Offese natalizie
Penso che quelle insegnanti che non vogliono far cantare ai bambini italiani le canzoncine natalizie perchè offendono i non cristiani, anche d'estate girino per le strade di Bolzano col velo per non offendere padri e madri di quei bambini. Non credo però che i musulmani siano così suscettibili da offendersi per niente, nè così prepotenti ed arroganti da pretendere che gli italiani a casa loro rinuncino alle loro tradizioni. Chi viene in questo Paese dovrebbe accettarne cultura, storia e tradizioni come ognuno di noi farebbe se dovesse vivere in un paese musulmano, non per paura ma per rispetto. Nessuno di noi si offende se si rivolgono alla Mecca 5 volte al giorno, se fanno il Ramadam, se pregano in pose per noi strane, se rifiutano prosciutti e salsicce, se vendono presepi o candele alle porte delle nostre chiese, se le loro donne portano il velo, se ricordano Maometto. Perchè mai dovrebbero offendersi se noi ricordiamo invece Gesù, che l'ha preceduto di sei secoli?
Scritto il 21/12/2006 alle 00:21 nella Attualità | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
come si fa?
Sull'autostrada da Savona a Genova subito dopo un segnale di divieto di superare gli 80 km/h ce n'è uno che impone la velocità minima di 90 km/h. Come si fa a viaggiare a meno degli 80 e più dei 90? Un grazie a chi me lo spiega.
Scritto il 20/12/2006 alle 23:27 nella Attualità | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Unioni di fatto
I difensori a oltranza della Costituzione così com'è, dovrebbero sapere che essa tutela la famiglia come la conoscevano i padri costituenti: uomo, donna e possibilmente figli, con diritti e doveri dei suoi componenti.
Si preoccupano invece di tutelare le unioni di fatto (senza vincoli). Parimenti andrebbero tutelati anche i medici di fatto (senza laurea), i viaggiatori di fatto (senza biglietto in treni e autobus), gli inquilini di fatto (abusivi), i proprietari di fatto (ladri), gli impunibili di fatto, i cittadini italiani di fatto (immigrati illegali), gli esenti da imposta di fatto, l'anarchia di fatto.
Non capisco che necessità vi sia di riconoscere le unioni di fatto uomo-donna quando da secoli esiste un apposito istituto per tale riconoscimento, un contratto con i suoi vincoli e le sue regole stabilite da Leggi dello Stato. Basta accettare tali regole. Chi non le accetta avrà le sue ragioni per farlo, ma non può pretendere norme che gli diano diritti senza doveri e non vedo l' utilità di matrimoni di serie A per i furbi e di serie B per gli onesti. Quando la semplice convivenza equivale a matrimonio, se sono sposato con Tizia e convivo con Caia il coniuge legalmente riconosciuto dovrebbe essere Caia, a meno che non lo sia anche Tizia. Nel primo caso non avrebbe più senso l'istituto del divorzio, nel secondo il divieto di poligamia.
Già attualmente, sembra che la legge preveda agevolazioni fiscali per i conviventi ma non per il coniuge e l'Agenzia delle Entrate le rifiuta al marito che considera non convivente se la residenza anagrafica è diversa da quella della moglie. Io penso invece che nel matrimonio si debba presumere la convivenza dei coniugi, che la residenza indichi solo il luogo dove ognuno ha interessi prevalenti e vive abitualmente, che non significa esclusivamente e non impedisce di convivere abitualmente. Secondo l'Agenzia delle Entrate, unico criterio per stabilire la convivenza "di fatto" è quello della residenza anagrafica: basta averla nello stesso Comune (non stessa casa?) per essere considerati conviventi e, viceversa, basta averla in Comuni diversi per essere considerati non conviventi (e divorziati?). Se questo è vero, due sono "conviventi di fatto" anche se non si sono mai visti oppure "separati di fatto" pur vivendo sempre insieme. Semplice e facile truffare ed essere truffati, avere benefici o sanzioni sulla base di unioni e separazioni "di fatto" inesistenti. Potenza della burocrazia!
Se il riconoscimento delle unioni di fatto non mira a privilegiarle rispetto alle unioni regolari o a far ottenere la cittadinanza a immigrati clandestini o a favorire il precariato familiare o a altri scopi occulti è in ogni caso un modo per riconoscere le unioni omosessuali.
La Costituzione tutela la famiglia quale base della società ed è alquanto acrobatico considerare tale l'unione omosessuale, se non altro perchè una società di soli omosessuali non avrebbe verosimilmente lunga vita.
Anche le norme in materia previdenziale tendevano a proteggere principalmente figli e moglie, un tempo quasi sempre dedita più alla cura della famiglia che ad avere un proprio reddito e una propria pensione.
Non ha quindi molto senso estendere questa tutela a situazioni completamente diverse, nelle quali basta eventualmente regolare i rapporti economici fra le persone come si regolano i rapporti fra i soci di imprese commerciali o industriali.
E quando saranno regolamentati ci saranno sempre unioni che non vogliono sottostare a regole, ancora unioni di fatto.
Scritto il 11/12/2006 alle 11:04 nella Attualità | Permalink | Commenti (7) | TrackBack (0)
imposte o tasse
Vecchi ricordi mi dicono che gli strumenti per concorrere alla spesa pubblica sono imposte e tasse. Quasi tutti parlano però solo di tasse: giornalisti, politici, ministri. Forse lo fanno per farsi meglio capire dalla gente, ma non sarebbe male conservare l'antica distinzione che vuole le imposte pagate dalla generalità dei cittadini per la generalità dei servizi offerti dalla Pubblica amministrazione e le tasse pagate dai singoli usufruitori di servizi specifici e non pagate da chi non li usa. Può anche succedere che la distinzione non sia sempre netta: la Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani pagata non in base ai rifiuti prodotti ma alla superficie dell'appartamento è più un'imposta che una tassa.
Parlare solo di tasse può generare la stessa confusione che c'è non distinguendo nell'INPS tra previdenza e assistenza mentre sarebbe opportuno chiamare ogni cosa col suo nome.
Scritto il 11/12/2006 alle 11:02 nella Attualità | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Segnali stradali
Che la segnaletica stradale in Italia non sia la migliore d'Europa è opinione non di pochi. Capita sovente di trovare l'indicazione per una località e all'incrocio successivo non trovarla più. Per chi è del luogo o ha il navigatore satellitare la cosa può essere irrilevante, ma il poverino che dispone solo di carta stradale deve fermarsi e vedere se la direzione per dove vuole andare (o passare in base a una precedente consultazione) coincide con quella di una delle località indicate. E fermarsi non è sempre facile o possibile. Anche il modo in cui sono indicate le frazioni dei Comuni è spesso ambiguo: se trovo "AAA (frazione di BBB)" significa che il Comune è AAA e la frazione BBB o viceversa? Anche se non importantissimo, non sarebbe male che ci fosse uniformità; non so se esistono norme in merito negli altri Stati europei, ma sarebbe comodo che dove esiste moneta uguale esistesse anche uguale segnaletica. Personalmente opterei per una formula del genere "AAA (BBB)" in cui AAA è il nome della località o frazione e (BBB) è il nome del Comune cui appartiene.
Scritto il 25/11/2006 alle 00:29 nella Attualità | Permalink | Commenti (5) | TrackBack (0)
Imposte e Tasse
Non so cosa preveda la prossima "legge finanziaria", presentata come strumento di equità e attenzione per le famiglie. Questo dovrebbe significare anche che famiglie con reddito lordo eguale e stesso numero di componenti abbiano alla fine eguale disponibilità di denaro. Per fare un esempio, se in una famiglia il reddito lordo è di 35 mila euro annui, il denaro disponibile netto dovrebbe essere lo stesso sia se quel reddito deriva dal solo marito (o moglie) sia se vi concorra anche il coniuge con 2840 euro (coniuge a carico) o con 2841 (non a carico e senza possibilità di ulteriori detrazioni); se questo non succede non c'è equità, come non c'è se si discriminano le famiglie basandosi solo su cavilli formali.
Tutti riconoscono, sia pure incolpandone la parte avversa, che per vivere oggi non bastano i soldi con cui si viveva 5 o 10 anni fa. Tuttavia il limite di reddito familiare annuo per beneficiare di esenzione delle tasse sanitarie è rimasto quello di allora: 70 milioni di lire lordi, 36152 euro. Lo stesso vale per molti altri limiti fermi da anni. In pratica, si sta peggio perchè pensioni stipendi e salari crescono meno dell'inflazione, ma crescendo inevitabilmente finiscono per passare alla fascia di reddito superiore. Si è più poveri, ma per il fisco si è nuovi ricchi. Dall'alto dei loro emolumenti i politici non possono rendersi conto che per molti cittadini la differenza di qualche centinaia di euro è importante; dal loro punto di vista 36000 o 37000 euro sono indifferenti, come gli uomini visti dall'alto della torre Pisa, e non si preoccupano di adeguare tali limiti.
Il comico è che per questi limiti si prende per base la dichiarazione dei redditi, ben sapendo che gran parte delle dichiarazioni non siano veritiere e che si abbiano tutti i benefici sotto tale limite e nessuno se lo si supera di un euro, rendendo il "ricco" più povero del "povero". Con il pretesto di fare equità si creano disparità di trattamento ingiustificate: meglio sarebbe far pagare a tutti le imposte dovute e poi considerare tutti i cittadini uguali, con meno burocrazia e meno iniquità, evitando il paradosso di far pagare il biglietto solo a chi ha già pagato l'abbonamento, le tasse solo a chi ha già pagato le imposte .
Scritto il 25/11/2006 alle 00:20 | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Italiese
Turisti, lavoratori, delinquenti: sono molti ormai gli stranieri in italia e i primi sempre meno in rapporto agli altri.
Forse è giusto, quindi, usare nei pubblici uffici, negli ospedali, nelle Leggi e ovunque una lingua a loro comprensibile, anche se non mi parebbe assurdo che questa lingua fosse l'italiano, come lo è stato per veneti, siciliani, valdostani, altoatesini, ladini fuori dalle loro regioni. Non credo però sia giusto che per farsi capire dagli stranieri si diventi incomprensibili a molti italiani, specialmente a quelli con più anni e meno capacità di apprendere.
Usando il calcolatore, anche nei testi in "italiano" una parola sì e una no necessita di spiegazioni per il neofita: parole inglesi, acronimi inglesi; ma sono termini recenti, nati in quella lingua, che si dovrebbero apprendere man mano che si usano come si apprende a guidare un'auto e se uno deve o vuole usare le nuove tecnologie deve rassegnarsi ad impararne il linguaggio.
Quello che invece non capisco è perchè termini da sempre usati siano sostituiti con neologismi "politicamente corretti" o con vocaboli di Paesi in cui non si è, non si è mai andati, né forse mai si andrà. Non capisco perchè uno spazzino sia diventato "operatore ecologico" (il ladro è "operatore furtivo"? la prostituta "operatrice sessuale"?), il cieco "non vedente", il sordo "non udente", l'inabile "altrimenti abile", la tassa "ticket", il sacchetto "shopper", la riservatezza "privacy", il carrellino "trailer", l'ambulatorio "day hospital" e così mille altre cose sono chiamate, a proposito o a sproposito, con termini inglesi che spesso non si sa scrivere, dire o capire e magari pensati in italiano. Non so poi perchè anche parole francesi,latine, spagnole, tedesche o di qualsiasi altro idioma vengano "lette" in inglese, in pseudoinglese.
Chi ogni due parole ne infila una straniera, forse pensa di ostentare conoscenza di quella lingua, ma spesso dimostra solo di non conoscere l'italiano ma l' italiese.
Scritto il 24/11/2006 alle 23:44 | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Autunno
Scritto il 20/11/2006 alle 01:12 | Permalink | Commenti (0) | TrackBack (0)
Curiosità sulle lettere C e G
Nella valle di Non, qualche decennio fa, ho avuto occasione di notare che, nel dialetto della zona, le stesse parole venivano pronunciate con c e g "dolci" da una parte del fiume e con g e g "dure" dall'altra. Nel daletto veneto sono "dolci" in molte parole, quando in italiano sono "dure", per esempio oci per occhi, ciesa per chiesa, fis-cio per fischio, ecc. Credo che anticamente le due lettere fossero sempre pronunciate "dure"; se è così, mi piacerebbe sapere dove e quando si cominciò a usare la pronuncia attuale.
Scritto il 20/11/2006 alle 00:22 | Permalink | Commenti (1) | TrackBack (0)
Curiosità sulle lettere U a V
So che un tempo usava la V in luogo della U, qualcuno mi può dire come veniva pronunciata? In tedesco, per esempio, que viene pronunciato qve (basta ascoltare papa Benedetto XVI) e mi pare che suocero un tempo fosse pronunciato svocero, tant'è che molti quì in Piemonte dicono lo suocero. Viceversa ricordo una lapide in cui stava scritto ALUEO, per alveo e mi rimane il dubbio se era solo uno scambio grafico o anche fonetico. Mi chiedo anche perchè molti la lettera v usino chiamarla vu anziché vi, con si dice per b, c, d, g, p, t. (Personalmente mi viene da chiamare vu la w, che però non è nell'alfabeto di 21 lettere).
Ringrazio anticipatamente chi vorrà togliermi queste curiosità.
Scritto il 19/11/2006 alle 23:43 | Permalink | Commenti (2) | TrackBack (0)