuto vedere e sentire il giorno dopo. Non avendo vista l'intera trasmissione non posso dire se lei avesse ragione o torto, se davvero il troppo è troppo anche per uno uso al molto; ma di quel confronto mi ha colpito la spocchia, l'arroganza, la supponenza, la presunzione di quel bravissimo giornalista, giustificando così appieno la cordiale antipatia che nutro per lui. Non ho voglia di rivedermi la scena e cito a memoria: ha cominciato col dire che nella sua trasmissione tutti possono esprimere la propria opinione - ci mancherebbe - ma appena si è accorto che l'opinione dell'ospite non coincideva perfettamente con la sua, prima si scandalizza che la signora vada lì per dire male della trasmissione (una specie di "come? io ti invito e tu mi critichi? che ospite sei?), alza la voce, si scalda sempre di più e (almeno così io ho capito e Lucia Annunziata pure) l'accusa di essersi venduta per interesse, suppongo a Berlusconi e alla sua banda. Ma il bello doveva ancora venire perché dopo le critiche di Fini (e di molte persone decenti) si proclama vittima di censura: proprio lui che palesemente e pubblicamente aveva impedito a una giornalista, neanche troppo di parte avversa, di dire il suo pensiero, tanto che lei per protestare contro quella censura non ha voluto restare in quella bellissima trasmissione e se n'è andata. Ma milioni di persone lo osannano: santo laico subito!
(Sarà rappresentato con la spada dell' arcangelo vittorioso o sulla graticola del martire? Si vedrà.)
Così l'altra sera sono capitato ad Annozero nel momento in cui una ragazza israeliana, commossa e commovente, esponeva i suoi sentimenti. Mi meravigliava sentire l'altra campana, ma questo ho visto e udito, e nient'altro. Del civile confronto con la signora Annunziata, giornalista seria, grintosa ma non proprio filoisraeliana e filogovernativa ho potuto vedere e sentire il giorno dopo. Non avendo vista l'intera trasmissione non posso dire se lei avesse ragione o torto, se davvero il troppo è troppo anche per uno uso al molto; ma di quel confronto mi ha colpito la spocchia, l'arroganza, la supponenza, la presunzione di quel bravissimo giornalista, giustificando così appieno la cordiale antipatia che nutro per lui. Non ho voglia di rivedermi la scena e cito a memoria: ha cominciato col dire che nella sua trasmissione tutti possono esprimere la propria opinione - ci mancherebbe - ma appena si è accorto che l'opinione dell'ospite non coincideva perfettamente con la sua, prima si scandalizza che la signora vada lì per dire male della trasmissione (una specie di "come? io ti invito e tu mi critichi? che ospite sei?), alza la voce, si scalda sempre di più e (almeno così io ho capito e Lucia Annunziata pure) l'accusa di essersi venduta per interesse, suppongo a Berlusconi e alla sua banda. Ma il bello doveva ancora venire perché dopo le critiche di Fini (e di molte persone decenti) si proclama vittima di censura: proprio lui che palesemente e pubblicamente aveva impedito a una giornalista, neanche troppo di parte avversa, di dire il suo pensiero, tanto che lei per protestare contro quella censura non ha voluto restare in quella bellissima trasmissione e se n'è andata. Ma milioni di persone lo osannano: santo laico subito!
(Sarà rappresentato con la spada dell' arcangelo vittorioso o sulla graticola del martire? Si vedrà.)
Il Bel Paese
Nel Bel Paese:
- i presunti innocenti sono in galera, i riconosciuti colpevoli in libertà;
- chi paga le imposte è tartassato, chi le evade al peggio è condonato;
- chi rapina è graziato, chi si difende dalla rapina è condannato;
- chi dimentica (o mette) un cartello che limita la velocità a 5 Km/h in una strada diritta, senza case, senza pericoli e senza lavori in corso non è punito, chi supera tale limite è multato;
- le leggi sono tali e tante che ce n'è sempre una per punire un onesto e una per lasciare impunito un furbo;
- se i prezzi aumentano si adeguano i compensi ai parlamentari, ma non i limiti di reddito per avere benefici fiscali;
- tutti hanno diritto all' assistenza medica gratuita, ma se ti ammali non nel comune di residenza paghi medico e medicine (se fuori regione).
- una coppia sposata per beneficiare di agevolazioni fiscali non deve avere più di un un certo reddito, una coppia non sposata anche il doppio;
- il coniuge è tenuto a pagare le spese per l'altro, ma non sempre può detrarre dal reddito quelle detraibili se l'altro è incapiente;
- una famiglia in cui un coniuge non lavori per accudire ai figli, a parità di reddito complessivo paga più imposte di una coppia non sposata, senza figli e con due redditi;
- se uno vive a Timbouctou e l'altra a Anchorage ma hanno residenza comune (o Comune di residenza) a Pizzighettone sono conviventi, se sono sposati e vivono sempre assieme ma hanno attività e residenza in Comuni diversi non sono conviventi (ossia non hanno diritto ai benefici spettanti ai conviventi).
ICI e Carta Acquisti
I.C.I.
Il governo Prodi è caduto prima che la norma sull'ICI avesse effetto, per cui non so cosa prevedesse: so che non passa giorno senza che qualcuno dell'attuale opposizione (stamane l'on. Tonini) non rinfacci all'attuale governo di avere fatto un regalo ai ricchi abolendo quell'imposta, da loro già abolita per gli altri. Non potendo giudicare senza sapere, mi piacerebbe che chi domani ribadirà l'accusa mi spiegasse perché e come le cose stanno come affermano. All'inizio dicevano che loro avevano abolita l'ICI per il 40% e non capivo perché il 40% fosse un bene e il 100% un male, poi la formula è cambiata e ora dicono che l'avevano abolita per i più poveri. Dovrei intendere che l'avevano abolita per il 40% dei proprietari, con buona pace della norma costituzionale che ci presume tutti eguali, discriminando ricchi e poveri in base a arbitrari criteri, spesso iniqui. Mi risulta che l'abolizione dell'ICI sulla prima casa non riguarda le abitazioni di lusso, vorrei capire qual'è la verità e se comunque mia moglie non avrebbe pagato i 278 euro d' imposta (il suo reddito non arriva ai 450 mensili, ma per il fisco siamo colpevoli di matrimonio).
Carta acquisti.
Sembra normale, anche se non lo è per me, che ogni parte politica veda solo le magagne altrui e i pregi propri, tutto quello che essi fanno è perfetto e tutto quello che fanno gli altri è sbagliato. Quando Visco pubblicò i redditi degli italiani e molti esultavano perché si smascheravano i ricchi evasori io pensavo ai poveri diavoli che forse non gradivano che tutti sapessero quanto erano poveri. Quando Tremonti annunciò la "social card", come viene chiamata con vezzo anglofono, gli stessi gridavano che era una miseria e che umiliava la gente. A riprova citano il fatto che una, cento, mille persone arrivate alle casse hanno dovuto lasciarvi la merce perché la scheda non era stata caricata, con grande loro umiliazione. Il fatto non è certo piacevole è non dubito che sia vero: se così è successo va senz'altro posto rimedio. Però potrebbe anche succedere che il credito si esaurisca. Quanto all'umiliazione sono certo che chi si è trovato in quella situazione non ne è stato felice, ma sono talmente tante le carte che consentono sconti e tante le persone che pagano con carta di credito o bancomat che difficilmente presentare la carta acquisti governativa può segnalare agli altri clienti la povertà dell'utilizzatore; ed è capitato anche a me o a mia moglie di dover lasciare la merce alla cassa perché il servizio bancomat non funzionava e, al solito, non avevamo contante: nessuna umiliazione, solo scocciatura. Ma i possessori di questa carta possono non essere abituati all'uso di bancomat o carte di credito: spero lo diventino.
Il governo Prodi è caduto prima che la norma sull'ICI avesse effetto, per cui non so cosa prevedesse: so che non passa giorno senza che qualcuno dell'attuale opposizione (stamane l'on. Tonini) non rinfacci all'attuale governo di avere fatto un regalo ai ricchi abolendo quell'imposta, da loro già abolita per gli altri. Non potendo giudicare senza sapere, mi piacerebbe che chi domani ribadirà l'accusa mi spiegasse perché e come le cose stanno come affermano. All'inizio dicevano che loro avevano abolita l'ICI per il 40% e non capivo perché il 40% fosse un bene e il 100% un male, poi la formula è cambiata e ora dicono che l'avevano abolita per i più poveri. Dovrei intendere che l'avevano abolita per il 40% dei proprietari, con buona pace della norma costituzionale che ci presume tutti eguali, discriminando ricchi e poveri in base a arbitrari criteri, spesso iniqui. Mi risulta che l'abolizione dell'ICI sulla prima casa non riguarda le abitazioni di lusso, vorrei capire qual'è la verità e se comunque mia moglie non avrebbe pagato i 278 euro d' imposta (il suo reddito non arriva ai 450 mensili, ma per il fisco siamo colpevoli di matrimonio).
Carta acquisti.
Sembra normale, anche se non lo è per me, che ogni parte politica veda solo le magagne altrui e i pregi propri, tutto quello che essi fanno è perfetto e tutto quello che fanno gli altri è sbagliato. Quando Visco pubblicò i redditi degli italiani e molti esultavano perché si smascheravano i ricchi evasori io pensavo ai poveri diavoli che forse non gradivano che tutti sapessero quanto erano poveri. Quando Tremonti annunciò la "social card", come viene chiamata con vezzo anglofono, gli stessi gridavano che era una miseria e che umiliava la gente. A riprova citano il fatto che una, cento, mille persone arrivate alle casse hanno dovuto lasciarvi la merce perché la scheda non era stata caricata, con grande loro umiliazione. Il fatto non è certo piacevole è non dubito che sia vero: se così è successo va senz'altro posto rimedio. Però potrebbe anche succedere che il credito si esaurisca. Quanto all'umiliazione sono certo che chi si è trovato in quella situazione non ne è stato felice, ma sono talmente tante le carte che consentono sconti e tante le persone che pagano con carta di credito o bancomat che difficilmente presentare la carta acquisti governativa può segnalare agli altri clienti la povertà dell'utilizzatore; ed è capitato anche a me o a mia moglie di dover lasciare la merce alla cassa perché il servizio bancomat non funzionava e, al solito, non avevamo contante: nessuna umiliazione, solo scocciatura. Ma i possessori di questa carta possono non essere abituati all'uso di bancomat o carte di credito: spero lo diventino.
Scritto il 15/01/2009 alle 12:32
Nota:
17/05/2006-08/05/2008 - Governo Prodi II - L'Ulivo, Partito Democratico
08/05/2008-16/11/2011 - Governo Berlusconi IV - Il Popolo della Libertà
Nota:
17/05/2006-08/05/2008 - Governo Prodi II - L'Ulivo, Partito Democratico
08/05/2008-16/11/2011 - Governo Berlusconi IV - Il Popolo della Libertà
Neve, neve, neve.
Neve, neve, neve; tanta neve come quando nessuno si meravigliava che l'inverno fosse freddo e l'estate calda, quando non temevo l' effetto serra ma una nuova piccola era glaciale, quando la gente sapeva aspettare o spalare, quando era più semplice togliersi la camicia in luglio che avere legna e maglioni a gennaio, quando la paura non era di camminare nella neve, ma di scivolare sul ghiaccio o bagnarsi nella palceca di neve bagnata. Solo il colonnello pretendeva che mentre nevicava, lassù in val Pusteria, su tutta la caserma non ci fosse un millimetro di neve: ma a quel tempo così erano i militari.
E' vero, ora tutti devono muoversi, usare l'auto e non deve mancare il rifornimento di merci e alimenti, però mi chiedo: se per due giorni di neve ci vogliono molti mezzi e uomini, cosa mai faranno costoro negli altri 363 giorni dell' anno? Aspettano la nevicata, quella eccezionale? C'è poi il dilemma: scuole aperte o chiuse? Se le chiudono gli addetti avranno un giorno di vacanza in più (del quale forse non c'è bisogno) o terranno una lezione di educazione civica e fisica aiutando a spalar neve?
Mah!?
E' vero, ora tutti devono muoversi, usare l'auto e non deve mancare il rifornimento di merci e alimenti, però mi chiedo: se per due giorni di neve ci vogliono molti mezzi e uomini, cosa mai faranno costoro negli altri 363 giorni dell' anno? Aspettano la nevicata, quella eccezionale? C'è poi il dilemma: scuole aperte o chiuse? Se le chiudono gli addetti avranno un giorno di vacanza in più (del quale forse non c'è bisogno) o terranno una lezione di educazione civica e fisica aiutando a spalar neve?
Mah!?
Televisione: una proposta
Nonostante tutto (canone nuovo, programmi vecchi) alla sera guardiamo la TV. Da un bel pezzo non siamo più giovani, pur considerando che oggi vengono definiti giovani ragazzini di 45 anni. D'altro canto io continuo a considerare anziano solo chi ha una decina d'anni più di me, sempre.
Guardiamo ... si fa per dire. Ad una cert' ora mia moglie deve dormire, così, con la pubblicità che ogni ventina di minuti interrompe i programmi anche nei canali RAI, un programma che dovrebbe iniziare alle 21, inizia alle 21.15 e termina quasi a mezzanotte non riesce a vederlo tutto: o dormicchia durante o va a letto prima che finisca. Dalle 21 a mezzanotte, questa é "prima serata" per loro: e pensare che alle 17 è già nominalmente tarde, per gli spagnoli.
Aiutati dalla moderna tecnologia cerchiamo di porvi rimedio: abbiamo due videoregistratori, registriamo sul secondo mentre guardiamo sul primo la registrazione del giorno precedente facendo scorrere velocemente i suggerimenti commerciali. Questo per risparmiare sul costo dei supporti, altrimenti basterebbe registrare tutte le serate di un anno e riprodurle negli anni successivi, come fanno le emittenti. Ma anche così può capitare che non abbiamo niente di registrato (una volta visto, cancelliamo) e allora guardiamo in diretta: telecomando in mano, quando comincia la pubblicità (cosa mai potremmo comprare?) passiamo ad altro canale. Quando va bene vediamo a rate un programma con trama e tanti pezzetti di programmi episodici (calcio, varietà,ecc.), ma il più delle volte quando in un canale fanno pubblicità la fanno in tutti, magari leggermente sfasata per cui cambiando canale vediamo sempre la stessa auto o la stessa bibita, che poi occupa mezzo schermo anche durante il film.
A mia moglie è venuta un'idea che proporrei al Ministero della salute: aumentare le pause pubblicitarie, la durata della reclame, dei consigli per acquisti. Se invece di durare sui cinque minuti ne durassero una ventina, uno potrebbe farsi un pisolino, risvegliarsi e vedere a rate ma per intero il programma TV: intervalli magari meno frequenti ma più lunghi, con dolce sveglia finale.
Se non proprio tutte le sere e in tutte le reti, almeno nel servizio pubblico pagato col canone obbligatorio qualche sera potrebbero mettere la scritta "Riservato a un pubblico di soli anziani".
Guardiamo ... si fa per dire. Ad una cert' ora mia moglie deve dormire, così, con la pubblicità che ogni ventina di minuti interrompe i programmi anche nei canali RAI, un programma che dovrebbe iniziare alle 21, inizia alle 21.15 e termina quasi a mezzanotte non riesce a vederlo tutto: o dormicchia durante o va a letto prima che finisca. Dalle 21 a mezzanotte, questa é "prima serata" per loro: e pensare che alle 17 è già nominalmente tarde, per gli spagnoli.
Aiutati dalla moderna tecnologia cerchiamo di porvi rimedio: abbiamo due videoregistratori, registriamo sul secondo mentre guardiamo sul primo la registrazione del giorno precedente facendo scorrere velocemente i suggerimenti commerciali. Questo per risparmiare sul costo dei supporti, altrimenti basterebbe registrare tutte le serate di un anno e riprodurle negli anni successivi, come fanno le emittenti. Ma anche così può capitare che non abbiamo niente di registrato (una volta visto, cancelliamo) e allora guardiamo in diretta: telecomando in mano, quando comincia la pubblicità (cosa mai potremmo comprare?) passiamo ad altro canale. Quando va bene vediamo a rate un programma con trama e tanti pezzetti di programmi episodici (calcio, varietà,ecc.), ma il più delle volte quando in un canale fanno pubblicità la fanno in tutti, magari leggermente sfasata per cui cambiando canale vediamo sempre la stessa auto o la stessa bibita, che poi occupa mezzo schermo anche durante il film.
A mia moglie è venuta un'idea che proporrei al Ministero della salute: aumentare le pause pubblicitarie, la durata della reclame, dei consigli per acquisti. Se invece di durare sui cinque minuti ne durassero una ventina, uno potrebbe farsi un pisolino, risvegliarsi e vedere a rate ma per intero il programma TV: intervalli magari meno frequenti ma più lunghi, con dolce sveglia finale.
Se non proprio tutte le sere e in tutte le reti, almeno nel servizio pubblico pagato col canone obbligatorio qualche sera potrebbero mettere la scritta "Riservato a un pubblico di soli anziani".
Scritto il 04/01/2009 alle 13:14 nella Radio e televisione | Permalink | Commenti (2) | TrackBack (0)
Un anno, tre sentimenti
In un anno tre sentimenti: ammirazione, delusione, compassione. Questo ho provato per Walter Veltroni.
Quando proclamò di voler "correre da solo" l' ho ammirato: finalmente uno cui non basta vincere le elezioni per poi trovarsi impegolato nei contrastanti interessi e i veti di un'unione male assortita. "Per uno così potrei votare in futuro, sempre che alle parole succedano i fatti" pensavo, mi pareva uno che finalmente si rendeva conto che più dell'odio comune serviva un programma comune, semplice e chiaro. Non credo pensasse di vincere "da solo" le elezioni, aveva quindi tutto il tempo per dimostrare la serietà dei suoi propositi e convincermi a sceglierlo la prossima volta.
Quando si è abbinato al signor Di Pietro, sono rimasto un po' deluso: come si fa a dire "corriamo da soli" e poi abbinarsi con uno come quello. Dopo 6 mesi mi aveva già deluso del tutto: niente di quanto detto veniva fatto, l' avversario tornava ad essere il demonio, tornavano i cortesi insulti, le consuete chiusure, la delegittimazione dell' altra parte.
Ora mi fa compassione: a capo di un partito con sondaggi impietosi, compagni ambiziosi, alleati arroganti, esponenti indagati.
In democrazia governa chi ha la maggioranza, chi ha un voto in più (al senato, alla camera, nelle circoscrizioni elettorali) di chi gli è contro: semplificando diciamo chi ha 51 su 100, il 51% da solo o con gli alleati, occasionali o stabili.
Alleanze stabili - di legislatura - dovrebbero basarsi sulla condivisione di gran parte degli obiettivi, sulla lealtà reciproca, sull' assenza di prevaricazione.
E per essere vincente l'alleanza dovrebbe attrarre più voti di quanti non ne faccia perdere. Cercare voti estremisti fa perdere quelli moderati, abbracciare idee come la demonizzazione dell'avversario può compattare la coalizione: ma se è minoritaria, minoritaria resta. Una politica tendente invece a conquistare i voti non del tutto convinti della parte avversa aumenterebbe i propri e diminuirebbe quelli degli avversari, in altre parole varrebbero il doppio: si potrebbe vincere anche se i voti guadagnati fossero meno di quelli persi.
Quest'anno è ormai finito: i migliori auguri per il prossimo.
Quando proclamò di voler "correre da solo" l' ho ammirato: finalmente uno cui non basta vincere le elezioni per poi trovarsi impegolato nei contrastanti interessi e i veti di un'unione male assortita. "Per uno così potrei votare in futuro, sempre che alle parole succedano i fatti" pensavo, mi pareva uno che finalmente si rendeva conto che più dell'odio comune serviva un programma comune, semplice e chiaro. Non credo pensasse di vincere "da solo" le elezioni, aveva quindi tutto il tempo per dimostrare la serietà dei suoi propositi e convincermi a sceglierlo la prossima volta.
Quando si è abbinato al signor Di Pietro, sono rimasto un po' deluso: come si fa a dire "corriamo da soli" e poi abbinarsi con uno come quello. Dopo 6 mesi mi aveva già deluso del tutto: niente di quanto detto veniva fatto, l' avversario tornava ad essere il demonio, tornavano i cortesi insulti, le consuete chiusure, la delegittimazione dell' altra parte.
Ora mi fa compassione: a capo di un partito con sondaggi impietosi, compagni ambiziosi, alleati arroganti, esponenti indagati.
In democrazia governa chi ha la maggioranza, chi ha un voto in più (al senato, alla camera, nelle circoscrizioni elettorali) di chi gli è contro: semplificando diciamo chi ha 51 su 100, il 51% da solo o con gli alleati, occasionali o stabili.
Alleanze stabili - di legislatura - dovrebbero basarsi sulla condivisione di gran parte degli obiettivi, sulla lealtà reciproca, sull' assenza di prevaricazione.
E per essere vincente l'alleanza dovrebbe attrarre più voti di quanti non ne faccia perdere. Cercare voti estremisti fa perdere quelli moderati, abbracciare idee come la demonizzazione dell'avversario può compattare la coalizione: ma se è minoritaria, minoritaria resta. Una politica tendente invece a conquistare i voti non del tutto convinti della parte avversa aumenterebbe i propri e diminuirebbe quelli degli avversari, in altre parole varrebbero il doppio: si potrebbe vincere anche se i voti guadagnati fossero meno di quelli persi.
Quest'anno è ormai finito: i migliori auguri per il prossimo.
Strenne
Non so se le vendite natalizie saranno minori del passato, ma se così fosse non ne stupirei. Ho confrontato i prezzi delle merci di oggi con quelli che ricordo di qualche anno fa. Quasi tutti sono invariati o aumentati, pochi altri sono circa la metà, come la mia pensione: solo che allora a sinistra del punto c'erano le migliaia e ora le unità, allora erano lire e ora euro.
Mi sembra normale che se non si adeguano i ricavi diminuiscano le spese. Potrebbe pure capitare che se diminuiscono le vendite diminuiscano i prezzi, ma anche che se i clienti calano i prezzi crescano per mantenere il guadagno, quando c'è chi può comprare a qualsiasi prezzo mentre gli altri devono rinunciarvi: finora è andata così, mi pare.
Mi sembra normale che se non si adeguano i ricavi diminuiscano le spese. Potrebbe pure capitare che se diminuiscono le vendite diminuiscano i prezzi, ma anche che se i clienti calano i prezzi crescano per mantenere il guadagno, quando c'è chi può comprare a qualsiasi prezzo mentre gli altri devono rinunciarvi: finora è andata così, mi pare.
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